La nube vulcanica che ha obnubilato la verità

vulcano Eyjafjöll
vulcano Eyjafjöll
vulcano Eyjafjöll

Eyjafjallajökull è un ghiacciaio dell’Islanda. Con un’area di 100 km quadrati, è il quinto per estensione dei ghiacciai islandesi. E’ ubicato nella parte meridionale dell’isola. Il nome significa “Ghiacciaio dei monti delle isole”. Il ghiacciaio ricopre il vulcano Eyjafjöll. In località Fimmvörðuháls, la notte del 20 marzo 2010 si è aperto un cratere vulcanico. Prima del 2010, l’ultima eruzione avvenne dal 1821 al 1823 e causò un’inondazione dovuta allo scioglimento dei ghiacci che provocò notevoli danni.

Il 20 marzo 2010, dopo 187 anni, si è verificata una nuova eruzione dell’Eyjafjöll che ha causato l’evacuazione di circa 600 persone. Il 15 aprile la presenza di una nube di ceneri vulcaniche emessa dal vulcano ha portato alla (strumentale) chiusura degli spazi aerei e di vari aeroporti di alcuni paesi dell’Europa centro-settentrionale: Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Belgio, Francia, Germania , Svizzera, Svezia, Polonia, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Romania, Spagna ed Italia.

Campioni di cenere vulcanica, raccolti nelle vicinanze dell’eruzione, hanno mostrato una concentrazione di fluoruri solubili in acqua pari a 104 milligrammi per chilogrammo di cenere. L’agricoltura è molto importante in questa regione dell’Islanda e gli allevatori residenti nelle vicinanze del vulcano sono stati avvisati di non usare le acque dei pozzi e dei fiumi, per via dell’elevata concentrazione di fluoruri che può determinare gravi problemi ai reni ed al fegato del bestiame.

Il 14 aprile 2010, dopo una breve pausa, è ripresa l’eruzione da Eyjafjallajökull, questa volta dal centro del ghiacciaio, con un’inondazione che ha costretto gli abitanti a sgomberare la zona.

Diversamente dalla prima eruzione, la seconda è avvenuta sotto i ghiacci. L’acqua fredda del ghiacciaio miscelata alla lava ha creato delle piccole particelle di ghiaccio che, miscelate alla cenere, si sono innalzate a formare una nube di vapore e fumo, trasportata poi, stando alle fonti ufficiali, a grande distanza. Ciò, assieme alle dimensioni dell’eruzione, stimata venti volte maggiore di quella del 20 marzo ha generato una nube di particelle di silicio, molto pericolose per la navigazione aerea.

Le ceneri vulcaniche sono un pericolo notevole per i collegamenti aerei. A seguito della seconda eruzione, è stato deciso un blocco del traffico aereo a causa della nube di cenere che si è diffusa nell’atmosfera. Sono stati cancellati voli con provvedimenti che hanno interessato milioni di viaggiatori. Il 17 aprile, con la dichiarata diffusione della nube in Italia, l’E.N.A.C. ha provveduto a chiudere alcuni scali nel nord del paese. La I.A.T.A. ha stimato una perdita di circa 200 milioni di dollari al giorno per le compagnie di trasporto aereo.

Le eruzioni vulcaniche di grandi dimensioni sono note, perché producono cambiamenti nell’atmosfera. Gli aerosol di solfati che raggiungono la stratosfera, catalizzano la produzione di monossido di cloro (ClO), che distrugge l’ozono (O3). Nella troposfera superiore, gli stessi aerosol diventano nuclei di cirri che aumentano l’albedo della Terra e quindi alterano il suo equilibrio di radiazioni. Diverse eruzioni nel corso del secolo passato hanno causato, stando ad alcuni studi, un calo della temperatura media sulla superficie terrestre fino a mezzo grado (scala Celsius) per periodi da uno a tre anni. Altri scienziati affermano, invece, (ipotesi assai più probabile) che l’accumulo di ceneri vulcaniche porta ad un innalzamento dei valori termici.

Questa è, in sintesi, la ricostruzione degli eventi, basata sulle fonti dei media mainstream, ma gli accadimenti sono da esaminare nei loro risvolti non ufficiali. Alcuni aspetti, infatti, meritano un approfondimento. In primo luogo, il fenomeno vulcanico è stato concomitante con un’esercitazione militare (operazione Brilliant) condotta dalla N.A.T.O. per simulare la risposta ad un attacco nucleare sferrato dall’Iran. Qualcuno ha ipotizzato che l’interruzione dei voli civili sia da collegare alla necessità di rafforzare ed implementare l’operazione “scie chimiche”, per mezzo di una pausa tecnica.

In questo lasso di tempo gli aerei chimici hanno continuato a volare, soprattutto nelle ore notturne: ciò è dimostrato dalle mappe satellitari in cui sono rimaste immortalate le chemtrails ed è anche testimoniato da fotografie, riprese video di numerosi attivisti del Nord Europa. Non era stato strombazzato dai vari “giornalisti” che i voli erano stati cancellati in tutta l’Europa settentrionale? I velivoli fotografati e filmati erano dunque aerei militari impegnati nelle operazioni di aerosol clandestino a bassa quota. Questo è un fatto incontrovertibile. E’ evidente che l’eruzione è stata enfatizzata e che il blocco del traffico aereo non è stato motivato da esigenze di sicurezza, ma da ragioni di tipo strategico. Infatti, è vero che le microparticelle di silicio possono danneggiare i motori degli aerei, ma tonnellate di silicio vengono ogni giorno disperse nell’atmosfera dagli aerei chimici e nessun ente si è mai preoccupato per la sicurezza. Gli incidenti aerei, il cui numero è aumentato in questi ultimi anni, sono imputabili anche alle attività di aerosol: ne è una funesta testimonianza il sinistro occorso al volo Alaska 261.

Scrive l’acuto Michael Castle a tale proposito: “E’ necessaria un’altra osservazione circa il particolato Welsbach: si tratta di una mistura molto abrasiva, poiché contiene ossido di alluminio e silicio. Questi composti nella scala di Mohs, che misura la durezza, sono secondi solo al diamante. La polvere Welsbach, le cui dimensioni si aggirano intorno al micron ed anche meno, tende a depositarsi su qualsiasi superficie ed anche sugli apparati di un aereo che si trovi a volare attraverso questa “sabbia”. I meccanismi lubrificati, usati negli stabilizzatori orizzontali e verticali, negli alettoni, nei flaps, nei sistemi di atterraggio possono essere danneggiati dai metalli abrasivi dispersi con le chemtrails. Il jack-screw (vite di alzata) coperto del materiale Welsbach può causare una graduale “fresatura” del metallo della vite di alzata e provocare un’avaria, determinando una configurazione incontrollabile dei parametri relativi all’assetto di volo. Riteniamo che il volo Alaska 261 incappò in circostanze imprevedibili. Quel volo attraversava ogni giorno aree pesantemente irrorate, come la costa occidentale degli Stati Uniti o la regione sopra Dallas, in Texas.

Altri aerei sia civili sia militari hanno subìto malfunzionamenti che sono stati attribuiti ad una componentistica di scarsa qualità. Queste conclusioni potrebbero non essere lontane dal vero, ma si potrebbe vedere nelle chemtrails la causa di alcuni incidenti aerei?”

Senza escludere che il governo segreto mondiale abbia strumentalizzato l’eruzione per saggiare le reazioni dei cittadini di fronte a gravi ed inattese difficoltà negli spostamenti, crediamo che il pretesto della nube di cenere vulcanica sia stato usato soprattutto per “giochi di guerra”, naturalmente all’insaputa dell’opinione pubblica che si balocca con le versioni ufficiali (e false) propalate da telegiornali e quotidiani. Ne è la prova il fatto che nessun organo di informazione ha anche solo accennato all’esercitazione congiunta delle forze N.A.T.O.

D’altronde, il problema costituito dalla nube è stato ingigantito ad arte: essa si è espansa sopra l’Islanda e nelle aree limitrofe, mentre al di fuori di questa zona, tutto sommato non amplissima, non se ne è vista neanche l’ombra. Alcuni elicotteri hanno tranquillamente sorvolato il vulcano, senza incorrere in alcun pericolo.

La manifestazione geologica è occorsa, dopo essere stata preceduta da numerosi articoli ed interventi sulla diabolica geoingegneria, un insieme di progetti ed attività basate sulla dispersione di vari composti chimici, in primis il biossido di zolfo (SO2), ufficialmente per contrastare il global warming. Il biossido di zolfo si sprigiona proprio con le eruzioni vulcaniche.

Infine non si può escludere che l’eruzione sia stata causata o per lo meno propiziata con l’impiego di armi ad hoc. D’altra parte una delle Illuminati cards raffigura proprio un evento vulcanico distruttivo…

Nota: altri addentellati meritano di essere esaminati circa l’eruzione vulcanica: ne daremo conto, appena possibile. Intanto, rimandiamo agli ottimi articoli sul tema pubblicati da Corrado Penna. Queste inchieste si possono leggere qui, qui e qui.

Appendice: trascrizione del testo di un “profetico” servizio giornalistico mandato in onda dal TG2 nel mese di febbraio 2010.

Eruzioni vulcaniche controllate per combattere il riscaldamento globale. Proposta bizzarra, ma lanciata da serissimi scienziati (sic) su un’importante rivista. La proposta scaturisce dalla constatazione degli effetti in parte benefici, per quanto strano possa sembrare, di un immane disastro che colpì nei primi mesi del 1991 l’isola Luzon nelle Filippine.

Il vulcano Pinatubo dette vita piuttosto lentamente, il che permise di evacuare la popolazione, ad una gigantesca eruzione. La massa di polveri a base di zolfo emesse dal Pinatubo creò per molti mesi una sorta di ombrello che, filtrando i raggi del sole, fece abbassare la temperatura del pianeta di quasi mezzo grado centigrado.

Tre scienziati nordamericani ci hanno ragionato ed adesso con un articolo sull’autorevole (sic) rivista “Nature” propongono di provocare artificialmente delle eruzioni vulcaniche per raggiungere lo stesso obiettivo: creare un ombrello di polveri che riduca temporaneamente, ma velocemente, la febbre del pianeta. In questo modo, dicono, si potrebbe guadagnare tempo per realizzare una riduzione a lungo termine dell’effetto serra.

I critici obiettano che l’operazione sarebbe costosa e soprattutto ad altissimo rischio, ma i tre insistono: bisogna lavorarci, poiché la situazione è troppo grave per ignorare questa possibilità.

Staremo a vedere: se c’è una cosa che non manca in Italia, sono proprio i vulcani.

tankerenemy.com