Intervista a James Fox “Out Of the Blue” di Paola Harris

Intervista a James Fox “Out Of the Blue” di Paola Harris
Paola Harris con James Fox

Perchè hai fatto questo documentario?

Mi sono reso conto che si tratta di un fenomeno fisico reale, non si tratta di allucinazioni. Ma intorno ad esso c’è una fortissima componente irrazionale. Il 95% degli avvistamenti UFO possono essere spiegati in termini convenzionali. Ma dal 3 al 5 % sono inspiegabili ed è su di essi che ci siamo concentrati in “Out of the Blue”. In questi casi le spiegazioni convenzionali non reggono.

Abbiamo anche cercato di fare un prodotto che fosse interessante per i mezzi di comunicazione di massa, questo era il nostro principale scopo con “Out of the Blue”.

Perchè hai realizzato una nuova versione del documentario?

Quando porti a termine un lavoro di questo tipo ti ritrovi prosciugato di energie e risorse. Ci avevamo lavorato ben sei anni, ci sembrava che fosse abbastanza buono e così lo abbiamo fatto uscire. Ma tre anni dopo Sci-Fi Channel ha cancellato la propria opzione sui diritti di trasmissione e io ho pensato: “sarebbe una buona idea integrarlo con delle nuove interviste e farne uscire una nuova versione”. Il caso più grosso che è stato aggiunto è quello di Fyfe Symington.

Nel tuo documentario hai aggiunto le luci sull’Arizona. Puoi parlarcene?

E’ un caso molto famoso avvenuto nel 1997: moltissimi cittadini in Arizona erano fuori casa per vedere la cometa Hale Bopp e molti di loro avvistarono un enorme velivolo che sorvolò tutto lo stato; la cosa fini anche sulla stampa internazionale. La comunità di appassionati UFO si aspettava dall’allora governatore dell’Arizona una coraggiosa ammissione della realtà del fenomeno ma, invece, lui preferì ridicolizzare tutto l’accaduto organizzando una improvvisata conferenza stampa con l’arrivo di un proprio dipendente mascherato da alieno.

Quella cosa mi aveva sempre dato fastidio ma, dato che lui era un uomo politico, lo avevo sempre considerato inavvicinabile. Invece un anno fà lessi un articolo in cui si diceva che non era più una figura pubblica ma era diventato un imprenditore dolciario. A quel punto pensai che forse potevo mettermi in contatto con lui.

Come reagì Fyfe Symington?

La risposta che ebbi da lui fu: “Sì, domani”. Saltai in una macchina con il gruppo di operatori e andammo subito a Santa Barbara. Non sapevo cosa mi avrebbe rivelato ma il fatto che mi avesse concesso un’intervista era già abbastanza per me. Mi rivelò che non solo aveva indetto un’inchiesta per appurare cosa fosse quel velivolo, ma che anche lui lo aveva visto. Essendo Capitano dell’Aviazione, un pilota, si rese subito conto che si trattava di una cosa non di questo mondo a causa delle sue dimensioni e del fatto che non emetteva alcun rumore, era assolutamente enorme.

Come sei riuscito a fargli ammettere di aver visto anche lui le luci?

Gli ho fatto sentire un nastro registrato di una persona che gli chiedeva spiegazioni e nel film si vede parte di questo episodio. Era la domanda di una sua ex elettrice che era stata testimone dell’evento e mi chiedevo chi sarebbe stata la persona più adatta a fargli quelle domande, a chiedergli perchè aveva fatto quello che aveva fatto, e una delle persone che si era risentita di più della faccenda era proprio quella elettrice. Io gli ho fatto ascoltare le domande di quella elettrice sul registratore e questo ha fatto scattare qualcosa in lui, lo ha obbligato a rispondere. E’ stato così che lui ha divulgato quello che ha divulgato. Ora: mi ha forse detto che ricevette una telefonata dal Pentagono da parte di qualcuno che gli ordinava di mettere tutto a tacere? No, non lo ha fatto. Possiamo dire che sia successo? Chi lo sa.

Quale è stata la più convincente tra tutte le storie dei testimoni intervistati?

Mi viene in mente quella del Sergente Jim Penningston riguardante l’incidente del dicembre 1980 alla Base di Bentwaters. Di solito tutti associano gli UFO con oggetti discoidali indistinti e con luci ambigue che svaniscono da qualche parte. E la parola che in questo caso non si può proprio tirare in ballo è “ambiguo”. Il sergente ebbe un incontro a distanza molto ravvicinata con un UFO atterrato con degli strani simboli. Io ho interrogato tutti i testimoni ma mi ha colpito in particolare il racconto di quest’uomo che studiò l’oggetto atterrato per ben 45 minuti e prese nota di tutto su di un taccuino che è in suo possesso ancora oggi. In esso sono descritti i simboli sull’oggetto e il modo in cui esso decollò ad altissima velocità.

Tale testimonianza è stata confermata in pieno dal comandante delegato della base, che era un colonnello, e da altri due uomini che erano con lui quella notte. Il tutto rappresenta una delle storie di UFO più convincenti che io abbia mai sentito. Quell’uomo ha toccato quell’oggetto, non si è limitato ad avvistarlo, a fotografarlo o ad ascoltarlo, lo ha letteralmente toccato.

Come hai capito che potevi credere a Jim Penniston?

Si tratta di un caso molto famoso e la sua storia è suffragata da altri testimoni che si trovavano con lui durante l’evento. Non si è trattato semplicemente di una persona che afferma di aver toccato un UFO, si è trattato di un nutrito gruppo di ufficiali responsabili della sicurezza delle armi nucleari durante la guerra fredda. Non si tratta di semplici soldati alticci, ripeto che si tratta di persone molto serie.

Non mi ha colpito soltanto la sua testimonianza, mi ha colpito soprattutto la testimonianza degli altri testimoni che erano con lui, in particolare quella del comandante della base, un colonnello…mi ha colpito più di tutto il resto, era assolutamente sincero. Sai, ho passato circa sei anni cercando di intervistarlo, non è una persona a caccia di popolarità e seleziona accuratamente le persone con cui parlare. Non ha gradito il modo in cui i mass media hanno trattato tutta la storia e io l’ho trovato molto credibile e credo che chiunque lo ascolti non possa fare a meno di credergli. Trovo molto credibili tutti i testimoni dell’incidente di Bentwaters.

Cosa ti ha detto esattamente Jim Penningston?

Mi ha parlato di come il tempo sembrava rallentato, tutto sembrava scorrere al rallentatore, è stata un’esperienza molto surreale. Lui e Burrows erano insieme. All’inizio erano tre, Kabensek, Burrows e il sergente Jim Penniston.

Abbiamo queste tre persone che si avvicinano alla navicella, uno di loro si spaventa moltissimo. Cabensek decide di rimanere tra l’oggetto e la base e agisce da collegamento tra le radio perchè c’erano moltissime interferenze. E poi gli altri due uomini vanno verso l’oggetto e la loro percezione del tempo inizia ad alterarsi. Sai, era tutto molto etereo, surreale; provavano la sensazione che l’aria fosse piena di elettricità statica e l’oggetto non emetteva alcun rumore.

Aveva forma piramidale, completamente silenzioso, caldo al tatto e recava dei simboli sulla superficie. Penningston studiò la superficie dell’oggetto e mi descrisse quei simboli. Io gli ho detto che aveva dimostrato un grande coraggio ad avvicinarsi a quella cosa e a toccarla. Lui mi ha risposto: ” Il mio compito era accertare se quella cosa rappresentasse un pericolo per la base e all’inizio pensavo che si trattasse di un aereo caduto o abbattuto.

Quando mi avvicinai mi resi conto che non era un aereo caduto ma che si trattava di un qualche cosa che era atterrato sotto controllo intelligente. I simboli sulla sua superficie, capisci, ovviamente stavano a significare qualcosa…come le scritte che noi mettiamo sugli aerei , Air Force etc. Quelli erano simboli, non erano parole o figure, somigliavano ai geroglifici.

Ha visto dei geroglifici?

Sì, esattamente, ma subito dopo la cosa iniziò ad indietreggiare verso gli alberi. I due uomini assunsero subito una posizione difensiva quando la cosa si staccò dal suolo. Poi lui dice che la cosa si portò sulla cima degli alberi e scomparve, volò via velocissima verso le stelle, talmente veloce, talmente repentina da dare l’impressione che fosse scomparsa.

Quel velivolo era pilotato?

Bene, questa è una delle cose interessanti che lui mi ha detto: “Bene, probabilmente io sono una delle poche persone su questo pianeta che può dire con sicurezza che non siamo soli.” Questa frase mi lascia credere che lui percepì che ci fossero dei piloti nel velivolo o che esso fosse pilotato a distanza da esseri intelligenti.

Come è stato parlare con un eroe americano come Gordon Cooper?

Quando intervistai Gordon Cooper mi portai dietro mio padre, che si chiama anche lui James Fox e che è un giornalista affermato, ha scritto per tutte le pubblicazioni più… E’ sempre stato molto riluttante e ha sempre detto di essersi fatto coinvolgere nel mio interesse per gli UFO solo per motivi di obbligo paterno. All’inizio pensava: “Oh Dio mio, non posso credere che James si sia lasciato coinvolgere in queste storie.” Ma ha cambiato idea proprio dopo essersi seduto davanti a Gordon Cooper, icona ed idolo dell’America, dopo averlo intervistato ed aver ascoltato le sue esperienze con gli UFO.

Quale è stata l’esperienza di Gordon Cooper, solo per ricordarlo?

Ha avuto due esperienze. Una avvenne quando era pilota collaudatore, credo di jet da caccia F86, e si mise ad inseguire un disco volante che lo tallonava vicino ad un’ala. Ha raccontato:” : Ogni volta che effettuavo una manovra, una manovra laterale ad alta velocità, quello improvvisamente si staccava e se ne andava e non esisteva alcun velivolo convenzionale in grado di comportarsi così, bloccarsi in pieno volo. Era a forma di disco e non aveva ali.” Quella fu la sua prima esperienza. Un’altra volta accadde mentre stava filmando le prove di un nuovo campo di atterraggio alla Base Edwards con degli F86.

Apparve un disco volante…il suo cameraman filmò questo disco volante che atterrava sul letto del lago salato. Filmarono tutto. Poi cercarono di avvicinarsi all’oggetto ma quello scivolò via e decollò ad altissima velocità. Cooper stesso visionò il filmato, lo fece sviluppare, lo vide e lo controllò fotogramma per fotogramma trovandolo perfettamente chiaro e a fuoco: la ripresa di un disco volante atterrato su di un lago salato. A quel punto un corriere disse che avrebbe portato il film a Washington con un jet e da quel momento si persero completamente le tracce di quel video, come se non fosse mai esistito. Questo è quanto.

Allora io gli ho chiesto:”Hai cercato in qualche modo di sapere cosa era successo a quel film che era stato nelle tue mani?” E questa domanda ha fatto scattare qualcosa in lui irritandolo, sebbene lui sia una persona sempre estremamente controllata. Mi ha risposto con tono tagliente: ” Che avrei potuto fare? Come avrei potuto impicciarmi di questa storia? Lo sai, noi militari eseguiamo solo degli ordini e se non possediamo un accesso diretto alle informazioni non c’è niente da fare.”

Perchè ritieni che i visitatori giungano qui?

Bene, sembra che siano interessati alle nostre installazioni militari, soprattutto a quelle atomiche. Ci sono molti casi al riguardo che vengono esposti in Out of The Blue. Per esempio c’è quello della Base Aerea di Malstroem dove venne avvistato un UFO nello stesso momento in cui andavano fuori uso i missili nucleari.

Quell’oggetto ebbe la capacità di bloccarli tutti insieme. Eppure, a quanto risulta, quei missili non erano collegati gli uni con gli altri. Mi sembra che siano andati fuori uso ben 20 missili. In quell’installazione, in realtà, i missili avevano solo delle testate di prova, non vere, e loro stavano filmando il tutto con un telescopio quando l’oggetto emise un raggio di luce dal cielo. Esistono numerosi casi del genere che noi abbiamo fatto venire alla luce. Nella stessa base di Bentwaters l’oggetto sparò raggi di luce verso i depositi nucleari.. Io spesso uso questa analogia:” E’ come togliere i fiammiferi dalle mani di un bambino”. Sembra che questo sia il piano che stanno attuando, o qualcosa del genere.

Perchè il Governo dovrebbe coprire tutto ciò?

Questo è quanto io ritengo personalmente sul perchè qualunque governo coprirebbe questo genere di informazioni: immaginiamo che esistano velivoli strutturati di origine ignota che siano in grado di penetrare nei nostri spazi aerei più protetti e di volteggiare intorno ai nostri aerei più veloci e immaginiamo che questi mezzi possano fare queste cose nella più totale impunità e che nessun organismo militare da noi finanziato sia in grado di proteggerci da essi; lo diremmo alla gente oppure faremmo di tutto per tenerlo nascosto?”

Sul serio, riesci ad immaginare un governo che faccia alla gente un annuncio del tipo:” Hey, è vero, esistono! Sono oggetti solidi, non sappiamo da dove vengono, non possiamo controllarli in alcun modo e per giunta questi cosi entrano ed escono a piacimento dai nostri spazi aerei più sorvegliati! Grazie e Buona notte.”

Come vedi è chiaro perchè non rivelano questo tipo di informazioni: per paura del panico. Se l’incidente di Roswell è accaduto davvero, ed esistono moltissime prove a favore, è facilmente immaginabile che quel velivolo, per arrivare fin qui, non ha certo usato un motore a getto.

Durante le tue investigazioni avete mai trovato prove attendibili che il governo sia attuando un’opera di retro-ingegneria avvalendosi di tecnologia aliena?

L’unica persona con cui ho parlato di questo è il Colonnello Philip Corso. Naturalmente Corso è stato molto attaccato per le sue affermazioni ed ora, sfortunatamente, non è più qui per difendersi. Io l’ho incontrato, l’ho intervistato e, personalmente, ho trovato la sua storia molto credibile. So che nel suo libro esistono alcune discrepanze di cui non era affatto contento e che erano da imputare a Bill Birnes, il co-autore del libro. Comunque lui è stato…la comunità UFO ha fatto di tutto per screditare le sue affermazioni ma la mia personale convinzione è che lui dicesse la verità. Mi è sembrato una persona molto credibile.

Ha messo le mani su quelle di un suo nipote e mi ha detto: “Questo è il motivo per cui ho deciso di parlare. I bambini hanno il diritto di sapere come sono andate le cose, siano state esse intenzionali o meno e qualunque sia il loro giudizio.”

Mi ha parlato anche dei circuiti integrati, delle fibre ottiche e di quelle super resistenti, tutte cose a suo dire inserite nel circuito militare- industriale attraverso operazioni segrete dell’esercito e, forse, dell’aviazione. Queste sono le cose di cui mi ha parlato ma, a parte lui, non ho mai incontrato nessun altro che si sia detto personalmente coinvolto in operazioni di retro-ingegneria.

Nel tuo documentario hai incluso anche dei documenti incredibili, tra cui uno di pugno di J. Hoover…

Avevo letto qualcosa su quel documento, forse in un libro di Timothy Good, non riesco a ricordare. In quel documento J.Edgar Hoover dice di aver cercato di ottenere l’accesso ai dischi recuperati. Il documento porta la data scritta a mano dallo stesso Hoover ed è 15 o 20 luglio 1947, solo pochi giorni dopo l’incidente di Roswell…ora non ricordo la data esatta.

E confermo di aver trovato il documento sul sito internet dell’FBI, per questo ho messo l’indirizzo internet del sito nel film. Recentemente mi è stato detto che quel documento non è più accessibile su internet ma ripeto di averlo personalmente visto sul sito dell’FBI. Può darsi che si sia trovato lì a causa di una qualche svista e che io abbia avuto la fortuna di trovarlo, non lo so. Comunque è un documento scritto a mano e non battuto a macchina, quindi è facilmente verificabile grazie alla calligrafia.

Riassumendo, qual’ è lo scopo di Out of The Blue?

Potrei dire che con Out of The Blue uno dei nostri obiettivi era portare le prove allo scoperto e permettere agli spettatori di decidere in prima persona. Non volevano affermare gratuitamente la realtà della vita extraterrestre o parlare degli occupanti e dei luoghi di origine degli oggetti avvistati. Credo solo che, vedendo il film, ognuno può concludere che esiste un fenomeno e che intorno a noi agiscono velivoli strutturati di origine ignota chiaramente sotto controllo intelligente e chiaramente non terrestri nel senso della tecnologia.

La gente può decidere liberamente per quale posizione propendere, se credere o no che sono di origine extraterrestre, visto che non sono certamente nostri. Io ho parlato anche con i russi e con moltissime altre persone ma non ho inserito queste cose nel film. Lascio libero lo spettatore di decidere cosa credere.

Quali sono le tue conclusioni?

La mia personale opinione, quella che rispecchia meglio le mie sensazioni, è che ci sono velivoli strutturati di ignota origine che sono in grado di volteggiare impunemente intorno ai nostri jets più veloci. Lo dico pubblicamente e ne ho le prove. Esiste su questo pianeta una tecnologia che è infinitamente più avanzata della nostra ed esiste uno sforzo concertato internazionale per tenere questa verità celata al pubblico.

Ancora una volta: perchè il Governo dovrebbe nascondere queste cose?

Posso solo fare delle ipotesi. Hanno paura di rendere pubbliche informazioni riguardo a fatti su cui non hanno il minimo controllo? Potrebbe darsi che nel 1947 siano entrati in possesso di tecnologie che non potrebbero condividere con i propri alleati senza condividerle anche con i propri nemici? Sono solo ipotesi, ma mi sembra che abbiano un certo senso logico.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ci aspetta probabilmente un altro intenso anno di lavoro per Out of The Blue, siamo in contatto con un altro gruppo, questa volta di primo piano. Abbiamo un agente molto bravo ad Hollywood che si occupa di tutto meno che di documentari sugli UFO e questo ti fa capire quanto sia importante. Ho con me anche dei buoni addetti alle pubbliche relazioni e ho trovato un buon editore quindi andremo avanti, ci procureremo altre testimonianze importanti e poi speriamo di farlo uscire nei cinema, se avremo successo.

Poi ho cominciato a lavorare con Energy Next, un progetto dedicato allo sviluppo di energie pulite e sicure per il futuro. Vogliamo lavorare per promuovere le energie rinnovabili e liberare il mondo dai carburanti fossili. Questo è il mio prossimo progetto.

Parlami dell’evento che si svolgerà al Club della Stampa Nazionale

Abbiamo organizzato un evento per il 12 novembre 2007 presso il Club della Stampa Nazionale a Washington D.C. al quale parteciperanno 15 rappresentanti di alto grado degli eserciti e dei governi di sette nazioni. Queste persone non sono semplici investigatori civili sul fenomeno UFO, sono tutti funzionari governativi e ufficiali militari che hanno studiato seriamente la questione e sono pronti a condividere con noi tutto quello che sanno.

E’ importante trovare un moderatore serio per tale conferenza e noi abbiamo pensato a Fyfe Symington. Uno potrebbe chiedersi:”Sul serio? Fyfe Symington, proprio lui? Cos’è che lo rende adatto ad moderare una tale conferenza?” Beh, io penso che lui si senta in un certo qual modo in colpa per come diresse le cose dieci anni fà, quando ebbe l’occasione di sollevare la questione a livello internazionale e tutto il mondo lo stava guardando. Penso che ora lui..beh, lui voglia rimettere le cose a posto.

Lui ha fiducia in Out of The Blue, gli piace il modo in cui abbiamo trattato l’argomento e gli piace il fatto che io non faccia affermazioni senza supportarle con prove. In realtà stiamo trattando la questione in modo molto moderato e prudente allo scopo di portarlo all’attenzione del grande pubblico ed per avere accesso alle informazioni di chi ha visto il fenomeno veramente da vicino e ce ne può dare una visione più credibile. Questo è il nostro obiettivo. Non facciamo appello a quelli che sono già appassionati del fenomeno, loro lo conoscono già; a noi interessa, trattandolo in maniera accettabile, portarlo ai mezzi di distribuzione di massa e renderlo noto al grande pubblico.

Grazie per questa intervista, e, soprattutto, per aver realizzato questo splendido documentario. Ci hai fornito un potente mezzo di divulgazione.

Grazie, sai, faccio del mio meglio ed è bello per me vedere persone giovani come voi che se ne interessano. E’ una storia molto significativa ed è difficile staccarsene. Quando ci si coinvolge così tanto come accade a voi-e a me è capitata la stessa cosa-si intravede una qualche verità, si inizia a parlare a livello di ipotesi con tutti e ci si sente rispondere:”Wow, questa sarebbe la storia più importante per l’umanità…” ma poi li vedi che continuano a non voler prendere atto delle prove e a non capire che questa storia sta realmente accadendo ora e ci viene nascosta.

Questa cosa, veramente, mi fa infuriare. C’è una forza dentro di me che mi dice che non è giusto, non è giusto che queste informazioni siano a disposizione soltanto di pochi e non siano condivise con il mondo. E’ questa forza interiore che mi ha spinto a divulgare queste informazioni.

paolaharris.com