I fondali dello Stretto di Messina: ricchezza da scoprire, grande risorsa da valorizzare

Il Giornale Online
a cura di Peppe Caridi

Dire che lo Stretto sia uno dei luoghi più belli e affascinanti dell’intero pianeta potrebbe sembrare banale. Conosciamo bene lo splendore unico del panorama di Reggio e Messina, dipinto tra l’Etna e le Isole Eolie, così come ci affascinano gli scorci Aspromontani e Peloritani.
Come se non bastasse, abbiamo ancora oggi segni indelebili della storia millenaria che hI fondali dello Stretto di Messina:

ricchezza da scoprire, grande risorsa da valorizzarea fatto di questo angolo Mediterraneo uno degli snodi culturali e commerciali più importanti del mondo: sono segni indelebili di arte, monumenti, architettura e grandi reperti storici di valore inestimabile.
A tutto questo (e a molto altro ancora) va aggiunta una ricchezza molto più nascosta, e per questo meno banale: quella che si cela nei fondali dello Stretto, al di sotto del livello del mare. Anzi, più che di “ricchezza” al singolare, dovremmo parlare di “ricchezze” differenziando quelle naturalistiche e quelle archeologiche.

Giovedì scorso, il 19 marzo, poco a largo di Scilla, nel Reggino Tirrenico, è stata scoperta la più grande foresta di corallo nero esistente al mondo, con circa trentamila colonie presenti sui fondali rocciosi tra i 50 e i 110 metri di profondità. I ricercatori Ispra hanno scoperto numerose specie di coralli, gorgonie, alcionari, pennatulacei e pesci rarissimi, alcuni addirittura inediti e mai conosciuti prima.

Anche il Golfo di Sant’Eufemia, nella Calabria Tirrenica centrale, è una zona particolarmente interessante sia dal punto di vista orografico e biologico, in quanto caratterizzata da numerose comunità di individui di pregio quali il coralligeno presente sui fondali rocciosi. Cinque colonie di Antipathes dicotoma, una specie rarissimoacorallo nero, sono state osservate a circa 150 metri di profondità, per la prima volta nel loro ambiente naturale.
In tutto il mondo ne sono stati raccolti e studiati solo 5 esemplari: l’ultimo di questi, raccolto nel 1946 nel golfo di Napoli, è stato donato al museo dell’Università americana di Harvard e fino a oggi non era disponibile in letteratura alcuna immagine dal vivo di questa specie.
A prescindere dalle grandi scoperte degli ultimi giorni, i fondali dello Stretto nascondono una pregevole ricchezza di straordinari elementi naturalistici, floreali e faunistici. Soprattutto la costa Calabra, tra Scilla e Capo dell’Armi costeggiando tutto il comprensorio di Reggio Calabria, e poi ancora il Messinese Jonico, in modo particolare a Taormina, sono alcune tra le mete più ambite degli appassionati di sub, foto subacquea e natura di tutto il mondo.

Basta provare a fare una ricerca su google in merito ai fondali marini e alle loro ricchezze, che emerge subito lo Stretto di Messina. Tanto per avere un’idea di quello che si nasconde sotto la superficie del mare su cui ogni giorno ci affacciamo, è consigliabile dare un’occhiata al Reportage di Francesco Turano, fotografo subacqueo professionista (questo il suo sito web) che ha voluto dedicare molti suoi scatti alle ricchezze dei fondali dello Stretto. Imperdibile anche il Reportage di Paolo Fossati, fotografo subacqueo di fama internazionale (questo il suo sito web) sempre in merito allo Stretto.

Non hanno bisogno di presentazione i fondali di Taormina, uno dei Parchi Marini più importanti del mondo soprattutto nella Riserva Naturale di Isola Bella nei cui fondali si cela il famoso scoglio di “Zi Gennaro”, particolare perché il suo fondale non supera i 10 metri, ma verso il largo cade improvvisamente a 45 metri un pò come la “Montagna di Scilla”, una roccia che da un fondale di circa 40 metri, sale ripidissima fino a 20 metri dalla superficie.

Alla ricchezza naturalistica, floreale e faunistica bisogna aggiungere quella archeologica.

E’ proprio di ieri, giovedì 24 marzo, la notizia del ritrovamento di un’ancora (foto sotto a destra) nei fondali poco a largo di Messina.
A “trovare” il reperto è stato l’assistente capo della polizia di Messina, Giovanni Felis, mentre effettuava un’immersione insieme ad altri subacquei dell’Associazione Asd-Sub. Ha rinvenuto un’ancora di grandi dimensioni incagliata a una profondità di 30 metri appartenente ad un vascello spagnolo del 1600.

Pochi mesi fa, a settembre 2008, era stata ritrovata al largo di Acqualadroni, nel Messinese Tirrenico, un’antichissima nave di epoca Romana con un rostro di oltre due metri, probabilmente risalente al 37 a.C. quando si combattè proprio in quelle acque la feroce e famosa “Battaglia Navale di Messina” in cui Ottaviano fu sconfitto e costretto definitivament ad abbandonare l’idea di conquistare la Sicilia.

Di esempi potremmo farne molti altri, tornando indietro nel tempo: ma non ce n’è bisogno: i fondali dello Stretto i Messina sono una grande ricchezza da scoprire. E non bisogna guardare a cotante bellezze con occhio scettico e distaccato: solo in apparenza questo tipo di realtà può sembrare una realtà di nicchia, riservata all’èlite degli appassionati e agli amanti del mondo sommerso, della natura e dei sub.
Osservando queste realtà con un occhio proiettato al futuro, oltre che “ricchezze da scoprire” bisogna capire che tutti questi tesori che si celano nei nostri mari sono grandissime risorse da valorizzare.

Da valorizzare, ovviamente, promuovendo il turismo subacqueo, creando percorsi virtuosi terra-mare, alimentando la passione per questo tipo di attività con corsi di formazione e istruzione da proporre nelle scuole e pubblicizzando meglio al mondo intero la presenza di questo vero e proprio “ben di Dio” nel territorio dello Stretto.
Da un lato la ricchezza e il benessere dell’indotto turistico.
Dall’altro la bellezza infinita, la passione vibrante e il fascino attraente delle più splendenti e nascoste gemme della natura, e delle più antiche tracce di storia Mediterranea: perchè conoscere il mondo che ci circonda significa conoscere noi stessi.

E allora forza e coraggio: muta, pinne e bombola d’ossigeno: il viaggio di “Caccia al Tesoro” deve ancora iniziare …

25.03.2009

Fonte: http://www.meteoweb.it/cgi/intranet.pl?_cgifunction=form&_layout=sezioni&keyval=sezioni.sezioni_id=1570