Come e perché l’uomo primitivo, a un certo punto, sentì l’esigenza di inventare e adottare un linguaggio nuovo che non parlasse più con parole e gesti, ma con suoni?
Difficile trovare risposte certe e testimonianze documentabili. Non abbiamo prove su quale possa essere stato il Big Bang della musica. Plausibilmente il primo suono è nato cercando di imitare i suoni della natura. Ma cosa ha spinto l’uomo in questa ricerca?
Secondo Herbert Spencer, che affronta la questione in un saggio del 1858, intitolato The origin and function of music, tutto nasce da un’esigenza emotiva. L’uomo ha pensato di esprimere le proprie emozioni usando un linguaggio diverso dalle parole; un linguaggio che potesse comunicare sentimenti forti che le parole non sarebbero riuscite a esprimere con la stessa efficacia. Secondo questa visione la musica nasce, quindi, come sfogo psichico.
Darwin non accettò mai questa tesi. Nel suo capolavoro del 1871, L’origine dell’uomo e la selezione sessuale, sottolinea come la capacita di creare un linguaggio musicale non è prerogativa dell’uomo. Basta osservare il mondo animale per rendersi conto di come sia insita negli esseri viventi e il più delle volte legata funzionalmente alla competizione sessuale, alla possibilità dell’individuo di essere scelto dal partner. Darwin, in pratica, afferma che la musica non è, come per Spencer, un’elaborazione culturale tarda, ma una pratica molto più remota, radicata e distribuita nel mondo vivente. In effetti, se osserviamo gli uccelli che cantano senza possedere il linguaggio, allora è plausibile pensare che anche i progenitori dell’uomo, prima di acquisire il potere di esprimersi amore reciproco in un linguaggio articolato, tentassero di affascinarsi con il ritmo e con suoni.
La musica è iscritta nel nostro DNA. Secondo la meccanica quantistica, la materia non è mai inerte, ma è costantemente in uno stato di moto, di vibrazione continua. Il fisico austriaco Fritjof Capra diceva che: “Ciascuna particella canta perennemente la sua canzone”. Tutto ciò che compone la realtà, vibra. Anche oggetti inanimati e densi come le pietre che ci appaiono materia solida, di fatto, sono forme di energia che vibrano seppur a frequenze molto lente. Insomma, tutto nell’Universo è energia in vibrazione.
“L’uomo non solo è formato da vibrazioni, ma vive e si muove in esse” asseriva il mistico indiano Inayat Khan. Siamo musica e siamo avvolti da musica, un linguaggio, quello musicale, straordinariamente ricco di misteri e segreti.
Tra questi, uno dei più affascinanti che ho trattato nel mio testo Viaggio tra le note: i segreti della teoria e dell’armonia musicale è il cosiddetto codice Bach.
Per investigare questo mistero partiamo dal Clavicembalo ben temperato: il titolo di una raccolta, divisa in due libri, di preludi e fughe in tutte le tonalità, composta dal sommo compositore Johann Sebastian Bach. Il clavicembalo deve essere “ben temperato”, cioè bene accordato. All’epoca gli strumenti non seguivano un sistema di accordatura standard, come oggi. Ne esistevano diversi e, secondo alcuni studiosi, quest’opera testimonierebbe il sostegno di Bach a un temperamento innovativo per la sua epoca, che molti identificano “tout court” con il moderno temperamento equabile. In realtà, ai tempi di Bach era definito “buon temperamento” qualsiasi sistema di accordatura che permettesse di suonare nelle diverse tonalità. Ce ne erano molti con questa caratteristica. Diversi schemi di “buoni temperamenti” potevano essere utilizzati, ciascuno con un “colore” musicale caratteristico.
Ma allora… a quale specifico temperamento voleva riferirsi Bach nel titolo della sua opera?
Recentemente è stata avanzata l’ipotesi che Bach abbia voluto lasciare ai suoi allievi precise indicazioni sullo schema di temperamento da lui preferito, celate nel fregio calligrafico irregolare che lo stesso Bach ha sovrapposto al titolo, nel frontespizio del manoscritto autografo.
Quello che a prima vista sembra un ghirigoro è, secondo questa tesi, un acrostico. Un messaggio cifrato per iniziati, fatto apposta per tutelare un piccolo – grande segreto professionale, quello dell’accordatura perfetta. La serie di circoletti disegnati corrisponderebbe a una specifica sequenza di intervalli. Decifrarla vorrebbe dire poter accordare uno strumento così come avrebbe voluto suonasse il maestro Bach.
Il nostro sistema musicale occidentale si fonda sul temperamento equabile. Tutte le distanze tra un suono e l’altro sono state temperate (cioè corrette) in modo da essere rese equabili, uguali fra loro. Un temperamento che “stona” tutti i suoni rispetto alla loro vibrazione “naturale”, preferendone l’uguaglianza. In questo modo l’uomo ha “temperato”, cioè ha mitigato, ha dato una misura e una forma alla natura creando le note che noi usiamo sul piano, sulla chitarra o con la voce. Un metodo molto efficace per eliminare le stonature naturali e distribuirle fra i dodici semitoni che compongono l’ottava, in modo accettabile. Decidere di suddividere il tono in due semitoni perfettamente uguali, ha permesso alle alterazioni diesis e bemolli di coincidere, consentendo di suonare in qualunque tonalità senza notare differenze d’intonazione. Un compromesso ottimale fra le esigenze della melodia e dell’armonia che ci ha, però, allontanato inevitabilmente dal suono “naturale” e forse dall’emozione che avrebbe voluto generare Bach nell’ascoltatore, con la sua accordatura rimasta segreta.
Dario Giardi
Dario Giardi, dottore di ricerca in campo energetico ambientale, è animato da due grandi passioni: la scrittura e la musica. È autore di guide turistiche per case editrici nazionali e internazionali. Per Leone editore ha pubblicato il romanzo La ragazza del faro e il thriller Dna. Diplomato in teoria e armonia musicale al Berklee College of Music di Boston, ha pubblicato l’album strumentale Finistère ed è autore del blog i segreti della musica.com
Il suo ultimo lavoro editoriale Viaggio tra le note: i segreti della teoria e dell’armonia musicale, è un viaggio dove vengono presentati e descritti, sotto una luce diversa, tutti gli aspetti principali della teoria e dell’armonia musicale. Contatti: twitter dario giardi; facebook viaggio tra le note