Il Kybalion di Ermete Trismegisto forse il più grande scienziato di tutti i tempi

Il Kybalion di Ermete Trismegisto forse il più grande scienziato di tutti i tempi

Il Kybalion di Ermete TrismegistoErmete Trismegisto, ossia il Tre volte grande, personaggio mitico di origine greco-egizia, sebbene molti ancora dubitino della sua esistenza, egli era il Dio della parola creatrice, chiamato anche Thot, come il dio egizio signore del sapere; ne parlò per la prima volta Erodoto nel 450 a.C. quando tradusse in greco le conoscenze astrali egizie.

Ermete è rimasto una figura leggendaria esperta di magia, astronomia, astrologia, alchimia e di filosofia. Egli avrebbe donato agli egizi l’uso della scrittura, delle leggi e della sapienza divina ed avrebbe lasciato circa 40 libri, ovviamente ai suoi adepti, in cui c’era scritto buona parte del suo sapere. Cosicché dagli antichi egizi e greci, passando per il Medio Evo e il Rinascimento, molti gli hanno attribuito la paternità di numerosi scritti, a cominciare da Erodoto, Platone, Marsilio Ficino, Schuré nel secolo scorso.

Non dimentichiamo però che il nome di Ermete fu dato dai romani anche al pianeta Mercurio che, in astrologia, simboleggia innanzitutto la mente con tutte e le sue funzioni. I libri a lui attribuiti con una certa sicurezza sono: La tavola smeraldina, Il cratere della sapienza o i Libri sublimi e I Misteri Eleusini.

Uno dei suoi libri, il Pimandro (= il pastore di uomini) influenzò persino il cristianesimo che, in molti punti, ne riporta vari brani. Infatti troviamo una spiccata somiglianza tra il Pimandro e alcuni passi dei Vangeli, fra cui quello di Giovanni. Vi è poi anche una straordinaria analogia fra il pensiero di Ermete, o Thot, con varie parti della filosofia indù, e con la Bhagavad-Gita in particolare, sebbene non abbiamo riscontri ufficiali fra le due culture – egizia e indiana – nei tempi remoti.

“Il pensiero solo vede l’invisibile – scrive Ermete nel Pimandro – poiché è, di per se stesso, invisibile (e) se vuoi vederlo, pensa al sole, pensa al corso della luna, pensa all’ordine degli astri. Chi mantiene quest’ordine? Chi ha dato al mare i suoi limiti?… Chi ha posto le fondamenta alla terra?”

Quest’ultimo interrogativo ci riporta al Libro di Giobbe e ci si potrebbe chiedere: “chi ha copiato da chi?” Ma qui non si tratta di plagiare o copiare, si tratta soltanto di trasmettere leggi universali da millenni ripetute da molti grandi saggi in tutte le salse.

Nella prefazione del Cratere della sapienza, così chiamato dal traduttore Carlo Croce al posto dell’antico titolo I libri sublimi, vi sarebbero contenute alcune dottrine risalenti all’Odissea di Omero, rivelate ai greci nel I secolo d.C. ma poi disperse. Questa eclissi di duemila è finita grazie all’appassionata ricerca di Croce, durata circa trent’anni, in varie biblioteche dell’Asia Minore, della Grecia e d’Italia, per cui l’ottima traduzione fa del Cratere della sapienza un testo validissimo anche per chi vuole approfondire l’astrologia del lontano passato.

Io però non sono molto d’accordo nell’attribuire a Ermes tutta la parte astrologico-previsionale, Decani compresi, perché alcune interpretazioni non hanno, oggi come oggi, alcuna validità.

Ermes, “citato da Lattanzio, Giamblico, S. Cipriano e da molti altri, anch’egli, come tanti altri, prima di morire avrebbe depositato i suoi libri tra gli oggetti sacri custoditi nel Tempio per lasciarli alla posterità.

I contenuti ermetici si mostrano altamente iniziatici, nel senso che fanno parte d’una matrice universale che, dietro l’apparente descrizione mistico-religiosa del cosmo e della creazione tutta, contiene formule teologiche, panteistiche, filosofiche e scientifiche delle quali soltanto in questo ultimo secolo se ne sta scoprendo la validità, essendo noi arrivati alla scissione dell’atomo, alla fisica delle particelle e ai pluriuniversi. Infatti, in ogni cultura del mondo troviamo sempre le stesse leggi e sempre lo stesso principio che agisce su più livelli, come ci insegna appunto Ermete nel suo Kybalion:

“Come in alto, così in basso, come in basso così in alto, per il principio della cosa unica”.

Ermes parlò dell’armonia e dell’unicità del cosmo, rivelandosi anticipatore della Nuova Fisica che contiene anch’essa “la gerarchia universale di forze” nel divenire cosmico e degli influssi astrali sull’evoluzione della vita umana sotto il dominio del Fato e del libero arbitrio. Ed è proprio la dottrina degli astri, che furoreg-giava nei tempi antichi. ad essere la parte più lunga del Cratere della sapienza, il che fa persino supporre che buona parte di essa possa essergli stata attribuita per dare maggiore credibilità all’astrologia. Riporto un altro pensiero di Ermete che trovo molto bello:

“La via della salvezza è aperta a quegli eletti che già hanno conseguito la Conoscenza” e, in ultimo: “E’ reale soltanto Colui che è permanente e perenne”.

Vi è poi un altro concetto bellissimo lasciato da Ermete tramite il suo dialogo con la Mente spirituale che gli dice: “Dio fa l’eternità, l’eternità fa il mondo, fa il tempo e fa la generazione. L’essenza dell’Eternità è la stabilità, quella del Mondo è l’ordine, quella del tempo è la trasmutazione, quella della generazione è la vita e la morte…Dio è nella Mente, la mente è nell’anima, l’anima nella materia e tutto ciò è per l’eternità. Tutto procede da Dio e la vita è l’unione della Mente con l’Anima. Convinciti che nulla per te è impossibile e ricorda che il male supremo è non riconoscere il divino.”

Sappiamo oramai che le sconfinate conoscenze dei grandi Maestri del passato furono date soprattutto verbalmente ai loro discepoli ma talvolta sono state scritte su testi tenuti gelosamente nascosti per impedirne la distruzione. Il loro sapere era sempre escluso ai profani (parola che vuol dire “fuori dal tempio”) perché costoro, incapaci di comprendere, distruggevano i libri che non sapevano leggere e uccidevano i Maestri. La Blavatsky giustamente ci ha lasciato detto:

“Il genere umano è un misero gregge di pecore e la maggioranza dell’umanità odia pensare da sé”

e, purtroppo, aveva perfettamente ragione. Per tale motivo molti grandi istruttori non lasciarono neanche testi scritti per il timore che la vera sapienza potesse essere divulgata a chi non la merita. E sono proprio questi ultimi, forse per l’accesso a superiori stati di coscienza, forse per altro, a parlare da millenni di fisica, astrofisica, matematica, scienza, religione pur essendo capiti da pochissimi. Il loro sapere ha quindi assunto la forma di mito, simbolo, allegoria, o di vera e propria fantasia, quando invece era un modo – o forse l’unico modo – per impedire la distruzione di concetti comprensibili soltanto millenni dopo, nel momento in cui si sarebbero verificate molte premesse per arrivare finalmente alla verità.

Il Kybalion, libro apparso ufficialmente nel 1908 è interpretato da tre iniziati anonimi per cui alcuni sospettano che abbiano scritto tutto loro, ma ciò non è possibile visto che i sette principi ermetici esposti nel Kybalion sono stati riconosciuti rigorosamente esatti solo nel corso degli anni successivi e, soprattutto, degli ultimi decenni del 2000.

Eccovi il primoTutto è mente, l’universo è mentale. Quindi Ermete ci dice che ogni cosa, visibile o, per noi, invisibile, proviene dalla Mente universale e questa Mente è inconoscibile e invisibile, infinita e vivente. Tutto l’universo fenomenico non è che la creazione mentale dell’UNO-TUTTO, soggetta alle leggi di questa creazione sia nel grande che nel piccolo e in ogni cosa c’è Dio. Noi siamo un misto di mortale e immortale perciò, già da millenni, gli indù dicevano: “Dio dorme nella pietra, sogna nella pianta, si sveglia nell’animale, ragiona e sceglie fra il bene e il male nell’uomo”.

Eccovi il secondo principio o quello della corrispondenza. “Com’è sopra, così è sotto, com’è sotto così è sopra. Ossia c’è sempre una corrispondenza tra i fenomeni dei vari piani di esistenza (piano fisico, piano mentale, piano spirituale), in ossequio al principio “come in alto così in basso per il principio della cosa unica”. Gli antichi ermetisti consideravano questo secondo principio la base per capire con la nostra mente limitata gli ostacoli che si frappongono fra noi e la vera essenza delle cose. Esiste quindi un’armonia, un accordo e una corrispondenza fra i diversi livelli di vita e di essere.

Terzo principio o della vibrazione. “Nulla è in quiete, ogni cosa si muove, ogni cosa vibra”.

Quindi niente è fermo, oggi lo sappiamo benissimo, essendo tutta la materia energia in movimento e in vibrazione. Ma riflettiamo che, riconoscendo quest’altro principio, e cioè che tutto è mente e tutto è in vibrazione, sarebbe saggio mettere un trattino fra vibr e azione per capire che anche, e soprattutto, la nostra mente, vibrando in continuazione come l’universo, è la matrice di tutto ciò che pensiamo e quindi di ciò che poi facciamo.

Le differenze tra la materia, l’energia, la mente e lo spirito sono riconducibili solo a differenze vibrazionali: più alto è il livello evolutivo, più alta è la frequenza vibrazionale. Il Tutto (ossia l’Assoluto, la Mente Suprema) ha un livello vibrazionale infinitamente alto. L’arte della trasmutazione mentale consiste nel modificare il nostro stato vibrazionale, risultato raggiungibile solo attraverso un grande sforzo di volontà. Dalle cose più alte a quelle più basse, ogni cosa vibra, in diverse direzioni e in diverse maniere.

Vi sono poi vari piani di energia mentale: il piano della mente minerale, della mente elementale, della mente vegetale, della mente animale e della mente umana. Persino le molecole, gli atomi e i corpuscoli hanno le loro vibrazioni, con le loro attrazioni e le loro ripugnanze. Le piante hanno vita, mente e anima come gli animali, gli uomini e i superuomini. Inoltre i sette principi ermetici sono in completa funzione in tutti i piani. fisico, mentale e spirituale.

Quarto principio o della polarità. “Tutto è duale, tutto ha la sua coppia di opposti. Il simile e il dissimile sono eguali; gli opposti sono identici di natura ma differenti di grado.

Amore e odio sono quindi i due termini applicati alla stessa cosa. Incontriamo più amore quando ci evolviamo grado a grado e meno amore, quindi più odio, quando discendiamo. Le diverse categorie però non possono essere trasmutate, cioè l’amore col caldo o l’odio col freddo eccetera, ma quelle eguali sì. La conoscenza di questo grande principio ermetico permette allo studioso di comprendere meglio sia i propri stati mentali che quelli altrui, divenendo il padrone della sua mente senza esserne schiavo. Poiché gli estremi si toccano, tutte le verità non sono che mezze verità, tutti i paradossi possono essere conciliati e il buono e il cattivo sono la medesima cosa vista da un estremo all’altro come le due facce di una moneta.

Perciò ogni cosa “è” e “non è” allo stesso tempo, ogni verità non è che una mezza verità e al contempo una mezza falsità. Gli opposti condividono la natura universale in gradi diversi, e basta pensare al caldo e al freddo, i due estremi della temperatura che sta al centro.. Dove inizia il caldo e dove inizia il freddo? Allo stesso modo la notte e il giorno, quindi il buio e la luce, con il punto centrale che non è più notte né è ancora giorno Dove il buio e dove la luce? Sempre al centro per cui gli opposti corrispondono perfettamente al quarto principio ermetico. Persino l’amore e l’odio sono due stati mentali solo apparentemente diversi ed è quindi possibile, per tutti, cambiare le vibrazioni di odio in vibrazioni di amore e viceversa, sia in noi che negli altri.

Quinto principio, il principio del ritmo. “Ogni cosa fluisce e rifluisce. Ogni cosa ha le sue fasi, tutte le cose s’innalzano e cadono. L’oscillazione del pendolo si manifesta in ogni cosa. La misura dell’oscillazione a destra è la misura dell’oscillazione a sinistra, il ritmo compensa”.

Nell’universo tutto nasce, cresce e muore, unicamente per rinascere e avanzare lungo il percorso. Ogni essere vivente è un misto di mortale e immortale. Il Maestro però si polarizza sul polo desiderato e rimane fermo nella sua posizione, senza partecipare all’oscillazione che fa retrocedere perché la volontà è sempre superiore alle leggi di questo principio e quindi avanza a grado a grado. Gli ermetisti sanno anche che la catena delle vite fa parte di un’unica vita. Con l’innalzarsi su un piano superiore si evitano perciò molte esperienze che subiscono invece quelli dei piani inferiori.

In tutte le cose vi è un flusso e riflusso, un’alta e una bassa marea perché vi è o un avanzamento o una retrocessione. Ciò avviene nelle galassie, negli uomini, negli animali, nell’energia e nella materia. E ciò spiega anche lo sviluppo e la decadenza di razze e nazioni, sino agli stati mentali dell’uomo, talvolta positivi talaltra negativi. Chi riesce a comprendere perfettamente questo principio (e non è facile) applica la legge mentale ermetica della neutralizzazione. Poiché non può annullarlo, ha appreso a subirlo e ad usarlo.

Sesto principio o Principio di causa ed effetto. “Ogni cosa ha il suo effetto, ogni effetto la sua causa. Ogni cosa avviene secondo una legge, il caso non è che un nome per una legge non riconosciuta. Non esistono molti piani di causalità e nulla sfugge alla legge”.

Questo principio spiega che nulla accade per caso perché il caso non esiste. Ma tutto ciò che accade ha una causa e, negli avvenimenti della nostra vita, essa ha origine sia da quel che abbiamo fatto e/o pensato da quando siamo nati, sia da quel che abbiamo fatto o pensato nelle vite precedenti. Il caso è il termine che ignora la causa esistente ma non percepita. Nessun fatto crea un altro fatto ma è semplicemente l’anello di una lunga catena.

Settimo principio o principio del genere. “il genere è in tutte le cose; ogni cosa ha il suo principio maschile e femminile e si manifesta su tutti i piani”.

Questo importantissimo principio, che dà eguale valore al maschile e al femminile, e che si applica non solo sul piano umano, ma su quello cosmico, è di un’importanza fondamentale. Nessuna creazione, materiale, fisica, mentale o spirituale, è possibile senza di esso, così come nessuna creazione cosmica. Esso comprende la generazione e la rigenerazione, anche in rapporto con la reincarnazione.

Il principio del genere dice quindi che ogni cosa ha un genere, maschile o femminile ed è legato alla generazione, rigenerazione e creazione. Sul piano umano esso è in rapporto con il sesso, ma non significa solo questo. Il concetto non ha a che fare con il genere sessuale. Il genere mentale è, infatti, legato e indipendente dal genere fisico o sessuale di una persona. Il genere maschile è attivo, proiettato verso l’esterno, e la sua parola chiave è “Volontà”. Il genere femminile è ricettivo, crea nuovi pensieri e idee, e la sua parola chiave è “Immaginazione”. Tra i due generi deve esserci equilibrio: il maschile, infatti, se non è bilanciato dal femminile, agisce indiscriminatamente tendendo al caos, così come il femminile, se non bilanciato dal maschile, tende viceversa alla stagnazione. Il maschile e il femminile insieme portano a un’azione ragionata, la quale conduce al successo.

Ora, l’unità e la similarità fra tutte le cose visibili e invisibili, propagato da millenni, è stata finalmente dimostrata dallo scienziato e Premio Nobel indiano J.C. Bose nei primi anni del ‘900 il quale “fece delle scoperte straordinarie. Una delle più importanti fu quella che il metallo e la pianta non sono affatto insensibili come crediamo, ma rispondono e reagiscono al pari degli animali, dimostrando che stanchezza, paura, collera, eccitazione, stress appartengono sia al vivente che a quel che noi definiamo non vivente.” Lui e la sua équipe assistettero alla morte per veleno dei metalli, che abbiamo sempre creduto “non viventi”, esattamente come accade al vivente.

A questo punto credo sia necessario aggiungere qualche altra cosetta. Poiché da circa quarant’anni sono divenuta anche un’appassionata di Nuova Fisica, leggendo con attenzione quanto è stato asserito e scoperto da numerosi Premi Nobel del secolo appena terminato, molti dei quali tuttora viventi, sono rimasta sbalordita dalle stranissime analogie tra le loro affermazioni o scoperte recenti e il Kybalion di Ermete Trismegisto, quindi mi sono posta una domanda più che giustificata: com’è possibile che migliaia e migliaia di anni fa questo grande uomo sapesse e trasmettesse, sebbene a pochi eletti, quanto è stato scoperto solo alla fine del secondo millennio dopo Cristo? E com’è possibile che anche molti altri grandi come lui, dicessero più o meno le stesse cose?

Debbo quindi avanzare un’altra ipotesi che mi sembra molto razionale. Noi abbiamo documentazioni scritte di molti autori che risalgono a più di seimila anni fa, quindi ancora prima della nascita di Ermete Trismegisto, i quali parlavano anch’essi di cosmologia, astrologia, astronomia, spiritualismo, scienza, leggi karmiche e così via. E’ quindi lecito domandarci: come mai alcuni gruppi di tutto il mondo e di tutte le razze avevano conoscenze così sbalorditive per quei tempi? Questi grandi geni del passato cos’avevano nel loro DNA che li rendeva tanto diversi dalla massa?

Difatti, a parte Ermete, abbiamo sempre avuto dei grandissimi personaggi, di cui alcuni appartengono al mito ma che, al 90%, sono davvero esistiti ed hanno lasciato documenti, tenuti quasi sempre segreti e conosciuti da pochissimi, che dicevano più o meno le stesse cose, spiegando, migliaia e migliaia di secoli fa, fenomeni astrologi di cui abbiamo avuto la conferma soltanto negli ultimi due secoli. Dobbiamo quindi tener conto che la nascita della cosmogonia è contemporanea a quella dell’Homo Sapiens ed è sempre stata appannaggio dei grandi sacerdoti e matematici del passato i quali si guardavano bene dal comunicare al volgo le fonti delle loro conoscenze. Ciò nonostante, poiché talvolta anticipavano con notevole precisione eventi come terremoti, alluvioni, terremoti, carestie, guerre eccetera, erano considerati con grande venerazione.

Sino ad oggi nessuno storico dell’astrologia, o almeno ben pochi, hanno saputo spiegare come mai queste conoscenze riguardanti i moti precisi di stelle e pianeti si ritrovano in tutte le razze, le epoche e le civiltà della terra in termini pressoché eguali, quindi debbono risalire a un’epoca lontanissima in cui l’umanità toccava sì e no i cento milioni di abitanti e non si avvaleva di stampa, radio, Tivù, Internet e tutte le diavolerie moderne. E’ quindi giusto azzardare le relative risposte.

Se siete amanti del mistero, come lo sono sempre stata io, dovete affrontare la fatica di una spiegazione plausibile, suffragata inoltre dagli ultimi ritrovamenti, tra la fine dell’800 e la metà del ‘900, delle migliaia di tavolette sumere trovate sotto le macerie della reggia del re Assurbanipal (circa il VII secolo a.C.) Il suo regno, assieme al palazzo reale in cui abitava, fu distrutto dai babilonesi nel 600 a.C. e le quasi cinquantamila tavolette rimasero sepolte sotto la reggia e ritrovate quasi tutte soltanto nella seconda metà dell‘800 grazie agli interessi napoleonici per l’archeologia, mentre ancora un ultimo ma piccolo numero di tavolette fu trovato a metà del ‘900. Quindi la cultura umana non avrebbe avuto per niente inizio circa 6000 anni fa tanto più che, in queste tavolette, vi è scritto che esse sono conformi a dati astrologici di altre tavolette molto più antiche, andate purtroppo perdute.

sitchinSe volete soddisfare le vostre curiosità, dovrete per forza leggere vari libri di autori serissimi che hanno parlato delle più antiche conoscenze umane dovute a un’antichissima invasione di extraterrestri e, soprattutto, leggere le traduzioni di queste tavolette effettuate dal più grande glottologo di recente scomparso: Zecharia Sitchin che, nei suoi sei o sette libri tradotti,ci ha dato un vero e proprio choc, soprattutto nel Il libro perduto del dio Enki. In esso si parla di semidei provenienti dallo spazio e discesi quaggiù dentro misteriosi oggetti volanti.

In questo libro, a pag. 65, leggiamo che Alalu, uno del gruppo alieno, disceso per primo sulla terra per verificare la sua abitabilità, atterrò col suo carro:

“sul terreno arido, ai bordi delle estese paludi. Si mise un Elmetto d’Aquila, indossò un vestito di Pesce (cioè uno scafandro, simile a quello che indossiamo noi oggi per andare sott’acqua), aprì il portello del carro e si soffermò ad osservare. Fuori un’intensa luminosità, una luce forte mai vista su Nibiru. Allungò un palo del carro, munito di un Verificatore. Poteva respirare l’aria del pianeta: ne indicava la compatibilità…nel mezzo della foresta c’era uno stagno di acque silenziose. Nello stagno calò il Campionatore e notò che l’acqua era buona da bere!”

Troviamo, quindi, la descrizione chiarissima di una spedizione di scienziati di ambo i sessi, provenienti da un lontano pianeta chiamato Nibiru, assieme a tecnici e operai. Essi vennero quaggiù in 600 per estrarre dalle nostre miniere oro e metalli preziosi e portarli al loro pianeta di origine. Ma gli operai dopo poco si ribellarono perché le giornate terrestri erano troppo corte, al contrario di quelle di Nibiru, mentre il clima troppo caldo li faceva sfiancare. Cosicché Enki, il loro capo, fu costretto a creare un lavoratore primitivo, facendosi aiutare dalle sette scienziate che erano con lui. Esse modificarono una specie vivente a loro più o meno simile ma le modifiche non permettevano ai lavoratori primitivi di procreare. Le scienziate furono quindi costrette ad accoppiarsi con gli uomini geneticamente trasformati e Enki, suo fratello Enlil (questa parola vuol dire Signore del comando) ed altri, cioè i capospedizione, si accoppiarono con le femmine, visto che le trovarono belle, e nacquero così i Nefilim, parola che ci vien detto significa i Giganti ma in ebraico letteralmente vuol dire “quelli discesi quaggiù”, quindi coloro che scesero in Terra dal cielo. Queste notizie le troviamo più o meno eguali anche nella Bibbia, scritta più di 1500 anni dopo, con parole pressoché eguali:

“Quando i figli degli uomini si furono moltiplicati, e le loro figlie nacquero belle e graziose, gli Angeli, i figli del cielo, le videro e se ne innamorarono. Essi si dissero fra loro: cerchiamo delle femmine della razza umana e facciamo figli con esse.” Poco più avanti Mosè così continua: “e queste donne concepirono e partorirono i giganti, i potenti dell’antichità, gli uomini famosi…”

Nell’Antico Testamento vi sono persino molti nomi di celesti che si accoppiarono con le figlie degli uomini: Semyaza, Artaquifà, Armen, Danjal, Requael, Baraquel, Azazel, Armaros, Batarjal, Basaach, Hananel, Turel, Simapesiel, Jetrel, Tumael, Turiel, Rumael, Iseseel, Iekon, Asbel, Gadrel, Kasdya, eccetera.

E’ quindi ovvio che questi figli di extraterrestri, ai quali era stato modificato il DNA, ebbero il privilegio di accedere alle conoscenze scientifiche, tecnologiche, mediche dei loro genitori, grazie al dono della scrittura e a tante altre cose, cosicché molti di essi divennero i grandi saggi o illuminati dell’umanità.

gilgameshAbbiamo però anche il nome delle sette scienziate madri che incrociarono il loro DNA con i terrestri: Ninimma, Ninbara, Nimug, Musardu, Ninurta, Suzianna e Ninsun. Quest’ultima fu la mamma dell’eroe Gilgamesh, re di Uruk, in Mesopotamia, e la misteriosa frase che egli ci ha lasciato nel suo scritto “L’epopea di Gilgamesh”:

”io non posso morire perché per due terzi sono figlio di dea e per un terzo di terrestre.”

è divenuta comprensibile solo pochi anni fa, quando si è scoperto che il DNA mitocondriale si trasmette unicamente per via materna!

Molti storici hanno invece scritto sulle origini dell’astrologia e astronomia, iniziando però tutti col bla-bla riguardante i nostri lontanissimi progenitori, i quali avrebbero osservato, senza occhiali e senza alcuno strumento d’ingrandimento, il moto di stelle e pianeti, stabilendo così le regole del loro cammino e la loro specifica influenza sulla terra.

Ma non solo: questi “grandi” studiosi moderni, dimenticando che in epoche lontanissime gli uomini erano quasi tutti analfabeti e molto più cretini di noi, asseriscono che i nostri progenitori avrebbero scoperto persino il tempo impiegato da un pianeta per ritornare al punto di partenza perché dotato di una certa velocità “visibile” (sebbene Saturno impieghi quasi trent’anni per fare il giro dello zodiaco), e rilevato addirittura il tempo che impiega una stella fissa per spostarsi di un solo grado lungo la longitudine zodiacale, il che avviene in ben 72 anni!

E’ poi fondamentale non dimenticare che la parola zodiaco proviene dal greco ZOE che significa vita e diakos che significa ruota. Zoe è anche la radice di Zoon = animale, e la parola spermatozoo indica la cellula germinale maschile allo stato di seme nelle piante, negli animali e negli uomini, quindi zodiaco è l’equivalente di cerchio della vita universale.

Questo mistero è interpretabile solo con queste deduzioni che, ovviamente, non sono soltanto mie: gli indù in epoca antichissima già conoscevano la precessione degli equinozi e ipotizzarono per primi l’attrazione gravitazionale per spiegare l’equilibrio fra un astro e un altro. Supposero inoltre la forma sferica della terra, della luna e degli altri corpi celesti. Nei loro antichi testi sacri, il Mahabharata e il Ramayana, parlano dei Figli del Sole e Figli della Luna, esseri che avrebbero invaso il nostro pianeta migliaia e migliaia di anni fa e che si sarebbero anche combattuti fra loro con armi micidiali che ricordano molto da vicino quelle atomiche attuali.

Sempre nei testi sacri più antichi, troviamo riferimenti ai Figli del Sole e della Luna che si spostavano nel cielo con apparecchi dalla forma emblematica, chiamati Vimanas, i quali avevano forma sferica e navigavano nell’aria. Allorché questi esseri si combatterono, avvennero sulla terra distruzioni grandissime. Anche nel Popol Vuh, testo sacro degli indiani Quichè, si trova un’altra descrizione quasi simile a quella indù:

“Moltissime lune fa, le popolazioni della terza razza…furono condannate a morte dagli dèi. Un grande diluvio di fuoco e torrenti di fiamme caddero dal cielo. Poi, violenti uragani finirono di distruggere le creature, i cui occhi furono strappati dalle teste, le carni rôse, i visceri strappati, i nervi e le ossa macinate dai settari della morte…”

Secondo gli studiosi, il Popol Vuh sarebbe il più antico documento della storia dell’uomo, quindi antecedente alla Bibbia, al Rig-Veda degli indù e allo Zend-Avesta iraniano.

Vimanas

I sumeri ebbero una improvvisa e straordinaria evoluzione per cui gli Accadi, popolo a loro vicini, osservando questo cambiamento sconosciuto a tutta le popolazioni di quei tempi, circa seimila anni fa conquistarono il paese ma senza sterminarlo perché volevano avere accesso alle loro conoscenze. Ne appresero così la scrittura e ricopiarono i testi su queste famose tavolette d’argilla, con le prime righe trascritte in sumerico e subito dopo la traduzione in accadico. Poi esse furono tutte portate al re Assurbanipal che le conservò gelosamente nel suo palazzo.

Le tavolette sumere narrano anche di vari uomini, figli di dèi,i quali ebbero il privilegio di salire nei cieli, di imparare la scrittura e di stare accanto al loro capo, chiamato Anu. In tempi molto più moderni basta pensare ad Enoch biblico e al profeta Elia per averne una conferma…

Il nostro pianeta è stato quindi “colonizzato” da civiltà aliene, provenienti da mondi diversi e da razze diverse. Ma il prodotto di questa colonizzazione col tempo non piacque più ai loro capi e quindi vi furono delle terribili lotte fra gli dèi, perché molti dei quali avevano scelto come spose le donne terrestri ed altri no. Queste lotte culminarono molto probabilmente con un conflitto atomico, se vogliamo confrontare i particolari della spaventosa guerra riportata nel testo religioso indù Mahâbhârata con quella del Popol Vuh, e che provocò – guarda caso – gli stessi effetti delle due bombe atomiche gettate su Hiroshima e Nagasaki nella seconda guerra mondiale.

La battaglia celeste distrusse quasi tutta la civiltà del nostro pianeta e i pochi superstiti, non avendo più a loro disposizione i mezzi per ricreare le antiche tecnologie, trasmisero le loro sconfinate conoscenze grazie ai grandi Maestri spirituali dell’umanità i quali, o perché erano semidèi, o per accesso a superiori stati di coscienza, parlano da millenni di fisica, astrofisica, matematica, astrologia, scienze, ma sono compresi da pochissimi. Difatti il loro sapere ha assunto la forma di mito, simbolo, allegoria, o di vera e propria fantasia, quando invece era un modo – o forse l’unico modo – per impedire la distruzione di conoscenze comprensibili soltanto secoli e secoli dopo, nel momento in cui si sarebbero verificate tutte le premesse per arrivare finalmente alla verità.
In tal modo possiamo anche spiegarci perché la Cina, già quattromila anni fa, vantava una tradizione plurimillenaria che si proclamava erede di conoscenze trasmesse da dèi e detentrice di antichi libri scritti dai celesti. Gli imperatori cinesi si sono sempre autoproclamati Figli del Cielo. Nell’America precolombiana alcune antichissime leggende brasiliane, che risalgono a circa 5000 anni fa, riportano la distruzione di grandi civiltà terrestri “in seguito a una guerra con una razza non umana”.

Lo scienziato russo Kasanzev, osservando i bassorilievi della Porta del Sole a Tiahuanaco, ha ipotizzato che essi rappresentino proprio uomini scafandrati, motori spaziali e un possibile calendario venusiano.

Gli Aztechi, soprannominati Figli del Sole, asserivano che l’uomo fu creato ben quattro volte e poi distrutto perché “i celesti”, alla ricerca d’un tipo perfetto, tentavano ogni volta di migliorarlo. La quinta ed ultima volta Quetzalcoatl, un barbuto dio bianco, ridiede all’uomo la vita, poi lo istruì sulla coltivazione del mais, che divenne il suo nutrimento primario, e gli insegnò il calendario e la scienza che permetteva di seguire il “movimento degli astri”, cioè l’astrologia. Dopo aver compiuto la sua missione, Quetzalcoatl si rimise in cammino per risalire su una nave spaziale che lo trasportò verso la Stella del Mattino, ossia Venere.

I Maya si sono sempre autodefiniti Figli delle Pleiadi, sostenendo di essere i discendenti dei “Figli del tuono”. Essi sapevano che la terra gira attorno al sole e che tutto il sistema solare gira attorno alla galassia in un periodo che dura 25.625 anni, quindi conoscevano lo spostamento degli equinozi, conoscenza ufficializzata dalla nostra civiltà soltanto un secolo fa!

Questo popolo, la cui cultura è molto più antica di quanto abbiamo creduto sino a poco tempo or sono, avrebbe avuto il primo calendario già dal 18.613 a.C. (Vedere nel libro di A. Thomas –Non siamo i primi– ediz. Ferro 1972) Essi avevano già stabilito la durata del mese lunare in 29,53020 giorni mentre il nostro calendario la stima in 29,53059 giorni. Come sarebbe stato possibile, senza alcuno strumento di precisione, ad essere così esatti?

Riguardo all’antica cosmologia “..gli egizi parlavano di un tempo in cui gli dèi regnavano nel loro paese e quindi dicevano che era un ‘età dell’oro, perché ricevettero il dono della civiltà dagli intermediari tra gli dèi e gli uomini, gli Urshu, una categoria di divinità minori il cui nome significava “i Sorveglianti”.

I Dogon sono invece una popolazione africana che vive tuttora a sud di Timbuktu, studiata per circa venti anni da due antropologi francesi, Griaule e Dieterien perché possiede inspiegabili conoscenze sul sistema “trinario” di Sirio, in particolare sulla sua stella “compagna” chiamata Sirio B, una nana bianca molto densa che ruota attorno alla prima con un periodo di 50 anni.

Gli studiosi non hanno avanzato ipotesi su come questo popolo sia venuto a conoscenza di Sirio B, visibile unicamente con l’ausilio d’un potente telescopio e scoperta dai nostri astronomi soltanto agli inizi del 1900. Sta di fatto che, se i Dogon erano già a conoscenza di fenomeni astronomici scoperti appena un secolo fa, la spiegazione logica ci porta obbligatoriamente ad accettare queste spiegazioni.

Insomma, tutte le civiltà antiche parlano di potenti e terribili dèi discesi sulla terra da dischi luminosi, stelle volanti, uccelli di fuoco eccetera e del loro governo sulle popolazioni primitive che svolgevano per essi il ruolo di servi! L’obbedienza era rigorosissima, i migliori venivano premiati e gli altri puniti, uccisi o sterminati con donne e bambini!

Anche l’Antico testamento enumera un numero enorme di massacri e pulizie etniche, tutte volute da Yahwé, chiamato in ebraico anche El che significa dio, o Elohim che significa dèi e che, nelle Gerarchie angeliche,significa Elohim o Demiurghi!.

E’ bene ricordare che l’Antico testamento inizia col Pentateuco di Mosè, morto nel 1475 a.C. Pur tuttavia non possediamo il testo originale di alcuno scritto biblico ma soltanto copie di copie, quindi versioni rivisitate e abbreviate di tutti i documenti sumeri antecedenti alla nascita di Mosè di ben 1500 anni!

Gli ebrei nel loro soggiorno presso gli egizi, oltre alla religione, ne assimilarono anche le conoscenze esoteriche, conservando addirittura molte parole egizie che oggi si credono ebraiche, come il giardino di delizie Edin che essi hanno trasformato in Eden e il nome: Mosè, parola che proviene dall’egizio Mose, che indicava l’iniziato più autorevole del tempio, ma di lui non abbiamo alcun cenno storico fuorché nella Bibbia, quindi non possiamo neanche essere certi che sia realmente esistito!

Infatti, la storia di Mosè bambino, posto in una cesta di giunchi e raccolto da una principessa egizia è presa pari pari dalla storia del re Sargon sumero Ennudorankin, anch’egli settimo, come Mosè, nella discendenza della tradizione assiro-babilonese.

La stessa parola Geova ebraica proviene da Eove o Eova egizia che si riferiva al sommo sacerdote dei suoi templi.

Purtroppo “Nella storia delle religioni abbondano le interpretazioni unilaterali, e di conseguenza aberranti dei simboli…”scrive M. Eliade in Immagini e simboli. Si è obbligati quindi a concludere che Eloah o Elohim (dio o gli dèi), nome che troviamo nel nostro Antico Testamento, assieme ad altri diversi come Shadday, Adonai e così via, dovrebbe essere il nome generico d’un gruppo di celesti formato da gerarchie spirituali di tipo inferiore o da semplici extraterrestri.

E’ ovvio che qui non sto parlando di Dio, l’Essere Supremo, l’Ain Soph, il Senza Nome perché Egli ha in Sé ogni cosa, ma semplicemente di questo personaggio che regge una parte molto limitata dell’universo, da alcuni chiamato Demiurgo.

Anche secondo gli gnostici, il mondo è imperfetto perché è stato creato da un demiurgo, ossia da un creatore inferiore su una scala gerarchica che sale fino a Dio ma non è Dio. Demiurgo è, infatti, una parola greca che significa libero artigiano e quindi il fabbricatore dell’universo. Essi insegnavano che la terra è stata creata dagli Angeli o messaggeri più bassi, gli Elohim inferiori, uno dei quali diceva agli uomini di essere il re di Israele…

Secondo la Gnosi, l’iniziato un tempo “apprendeva una storia cosmica e teologica il cui tema era la caduta, ma non dell’uomo peccatore come ci vien detto dal cristianesimo, bensì di semidei cattivi e infedeli, arconti ribelli che avevano tradito il Dio buono.

Ricordiamo che le gerarchie angeliche sono 9 e che, per quel che ci riguarda, modificano, controllano e dominano il nostro pianeta da tempi immemorabili. Ma ci dominano e ci controllano principalmente le prime tre, quelle più in basso, che nella religione ebraica, greca e latina sono state chiamate Angeli o Messaggeri, Arcangeli, messaggeri primordiali o Beni Elohim e, la terza Elohim o Principati perché danno principio o inizio alle razze.

Sicché, nell’ultimo trentennio, grazie al grande sumerologo e glottologo Zecharia Sitchin, abbiamo rivoluzionato dalla base quel che abbiamo sempre creduto sulle nostre origini e sulla scienza delle stelle. Oggi siamo arrivati finalmente a decifrare queste misteriose testimonianze del passato che, se fossero state scoperte un po’ prima, quando le religioni tuttora esistenti facevano il buono e il cattivo tempo di ogni conoscenza umana, molto probabilmente sarebbero state immediatamente distrutte.

Vi sono poi altri grandi misteri da svelare che confermano quanto ho detto. Ne voglio elencare solo alcuni per vedere se qualche ascoltatore ha la risposta: Chi ha fatto i giganteschi disegni tracciati sul terreno del deserto di Nazca, nel Perù, scoperti per la prima volta nel 1927 grazie ad un aereo di linea che ne sorvolò la zona? Ogni disegno: ragno, uccello, pesce o rettile, è grandissimo, uno è lungo addirittura 180 metri e un uccello ha un becco che ne misura 100. Eseguire questi enormi geroglifici, che si possono osservare soltanto dall’alto, (ma poi da chi?) ha un senso?

E come possiamo spiegarci la datazione della lastra di pietra trovata nel 1999 nel villaggio di Chandar, negli Urali, che rappresenta la visione in rilievo della superficie terrestre della regione Ufa, con fiumi, montagne, canali, opere d’irrigazione e d’ingegneria, le cui analisi con il radiocarbonio la farebbero nientepopodimeno risalire a un minimo di otto milioni di anni fa? La lastra inoltre presenta iscrizioni in una lingua geroglifica tuttora sconosciuta per cui gli studiosi non hanno ancora scoperto gli autori che l’hanno fatta.

E perché l’antichissimo simbolo della svastica è stato trovato nelle catacombe cristiane, nelle comunità celtiche insidiatesi in Inghilterra e in Irlanda, sul vasellame azteco, sulle sculture Maya e inoltre dalla Cina all’India e al Giappone?

In questo modo possiamo anche spiegarci perché l’età della terra, nel Mahabharata e nel Purana (gli antichissimi testi sacri indù) era valutata attorno ai 4 miliardi e 320 milioni anni e noi, oggi, la stimiamo attorno ai 4 miliardi e seicento milioni. Come mai uno scarto così piccolo?

Credo che questa lunga dissertazione sia più che sufficiente per convincere gli increduli e per mettere una pulce nell’orecchio a chi non ha mai affrontato queste tematiche. Perciò chiudo con una frase detta nel secolo scorso da Einstein, una mente che ho sempre adorato:

Albert-Einstein

“La condanna che non è preceduta dall’indagine è il massimo dell’ignoranza”

E’ quindi d’obbligo verificare, verificare e verificare.
Clara Negri per Altrogiornale.org

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I Tre Iniziati- Il Kybalion


clara-foto3Clara Negri: Ho iniziato la mia collaborazione giornalistica nell’ambito astrologico nel lontano 1978 prima su Amica e poi su Astra della Rizzoli, giornale sul quale ho presentato molti servizi astrologici particolari. Nel 1980 e 1981 ho curato mensilmente una rubrica di Astrologia e salute su l’Astrologo di Armenia editore. Dal 1983 collaboro ininterrottamente su Sirio, con rubriche di astrologia karmica, mondiologia, astrologia esoterica, parapsicologia Tra il 1991 e il 1992 ho scritto su Astrodonna argomenti di parapsicologia.

Nel 1983 ha curato, per l’editore Longanesi Periodici il settore Interpretazione approfondita dell’oroscopo nell’opera A scuola di astrologia. Dal 1979 tengo corsi e seminari di astrologia sia a Napoli che in altre città d’Italia. Nel 1980 sono stata docente di Astrologia e psicologia nei Corsi di Formazione Professionale patrocinati dalla Regione Campania.

Ho scritto dieci libri di argomento diverso che hanno come filo conduttore il mistero e la tradizione esoterica in astrologia: Lilith la Luna Nera per Nuovi Orizzonti; 1984; Astrologia e salute per Armenia, 1985, attualmente negli Oscar Mondadori, Astrologia esoterica per Armenia; 1986 Astrologia e reincarnazione e Astrologia e i mille volti dell’amore per le edizioni Albero; (1987-1988) Fatti e misfatti dell’astrologia per la Dialma.1994. I figli del cielo per la Jupiter 1997

Ho saltuariamente collaborato a quotidiani come La repubblica, il Mattino, l’Unità, Il giornale etc. Dal 1975 faccio parte del CIDA (Centro Italiano di Astrologia). Dal 1991 al novembre del 1994 sono stata la vicepresidente di quest’organizzazione per l’Italia Meridionale. Attualmente ricopro la carica di Delegata per la Campania.