La Kabbalah

Che cos’è la Kabbalah?

Le sue dottrine hanno come punto di partenza la contemplazione spirituale, l’ispirazione pura o “intuizione intellettuale”, e non l’autocritica attività della ragione.

Possiamo considerarla come il sottostrato esoterico che permea la cultura ebraica.

Il termine ebraico Kabbalah, deriva dalla radice “Kabbal” che ha diversi significati: ricezione, accoglienza, cosa ricevuta. La Kabbalah significa “Tradizione” ed indica un’antichissima dottrina iniziatica, trasmessa dapprima oralmente e poi attraverso i libri e i manoscritti; tra i quali i più importanti sono: il Sefer Yetzirah (Libro della Formazione, o Creazione) e lo Zohar (Libro dello Splendore).

Dal 1200 circa indica anche la “Gnosi Ebraica”, vale a dire quel corpo di dottrine mistico-esoteriche rivelate a pochi eletti e tramandate, nei secoli, da alcuni Grandi Iniziati, per poter realizzare la visione di Dio e per comprendere i vari aspetti della Creazione.

La Kabbalah s’incentra sull’idea che la Torah contiene un senso nascosto ed esoterico, e che l’obiettivo principale dei Kabbalisti è quello di scoprirlo attraverso uno studio approfondito della Torah, sotto le varie interpretazioni.

Essa contiene tutta la Tradizione “esoterica ed essoterica”; ed è fondata sulla teoria, secondo la quale, tutte le lettere ebraiche sono strettamente corrispondenti alle Leggi Divine che hanno partecipato alla Creazione.

Ciascuna lettera rappresenta un essere vivente (Hayoth Hakodesch), un numero, un’idea; combinarle tra loro significa conoscere le Leggi e le essenze della Creazione. Con lo studio della Kabbalah, l’uomo può giungere alla conoscenza di tutti i “segreti” che Dio rivelò a Mosè.

La Kabbalah è caratterizzata da:

  • a) dal punto di vista delle idee, la credenza dell’Ain-Soph, contemporaneamente “Essere e Nulla”; l'”Emanatismo” (che non esclude il creazionismo); la teoria delle Sefirot; la nozione della Shekhinah; la concezione del linguaggio come mezzo divino e struttura cosmica;
  • b) dal punto di vista delle pratiche, l’ermeneutica; la meditazione dei nomi divini; la contemplazione; lo studio della Torah.

Dal XIV secolo la Kabbalah si divide in due orientamenti:

  • a) la Kabbalah speculativa (meditazione sui Nomi Divini);
  • b) la Kabbalah pratica (utilizzazione magica dei Nomi Divini e degli Angeli, perfino dei Demoni; idea del Golem; alchimia, astrologia, fisiognomica e chiromanzia.

La Kabbalah è di natura ontologica: Dio, nello Zohar, è indicato come l’Ain-Soph: il Misterioso, il Nascosto, l’Inconoscibile.

La Creazione del mondo
Per i Kabbalisti “Agli Inizi”, prima della Creazione del mondo, o seconda Creazione 3760 a.C., esisteva solo la Luce Infinita (Aur Ain-Soph) che riempiva tutto l’Universo. Essa costituisce la prima manifestazione di Dio, l’irradiazione della sua Coscienza perfetta ed infinita. In essa sono contenute tutte le infinite possibilità dell’esistenza, di tutte le creature che verranno e di quelle che non lasceranno mai lo stato della potenzialità. La Luce infinita, pur essendo Divina, non è identificabile con l’Essenza dell’Essere Divino il quale rimane del tutto Inconoscibile, Misterioso e Irrappresentabile.
Questo Universo di Luce Infinita come poteva agire nel mondo della Manifestazione? L’Ain-Soph con un atto d’amore e di volontà ha dovuto subire un restringimento, o per dirlo in termini Kabbalistici, uno Tzimtzum, grazie al quale è stato creato uno spazio vuoto e oscuro.
Dopo aver creato questo spazio Dio fece scendere in esso una “Linea di Luce” concentrata che rappresenta il prototipo dell’Albero della Vita, con le sue dieci entità “compresse” in una “Linea” sola che entra nel “vuoto”. In quella “Linea Luminosa” che entrava nello spazio vuoto, erano concentrati tutti i mondi e tutte le creature.

Il Concetto di Dio nella Kabbalah
La Torah, nel primo versetto del Genesi recita così: “Bereshit Bara Elohim” (In Principio creò Elohim). Per i Kabbalisti, Elohim rappresenta la potenza divina in atto, implicita nelle Leggi della Natura, quell’energia cosmica che crea il mondo e quanto esso contiene. Il suo valore numerico è 86, identico a quello della parola “Ha-Teva” che significa “La Natura”. Precisiamo che Elohim è il plurale di “El” (o Eloha). Nella Torah, però, è usato in riferimento Dio d’Israele, e quindi al singolare. Lo Zohar sostiene che Elohim sia scaturito dalla promanazione dei raggi luminosi provenienti dalla Luce Suprema dell’Ain-Soph e pertanto simboleggi la Luce Inferiore. Poiché non vi è interruzione tra l’Alto e il Basso, e che si tratta della medesima Luce, lo Zohar afferma che Elohim è la Luce Suprema che, differenziandosi, dalla potenza diviene atto.

Trattando di Dio, lo Zohar parla delle Sefirot e sostiene che sono delle Emanazioni e Irradiazioni della Divinità che la mente umana può comprendere, mentre Dio stesso, cioè l’Ain-Soph rimane sempre al di sopra di ogni pensiero umano.

Il Sefer Yetzirah
L’inizio di tutta la Kabbalah è scaturita dal Sefer Yetzirah. Si tratta della prima opera che affronta i grandi temi della speculazione kabbalistica. In essa è trattata, sinteticamente, la teoria dei dieci numeri primordiali (Sefirot) e delle 22 lettere dell’Alfabeto ebraico che insieme formano le 32 Vie della Sapienza (o 32 Sentieri), le quali rappresentano le energie divine primordiali, nonché gli strumenti della creazione.
Per lo Zohar, le origini di questa breve opera risalgono a 2000 anni prima della Creazione del mondo, in quanto sia le Lettere che i Numeri, esistevano già celati in Dio.

Le 32 Vie della Sapienza sono, pertanto, gli elementi essenziali da cui scaturisce tutta la realtà, sia fisica – relativa al mondo fenomenico – che spirituale.

Il Sefer Yetzirah (o Libro della Formazione) inizia così: “Con 32 Vie di Sapienza” J-H-W-H incise e creò il suo mondo. Quindi, con 32 Vie ha creato il Mondo, con tre forme di espressioni: con il Numero, con la Lettera e con la Parola.
Le 32 Vie della Sapienza sono le 22 Lettere dell’Alfabeto ebraico e le “Dieci Sefirot”, le quali insieme costituiscono l’Albero della Vita (o Albero Sefirotico) che rappresenta la costruzione più importante e conosciuta della Kabbalah.

L’Albero della vita è la costruzione, secondo la quale si è svolta la Creazione dei Mondi e la sua struttura è la seguente, tre Colonne verticali paralleli sulle quali sono raffigurati “Dieci piccoli cerchi”, cioè le Sefirot; e ventidue Canali (o Sentieri) suddivisi in tre gruppi di linee diverse: tre orizzontali, sette verticali e dodici obliqui.

Le tre Colonne dell’Albero della Vita corrispondono alle “Tre Vie Iniziatiche”: quella di destra “agevole” è la Misericordia (Chokhmah, Chesed, Netzah); quella di sinistra “ardua” è il Rigore (Binah, Geburah, Hod); quella di centro “regale” è l’Equilibrio (Kether, D’àat, Tipheret, Yesod e Malkut), ma soltanto la Colonna centrale ha il potere e la facoltà di conciliare ed armonizzare gli opposti. Senza di essa, l’Albero della Vita diventa quello della Conoscenza del Bene e del Male.

Le due Colonne estreme; “Amore e Rigore”, rappresentano le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dalle quali sgorgano tutte le altre coppie di “opposti” nella Creazione.

L’insegnamento principale contenuto nella Kabbalah è quello dell’integrazione delle componenti, maschili e femminili, da realizzarsi sia all’interno della consapevolezza umana, che nelle relazioni di coppia, affinché dimori la divina presenza della Shekhinah.

La Shekhinah e Malkhuth
La Shekhinah deriva da “sciachan” che significa dimorare e, letteralmente, presenza; indica la parte femminile di Dio e tra i suoi compiti vi sono anche quelli della “Conciliazione degli opposti”, tra il Mondo dell’Alto e il Mondo del Basso, l’Infinito e il Finito. Nella Kabbalah s’identifica con la decima Sefirah “Malkuth”, ma al tempo stesso, è la sintesi di tutte le Sefirot.

Malkuth è il Mondo d’Azione, il “Regno”, il Mondo Fisico. È la Sefirah finale che assorbe le qualità di tutte le altre; e pertanto non è collegata ad un elemento in particolare, ma li contiene tutti, poiché i quattro elementi insieme sono necessari per darle vita.

Malkuth per la diversità di energie che riceve dalle altre Sefirot, che la precedono, ha dei compiti variabili. Essa dà vita e uccide. Eleva e fa cadere. Ferisce e guarisce.

Questa Sefirah, in alcune circostanze, ha le funzioni di un’intermediaria simultanea “tra le Sefirot superiori e il mondo”, con il compito di ricevere e di trasmettere l’influsso.

Malkuth sintetizza: “Pensare, Volere ed Agire” per realizzare l’essere completo… in potenza di divenire. Non ha un’esistenza materiale, ma contiene in potenza tutti i Principi Creatori Divini che entrano in azione per far rinascere l’Homo-Novus, poiché questa Sefirah rappresenta soprattutto il desiderio di risalita, dopo la Caduta”.

Le 22 lettere dell’Alfabeto ebraico
L’Alfabeto ebraico si compone di 22 segni che possiamo considerare “22 chiavi” tesi a rivelarci i misteri della Creazione.

Ogni lettera dell’Alfabeto ebraico è un contenitore d’energia che agisce in modo triplice tramite la: Forma, Nome e Valore numerico.

Lo studio Kabbalistico dell’Aleph-Beit ebraico non significa imparare il lessico o la grammatica, ma instaurare un rapporto di amicizia con le lettere “una per una”, imparando a conoscere la loro Forma, Nome e Numero, per poter partecipare agli infiniti messaggi ed agli insegnamenti in esse contenute.

Le 22 lettere si dividono in:

  • a) Tre lettere Madri: Aleph, Mem, Shin.
  • b) Sette lettere Doppie: Beith, Ghimel, Daleth, Kaph, Phè, Resh, Tav.
  • c) Dodici lettere Semplici: He, Waw, Zayin, Het, Teth, Yod, Lamed, Nun, Samek, Ayin, Tzadé e Koph.

Le tre lettere Madri: (Tre linee orizzontali dell’Albero), sono i tre sentieri relativi alle tre Sefirot superiori.
Le sette lettere Doppie: (sette linee verticali dell’Albero) sono dette doppie perché hanno una doppia pronuncia”. Le sette linee verticali si congiungono con le oblique e sono relative alle sette Sefirot inferiori.

Le Dodici lettere Semplici: (dodici linee orizzontali dell’Albero), non sono né “Madri” né “Doppie”.
I Dieci numeri e le Ventidue lettere sono i “Trentadue Sentieri” della Sapienza; dalla quale, secondo la Kabbalah, è nata la Materia prima che ha consentito la Creazione. La lettera Aleph, nell’interpretazione della: Forma, Nome e Valore numerico. Aleph. “Unione degli opposti”.

La lettera Aleph è il simbolo dell’universo intero. È la soglia tra il manifesto e l’inconoscibile. È una lettera senza suono. Foneticamente è un soffio appena percettibile, come quello emerso prima di iniziare a parlare.

La forma di questa lettera è la seguente: due punti ed una linea, cioè due Jod e una Vaw.

  • il punto in alto (Jod sup.) rappresenta le acque superiori, il fluire della conoscenza pura ed illuminata;
  • il punto in basso (Jod inf.) rappresenta le acque inferiori, ossia la manifestazione dell’emotività umana, affettiva e istintuale. Nome. Aleph significa: “Insegnare”, come in: “Alefkha Chokmah” = “Ti insegnerò la Sapienza” (Giobbe 33.33). E’ la promessa di D.o di insegnarci la sapienza perfetta.

Aleph significa anche “Aluf”, cioè “Capo”, campione.

Valore numerico. Uno. L’unità assoluta di Dio
L’Aleph è la lettera che rappresenta l’unità Assoluta del Principio creatore. Nell’Albero sefirotico si trova tra la Sefirah Kether e Chokhmah.
L’Aleph è composta da tre lettere e si scrive:
(Aleph = 1 ; Lamed = 30 ; Phe = 80) = 111
Il suo valore ghematrico è 111 (Addizione teosofica), ma 111, per riduzione teosofica 1+1+1 è uguale a 3 e quindi abbiamo il valore dell’Aleph (2 Jod + 1 Vaw).
Poiché l’Aleph è composta da “2 Jod” “1 Vaw”, con l’addizione teosofica otteniamo il seguente risultato:
(Jod = 10 ; Jod = 10 ; Vaw = 6) = 26
Precisiamo che il numero 26 è anche il valore numerico del Nome Divino “J-H-W-H”.
Dalle operazioni teosofiche sopra esposte abbiamo scoperto che il valore ghematrico dell’Aleph è anche “26”, ne consegue che essa contiene tutto ciò che è in Alto (Jod sup.) e tutto ciò che è in Basso (Jod inf.).
Tutto quello che è in Alto deve essere inteso come “Creazione invisibile” dell’universo che agisce al di fuori dello spazio e del tempo; ed è simboleggiato dalla J-H-W, il cui valore ghematrico (add. Teos.) è “10+5+6=21”.
Quello che è in Basso deve essere inteso, invece, come “Creazione visibile dell’universo; simboleggiato dalla seconda He, il cui valore numerico è “5” che assommato al “21” delle prime tre lettere ci dà il valore di 26, che è il valore ghematrico dell’Aleph e del Nome Divino “J-H-W-H”.

 

Le Dieci Sefirot
Nella Kabbalah, il termine indica delle “Forze” che, secondo alcuni studiosi, sono soltanto “Emanazioni e Manifestazioni” di D.o; secondo altri “Intermediari” tra D.o e il mondo che egli ha creato dal “Nulla”.
Per alcuni Kabbalisti, invece, la natura delle Sefirot sarebbe identica a quella di Dio, secondo altri, di natura diversa da quella della Divinità (Ain-Soph).

Il processo delle “Emanazioni” delle Sefirot avviene al di fuori del tempo, quindi non genera alcuna modificazione dell’Ain-Soph, il quale rimane sempre identico a se stesso.

Le Sefirot rappresentano gli Attributi e le Potenzialità attraverso le quali il Pensiero dell’Ain-Soph si fa “Principio Creatore”, infatti con detti attributi egli rivela una parte della sua inaccessibile “Essenza”.
Lo Zohar (1.22-B) sostiene che le Sefirot raffigurate sul lato destro sono positive ed indicano la vita, mentre quelle situate sul lato sinistro indicano la morte.

Nell’Albero, inoltre, vi sono raffigurati, dall’alto in basso, quattro mondi: con la testa, il tronco, il ventre e i piedi.

  • Nella Testa che è “Emanazione” vi sono: la Corona, la Sapienza e l’Intelligenza, rispettivamente rappresentate dal cervello nascosto, dal cervello destro e dal cervello sinistro.
  • Nel Tronco che è “Creazione” vi sono: la Misericordia (amore), il Rigore e la Bellezza, sono rispettivamente raffigurati dal braccio destro dal braccio sinistro e dal cuore.
  • Nel Ventre che è “Formazione” vi sono: la Vittoria, lo Splendore e il Fondamento, sono a loro volta raffigurati dalla coscia destra, dalla coscia sinistra e dal perineo, base o fondamento del corpo e, notiamo che queste ultime tre Sefirot rivestano spesso un carattere sessuale frequentemente sottolineato nei testi tradizionali.
  • Infine i Piedi (e le Gambe) che sono “Azione” e raffigurano qui la sola Sefirah denominata “Regno”.

Un’altra caratteristica dei quattro Mondi è rappresentata dai due Alberi. I due inferiori ossia il Mondo della Formazione, rappresenta la sfera dell’anima, l’altro il Mondo d’Azione, rappresenta la sfera naturale (Shekhinah – Malkuth). Questi due Mondi rappresentano l’Albero della Vita.

L’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, invece, simboleggia il Mondo d’Emanazione e, nei quattro Mondi, rappresenta la sfera Archetipale e Divina; ma questo è anche l’Albero delle trasformazioni e delle variazioni psichiche, spirituali e soprattutto del risveglio coscienziale dell’uomo.
Noi propendiamo a sostenere che l’Albero della Vita non è altro che la “Scala di Giacobbe”, tesa a simboleggiare le energie dei Giusti e dei veri Iniziati che salgono verso il cielo e ritornano sulla terra, perennemente, a dimostrare che l’Assoluto è nell’Essere… e l’Essere è nell’Assoluto.
“Se l’Assoluto è l’Assoluto… ed io, sono io, l’Assoluto non è più Assoluto”. (Silesius 1550)

L’Albero della Vita e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male
È uno dei miti più affascinanti nella storia dell’Umanità, sia dal punto di vista esoterico che essoterico; ed immenso è il messaggio che si cela nei due Alberi. L’Albero della Vita simboleggia le ultime Sefirot (Yesod, Shekhinah, Malkhuth) in cui Dio si manifesta concretamente nel processo cosmico, mentre l’altro, l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, simboleggia le prime Sefirot (Chokhmah e Binah), del Pensiero Divino nella creazione.

In Gen. 2.9 la Torah così si esprime: “Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni a mangiarsi, tra cui l’Albero della Vita – in mezzo – al Giardino e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male.

Notiamo che le due piante sopra citate sono descritte con una formula alquanto ambigua; l’espressione che viene resa con la traduzione in italiano “in mezzo” letteralmente vuol dire “entro” e non sappiamo se essa si riferisca all’Albero della Vita o ad entrambi le piante. Noi sosteniamo che i due Alberi erano molto vicini e che essi attingevano il loro nutrimento dalla stessa fonte, poiché lo scopo finale del vero Iniziato e quello di studiarli e conoscerli entrambi affinché egli diventi veramente ad “Immagine e Somiglianza di Dio”. La conoscenza dell’Albero del Bene e del Male da sola non è sufficiente, bisogna acquisire anche la conoscenza dell’Albero della Vita.

Quando l’iniziato avrà acquisito la conoscenza sopra citata scoprirà che le radici dei due Alberi, situati al centro del Giardino, sono intrecciati tra loro tesi a testimoniare che l’Albero universale della Vita e della Conoscenza è “Uno”, come “Una” è la Verità Eterna ed immutabile dell’uomo.

Nicola Cultrera
erbasacra.com