Il sangue di Gesù ai giorni nostri

Merovingi - SANGUE DI GESÙOgnuno può percepire Dio nella misura in cui ne è capace, dal momento che non esiste niente che non sia Sacro. Solo il punto di vista può essere profano quando quest’ultimo si trova ad essere limitato nella percezione di ciò che osserva.

Il contatto col Sacro è l’osservare e percepire Dio in qualsiasi cosa che ci circonda, la profanità è il non cogliere Dio contemplando tutto quello che è osservabile.

Quando l’Iniziato entra nel Tempio, proprio perchè appunto Sacro è tutto quello che esiste, l’invito è in verità -nei confronti dell’Iniziato stesso- di lasciare fuori dal Tempio (che è un puro simbolo che non rappresenta altro se non uno spazio che è dentro di noi), la sua di profanità e non, quindi, l’ambiente materiale in cui si trova.

Dal momento che il Sacro è tutto ciò che è realmente vero, allo stesso tempo è implicito sia il Sacro ad essere in una posizione di forza rispetto al “profano” che, invece, è la visione incompleta o, per meglio dire, l’altrimenti definito “inganno che si scioglie come neve al sole” ed è proprio per questo motivo che il cosiddetto “profano”, quando riferito ad una persona non ancora pronta a ricevere il Sacro, deve esserne difeso, allo scopo di non venirne travolto in un contatto devastante, anzichè benefico e costruttivo.

Per questo motivo, contrariamente a quanto convenzionalmente si pensi, quando si nega a qualcuno l’accesso a gradi superiori in un Ordine iniziatico, non è tanto per proteggere un segreto, ma quanto per proteggere chi non è pronto a riceverlo.

Degli strumenti sono stati affidati all’umanità da una fonte che non è di questo mondo, allo scopo di ordinarne e favorirne il rapporto col Sacro, quindi col “vero”.

I tramiti di questo deposito di conoscenze sono dei nostri fratelli nel creato, i quali hanno affidato questi mezzi ad alcuni rappresentanti nelle nostre società del passato. Ad oggi questa catena, dove non è stata interrotta, si perpetua attraverso Ordini iniziatici che vantano un deposito molto antico, a dispetto di una loro origine istituzionale talvolta più recente: come la Massoneria, il Priorato di Sion, i Templari, i Rosacroce ed altri Ordini che condividono legittimamente lo stesso deposito.

La testimonianza del contatto con questi depositari può emergere da reperti storici come raffigurazioni, o da leggende, che rappresentano incontri o contatti con civiltà che non provengono da questo pianeta.

IL COLLEGAMENTO COI MEROVINGI

Mérovée - MeroveoLa dinastia assume il nome da Merovee, condottiero francese che combatté contro gli Unni, a fianco dell’Impero Romano.

Meroveo non è stato solo un personaggio storico, ma anche mitico e leggendario, difatti una antica leggenda lo dipingeva come figlio di due padri: il Re Clodione e un mostro marino.

Questa leggenda, in realtà, è un mito creato per raffigurare allegoricamente la trasmissione di una conoscenza, che non ha origine umana, alla Dinastia Merovingia, attraverso emissari appunto non terrestri, che sono in realtà collocabili nell’antica Babilonia, essendo il mostro marino -descritto nella leggenda- una antica rappresentazione di Nimrod, colui che fece edificare la torre di Babele e governò Babilonia.

Questi emissari sono coloro i quali, in tempi più moderni, sono stati definiti anche come “Supérieurs Inconnus“.

Stando alla tradizione pervenuta oralmente, Merovee era dotato di poteri che trascendevano l’umano e, come tutti i suoi successori, era un iniziato alle scienze occulte. Da lui in poi tutti i Sovrani merovingi furono di fatto considerati dei Re Sacerdoti, visti come l’incarnazione del divino, non diversamente dagli antichi faraoni egizi o dai regnanti di altre antiche società.

Già in quel periodo esisteva quella fede gnostica, della quale il Priorato di Sion è tuttora depositario attraverso l’eredità merovingia, che descriveva Gesù come un essere umano, asceso al divino attraverso il raggiungimento di “stati superiori dell’essere”.

– Gli attuali eredi merovingi legittimati dalle fonti storiche

Ad oggi l’unica linea di sangue di Gesù provabile storicamente non riguarda la sua discendenza ma quella dei suoi cugini di primo o secondo grado.

Tra loro, diversi apostoli o discepoli: Giovanni, Giuda Taddeo, Giacomo e l’evangelista Matteo. Noti come Desposinyi, la loro discendenza si sarebbe diffusa nell’Impero Romano.

Nella zona di Marsiglia e nell’attuale Provenza esisteva una nutrita colonia ebraica. Il viaggiatore medievale ebreo, Beniamino da Tudela, scriveva che a capo di questa comunità insediata vi fosse proprio un discendente del Re Davide, quindi proveniente dallo stesso ceppo familiare di Gesù.

Gli studi sulla nascita dell’aristocrazia in Europa hanno ampiamente dimostrato come alcune tra le più antiche famiglie della nobiltà francese siano state originate da stirpi gallo-romane. Lo stesso può essere accaduto coi discendenti degli apostoli di Gesù ovvero sembra plausibile l’eventualità che il ramo merovingio si sia intrecciato anche con qualche discendente dei cugini di Gesù, già presenti all’epoca nel territorio francese.

Attraverso rami superstiti dei merovingi o la loro diramazione carolingia, sono numerose le famiglie che potrebbero vantare a buon diritto il sangue degli apostoli, fra le molte ricordiamo: i Clinton, i Clifford, i Devon, gli Howard, i Clare, i Griseley, mentre tra gli italiani i Gravina, i Filangieri, i Sanseverino e i Troiano. Diversi membri di queste stirpi avrebbero come segno distintivo ereditario la famosa voglia rossa a forma di croce (la ebbe, tra gli altri, Luigi XVI° e lo hanno ad oggi alcuni membri della famiglia Troiano).

Volendo citare uno dei più diretti di questi discendenti dei cugini di Gesù, possiamo ricordare, che nell’ottocento, dalla Spagna, si trasferì in Argentina il Principe Enrique Josè de Gavaldà, erede degli antichi conti di Gevaudan e principi di Settimania, lo Stato del sud della Francia dove gran parte della classe sociale più influente era di origine ebraica.

Richiamando le sue ascendenze a Esteve de Gavaldà e al suo antenato Guillermo di Tolosa, appartenente alla stirpe merovingia, Enrique e i suoi eredi hanno rivendicato i diritti della loro contea medievale e restaurato a pieno titolo gli onori dei loro avi, promosso profondi studi storici, genealogici, araldici e la concessione di Ordini cavallereschi, tra cui l’antica Compagnia coloniale di S.Maria di Buenos Aires, che è stata revitalizzata dopo un lungo periodo di riposo.

Principe Rubén Alberto de Gavaldà
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Il Principe Rubén Alberto de Gavaldà (nato nel 1969) è ad oggi il coltissimo e fiero rappresentante della famiglia. Esperto in diritto nobiliare, araldica, storia, cerimoniale, uomo di vastissima cultura e socio di numerose accademie e associazioni in tutto il mondo; egli è certamente ad oggi tra quelli eredi legittimi che possono vantare il sangue dei Desposinyi.

LA PISTA DI INDAGINE TRADIZIONAL – INIZIATICA

Il deposito tradizionale del Priorato di Sion ci riporta ad una pista di indagine che verte addirittura sulla possibilità di una discendenza diretta da Gesù fino ai giorni nostri, attraverso San Dagoberto II Re di Austrasia, che avrebbe avuto come figlio Sigebert IV Plant-Ard “Rejeton” Ardent Prince – Ermite Comte de Rhedae, il quale nel 681 ha ereditato da suo zio i titoli di Conte di Rhedae e Duca di Razès.

Dagoberto II, pur essendo stato ucciso nella fatale imboscata nel 23 Dicembre del 679 nella foresta di Woëvre, vicino a Stenay, avrebbe potuto perpetuare la sua discendenza attraverso Sigisberto IV, avuto con la bella Principessa visigota Gisèle de Rhedae, nel 676.

Questo lascito orale dà così vita al cosiddetto “enigma del Razès visigoto”, il quale prende nome proprio dal titolo di Duca del Razès, ereditato da Sigisberto IV° dallo zio.

Successivamente a Sigisberto IV°, quindi, ha origine il cognome Plantard dal soprannome “Plant-Ard”, accostato  di fianco al nome dell’antico nobile, che veniva appunto chiamato Sigisberto IV° “Plant-Ard” o “dit le Plantard”. Questo nome, in realtà, celava ben due significati nascosti che si riferiscono ad una “Pianta” (Plant) che ha origini robuste, intese come profonde o lontane, quindi (Ard); con profonde si può alludere ad una conoscenza profonda, appunto dalle profonde radici, allo stesso tempo, l’allusione può fare riferimento all’antichità delle radici intese come famiglia dalle antiche origini o come antichità del deposito di conoscenza.

I resti di Dagoberto II sono stati da principio custoditi nella Chiesa di Saint-Dagobert fino al 1591, fino a quando venne distrutta a seguito di un attacco degli Ugonotti. A causa di questa incursione, delle spoglie del Re restò solo il cranio. Al ritrovamento di questo resto, la reliquia fu trasferita nel convento belga di Mons presso le Suore Nere.

Il teschio del Santo è quindi stato depositato in un reliquiario a forma di calice, il quale conterrebbe, oltre al cranio di Dagoberto II, anche una preziosa pergamena dove vi è trascritta la testimonianza di Irmina, altra figlia di Re Dagoberto II d’Austrasia e sorella di Sigisberto IV°, la quale riporterebbe la fuga del fratello, definendo per la prima volta un discendente alla dinastia merovingia “Roi Perdu”. Titolo che inizierà da quel momento a fare parte della tradizione orale e ad essere tramandato a tutti i successivi eredi di quel ramo della dinastia.

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Non si esclude che il documento originale attualmente non sia più in possesso del convento, ma che sia stato possibilmente sottratto e/o sostituito. Per dovere di cronaca, si menziona la pietra nota come “Dalle de Chevaliers”, ritrovata sotto l’altare maggiore all’interno della Chiesa di Santa Maria Maddalena a Rennes-le-Château.

Il ritrovamento ha dato origine ad una non poco controversa ipotesi, essendo assolutamente indimostrabile, che ne interpreta la raffigurazione come quella di un cavaliere che porta in fuga verso il Razès, proprio l’infante Sigisberto IV°.

Il Cercle Saint-Dagobert II

Viene fondato nel 1983, proprio a Stenay, un circolo culturale di nome “Cercle Saint Dagobert II”, con lo scopo di studiare la storia di San Dagoberto Re d’Austrasia, quella della Dinastia merovingia e di tutto quello che vi gravitava intorno.

Il fondatore è stato Louis Vazart, autore di “Abrégé de l’Histoire des Francs: Les Gouvernants et Rois de la France ” e di “Dagobert II et le mystère de la cité royale de Stenay”.

Louis Vazart ha lavorato a lungo alla ricerca nella storia della dinastia merovingia, anche in collaborazione diretta con Pierre Plantard de Saint-Clair.

Il circolo ha realizzato, ad ornamento della sede, una stele di marmo raffigurante l’Ape Merovingia, l’Alpha e l’Omega.

Prieuré de Sion – Ordre de la Rose-Croix Véritas O.D.L.R.C.V.