Il Sole in bianco: clima e Minimo di Maunder. Parte I: cronologia

Il Giornale Online

[color=#666666]Nel 1613 Galileo Galilei dà alle stampe l'opera 'Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti', con cui confuta la tesi del gesuita Christoph Scheiner secondo il quale le macchie altro non sono che ombre proiettate da corpi che si muovono fra Terra e Sole. Tra il 2 giugno e l'8 luglio 1613 Galilei produce anche 35 tavole, una per giorno, che documentano l'evoluzione d'un gruppo di macchie. Fonte: http://galileo.rice.edu[/color].


Nel XVII secolo si assistette alla quasi totale scomparsa delle macchie: un evento già accaduto, ma che per la prima volta poté essere documentato grazie all'osservazione col telescopio.

Stefano Di Battista: 01-03-2009 ore 08:30

Le connessioni fra attività solare e clima terrestre sono un campo di ricerca in continua evoluzione. Nell'ultimo mezzo secolo ci si è interrogati sul ruolo che il Minimo di Maunder potrebbe aver avuto durante la Piccola età glaciale e, da semplice ipotesi di lavoro per cui «non è dato sapere se si tratti di pure coincidenze o se esista una vera correlazione, che in ogni caso non è ancora confortata da una precisa conoscenza dei meccanismi di causa-effetto» [Pinna, p. 58], si è via via riconosciuta la possibilità «d'un profondo effetto sul clima terrestre nel corso dei decenni, o persino dei secoli» [Fagan, p. 122], arrivando a proporne una misura in campo termico, poiché «la temperatura mostra un miglior rapporto segnale-rumore rispetto alle precipitazioni» [Yoshimori, p. 4268].

Ciò malgrado, non si può dire che gli studi di settore abbiano investigato in modo esaustivo quella che, in ultima istanza, fu l'intensità con cui il ciclo solare influenzò la fase fredda dei secoli XVI-XIX circa. Il tentativo di estrapolare dal contesto l'importanza del Sole deve infatti mettere conto una serie di difficoltà. Quella iniziale si riassume in un quesito: quanto durò il Minimo di Maunder?

Si è soliti datare la quasi totale assenza di macchie (sunspot) al 1645-1715 (Minimo di Maunder propriamente detto), un periodo che ha una sua ragion d'essere. L'apporto di nuove e più precise fonti documentarie sull'attività solare però, ha rimesso in discussione tale cronologia, tant'è che c'è chi, con altrettanto validi argomenti, propone di ampliarla. D'altro canto, se si guarda alla complessità del ciclo solare -4 (a), appare ragionevole includere in ciò che viene definito Minimo di Maunder anche la successiva transizione, che durò fino al 1720 (o 1723).
Ma se il terminus ante quem di fatto coincide con una documentata ciclicità del Sole, il terminus post quem è invece da rintracciare in una progressiva diminuzione delle macchie, sino alla loro totale scomparsa. Tale indebolimento inizia a delinearsi nel 1628, portando a una prima lacuna nel 1636-'37, che si farà sempre più profonda dopo il 1645 [Soon, p. 78]. Pertanto, un'accettabile cronologia del Minimo di Maunder potrebbe essere 1628-1720 (o 1723).

Si è tuttavia fatto pure notare come il Minimo di Dalton (1798-1823) sia stato, letteralmente, un debole massimo inserito in uno stadio di bassa attività solare [Soon, p. 234]. Forzando i termini, è allora ipotizzabile che il Minimo di Maunder abbia incidenza per quasi due secoli (1628-1823), combinandosi con quest'ultimo segmento temporale? In sintesi: che il Minimo di Dalton sia il riflesso conclusivo del Minimo di Maunder?

In sé, l'idea è affascinante, poiché darebbe modo di riscrivere la storia della Piccola età glaciale; ma, allo stato attuale, è una congettura speculativa. Per quanto teorica tuttavia, offre il destro per evidenziare come la componente solare possa correlarsi all'evoluzione delle lunghe vicende climatiche terrestri, mentre rimanga sostanzialmente indecifrabile rispetto alle fluttuazioni di breve periodo [Fagan, pp. 122-123].

Ampliare la cronologia del Minimo di Maunder significa raffinare l'analisi degli eventi. La fase risolutiva, si è detto, avviene col piccolo ciclo -4, che si sviluppa in modo abbastanza uniforme; ma occorre arrivare al 1720 perché l'attività solare possa di nuovo definirsi normale. Negli anni che intercorrono ha dunque luogo un momento di transizione; esso non denota aspetti di carattere ciclico, ma si manifesta come una lenta risalita dell'attività. Il 1712-'20 è pertanto definito fase catastrofe, poiché l'andamento regolare del ciclo appare disturbato [Usoskin, p. L34].

Per quella che fu la Piccola età glaciale, e quindi per i riflessi sul clima terrestre che l'attività solare potrebbe aver comportato, occorre aggiungere che il Minimo di Maunder ebbe un minimo putativo, ossia il Minimo di Spörer (1415-1534); non si può dunque escludere che i prolungati effetti di questa precedente quiescenza solare possano essersi combinati con quelli successivi. Sull'epoca anteriore all'invenzione del telescopio (1609) però, le ricerche sono ancora insufficienti per abbozzare un utile quadro d'insieme [Soon, p. 75].

Note
(a) Tale numerazione è stata proposta per ovviare al conteggio ufficiale dei cicli, che ha inizio nel 1755. Il ciclo -4 corrisponde al 1700-'12 (in altre ricostruzioni 1698-1712). Analogamente, sono numerati BM-1 (before minimum) e così via a ritroso, tutti i cicli solari individuati prima del Minimo di Maunder propriamente detto [Usoskin, p. L34].

Bibliografia
B. FAGAN, The Little Ice Age, New York, 2000.
M. PINNA, Le variazioni del clima, Milano, 1996.
W. SOON, S.H. YASKELL, The Maunder Minimum and the Variable Sun-Earth Connection, Singapore, 2003.
I.G. USOSKIN, K. MURSULA, G.A. KOVALTSOV, Cyclic behaviour of sunspot activity during the Maunder minimum, in «Astronomy and Astrophysics», vol. 354, n. 1 (2000), pp. L33-L36.
M. YOSHIMORI, T.F. STOCKER, C.C. RAIBLE, M. RENOLD, Externally Forced and Internal Variability in Ensemble Climate Simulations of the Maunder minimum, in «Journal of Climate», vol. 18, n. 20 (2005), pp. 4253-4270.

Fonte originale articolo: [link=http://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=19723]meteogiornale.it[/link]

Fonte: http://quantico-appunti.blogspot.com/2009/03/il-sole-in-bianco-clima-e-minimo-di.html