Il Dio alieno della Bibbia

Il Dio alieno della Bibbia

Cari amici lettori di Altrogiornale, rieccomi alla vostra gentile attenzione con una breve presentazione del libro appena uscito “Il Dio alieno della Bibbia”. È necessario innanzitutto premettere che rappresenta la prosecuzione naturale del precedente lavoro dal titolo:

Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia
Gli dèi che giunsero dallo spazio?

Le novità sono naturalmente molte e sono costituite da ulteriori approfondimenti e conferme su temi già affrontati ma soprattutto dai nuovi contenuti che vengono presentati e spiegati per la prima volta. Partendo sempre dall’Antico Testamento queste pagine proseguono il racconto di ciò che ancora non era stato evidenziato o era stato volutamente dimenticato o variamente interpretato allo scopo di tenere nascosto ciò che non deve essere detto, perché pericoloso per la dottrina corrente.

In questo nuovo lavoro, ben più voluminoso del precedente, presentiamo ciò che continuiamo a scoprire nel testo biblico contenuto nei codici ebraici più antichi: la Bibbia Stuttgartensia redatta sulla base del Codice masoretico di Leningrado. Tutti i passi analizzati sono riportati nell’ebraico originale con la traduzione letterale fedelmente indicata “parola per parola”, utilizzando un sistema grafico che rende immediato il riferimento al testo antico e offre al lettore l’accesso diretto allo scritto biblico: una opportunità che non viene quasi mai concessa.

Questo lavoro nasce dalla volontà di condurre un’analisi del testo ricorrendo al possibile significato originario delle radici consonantiche che sono alla base delle parole ebraiche; un significato che è indicato nei dizionari di ebraico e aramaico biblici e negli studi di etimologia e lessicografia della lingua ebraica specifica dell’Antico Testamento. Uno studio che si inserisce pienamente nel metodo che caratterizza l’intero pensiero ebraico animato da discussioni sempre aperte e da interpretazioni mai definitive nella convinzione che, come recita il Talmud, «la Torà non è nei cieli», un’affermazione fatta a conferma della necessità di considerare indipendenza e autonomia due caratteristiche fondamentali del lavoro di lettura, comprensione e studio dei testi biblici condotto dalgi stessi rabbini.

Con rispetto e umiltà proviamo a inserirci in questa libertà di analisi con un lavoro basato su da scelte precise: testo ebraico originale, letteralità delle traduzioni, quantità e tipologia dei passi citati, ma soprattutto volontà di mantenere la massima coerenza possibile nelle deduzioni. Lo studio delle numerose secolari disamine di carattere filologico che spesso non conducono a risultati certi e universalmente accettati ci ha indotti a preferire un atteggiamento che privilegia la possibilità di rilevare un filo conduttore sottostante ai vari racconti biblici; un esame condotto a posteriori sul lavoro terminato ci conferma che questa scelta è stata utile per mantenere una linea di lettura che rileva coerenze logiche capaci di spiegare ciò che spesso la filologia – soprattutto quando condizionata dalle varie forme di pensiero teologico – finisce per lasciare irrisolto.

Abbiamo soprattutto cercato di leggere il testo con la convinzione che chi l’ha scritto non si poneva questioni di carattere linguistico o filologico ma intendeva raccontare ciò che aveva visto o sentito narrare, con quella meraviglia e quello stupore che hanno colpito anche noi in questa ricerca che ci auguriamo appassionante e soprattutto adatta anche al lettore che si avvicina per la prima volta all’argomento. Sull’Antico Testamento si basano almeno tre grandi religioni all’interno delle quali si sono sviluppate correnti di pensiero che storicamente hanno operato per annullarsi a vicenda, affermando la reciproca insussistenza e dunque, in questa assenza di verità certe e universalmente accettate, la chiave di lettura qui fornita potrà bene essere considerata una delle tante possibili: uno stimolo per ulteriori studi.

Abbiamo dunque proceduto con serenità nell’analisi di temi che sono inevitabilmente scottanti:

  • I due racconti della creazione dell’uomo ci parlano dei due DNA con cui siamo stati fatti
  • Il significato concreto della parola “spirito” e la sua stupefacente rappresentazione grafica
  • Il monoteismo “inesistente” nell’Antico Testamento
  • I misteri sul nome di Jahwèh
  • I Cherubini di Ezechiele erano angeli o macchine volanti chiaramente descritte?
  • E quelli dell’Arca dell’Alleanza invece…
  • Agli Elohìm piaceva l’odore della carne bruciata perché…
  • Gli Ebrei sono davvero l’unico popolo eletto?
  • Satana e Lucifero sono realmente esistiti o sono una invenzione teologica?
  • Dall’aramaico una ipotesi nuova sull’origine dei  Nephilìm (i giganti)
  • Il miracolo tecnologico e chimico di Elia…
  • La possibile vera storia del cosiddetto “peccato originale”
  • E molto altro…

Il tutto mantenendo costante l’impegno di rimanere fedeli ai testi che la dottrina religiosa ha dichiarato inequivocabilmente “ispirati da Dio”.

Un saluto davvero cordiale alle lettrici e ai lettori. –Mauro Biglino