La luce altera la chimica cerebrale

Il Giornale Online

Le cellule cerebrali possono adottare un nuovo codice chimico in risposta a stimoli provenienti dal mondo esterno.
Le cellule cerebrali possono adottare un nuovo codice chimico in risposta a stimoli provenienti dal mondo esterno: è quanto risulta da uno studio condotto sui girini da un gruppo di ricercatori dell'Università della California a San Diego pubblicata su “Nature”.
La scoperta apre le porte alla possibilità di alterare selettivamente il chimismo cerebrale stimolando specifici circuiti, così da porre rimedio ai bassi livelli di alcuni neuromediatori che caratterizzano diversi disturbi.

I girini nella fase scura del loro sviluppo assumono rapidamente un camuffamento pallido quando vengono esposti a luce intensa. I ricercatori hanno ora identificato le cellule del cervello del girino che rispondono all'illuminazione producendo dopammina, che viene riconosciuta dal sistema che controlla la pigmentazione.

Le cellule, identificate nel nucleo soprachiasmatico, sono in collegamento con una ghiandola che rilascia un ormone preposto all'induzione della dispersione di pigmenti nella pelle, così da far assumere al girino un colorito scuro. La dopammina blocca però il rilascio di quell'ormone, in modo che i pigmenti restino concentrati nelle cellule che lo dovrebbero rilasciare, e il girino diventa quasi trasparente.

“Il comportamento risponde a una necesità ecologica”, ha spiegato Davide Dulcis, che ha condotto l'esperimento. “I girini pallidi sono prede difficili da individuare in un ambiente molto chiaro, e quindi quanto più rapidamente cambiano la loro pigmentazione, tanto più hanno probabilità di sopravvivere.”
Le cellule al centro del nucleo producono sempre dopammina, ma quelle dell'area che lo circonda, normalmente no. La luce brillante altera tuttavia questo schema di produzione e dopo solo due ore queste cellule mostrano segni della produzione del neurotrasmettitore.

“I nuovi neuroni dopamminergici non sono attivati a caso”, spiega Nicholas Spitzer, che ha diretto il gruppo di ricerca. “E' come se fossero una sorta di guardia nazionale, una riserva in attesa di richiamo. Esiste un gruppo di neuroni che aspetta il giusto stimolo sensoriale per essere chiamato in azione e adottare un nuovo neurotrasmettitore.” Le cellule che fungono da interruttore sono in collegamento diretto dagli occhi e fanno parte di circuiti cerebrali presenti in molti animali, uomo compreso: esse non contribuiscono direttamente dalla visione, ma controllano il livello di luminosità ad altri scopi, come il coordinamento dei ritmi circadiani.

Le persone che soffrono di disturbo depressivo stagionale, per esempio, risento dei livelli di luce, mostrando sintomi depressivi nei periodi in cui la durata del buio aumenta, che poi diminuiscono con l'allungamento estivo delle giornate.
“E' possibile che per molti neuroni esista un circuito addizionale che possa essere attivato in determinate circostanze”, spiega Spitzer, che sottolinea che se si riuscisse a individuare gruppi di questi neuroni “di riserva” che possono essere attivati stimolando uno specifico circuito neuronale, si potrebbe ottenere un sovrappiù di neurotrasmettitore nelle patologie in cui vi è un deficit, come per esempio nel Parkinson, riducendo o eliminando la necessità dei farmaci attualmente in uso.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/La_luce_altera_la_chimica_cerebrale/1333855

Vedi: https://www.altrogiornale.org/news.php?item.2488.11 , https://www.altrogiornale.org/news.php?item.2147.5