In Amazzonia risuscita la strada fantasma

Il Giornale OnlineInviata da skorpion75

La BR-319, una strada costruita 35 anni fa nel cuore dell’Amazzonia e poi ingoiata dalla foresta fino a renderla impraticabile, sta innescando in Brasile una nuova battaglia tra gli ambientalisti e le autorità dello Stato, compreso il presidente Lula, che hanno deciso di ricostruirla. La rinata BR-319 dovrebbe servire al collegamento ed all’integrazione economica tra l’Amazzonia centrale ed il centro-sud del Brasile, ma per gli ambientalisti questo comporterebbe una maggiore deforestazione ed una nuova ondata migratoria verso la città di Manaos, già stretta tra l’urbanizzazione ed i conflitti agrari.

La polemica è addirittura aumentata con la proposta di sostituire la strada con una ferrovia, per la quale esiste già uno studio preliminare di impatto ambientale che assicurerebbe una maggiore percorribilità dal punto di visto economico e molta meno deforestazione, almeno secondo quanto dice a Tierramerica Virgilio Viana, già assessore all’ambiente ed allo sviluppo sostenibile dello Stato di Amazonas, che ora dirige la Fundación Amazonia Sustentable. La strada di 885 chilometri unisce Porto Velho, capitale dello Stato brasiliano di Rondonia, che confina con la Bolivia, e Manaos, la capitale dell’Amazonas, e attraversa la più grande area forestale protetta del Brasile.

«Il suo recupero e ripavimentazione dovrebbe concludersi nel 2011 – assicura il ministro dei trasporti Alfredo Nascimento – Il costo è stimato in 700 milioni di reales (un miliardo e 400 milioni di dollari). La ferrovia costerebbe tre volte di più, ma secondo gli ambientalisti eviterebbe le emissioni di gas serra e ridurrebbe di molto la deforestazione, e permetterà di ottenere crediti nel mercato internazionale delle emissioni di carbonio.

Secondo uno studio di un gruppo di ricercatori dell’università Federal de Minas Gerais, la deforestazione provocata dalla strada raggiungerebbe i 168 mila chilometri quadrati entro il 2050, un’area grande quanti tutto l’Uruguay. Ma secondo il governatore di Rondonia, Ivo Cassol, «L’alternativa della ferrovia non si materializza. E’ un buon mezzo di trasporto, però non in questo caso, dove si cerca di migliorare le condizioni di vita della popolazione locale e permettere che la produzione dei piccoli agricoltori raggiunga il gran mercato di Manaos».

Quelli che più si oppongono al recupero della BR-319 sono gli operatori del trasporto fluviale, utilissimo ed economico in un’area attraversata da grandi fiumi, ma secondo Cassol «Questo è un mezzo per i grandi carichi, come la soia esportata. Non serve per le banane, la lattuga ed altre produzioni orticole. Le 10 mila pelli di cuoio che produce giornalmente Rondonia potrebbero generare 70 mila posti di lavoro nell’industria delle calzature».

Insomma, no alle chiatte e si a migliaia di camion che scorrazzano nella foresta portando ortaggi e scarpe a Manaus. Eppure proprio lo Stato di Rondonia è un esempio di cattiva gestione dell’ambiente e delle risorse: dopo gli anni ’70 la sua popolazione è cresciuta molto, richiamando immigrati attratti dai progetti di sviluppo agricolo promossi dal governo brasiliano, con un risultato ambientale drammatico: oggi è lo Stato brasiliano più deforestato, ha raggiunto il milione e mezzi di abitanti, ben 370 mila dei quali concentrati nella capitale.
La zona franca di Manaos, con 1,7 milioni di abitanti, rappresenta una vera e propria calamita per l’intera Amazzonia, ma ora le sue industrie di trasformazione cercano vie più rapide per raggiungere l’intero Brasile e l’abbandonata BR-319 potrebbe essere una delle soluzioni più veloci.

Per il governatore di Rondonia «Stati uniti ed Europa e gli organismi internazionali fanno solo discorsi demagogici in difesa della preservazione dell’Amazzonia, ma non apportano risorse per compensare i proprietari di terre che conservano i loro boschi, come fanno in Costa Rica». Gli ambientalisti ribattono che i risultati dell’apertura di nuove strade sono già visibili nella deforestazione provocata nella parte orientale dell’Amazzonia. «La devastazione si allarga perché si aprono nuove strade laterali lungo la via principale, con un effetto “spina dorsale” – spiega a Tierramerica Mario Menezes, dell’associazione Amigos de la Tierra-Amazonia Brasileña – Respingiamo la costruzione della strada senza considerare altre alternative per il trasporto amazzonico, che includono anche il multimodale».

Fonte: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=12759