Incidente di Roswell: ufo precipitato o finzione storica?

Tutti coloro che nella propria vita hanno visto anche un solo documentario sugli ufo hanno certamente sentito parlare dell’incidente di Roswell: l’ufo crash più famoso della storia.

Possibili luoghi dello schianto di Roswell
Possibili luoghi dello schianto di Roswell

Su questo argomento si è detto e si continua a dire molto, per alcuni prova dell’esistenza degli alieni, per altri finizione storica. Ma dove sta la verità? Oggi, andremo ad analizzare questo evento e tutte le testimonianze reali dell’epoca, in modo da farci un’idea di ciò che avvenne in New Mexico nel lontano 1947. Con mente sempre aperta e curiosa, partiamo!

La nostra storia inizia in una calda notte estiva in New Mexico. Era il 3 luglio del 1947 e, in piena notte, qualcosa si schiantò in un ranch nella contea di Chaves a pochi chilometri da Roswell.

Il proprietario del posto, il signor MacBrazel, la mattina seguente uscì per controllare la sua proprietà e vi trovò rottami di un oggetto sconosciuto sparsi ovunque. Non sapendo cosa fossero si recò quindi dallo sceriffo di Roswell, Wilcox, che lo accompagnò sul posto per verificare l’accaduto.

Anche lo sceriffo dichiarò di aver trovato questi strani frammenti metallici sparsi per il suolo e cos’ decide di contattare la vicina base militare per farli analizzare.

Ciò che avviene a questo punto ha davvero dell’incredibile. I militari giungono sul posto e dopo aver recuperato frammenti e averli analizzati fanno un comunicato stampa.

Tenente Walter Haut
tenente Walter Haut (wikipedia.org)

Il comunicato venne emanato dal tenente Walter Haut per ordine dei suoi superiori e recitava così:

Le numerose voci riguardanti il disco volante sono diventate realtà ieri quando l’intelligence del 509º Bomb Group dell’Ottava Air Force, Roswell Army Air Field, ha avuto la fortuna di entrare in possesso di un disco volante con la collaborazione di uno degli allevatori locali e dello sceriffo della contea di Chaves

A quel punto fu il caos. Il caso divenne di portata internazionale e tutti corsero nella sperduta cittadina americana per saperne di più sull’ufo.

Immediatamente però, governo e aviazione americana si mossero per negare il tutto, adducendo il comunicato come un banale errore. Vennero subito presentate alla stampa le prove che ciò che era caduto era in realtà una sonda metereologica e il caso venne dimenticato.

Fin qui, nulla di nuovo rispetto a ciò che tutti abbiamo sempre sentito su questo caso, ma la verità va ben oltre questi semplici fatti.

Circa trent’anni dopo, iniziarono a venire a galla tutta una serie di dichiarazioni, interviste e ammissioni da parte di ex membri dell’esercito ormai in pensione che gettavano nuova luce sul caso.

Jesse Marcel
maggiore Jesse Marcel

Il primo a parlare fu il maggiore Marcel, colui che aveva portato alla stampa la notizia della sonda metereologica. Intervistato dal fisico ed ufologo Friedman, Marcel dichiarò che la storia della sonda era una montatura orchestrata per sviare la stampa e mettere a tacere il caso.

Da quel momento in poi tantissime altre persone presero coraggio e dichiararono ciò che era realmente accaduto a Roswell.

La nipote dello sceriffo Wilcox, Barbara Dugger, dichiarò pubblicamente che suo nonno era stato minacciato da uomini del governo americano affinché non parlasse mai di ciò che realmente aveva visto quel giorno a Roswell. Secondo la donna, il nonno le confessò di aver trovato, non solo parti metalliche, ma anche 4 corpi di esseri che lui non aveva mai visto prima e che uno di questi pareva ancora vivo.

Il Generale di brigata dell’aereonautica Thomas Dubose, ormai in pensione e presente ai fatti citati, convalidò la versione di Marcel, dichiarando a sua volta che non esisteva alcuna sonda precipitata a Roswell quella notte ma che la storia era tutta una copertura.

Tempo dopo, il figlio dello stesso Marcel, Jesse Marcel Jr, disse che suo padre portò a casa alcuni pezzi di metallo dal luogo dello schianto, per farli vedere a lui e a sua madre. Alcuni di questi, secondo Marcel Jr, erano strani e recavano strane scritte simili a geroglifici ma che non aveva mai visto prima o dopo in vita sua.

Altra dichiarazione importante fu quella di George “Jud” Roberts, amministratore della radio locale KGFL. Grande amico di MacBrazel, Roberts dichiarò che i militari lo avevo costretto a non lasciare il campo dell’incidente e che lo tenevano sotto stretto controllo.

Riuscito miracolosamente a sfuggire dal suo stesso ranch, MacBrazel si recò proprio dai suoi amici della radio per avere protezione. Roberts dichiarò di avergli fornito un posto sicuro dove dormire ed evitare i militari, sebbene alla fine questi lo presero e lo portarono alla base. Pochi giorni dopo, MacBrazel disse al pubblico che ciò che aveva trovato nel suo campo era una sonda spaziale.

Le parole di Roberts: “Sono certo lo minacciarono per fargli dire quelle cose… Noi stessi venimmo minacciati. Ci chiamarono da Washington e da altri posti in merito ad un’intervista a MacBrazel che volevamo trasmettere. Ci dissero che, se lo avessimo fatto, avremmo avuto 24 ore di tempo per trovarci un nuovo lavoro…”

Persino l’ex impresario delle pompe funebri della cittadina, Glenn Dennis, fece delle dichiarazioni. Ai tempi, Glenn affermò di essere in amicizia con un sottotenente infermiera che lavorava alla base. Dopo i fatti, la donna gli disse di essere sconvolta e di non riuscire a credere a ciò che aveva visto. Narrò quindi a Glenn di aver visto 4 corpi orrendi di essere che non aveva mai visto prima e che non aveva idea di cosa fossero. Due giorni dopo, Glenn la contattò per sapere come stesse ma alla base gli dissero semplicemente che era stata trasferita in un luogo ignoto e lui non la vide mai più.

A questo punto l’opinione pubblica si divise in due e le teorie impazzarono. Per coloro che sostenevano le tesi governative, Roswell fu solo un incidente umano senza nulla di strano.

Per molti ufologi, investigatori, scienziati e altri, fu lo schianto reale di una navicella aliena che poi venne sequestrata ed occultata dal governo statunitense.

Roswell ufo crash
tenente Walter Haut (Crediti Immagine: roswellufomuseum)

La questione divenne talmente sentita che il Parlamento aprì una nuova inchiesta nel 1995 che si protrasse per circa due anni. Alla fine, venne dichiarato che non era una sonda metereologica bensì un componente spia di un progetto segreto chiamato Mogul. Il progetto Mogul era un’operazione top secret dell’aviazione americana che prevedeva lo spionaggio di basi e operazioni nell’Unione Sovietica. Molti, tuttavia, non credettero affatto a questa versione, additandola solo come l’ennesimo depistaggio del governo ai danni del popolo americano.

A questo punto è interessante spostarci proprio in Unione Sovietica per capire cosa ne sapessero i russi di questa faccenda. Il giornalista Geroge Knapp si recò proprio in Urss per avere delle risposte. Intervistati alcuni scienziati russi sui fatti di Roswell, questi riportò che all’epoca dei fatti, Stalin in persona si era dimostrato molto interessato al fenomeno e che aveva ordinato di indagare sul caso.

Stando a quanto riferirono i russi a Knapp, le loro indagini ebbero l’esito di ritenere il fenomeno autentico e non una messa in scena. A Stalin venne consegnato un rapporto in cui si affermava che sì, a Roswell era caduta davvero un velivolo e che questi non era né russo né americano, bensì alieno.

“Per i russi, quindi, il fenomeno era reale” conclude Knapp nella sua dichiarazione.

Tutti queste dichiarazioni, molte delle quali di ex militari che furono realmente lì durante l’evento, ci portano a considerare i fatti di Roswell sotto una nuova luce e attenzione. E’ evidente che il governo mentì all’epoca parlando della sonda spaziale e quindi è lecito chiedersi se non abbia mentito anche dopo. Inoltre, il fatto è accaduto in un momento storico in cui ufo e alieni non erano per nulla un argomento di punta, basti pensare che lo stesso termine U.F.O. venne coniato quell’anno e non prima.
Ciò che è evidente però, è che Roswell continua a produrre materiale per discutere anche a distanza di decenni e persino ai giorni nostri.

Il 15 dicembre del 2005 moriva il tenente Walter Haut, colui che rilasciò il primo messaggio in cui l’esercito dichiarava di aver trovato una nave spaziale. Come tutti gli altri militari, Haut all’epoca ritrattò ogni cosa, sostenendo la versione del pallone sonda.

Dopo la sua morte, però, il figlio di Haut rese pubblica una lettera scritta dal padre, da leggersi solo dopo la morte di questo. La lettera era una confessione firmata di Haut in cui dichiarava la verità sui fatti del 1947.

Il tenente confermò che quello recuperato a Roswell era davvero un disco volante. I punti di impatto però erano due, uno al ranch e uno 40 miglia distante, in cui vennero recuperati parti di un’astronave integra e 4 corpi di alieni. Il tutto venne poi riportato alla base per poi essere trasferito in un luogo segreto. La storia del pallone era una copertura per nascondere la verità e lui era stato costretto a mentire per salvare carriera e non solo…

Di fronte a questa lettera, alcuni sostennero che Haut era semplicemente impazzito invecchiando e che il tutto sia stato frutto della sua immaginazione. Ma la lettera venne pubblicata dal figlio di Haut, è quindi possibile che il suo stesso figlio sapendolo pazzo volesse rovinarne l’immagine e la credibilità pubblicando una cosa così? Francamente pare molto difficile.

Quello di Roswell è ancora un caso aperto e oscuro, ma non possiamo fare a meno di notare con quanta leggerezza venga affrontato spesso questo genere di cose. Le si ricopre di ridicolo, di complottismo, di assurdo, come se il fatto stesso che possa esistere una forma di vita oltre il nostro pianeta sia un’eresia…

Francamente pensiamo che tali fatti meritino indagini più serie e rispettose e che si debba tenera la mente aperta anche verso le ipotesi più strane. Per citare un grande show sull’argomento: La verità è là fuori.
A noi decidere se volerla vedere o no…