Intervista al Prof. Piergiorgio Odifreddi

Darwin

Abbiamo intervistato (Critica Scientifica) il Professor Piergiorgio Odifreddi, con l’intento di continuare a dare, su questo sito, voce e spazio al confronto costruttivo e rispettoso delle diverse posizioni.Abbiamo intervistato (Critica Scientifica) il Professor Piergiorgio Odifreddi, con l’intento di continuare a dare, su questo sito, voce e spazio al confronto costruttivo e rispettoso delle diverse posizioni.

La disponibilità di Piergiorgio Odifreddi, già intervenuto più volte su CS, e’ stata immediata. Per confrontarsi occorre la disponibilità ad accettare l’altro come interlocutore. E proprio per questo lo ringraziamo sinceramente. L’auspicio e’ che da questa intervista possa continuare il confronto, la conoscenza e l’apprezzamento reciproco.

1) Prof. Odifreddi, si sente a disagio nel conversare con qualcuno che sostiene che il Darwinismo non ha basi scientifiche?

Essendo un professore, sono abituato a conversare con persone che spesso non conoscono l’argomento di cui parlano, o non lo conoscono bene: è la condizione tipica degli studenti, e i professori esistono proprio per parlare con loro. In genere, però, a discutere contro il Darwinismo sono adulti che non hanno le basi scientifiche specifiche, e spesso neppure la cultura generica, per farlo. Dovrebbero semmai essere loro a sentirsi a disagio a parlarne, ma credo che faccia parte del loro tipo psicologico farlo comunque, e credere ovviamente di avere ragione, nonostante il parere contrario della totalità degli specialisti. A volte alcuni di questi “negazionisti scientifici” sono dei presuntuosi di valore, che avendo fatto qualcosa di buono in un campo, pensano di poter dire la loro su qualunque altra cosa: ad esempio, Goethe e Bergson, che pretendevano di capirne più di Newton e di Einstein, rispettivamente sulla luce e sul tempo. Ma più spesso i “negazionisti scientifici” sono solo dei presuntuosi ignoranti, che credono di saperne più di Darwin o di Godel sulla natura o la matematica.

2) Di fronte ad un fenomeno, dalla scienza ci aspettiamo di conoscere “come” quel fenomeno si verifica. Fino ad ora, riguardo l’evoluzione, abbiamo sentito dal neodarwinismo, che tutto è avvenuto grazie al caso e alla selezione naturale. Lei non crede che questa visione sia superata e, come per la fisica, anche per l’evoluzione, vadano cercate delle leggi che spieghino i fenomeni evolutivi?

Equiparare il neodarwinismo all’affermazione che “tutto è avvenuto grazie al caso e alla selezione naturale” è una sciocchezza, analoga ad equiparare la teoria dei numeri all’affermazione che “tutto è numero”. In un caso e nell’altro ci sono infatti interi volumi di leggi matematiche al riguardo: basta citare, nel caso dell’evoluzionismo, la formula di Hardy-Weinberg o il modello di Fischer, tanto per limitarsi ai primi risultati matematici nel campo. Poiché tutti i testi di biologia (soprattutto di genetica) evolutiva riportano decine di esempi del genere, dire che “vanno cercate le leggi dell’evoluzione” è l’indizio che non se n’è mai letto né studiato nessuno.

3) Quale errore marchiano nota spesso in chi critica il neodarwinismo? Ha un consiglio da suggerire?

Come ho già detto, il fatto di parlare di ciò che non si conosce. Dunque, il miglior consiglio è quello che dava già Lenin: “studiare, studiare, studiare”.

4) Darwin non fu il primo a teorizzare una trasformazione delle specie nel tempo. Perché ebbe così tanto successo?

Il primo capitolo del capolavoro di Darwin, L’origine delle specie, riporta un lungo elenco di predecessori dei vari ingredienti della teoria dell’evoluzione. Lui riuscì a isolare quelli essenziali e a integrarli in una teoria coerente e naturale, scoperta indipendentemente anche da Wallace. Il motivo del loro successo fu, semplicemente, l’osservazione che fece Huxley quando vide la loro soluzione al problema: “come ho fatto a non pensarci anch’io?”. In altre parole, lungi dall’essere una teoria strampalata o complicata, l’evoluzionismo è l’uovo di Colombo, e una volta scoperto si è imposto per la sua naturalezza a tutti coloro che avevano pensato seriamente a questi problemi.

5) Tornando indietro nel tempo, molto indietro… Come immagina il Big Bang?

A dire il vero, nel Modello Standard il Big Bang non è un evento che accade nel tempo, ma un punto limite verso il quale tende l’evoluzione del cosmo, quando lo si osserva in senso temporale contrario. Avvicinandosi a quel limite le leggi della fisica attuale perdono di significato, e in particolare non hanno più senso le nozioni di spazio e tempo. Non vedo come ci si possa immaginare un simile “non-evento”, al di fuori dello spazio-tempo.

6) Quale aspetto matematico la affascina di più dell’Universo?

Credo che l’aspetto più affascinante dell’Universo sia appunto che si possa descrivere, almeno in parte, in maniera matematica, attraverso formule concise ed eleganti come le equazioni dell’elettromagnetismo di Maxwell, le equazioni di campo di Einstein, e l’equazione d’onda di Schrodinger e Dirac.

7) Mentre, del nostro pianeta, quali sono le cinque mirabilia scientifiche che la lasciano pieno di stupore?

Le due più interessanti mi sembrano essere la struttura a doppia elica del Dna e il relativo codice genetico: la cui universalità, tra l’altro, dimostra che tutti gli organismi hanno un’origine comune, e costituisce una delle tante prove a sostegno della teoria evoluzionistica. Legata a queste due, c’è l’enorme varietà delle forme viventi. Come diceva Darwin, nella conclusione del citato L’origine delle specie, “c’è qualcosa di grandioso nel fatto che da un semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano ad evolversi”. Nel campo inanimato c’è invece la deriva dei continenti e la conseguente presenza di punti caldi, come quelli che hanno dato origine alle isole delle Hawaii e al parco di Yellowstone. E ci sono i cristalli quasiperiodici, a simmetria pentagonale, che uniscono la bellezza fisico-chimica a quella matematica.

8) Pare che il nostro pianeta, a causa dell’attività umana, si stia riscaldando, con prospettive nefaste per tutti. Lei ci crede? I cambiamenti climatici antropici, sono una realtà?

Io direi che, più in generale, i cambiamenti climatici sono un’ovvia realtà, che ha caratterizzato l’evoluzione geologica e biologica del nostro pianeta nel corso dei quattro e più miliardi della sua vita. Il più disastroso è stata forse la catastrofe dell’ossigeno, che ha causato la quasi totale scomparsa degli organismi anaerobici e ha permesso l’evoluzione di quelli aerobici, noi compresi. Nessuna attività umana può avere effetti altrettanto “disastrosi”. E anche se li avesse, il pianeta ha già dimostrato appunto di sapersi adattare e di potersi evolvere in altre direzioni. Un’eventuale scomparsa dell’uomo non sarebbe un gran problema per la Terra, e forse neppure per l’uomo stesso.

9) Quando la teoria eliocentrica non aveva ancora delle evidenze a suo favore e la teoria geocentrica stava agonizzando, i sostenitori della seconda erano preoccupati oppure continuarono ad avvertirla come solida fino alla fine?

Credo che ci sia un gran fraintendimento, a proposito di questo argomento. Il sistema tolemaico non è mai stato “agonizzante”, e meno che mai è “morto”: ancor oggi, se vogliamo descrivere i moti dei pianeti rispetto alla Terra, dobbiamo usarne uno analogo e dello stesso genere, eventualmente perfezionato. E’ solo quando vogliamo descrivere i moti dei pianeti attorno al Sole, che dobbiamo cambiare sistema, e porre appunto il Sole al centro. I due sistemi sono equivalenti, e lo stesso Copernico ha mostrato nel Commentariolo come ha dedotto il sistema eliocentrico da quello geocentrico, e ha spiegato il ruolo degli epicicli nel secondo come proiezioni del moto della Terra attorno al Sole nel primo. Naturalmente, come si parla dell’evoluzionismo senza aver mai letto Darwin, si parla dell’eliocentrismo senza aver mai letto Copernico…

10) Secondo lei, si può criticare il darwinismo? E se si, tra tutte le critiche che ha avuto modo di ascoltare, mi fa un esempio di una critica intelligente (o interessante) in cui si è imbattuto?

Tutto si può criticare, se si hanno argomenti per farlo. Le critiche più intelligenti al Darwinismo si trovano nel già citato L’origine delle specie, che per ben due terzi è dedicato alle obiezioni che Darwin propose a se stesso, comprendenti praticamente tutte quelle che gli antievoluzionisti proporranno in seguito, riscoprendo l’acqua calda. Naturalmente Darwin spiega perché quelle obiezioni non tengono. Molto meno tempo verrebbe perso in discussioni sull’evoluzionismo, se prima si leggesse e si studiasse Darwin, appunto, invece di “girare gli occhi dall’altra parte”, come facevano i prelati di fronte al cannocchiale offerto loro da Galileo.

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