Intervista a Jesse Marcel Junior (caso Roswell)

Il Giornale Online
Nel 1947 qualcosa che non era di questo mondo cadde a Roswell nel Nuovo Messico. All'inizio l'Esercito annunciò che un disco volante era caduto nella proprietà dell'allevatore Mac Brazel e che quest'ultimo era andato in città a denunciare la caduta di detriti nel proprio campo. Di conseguenza, Jesse Marcel, ufficiale dei Servizi di Intelligence dell'Esercito, si recò sul luogo e raccolse dei rottami tra cui spiccavano degli elementi strutturali divenuti in seguito noti come “I-beams (travi a forma di “I” n.d.T) che recavano degli strani geroglifici e li portò a casa propria.

Egli svegliò la moglie e il figlio di undici anni Jesse Marcel Jr. per far vedere loro quegli strani manufatti e li definì “qualcosa che non era di questo mondo”. Quel materiale era leggero e resistente e non era possibile scalfirlo. Subito dopo l'Esercito minacciò Marcel e la sua famiglia ordinando loro di non parlare mai più di quei fatti e obbligò l'ufficiale a mistificare quella storia dicendo che quei rottami appartenevano, semplicemente, ad un pallone meteorologico-spia nell'ambito del Progetto Mogul.

Nei suoi ultimi anni di vita il Capitano Marcel disse la verità poichè sapeva benissimo di essere perfettamente in grado di distinguere i rottami di un disco volante da quelli di un pallone sonda. L'imposizione di quel segreto lo rese triste e disilluso. Egli appare nella famosa foto dove i veri detriti erano stati sostituiti con i pezzi di un pallone sonda.
Questa è l'intervista con suo figlio Jesse Marcel Jr., che all'epoca dei fatti era un bambino, intervenuto ad una conferenza tenutasi a Roma il 1° di aprile. Jesse Marcel Jr. ha scritto un libro intitolato “L'eredità di Roswell”. L'intervista è stata realizzata lunedì 11 aprile 2007.

Paola Harris: Abbiamo appena organizzato a Roma una conferenza dedicata a tuo padre Jesse Marcel. Quando hai potuto vedere il livello di preparazione dei ricercatori Italiani, cosa hai pensato? Ti ha sorpreso che in un'altra nazione conoscessero così bene Roswell?
Jesse Marcel Jr.: Si, è stato molto importante per me vedere una tale dedizione a mio padre e mi ha suscitato moltissimi ricordi di quei giorni lontani a Roswell. Per me è stato molto emozionante vedere onorare la memoria di mio padre in quel modo.
Paola Harris: Quando ebbero luogo quei fatti tuo padre ingiunse a te e a tua madre di non parlare mai più di quella storia. Pensi che, se tuo padre fosse vivo, sarebbe contento di sentirti parlare di quell'incidente? Alla fine della sua vita egli ammise di aver taciuto e raccontò quanto era accaduto.

Jesse Marcel Jr.: Il fatto che ora si parli di questo in tutto il mondo gli avrebbe fatto certamente piacere.
Paola Harris: Ormai questa storia non riguarda più soltanto gli Stati Uniti ma interessa tutto il mondo. Che penserebbe tuo padre se fosse vivo?
Jesse Marcel Jr.: Sarebbe molto sorpreso nel vedere quanto sia cresciuto l'interesse per l'incidente di Roswell, soprattutto comparando l'attuale situazione con quella che c'era nel 1978, quando lui iniziò a dire che era caduto un disco volante e che i rottami ritrovati non erano quelli di un pallone sonda.

Paola Harris: I ricercatori Italiani e quelli di tutto il mondo ammirano il tuo coraggio; in luglio cadrà il sessantesimo anniversario dell'incidente di Roswell e tu hai deciso di farlo coincidere con l'uscita del tuo libro. Quanto tempo hai impiegato a scriverlo?
Jesse Marcel Jr.: Iniziai a scriverlo un paio di anni fa mentre ero chirurgo in Irak. Cominciai a buttar giù delle brevi note su quei giorni lontani a Roswell e mi rendevo conto che all'epoca dei fatti ero soltanto un bambino di undici anni. Il libro riguarderà la storia della mia famiglia, sarà un contributo di famiglia sull'evento di Roswell.
Paola Harris: Ma anche la tua testimonianza è importante perchè tu hai visto i rottami.
Jesse Marcel Jr.: Sì! Ho visto i rottami e sapevo benissimo che erano cose uniche e irripetibili e che non erano certo state costruite dall'uomo. Da quel momento in poi seppi che non siamo soli, che c'è gente lassù e che quella gente è molto più abile di noi perchè è stata capace, da qualunque parte provenga, di arrivare fino a noi.
Paola Harris: In seguito ti sei anche reso conto che tutta quella storia era stata messa a tacere, ti sei mai preoccupato o spaventato all'idea di parlarne prima che lo facesse tuo padre?

Jesse Marcel Jr.: Per molti anni non parlammo di quella storia neanche in famiglia perchè ci era stato ordinato di non farlo. Quando mio padre iniziò a parlarne, alla fine del 1978, io provavo disagio nell' affrontare l'argomento in pubblico; lui era piuttosto anziano ed io in quel periodo non ero a casa. Iniziai a parlare di quella storia ufficialmente solo dopo la morte di mio padre.
Paola Harris: Tu e tuo padre ne avete mai parlato approfonditamente e faccia e faccia?
Jesse Marcel Jr.: Abbiamo comparato i nostri appunti su quel che avevamo visto, su quegli strani simboli, sul loro colore, sulla forma di quei materiali e su cosa significassero per noi!

Paola Harris: Quindi per tutta la tua vita hai sempre saputo che non siamo soli?
Jesse Marcel Jr.: So che non siamo soli dal 1947.
Paola Harris: Passi molto tempo osservando il cielo?
Jesse Marcel Jr.: Mi appassionano la Cosmologia e le foto del telescopio Hubble. Là fuori ci sono stelle e pianeti abitabili e c'è gente: lo so fin dal 1947.
Paola Harris: Mi piace il fatto che usi la parola “gente”. Il Colonnello Philip Corso scrisse, nel suo libro “Il Giorno Dopo Roswell”, che al Pentagono esiste un elenco di molte razze di extraterrestri. Non ci sono soltano i Cloni ma anche quelli che li controllano.

Jesse Marcel Jr.: Sono certo che là fuori esistono molte civiltà e che devono essere bendisposte nei nostri confronti altrimenti noi non saremmo qui a parlarne. Se avessero voluto depredarci ci avrebbero già eliminato.
Paola Harris: Quindi ritieni che queste visite extraterrestri siano probabilmente indifferenti, nè buone nè cattive.
Jesse Marcel Jr.: Penso che essi siano sostanzialmente neutrali. Probabilmente vengono in missioni di studio, proprio come faremmo noi. Noi progettiamo ancora di inviare sonde e satelliti verso altri sistemi planetari, loro sono molto più avanti. Non si sono limitati ad esplorare il proprio sistema stellare ma sono giunti fino al nostro.
Paola Harris: Il che vuol dire che ci stanno studiando!

Jesse Marcel Jr.: Se avessero voluto distruggerci avrebbero benissimo potuto farlo, anche perchè noi non siamo una specie esattamente piacevole, visto quello che stiamo facendo al nostro pianeta. Se avessero voluto ci avrebbero distrutto. Se loro fossero molto diversi da noi ci avrebbero già eliminato. Penso che siano molto contrariati dal nostro antiquato sistema di società tribale basata sulla guerra, sistema che è, purtroppo, ancora il più diffuso. Non possiamo fare a meno di combatterci l'un l'altro.

Paola Harris: Pensi che siano preoccupati dal nostro arsenale nucleare?

Jesse Marcel Jr.: Penso che il poligono per i tests di White Sands, nel Nuovo Messico, abbia attirato la loro attenzione. Hanno scoperto che disponevamo di armi nucleari. Non so se si preoccupino o meno ma è certo che sono molto interessati ai danni che stiamo facendo a noi stessi adesso.
Paola Harris: L'energia nucleare è potenzialmente pericolosa.
Jesse Marcel Jr.: Bene, essa rappresenta il potere più spaventoso che mai si sia trovato nelle mani di noi uomini. Se essi dovessero ritenerci una minaccia ci troveremmo in guai seri.
Paola Harris: Pensi che ci permetterebbero di portare l'energia nucleare nello spazio esterno?
Jesse Marcel Jr.: Se fosse per fini pacifici sì, ma per scopi militari no! Non credo che ci permetterebbero di portare il nucleare nello spazio.

Paola Harris: Hai detto che non ce lo permetterebbero, vuoi dire che essi non vogliono che portiamo il nucleare nello spazio?
Jesse Marcel Jr.: Se ci vedessero come una minaccia per qualsivoglia cosa ci sia là fuori, allora, ripeto, ci troveremmo in guai seri.
Paola Harris: Adesso sei in pensione, con più tempo libero ed un libro in uscita. Ti senti più obbligato a parlare del fatto che sei stato testimone di quegli eventi?

Jesse Marcel Jr.: Sì, non so quanto tempo mi rimane su questa Terra e mi piacerebbe diffondere il messaggio il più possibile prima di andarmene. Sarei felice che la gente sapesse quello che io so.
Paola Harris: Ora la gente in Europa sa, la gente in Italia lo sa, Il mondo lo sa.
Jesse Marcel Jr.: Il mondo, sì! Noi non siamo Italiani, Americani o Giapponesi, siamo cittadini di questo pianeta.
Paola Harris: In altre parole, la Razza Umana. Che messaggio hai per le giovani generazioni che verranno dopo di noi?
Jesse Marcel Jr.: Guardate il cielo perchè lì c'è vita e io credo sia importante comprendere che siamo tutti cittadini della Galassia.

Paola Harris: Hai detto di essere felice di essere a Roma perchè ami la storia antica. Quindi ti piace la storia di questo posto.
Jesse Marcel Jr.: Si! é una bellissima città ed qui ogni pietra racconta un pezzo della nostra storia.
Paola Harris: Ieri sera abbiamo parlato ad un programma della radio irlandese e quindi anche gli Irlandesi ti hanno ascoltato, ti rendi conto che anche la tua testimonianza è una parte della storia?
Jesse Marcel Jr.: Io ho visto quello che ho visto. Mi ritengo molto fortunato per essere stato presente a quei fatti nel 1947 e mi sento privilegiato per l'essere divenuto parte di quella grande storia.

Fonte: paolaharris.com