La crisi alimentare mondiale

Il Giornale Onlinea cura del NEW YORK TIMES

Inviata da skorpion75

Gran parte degli americani considera l'alimentazione come un aspetto sicuramente garantito. Anche le famiglie statunitensi appartenenti alle fasce più disagiate spendono ben il 16 per centro del loro budget per l'alimentazione. In molte altre nazioni è tutto molto meno garantito. Le famiglie Nigeriane spendono il 73% dei loro introiti per mangiare, i Vietnamiti il 65%, gli Indonesiani la metà.

Lo scorso anno il costo dell'importazione nei paesi in via di sviluppo è aumentato del 25% e il prezzo del cibo ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 25 anni. Il costo del grano è raddoppiato negli ultimi due anni: si tratta del prezzo più elevato degli ultimi 28 anni. Gli aumenti provocano agitazioni e malcontento da Haiti all'Egitto. Molti paesi hanno imposto il controllo dei prezzi sul cibo o delle tasse sulle esportazioni agricole.

La scorsa settimana il presidente della banca mondiale, Robert Zoellick ha avvertito che 33 nazioni sono a rischio di crisi sociale per l'aumento dei prezzi: “Per i paesi in cui l'alimentazione occupa dal 50 al 75% della spesa non c'è possibilità di sopravvivenza”.

Nonostante tutto sembra che i costi non tendano a scendere minimamente. L'organizzazione mondiale del cibo e dell'agricoltura (FAO) sostiene che la produzione di cereali quest'anno sarà la più bassa dal 1982.

[u]Serve che gli Stati Uniti e gli altri paesi sviluppati si assumano le loro responsabilità.[/u] La crescita vertiginosa dei prezzi è parzialmente dovuta a forze incontrollabili – incluso l'aumento del costo dell'energia e la crescita della classe media in Cina e India. Questo ha aumentato la domanda di proteine animali, che richiedono una grande quantità di grano. [/size=12]

Ma il mondo sviluppato sta aggravando la situazione supportando la produzione di biocarburante. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) stima che la produzione di bioetanolo negli Stati Uniti equivalga quasi al 50% della domanda di grano mondiale di tutti i paesi negli ultimi 3 anni. Questo alza ulteriormente il costo del grano, aumenta i prezzi dell'alimentazione e così anche i prezzi delle altre coltivazioni – principalmente dei semi di soia – dato che i produttori cambiano i loro campi in grano, d'accordo con il dipartimento dell'agricoltura.

Washington fornisce un sussidio di 51 centesimi a gallone di etanolo lavorato e propone una tariffa di 54 centesimi a gallone nell'importo. Nell'unione europea la maggior parte delle nazioni sgravano il biocarburante da alcune tasse del gas e propongono una tariffa media, equivalente a più di 70 centesimi a gallone di etanolo importato. Ci sono molte ragioni per mettere fine a questi interventi. Nella ipotesi migliore il bioetanolo fornisce solo una piccola riduzione di gas serra molto rispetto all'uso della benzina. E potrebbe far peggiorare la situazione se portasse a più terreni coltivati al posto di foreste e praterie. L'aumento dei prezzi è il campanello di allarme per aprire un'urgente discussione che miri a portare i supporti all'etanolo pari a zero.

A lungo termine, la produttività agricola dovrà aumentare nel mondo in via di sviluppo. Mr. Zoellick suggerisce che i paesi ricchi possano aiutare a finanziare una “rivoluzione verde” per aumentare la produttività e far crescere i raccolti di grano in Africa. Ma l'aumento dei prezzi del cibo richiede alle nazioni sviluppate di provvedere più immediatamente all'assistenza. Lo scorso mese il programma dell'alimentazione mondiale (WFP) ha detto che l'aumento del grano crea un buco di più di $500 milioni nel suo budget per aiutare milioni di vittime della fame in tutto il mondo. Le nazioni industrializzate non sono molto generose, sfortunatamente. Gli aiuti d'oltreoceano delle nazioni ricche sono diminuiti l'anno scorso del 8,4% dal 2006. Le nazioni sviluppate avrebbero dovuto incrementare i loro budget del 35% negli ultimi 3 anni, almeno per rispettare gli impegni che avevano preso nel 2005.

Questo obiettivo non va abbandonato. La continua crescita della classe media in Cina ed in India, la spinta per carburanti rinnovabili e i danni anticipati alla produzione agricola causata dal riscaldamento globale comportano che i prezzi del cibo siano ovviamente alti. Milioni di persone, principalmente nelle nazioni in via di sviluppo, potrebbero aver bisogno di aiuto per evitare la denutrizione. Purtroppo le politiche delle nazioni ricche di energia hanno aiutato a creare il problema. Adesso questi paesi dovrebbero aiutare a risolverlo.[/size=12]

10 aprile 2008
Titolo originale: “The World Food Crisis”
Fonte articolo originale: http://www.nytimes.com/

Traduzione a cura di SILVIA GANDOLFO

Fonte: comedonchisciotte.org