Intervista a Mauro Biglino

Mauro Biglino
Mauro Biglino

Mauro Biglino è curatore di prodotti multimediali di carattere storico, culturale e didattico per importanti case editrici italiane.

Collaboratore di riviste, studioso di storia delle religioni, ha tradotto in passato 17 libri dell’A.T. per le Ed San Paolo.

Da circa 30 anni si occupa dei cosiddetti testi sacri e di Massoneria.

pasgal– Buongiorno Mauro, innanzitutto ti ringraziamo della disponibilità nel condividere con noi parte dei tuoi studi attraverso questa intervista. In Altrogiornale spesso affrontiamo i temi da te approfonditi, è per noi un gran piacere poter condividere con i nostri lettori il tuo pensiero. Iniziamo subito presentandoti ai nostri lettori.

Chi è Mauro Biglino? Quando è nata in te la volontà di affrontare strade diciamo “alternative”? C’è stato qualcosa di particolare che ti ha spinto?

Mauro– Intanto vi ringrazio veramente per l’attenzione che mi avete riservato. Per rispondere in sintesi, posso dire che la mia esperienza e attività in ambito culturale si sono concretizzate nella realizzazione di prodotti multimediali di carattere storico, scientifico e didattico per importanti case editrici italiane (BOLLATI BORINGHIERI, SEI, Edizioni Medico Scientifiche…); ho collaborato con riviste massoniche e studio la storia delle religioni da circa 30 anni… Sono traduttore di ebraico antico e lavoro per le Edizioni San Paolo effettuando la traduzione letterale dell’Antico Testamento a partire dalla edizione prodotta sul Codice masoretico di Leningrado: in 6 anni ho tradotto 23 libri dell’AT; 17 di questi sono stati già pubblicati fino ad oggi nella collana Bibbia Ebraica Interlineare.

Ho pubblicato inoltre tre saggi derivanti dagli interessi che coltivo quotidianamente: “RESURREZIONE REINCARNAZIONE Favole consolatorie o realtà?” in cui analizzo le origini del concetto di resurrezione della carne in occidente e il concetto di rinascita così come appare nei codici buddisti più antichi, quelli scritti in lingua Pali.

CHIESA ROMANA CATTOLICA E MASSONERIA Realmente così diverse?” in cui ho effettuato una analisi sinottica dei principi fondamentali delle due istituzioni dalla quale si rileva che ambedue le organizzazioni si rifanno a principi operativi assolutamente sovrapponibili: interessante vedere come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, il card Bagnasco ecc…abbiano espresso concetti pienamente massonici.

Infine ho pubblicato da poco “IL LIBRO CHE CAMBIERA’ PER SEMPRE LE NOSTRE IDEE SULLA BIBBIA Gli dei che giunsero dallo spazio?” Questo ultimo libro, decisamente alternativo, è nato proprio dalle traduzioni letterali che faccio dall’ebraico. Io non sono un ufologo e dunque ciò che scrivo nasce esclusivamente da ciò che ho rilevato dal testo ebraico masoretico. I contenuti di cui tratto sono stati innanzitutto una sorpresa per me e la spinta a scrivere mi à nata proprio dal desiderio di iniziare a raccontare una prima parte di ciò che giornalmente scopro nel testo antico, senza effettuare voli di fantasia.

pasgal– Parlando del tuo libro, “Gli Dei che giunsero dallo Spazio?”, al quale noi di Ag abbiamo dedicato un articolo di presentazione, vuoi farci una piccola introduzione?

Mauro– Molto volentieri. Il libro affronta una serie di passi dell’Antico Testamento e ne offre il vero significato così come si presenta nelle traduzioni letterali:

  • la creazione aliena dell’uomo;
  • a verità sui dieci comandamenti che sono stati scritti sulla pietra;
  • le visioni degli UFO da parte dei profeti così come loro stessi le hanno raccontate e lo strano comportamento dei loro discepoli;
  • il brano in cui l’Antico Testamento afferma in modo sconcertante che Dio muore come tutti gli uomini;
  • cosa sa la Bibbia del famosi “giganti”;
  • cosa intendevano gli Elohim per “benedizione”;
  • le figure degli angeli spogliate di tutto ciò che su di loro è stato inventato nei secoli;
  • la probabile vera fonte di ispirazione del Vangelo di Giovanni… e molto altro.

Ho voluto documentare il tutto riportando anche il testo ebraico e la traduzione letterale chiaramente indicata parola per parola con un sistema incredibilmente semplice, comprensibile per ogni tipo di lettore. Questo da modo a chiunque di verificare ciò che dico.

pasgal– Spesso su Altrogiornale confrontiamo il messaggio della Bibbia con quello di altri testi sacri, come la Bhagavad Gita e i testi Vedici dell’India, il messaggio di Confucio in Cina, il Taoismo Giapponese. Vedi similitudini, o più direttamente, si può scorgere un messaggio unico universale sulle nostre origini?

Mauro– Lo studio e la traduzione letterale dell’Antico Testamento hanno fatto maturare in me una convinzione: agli Elohim biblici non interessavano messaggi di ordine universale e tanto meno spirituale. Questi ultimi sono frutto di elaborazioni successive intervenute quando il contatto con quegli individui (erroneamente interpretati come dei) è venuto meno. Quindi l’Antico Testamento a me appare come un libro di storia, un testo in cui vari autori di un popolo hanno voluto raccontare la loro saga.

Così facendo dobbiamo attribuire a questo insieme di libri le caratteristiche di ogni lavoro storiografico e dobbiamo quindi considerare che conterrà certamente delle verità, ma anche delle falsità, degli errori, delle dimenticanze accidentali o dei nascondimenti voluti… certi eventi saranno enfatizzati ed altri sottaciuti… i fatti della storia potranno essere interpretati in funzione degli obiettivi e dei messaggi che l’autore intende veicolare… Insomma, un normale libro di storia non sostanzialmente diverso da quelli che conosciamo anche oggi.

Il messaggio universale nella Bibbia è stato introdotto dalle interpretazioni successive, le stesse che vi hanno voluto anche vedere l’affermazione del monoteismo mentre la Bibbia ci narra le vicende di un popolo praticava invece, a partire dallo stesso Mosè, la monolatria. D’altra parte anche i testi e le persone citate nella domanda sono il frutto del loro tempo.

La stessa Baghavad Gita rappresenta il tentativo di conciliare dottrine buddiste e induiste che appaiono in contrasto (agire o non agire, le caste collegate alla legge del karma ecc…)

Sarebbe interessante sviluppare i parallelismi e le differenze tra Confucio e Lao Tze, oppure la successione degli eventi che hanno portato alle origini della religione Vedica cui è seguito il Bramanesimo, poi l’Induismo ecc… ma andremmo fuori tema e l’argomento richiederebbe spazi ben più vasti di quelli concessi ad una intervista.

pasgal– Parlando della Bibbia, credi che alcuni passi custodiscano un valore esoterico e simbolico, oltre a quello letterale? Se sì, come si possono conciliare questi differenti piani semantici?

Mauro– Io sono forse deviato dal mio lavoro di traduttore letterale e dunque sono uno strenuo seguace di uno dei massimi esegeti ebrei, Rashi de Troyes (X-XI sec d.C.), che aveva affrontato questo problema non secondario e che è addirittura determinante agli effetti della ipotesi contenuta nel mio libro. Egli affermò che alle parole della Toràh si possono attribuire anche 70 significati diversi, uno per ciascuna delle 70 lingue nelle quali venne suddivisa la lingua umana originaria al tempo della costruzione della torre di Babele, ma – dice appunto Rashi – c’è un significato che queste parole “non possono non avere” ed è quello “letterale”. Proprio di questo si tratta: provare a pensare che gli autori biblici ci abbiano voluto dire “esattamente ed esclusivamente” ciò che ci hanno detto, senza dietrologia, senza misteri da svelare attraverso cammini difficili ed oscuri…

Garantisco che se si adotta questo approccio la Bibbia diviene coerente, chiara, comprensibile e non si corre il rischio di seguire le illusioni che molti commentatori inseriscono perché a loro piacerebbe che ci fossero. So che questa mia risposta non soddisferà i cultori del mistero ma devo dire che la concretezza delle lingua e degli autori ebraici vanno compresi e rispettati nella loro pienezza, e il fascino di ciò che ci hanno concretamente raccontato è di gran lunga superiore ad ogni invenzione successiva. Molti sono stati nel passato – e sono oggi – i commentatori ebrei che si attengono a questa indicazione. Ciascuno è poi ovviamente libero di vedere nella Bibbia ciò che ritiene ed io che “non” sono un possessore di verità rispetto tutte le scelte.

pasgal– Adesso un tema scottante che oggi fa molto discutere: morte, resurrezione e reincarnazione, puoi descriverci la tua opinione in base alle ricerche che hai fatto?

Mauro– La mia personale opinione è che l’uomo abbia sempre avuto un bisogno disperato di risolvere la madre di tutte le angosce: la paura della morte. L’uomo non vuole accettare l’idea di finire per sempre ed allora, nel corso dei millenni, ha elaborato ogni forma possibile di ipotesi pur di garantirsi la possibilità di non morire in via definitiva. Ogni cultura, ogni tradizione, ogni civiltà ha dunque ipotizzato una forma di sopravvivenza: Il Libro tibetano dei morti, il Libro egizio dei morti, il Libro ugaritico dei morti, il Libro dell’Am-duat ecc… sono solo alcuni dei prodotti di questo bisogno esistenziale ed è evidente che ciascuno contiene delle verità che, se dimostrate, annullerebbero quelle contenute negli altri.

Nessuno al mondo è in grado di dire con certezza quale di questi testi contenga eventualmente la vera soluzione del problema e dunque la mia impressione è che possano essere considerati tutti veri e tutti falsi allo stesso tempo: ciascuno sceglie.

Nel libro Resurrezione Reincarnazione ho esaminato in particolare il concetto di resurrezione presente nel cristianesimo e quello di reincarnazione presente nelle dottrine orientali, arrivando a documentare come lo stesso Budda ne negasse l’esistenza, là dove diceva che “solo coloro che non sanno vanno a cercare se stessi in vite precedenti o pensano che esistano vite successive”. Eppure in occidente sono molti i Buddisti che dicono “sono Buddista e credo nella reincarnazione “mentre forse dovrebbero dire “sono buddista quindi NON credo nella reincarnazione”. Come già detto, io non possiedo delle verità e sono quindi aperto ad ogni possibile ipotesi ma tutto ciò che l’uomo ha elaborato su questo tema rimane appunto nel campo delle ipotesi, perché di certezze penso che non ve ne siano.

pasgal– Per quanto riguarda prove storiche sulla vita di Gesù, hai fatto ricerche relativamente alla loro possibile scomparsa o distruzione? Ad esempio Edgar Cayce ha indicato l’incendio alla Biblioteca di Alessandria come momento fondamentale a riguardo. Quale è la tua idea e quali motivazioni possiamo scorgere in questi gesti apparentemente scellerati?

Mauro– Ritengo che Gesù sia realmente esistito; ne parlano autori di varia estrazione (Giuseppe Flavio, storici romani, il Talmud Shanedrin…) e ci sono gli studi molto interessanti condotti al riguardo da vari autori, tra cui David Donnini che ha ricostruito anche la localizzazione storico-geografica della sua attività identificando in Gamala la sua cittadina di origine. Ho letto molte volte il Nuovo Testamento in Greco e ho maturato la convinzione che egli era uno dei tanti Rabbi del tempo, un predicatore che attendeva i tempi messianici in cui Israele avrebbe conseguito la sua definitiva indipendenza da ogni forma di dominio straniero. Consiglio a questo proposito di leggere soprattutto il Vangelo di Marco, forse il più vicino agli eventi narrati e dunque il meno elaborato.

Certamente non era, e non pensava di essere, il figlio di Dio secondo quel concetto ellenistico che poi invece si è affermato soprattutto grazie alla predicazione dell’apostolo Paolo di Tarso: per Gesù, ebreo rispettoso delle leggi, quel concetto di figliolanza divina sarebbe stato una bestemmia non suscettibile di perdono. L’incendio della Biblioteca di Alessandria non è che uno dei tanti esempi delle drammatiche conseguenze cui può giungere quell’integralismo religioso di cui il Cristianesimo e l’Islam sono maestri da sempre, anche se non dobbiamo dimenticare che la Biblioteca alessandrina ha subito vari possibili incendi (quello del 48 a.C. di Giulio Cesare; l’attacco di Aureliano intorno al 270 d.C.; il decreto di Teodosio I del 391 d.C.; la conquista araba del 642 d.C.) e dunque ricollegare la distruzione dei testi in modo specifico a Gesù mi parrebbe un po’ forzato e forse pretestuoso.

pasgal– La Chiesa cattolica è tradizionalmente ostile alla Massoneria, ma da alcune dichiarazioni scritte e pubbliche di alti prelati (card. Bagnasco, Martini…) viene da pensare che queste loro affermazioni trovino preziosi riscontri nelle dottrine massoniche ufficialmente condannate. Qual’è il tuo punto di vista?

Mauro– Devo dire che al riguardo ho idee abbastanza precise e le ho documentate nel libro “CHIESA ROMANA CATTOLICA E MASSONERIA Realmente così diverse?” citando i testi massonici e la documentazione ufficiale pubblicata dal Vaticano. La Chiesa si occupa di fede e da questa fa derivare una serie di indicazioni operative; la Massoneria dichiara apertamente di “non” occuparsi di fede e formula una serie di indicazioni operative la cui origine si trova nella razionalità umana.

Se noi prendiamo queste indicazioni, le estrapoliamo dal contesto e le riportiamo in modo asettico ci accorgiamo che molto spesso difficilmente riusciamo a comprendere quale delle due organizzazioni le ha formulate. Ho fatto così nel primo capitolo del libro e molti lettori mi hanno scritto dicendo appunto che non sono riusciti a identificare la fonte, a dire cioè se determinate affermazioni appartengono alla Chiesa o alla Massoneria. Si tratta quindi di due Istituzioni decisamente simili dal punto di vista operativo e anche rituale; condividono molti obiettivi di carattere etico e sociale; hanno una visione umanitaria sovrapponibile…

La rivalità tra le due nasce sostanzialmente dallo storico anticlericalismo massonico, ormai in via di progressiva diminuzione, e dalla volontà della Chiesa di controllare le coscienze in nome di una presunta verità nei confronti della quale invece la Massoneria lascia totale e assoluta libertà ai suoi appartenenti. Va detto infatti che sono molti gli uomini di Chiesa che tentano da decenni di ricomporre il dissidio che parrebbe non avere più ragione di esistere e ci sono obbedienze massoniche che da tempo cercano di stabilire un dialogo produttivo, ma le più alte gerarchie ecclesiastiche continuano ad affermare la loro ferma volontà di non colloquiare.

Tutto questo tra l’altro mi pare avvenga nella totale dimenticanza delle affinità evidenti e in totale spregio del precetto evangelico che chiede di avvicinarsi soprattutto a chi viene ritenuto lontano dalla verità e se la Chiesa ritiene che la Massoneria sia lontana dal vero dovrebbe cercare di avvicinarvisi.

pasgal– Il cinque del quarto mese dell’anno trentesimo, durante la grande deportazione sulle rive del canale Chebar, il profeta Ezechiele narra dell’espressione della potenza di Dio sotto forma di carro di fuoco. Paragonato ai giorni nostri, potrebbe essere questa una chiara ed inequivocabile manifestazione di forma ufologica?

Mauro– Rispondo con grande chiarezza.
Dopo avere letto e tradotto più volte dall’ebraico antico il passo di Ezechiele – anche nel rispetto delle indicazioni di Rashi de Troyes di cui ho detto prima – direi proprio che si tratta di una chiara ed inequivocabile manifestazione ufologica. Ogni altra interpretazione richiede immensi voli di fantasia per trovare delle spiegazioni coerenti: ci hanno provato teologi, mistici, esoteristi, ma nessuno è convincente come la stupenda e ineguagliabile letteralità del testo.

Nel mio ultimo libro sugli Dei scesi dallo spazio ho riportato la traduzione letterale di tutti i versetti, proprio per rappresentare al lettore la precisa volontà dell’autore del libro di Ezechiele di narrare un fatto concreto, preciso; un evento in cui un mezzo chiaramente ed inequivocabilmente meccanico si presenta al profeta in varie situazioni.

Quando leggiamo quei testi non dobbiamo dimenticare che gli autori del tempo avevano la necessità di raccontare ai loro contemporanei eventi che erano di ordine diverso rispetto alla normalità, fenomeni che “trascendevano” le conoscenze e le possibilità di comprensione.

Sappiamo per esempio che tutto ciò che era inerente al volo non poteva che essere definito con la terminologia propria del mondo degli “uccelli”; tutto ciò che attraversava velocemente l’aria non poteva che essere descritto come una forma di “vento” (ruàch: termine il cui significato si è evoluto fino ad acquisire poi il valore di “spirito”); tutto ciò che emetteva una qualche forma di energia visibile era definito “ardente o infuocato”; gli improvvisi getti o riflessi di luce erano necessariamente “lampi”; ogni rombo, frastuono o rumore prodotto da un qualunque mezzo veniva identificato con il “tuono” o con il suono prodotto da grandi masse di acqua; ogni strumento di osservazione, magari di forma tondeggiante, era evidentemente un “occhio”, e così via…

Per questo ritengo che non ci debbano essere dubbi in merito e lo dico con tranquillità perché io non sono un ufologo, non mi sono mai occupato di UFO, non ho mai visto nulla di ufologico in vita mia: mi limito a raccontare ciò che leggo nell’ebraico masoretico.

pasgal– Nel tuo libro fai notare come i Vangeli canonici abbiano una certa somiglianza con l’ermetismo e cultura misterica Egizia. Alla luce di questo chi o “cosa” era Gesù Cristo?

Mauro– Di Gesù Cristo ho già detto in una risposta precedente e quindi ora preciso solo che le somiglianze con le dottrine ermetiche che riporto nel mio ultimo libro servono a documentare come i discepoli – in particolare Paolo e l’Evangelista Giovanni – avessero la necessità di trasformare la figura di Gesù per renderla accettabile al pensiero del tempo.

Il Rabbi ebreo messianico non avrebbe trovato alcun credito presso la cultura della cosiddetta koiné, la comunità ellenistica diffusa nel bacino del mediterraneo che aveva le sue capitali in Atene e Roma. Gli apostoli avevano quindi bisogno di attingere dai testi del tempo e di usare concetti che fossero di dominio comune, quindi accettabili da parte di coloro presso i quali si svolgeva la predicazione.

In quel periodo si attendeva la figura di un Dio “sotèr” (salvatore per l’umanità) e dunque la figura di Cristo è stata elaborata al fine di renderla compatibile con queste attese. Cristo rimane invece, a mio avviso, un predicatore ebreo; sono i suoi seguaci che lo hanno artificiosamente trasformato: una trasformazione che nei secoli ne ha completamente stravolto la figura.

Leggendo attentamente i contenuti delle sua predicazione ci si accorge di quali sono i libri anticotestamentari sui quali si è preparato a divenire un Rabbi; se si osserva la sua attività quotidiana si constata che corrispondeva a quella dei suoi colleghi maestri predicatori; se si analizza nei particolari la sua predicazione si vede molto bene come il suo atteggiamento corrispondesse a quello dei Rabbi che si preparavano alla scuola Rabbinica di Rav Hillèl, uno dei due massimi maestri suoi contemporanei (l’altro era Rav Shammài).

Insomma, un vero predicatore ebreo del tempo che è stato messo a morte perché troppo pericoloso per le aspettative messianiche di cui egli e la sua famiglia di Gamala (i suoi fratelli) erano portatori.

pasgal– Sempre nel tuo libro si evince come, traducendo i testi della Bibbia dall’ebraico, in modo letterale, sia possibile notare delle significative relazioni che portano a presupporre la Mano degli Alieni nella creazione degli Esseri Umani. Questi caratteri Ebraici potrebbero avere anche un’interpretazione iconografica o Sonora come alcune dottrine esoteriche?

Mauro– Ritengo che la traduzione letterale sia la modalità più concreta, efficace, corretta e coerente per riportare il vero pensiero degli autori biblici. Essi sono così precisi e attenti nel descrivere quanto avvenuto che mi pare di fare loro torto nel volere aggiungere qualcosa di nostro, qualcosa che appartiene alla nostra cultura ma che non apparteneva alla cultura ebraica delle origini. Non a caso nel libro ho voluto dimostrare tutto il mio personale rispetto indicando, oltre ai versetti con la traduzione letterale, anche il dizionario di ebraico da cui si rileva la precisione con cui ad esempio la Genesi ci narra l’evento della formazione dell’uomo da parte di quegli individui (Elohìm) che la tradizione religiosa si ostina a definire Dio.

La valenza sonora o iconografica può essere riscontrata ed utilizzata nelle forme di trasmissione verbale, o non verbale, e di memorizzazione, ma non incide sulla valenza dei contenuti che hanno invece vita propria. Quando raccontavano la creazione aliena dell’uomo gli autori biblici erano consapevoli della straordinarietà dell’evento e per questo, come faccio rilevare nel libro, hanno voluto ripetere certi versetti come se volessero essere certi di trasmettere l’informazione senza equivoci.

Io penso che di questo si debba tenere conto quando si procede con l’attribuire altri significati, cosa che mi pare avvenga spesso con troppa facilità. Ma ovviamente questo è solo il mio pensiero che come tale va preso, anche se devo dire che è suffragato dalle convinzioni di molti studiosi e commentatori ebrei a noi contemporanei che richiamano spesso la necessità di rimanere fedeli al testo.

pasgal– Adesso una domanda importante: Dio esiste? Cosa si intende con questa “parola”?

Mauro– Risposta altrettanto importante: non lo so!
Io di Dio non so nulla e per questo non ne parlo mai. Non ho ovviamente le certezze dei credenti ma non ho nemmeno le certezze degli atei dichiarati. Tutto ciò che posso dire è che nella Bibbia non c’è il Dio che ci viene presentato dalla tradizione religiosa occidentale: il Dio della Chiesa Romana è stato creato da secoli di pensiero teologico che ha viaggiato per vie sue, spesso dimenticando, cancellando, occultando o interpretando in modo artificioso, moltissimi passi delle cosiddette sacre scritture. Ritengo anche che l’unico comportamento giusto da tenere nei confronti di Dio sia quello indicato dalla teologia apofatica sino dal IV secolo dopo Cristo: il silenzio. Dio è insomma una questione di fede che ciascuno risolve con se stesso.

pasgal– Sono apparsi cropcircles contenenti anche l’antica scrittura ebraica o almeno è stata così interpretata come nel caso dell’agosto del 1991 a Milk Hill vicino Alton Barnes (lo troviamo in fondo a questo articolo o nel libro “Il mistero dei cerchi nel grano” Di Michael Hesemann a pag.167). Come li possiamo interpretare? Più in generale quale spiegazione daresti ai fenomeni dei cerchi nel grano?

Mauro– Non sono un esperto e neppure uno studioso di questo argomento e dunque evito di dire stupidaggini; ho visto anche in questi giorni varie interpretazioni pubblicate di recente e mi limito a prenderne atto. Ho però una convinzione che va oltre le singole interpretazioni, spesso anche divergenti le une dalle altre: è ormai impossibile liquidare il tutto affermando che si tratta di bufale. Quando ho fatto una conferenza con Alan Ford per conto delle riviste FENIX ed XTIMES ho visto fotografie di agroglifi troppo articolati e troppo significativi per poterli considerare semplici scherzetti di buontemponi. Voglio però ancora sottolineare una curiosità, partendo proprio dalla interpretazione citata nella domanda in relazione alla lingua ebraica.

Se “qualcuno” sta cercando di comunicare con noi usando la lingua in cui è stata narrata l’origine dell’uomo, dobbiamo sapere che anche noi abbiamo inviato un messaggio nella lingua in cui questo “qualcuno” ha insegnato a scrivere all’uomo: il sumerico. La NASA nel 1977 ha inviato nello spazio una sonda contenente un CD, il Voyager Golden Record, con alcune informazioni scientifiche e astronomiche sul pianeta Terra e sull’uomo; in quel CD ci sono i saluti in 56 lingue e la prima lingua scelta dalla NASA è stata proprio quella sumerica.

Chissà, forse ci avviciniamo al contatto ufficiale e stiamo comunicando alla ricerca di una reciproca comprensione. Ma è solo una idea ovviamente, una idea priva di certezze: è bello pensarlo, come una specie di sogno; la speranza che l’uomo nutre da secoli di incontrare prima o poi i suoi “creatori”.

pasgal– Nibiru, il decimo pianeta, il pianeta degli Dei, gli Annunaki. Puoi dirci se e come i tuoi studi hanno incontrato ed interpretato questo concetto? Prevedi un suo “ritorno”?

Mauro– Per quanto concerne Nibiru io mi attengo a ciò che ne dicono coloro che ne hanno elaborato l’ipotesi e ne stanno studiando la possibile reale esistenza: da Sitchin agli astronomi… Bisogna che ciascuno faccia il suo mestiere, per cui come traduttore devo dire che la Bibbia non ne fa cenno, non ci dice cioè da dove sono arrivati gli Elohìm. Io considero quindi Nibiru una delle tante ipotesi possibili sul luogo di provenienza di questi esseri ma non ritengo che sia vincolante: intendo dire che gli Elohìm e il loro intervento genetico nella evoluzione che dai primati ha portato all’Homo Sapiens non dipendono dall’esistenza o meno di Nibiru.

I racconti biblici che riporto letteralmente nel mio libro parlano di Elohìm, di creazione aliena dell’uomo, di unione sessuale di questi ET con le femmine umane, di giganti ecc… con una precisione che pare non lasciare veramente adito a dubbi. Se un giorno si confermerà l’esistenza di Nibiru ne prenderò atto ma se questo non avverrà non cambierà nulla nel significato delle traduzioni bibliche, vorrà semplicemente dire che questi Elohìm sono arrivati da altre parti. Magari un giorno saranno loro stessi a dircelo.

pasgal– Adesso una domanda sensibile ai nostri lettori: l’Era dell’Acquario, la Nuova Era, il 2012. Sempre più persone vedono questo momento come il culmine di un ciclo che va già cambiando e che anche grazie al calendario Maya trova il suo picco nel 2012, più precisamente il 21 dicembre 2012. Cosa pensi a riguardo?

Mauro– Penso che tutto ciò che si sta sviluppando attorno al 2012 risponda a due esigenze, una delle quali fa leva sull’altra. La prima è il bisogno ricorrente che l’umanità ha sempre dimostrato di avere nei confronti dell’attesa di “tempi ultimi”; il concetto di fine del mondo, fine del tempo – o di un particolare tempo – ha da sempre accompagnato l’umanità. Ricordo quanto ho detto sopra circa Gesù Cristo: nei 150 anni che lo hanno preceduto e seguito la “fine dei tempi” era un concetto decisamente più radicato di quello attuale.

La certezza era assoluta, priva di ogni dubbio ma, come sappiamo bene, ciò che era atteso non si è verificato; poi i suoi seguaci hanno nuovamente atteso come imminente il suo ritorno (altra fine dei tempi con instaurazione di un paradisiaco regno terrestre) ma si sa che i cristiani sono da 2000 anni i figli di una promessa non mantenuta; poi abbiamo avuto l’anno mille, poi il mille e non più mille… ma già molto prima, nel 1500 a.C., il papiro egizio di Ipuwer descriveva scenari da fine del mondo imminente…

I Maya non sono diversi dal resto dell’umanità; in particolare essi vivevano nella convinzione di un tempo ciclico in cui gli eventi iniziano e poi terminano per dare avvio ad un nuovo ciclo. Quindi, se si vuole credere, pensare, sperare che nel 2012 abbia inizio un qualcosa di fondamentalmente diverso, o si preferisce temere che finisca il mondo, si è ovviamente liberi di farlo: ritengo semplicemente difficile considerarlo “certo” sulla base delle credenze Maya.

La seconda esigenza cui mi riferivo è di tipo prettamente commerciale ed è quella che fa leva sulla prima: autori, editori, predicatori, reti televisive, industria cinematografica, guru dell’ultima ora… producono ricchezza enfatizzando sapientemente la questione del momento. Ma questo è connaturato ai tempi in cui viviamo e non sarò certo io a spingere qualcuno a rinunciare alle sue convinzioni, soprattutto se queste sono portatrici di speranze per tempi nuovi e positivi. In ogni caso, in attesa del 2012 vivo tranquillo.

pasgal– Prima di salutarci ti chiediamo se hai qualche consiglio per i nostri lettori. Ad esempio come possiamo affrontare al meglio il prossimo futuro, quale percorso consigli di seguire?

Mauro– Già ho detto che non sono un possessore di verità, non sono un maestro, non ho nulla da insegnare quindi questa domanda mi crea un po’ di apprensione. Se qualcuno dovesse malauguratamente esprimere la volontà di seguire delle mie ipotetiche indicazioni io gli direi che è inutile seguire me perché io stesso non so dove sto andando. Quindi l’unico consiglio che mi sento di dare è quello di procedere lungo il cammino individuale che tenta di applicare il libero pensiero.

Troppi sono i venditori di verità precostituite, troppi sono i portatori di illusioni; ci sono sempre stati e ci saranno sempre: ci sono individui o organizzazioni che accusano di illusorietà delle dottrine al solo scopo di sostituirle con altre a loro più funzionali.

In questo proliferare di “insegnamenti” noi dovremmo cercare di pensare con la nostra testa; di condurre un percorso di ricerca che non dia mai nulla per scontato; di vivere nella convinzione che la verità si trova sempre dietro l’angolo successivo a quello che abbiamo appena voltato.

Io penso che la pietra filosofale che trasforma alchemicamente l’uomo non sia un “quid” di magico che si trova alla fine della ricerca, ma sia la ricerca stessa: questa ci rende liberi, consapevoli della nostra piccolezza e dunque potenzialmente migliori. Almeno così penso e soprattutto spero. Un caro saluto e ancora un ringraziamento per l’attenzione che mi avete prestato.

pasgal– Grazie a te Mauro.