I misteri di Roma – Una porta magica svela la formula per trovare l’oro

Il Giornale Onlinemartedì 26 agosto 2008 da Valentina Nicolò

Roma è una città piena di sorprese, ogni angolo ha una storia da raccontare e nasconde una miriade di misteri e arcani. Per questo 06blog vi proporrà le storie legate a questo lato misterioso della città eterna, nell’intento di stimolare l’interesse per percorsi turistici alternativi e farvi scoprire quei tesori nascosti o troppo spesso dimenticati.

Oggi parleremo della cosiddetta Porta Magica che si trova in Piazza Vittorio Emanuele II, proprio all’interno dei giardini al lato del complesso dei Trofei di Mario. Questa porta è ciò che rimane dell’antica Villa Palombara, una grande dimora barocca scomparsa alla fine del XIX secolo per far posto alla costruzione dell’odierna piazza. La Porta Magica rappresenta sicuramente una delle rovine di Roma più misteriose, ammantata dalla leggenda, di cui ancora nessuno è riuscito a carpirne i segreti.

Villa Palombara era, appunto, di proprietà del marchese Massimiliano Palombara vissuto tra il 1614 e il 1680. Il marchese era un ardito studioso delle scienze esoteriche, ai quei tempi bandite dalla sacra Inquisizione. Nonostante i divieti e le minacce di tortura o di condanna a morte contro gli eretici, villa Palombara divenne il punto di incontro degli amanti degli studi esoterici.

La Porta Magica costituiva probabilmente l’ingresso al giardino segreto della villa, dove il marchese aveva un laboratorio in cui portava avanti i suoi esperimenti: insomma, questa porta fu per Palombara un vero e proprio monumento all’alchimia.

La leggenda della Porta Magica è controversa. Essa narra che il marchese Palombara ospitò un mendicante che praticava l’esoterismo (qualcuno dichiara che fosse Giuseppe Francesco Borri, scacciato dal collegio dei Gesuiti dove studiava perché più interessato all’occulto che alla teologia e quindi ricercato dall’Inquisizione). Il Palombara affascinato dagli studi di questo mendicante, il quale cercava di trovare il segreto della pietra filosofale e trasformare il piombo in oro, decise di prestargli il proprio laboratorio.

Un giorno, però, il mendicante sparì, lasciando a testimonianza del suo lavoro un po’ d’oro e alcune pergamene su cui erano tracciati segni e formule latine. Il marchese Palombara interpellò i maggiori scienziati del tempo, ma nessuno riuscì a decifrare quei segni e quelle formule. Alla fine il nobiluomo rinunciò e fece incidere il tutto sulla porta, nella speranza che qualche esperto riuscisse ad illuminarlo sul significato.

Ma nessuno, fino ad oggi, è ancora riuscito a svelare l’arcano.

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