La ricerca scientifica del pianeta perduto

Articoli e studi scientifici sul Pianeta X – Nibiru/Marduk era venerato in Mesopotamia?
di L. Scantamburlo

[u]Traduzione dall'originale inglese a firma di Altro Giornale su gentile concessione di L. Scantamburlo (C) 2008 [/u]

Ancora rispetto e confido in ciò che gli Stati Uniti d’America rappresentano e sono, nonostante i molti errori commessi in passato e recentemente, con l’ultima Amministrazione, a causa delle bugie di politici e responsabili nei confronti dei mass-media, del pubblico americano e del mondo intero. Il poco noto “Kay report” ne è un esempio. David Kay, ex ispettore della C.I.A. nel Middle-East, non riportò ciò che il Presidente pretendeva che egli avesse riferito a proposito di indizi ed evidenze di armi di distruzione di massa in Iraq: alla fine David Kay si dimise il giorno dopo lo State of the Union Address (discorso annuale del Presidente sullo stato dell’unione – gennaio 2004) per esprimere il suo sdegno. Commentando il discorso del Presidente degli Stati Uniti, ha detto ai media:

«Dal mio punto di vista, avrebbe dovuto dire: ci siamo sbagliati. Ma non lo fece […] La cosa peggiore per la democrazia è omettere la verità per l’interesse delle elezioni»

Fonte: “Le mond selon Bush” un film di William Karel, © Flach Film, 2004
con la partecipazione di France 2 e la collaborazione di RTBF, TSR, SBS, e del Centre National de la Cinématographie.

Precedentemente, l’ex vice-direttore del F.B.I., John O’ Neill, fece lo stesso per altri motivi (dimettendosi) e purtroppo morì l’11 settembre al W.T.C. a New York, dove lavorava come persona incaricata della sicurezza.
È probabile che sia in azione una grande lotta nascosta, ad ogni livello, dal 2001 e forse anche da prima. Lotta di cui possiamo avere sono pochi indizi.

So che c’è ancora molta gente – come membri di enti federali e militari – che rispetta veramente la Costituzione Americana (1787), la Carta dei Diritti (1789-1791) e sanno cosa significhi ancora oggi per tutti gli americani la Dichiarazione d’Indipendenza (firmata dal Congresso il 4 luglio del 1776).

Così ho deciso che è tempo di parlare e, per dispetto, presentare al pubblico un brano del mio libro inedito, nonostante non abbia ancora terminato la prima stesura; un saggio che ho intitolato:
The American Armageddon. From Eisenhower’ s Secret to the Discovery of Planet X
(“L’Armageddon Americana. Dal segreto di Eisenhower alla scoperta del Pianeta X”)
Un libro per il quale finora non ho ancora trovato un editore.
Comunque, pubblicai il mio lavoro inedito su una rivista bimestrale italiana (UFO Notiziario, pag.43, nr.65, Ottobre/Novembre 2006) prima che il famoso Zecharia Sitchin annunciò il suo, «The End of Days. Armageddon and Prophecies of the Return», pubblicato nel 2007 dagli editori Morrow-HarperCollins, USA. Non copiai nulla del suo titolo; è solo una curiosa coincidenza circa il termine biblico Armageddon, usato da entrambe.

Il recente articolo scientifico pubblicato su New Scientist -«The Mystery of Planet X» di Govert Schilling, edizione 2638, 11 gennaio 2008 – non è stato una sorpresa per me. Molti scienziati nel passato hanno dedicato tempo ed energie alla ricerca del Pianeta X. Per esempio: T. C. Van Vlandern (U.S. Naval Observatory), C. Powell (Teledyne Brown Engineering, Huntsville, Alabama), R.S. Gomes (Observatorio Nacional a Rio de Janeiro, Brasile), G.D. Quinlan (Lick Observatory) e molti altri. Fra loro, il più famoso fu Robert Sutton Harrington (USNO). Segue un breve brano tratto dal primo capitolo del mio libro, intitolato “La vexata quaestio del pianeta X: da P. Lowell a R.S. Harrington”:

«[…] Purtroppo l’improvvisa malattia del dr. Robert S. Harrington – che ufficialmente lo condusse alla morte nel gennaio 1993 – ci ha privato di un importante ed autorevole esperto in materia. Uno scienziato che durante la sua carriera aveva già firmato ben cinque articoli sul Pianeta X, usciti su svariati periodi scientifici.
Eccone i titoli e gli anni di pubblicazione:

– Planet X? (aprile 1986);
– Planet X – The Current Status (coautore con P.K. Seidelmann, marzo 1988);
– The Location of Planet X (giugno ed ottobre 1988);
– The Search for Planet X (settembre 1989);
– Search for Planet X (1991).

È evidente che lo studio dell’ipotetico Pianeta X era stato al centro degli interessi e della vita professionale del compianto scienziato. Perché mai tanta ostinazione? »[/size=12]

tratto da “The American Armageddon. From the Eisenhower’ s Secret to the Discovery of Planet X”, di L. Scantamburlo © 2006-2008 – inedito

Il testo, tradotto in italiano, riguarda il coraggio di Robert Sutton Harrington (Newport, VA, 21 ottobre 1943 – 23 gennaio 1993), che lavorò come astronomo al U.S. Naval Observatory, a Washington D.C. e morì per un cancro all’esofago. Harrington era uno scienziato riconosciuto: lavorò con James Christy, che nel 1976 scoprì la luna Charon. Insieme, calcolarono la massa del sistema Plutone – Charon, minore rispetto alle valutazioni precedenti. Relativamente a R. S. Harrington, esiste una piacevole biografia scritta da un suo collega – dr. Charles E. Worley – e diffusa a settembre del 1993; potete trovarla su Internet cercando «Robert Sutton Harrington, 1942-1993», e «Publication: Bulletin of the American Astronomical Society ; vol. 25, no. 4, p. 1496-1497, USNO».
Prestate attenzione a cosa c’è scritto nella biografia riguardo l’interesse di Harrington nei confronti del Pianeta X. Poi, traete le vostre conclusioni, ricordando quanti articoli scrisse sull’argomento (ben 5) prima di morire (vedi sopra). Sarebbe utile conoscere cosa c’era scritto nell’ultimo suo lavoro, «Search for Planet X», pubblicato nel 1991 su Reports of Planetary Astronomy, pag.53 (N92-12792 03.89). Sul web ne è disponibile solo un estratto.
Inoltre, è significativo il fatto che Harrington fu intervistato da Zecharia Sitchin nell’agosto 1990: pochi minuti dell’intervista sono disponibili in un saliente documentario intitolato «Are We Alone?», basato su Genesis Revisited, 1990-1991 (Paradox Media Ltd. & Why Not Productions, (C) 1992; diretto da Franco B. Bottinelli e Marcel C. Kahn). Ma come Zecharia Sitchin precisò in una intervista a me concessa nel 2006, per una rivista italiana, la loro conversazione fu registrata e durò per oltre 40 minuti. Sono sicuro che gli altri minuti siano altrettanto importanti.
Ora parliamo del noto progetto I.R.A.S. (InfraRed Astronomical Satellite project). Dal secondo capitolo del mio libro:

« […] Ricapitoliamo la cronologia degli articoli e dei fatti principali:

[*]a) 19 giugno 1982: pubblicazione dell’articolo Spacecraft May Detect Mystery Body in Space, New York Times; l’articolo fornisce tre stime della distanza di tre diversi ipotetici corpi celesti non ancora identificati e che potrebbero essere responsabili delle anomalie registrate sui moti orbitali di Urano e Nettuno.

[*]b) 25 gennaio 1983: lancio del satellite all’infrarosso IRAS dalla base californiana di Vandenberg (USAF); si tratta di un ambizioso progetto scientifico congiunto che coinvolge tre diversi enti scientifici (la NASA, l’agenzia spaziale olandese NIVR ed il britannico SERC); costo del progetto: 80 milioni di dollari .

[*]c) 30 gennaio 1983: pubblicazione dell’articolo Clues Get Warm in the Search for Planet X, di John Noble Wilford, New York Times; si discutono le anomalie gravitazionali dei due giganti Urano e Nettuno, dovute probabilmente ad un “large object that may be the long-sought Planet X”; inoltre, si sottolinea come gli scienziati della NASA stiano monitorando i percorsi delle sonde spaziali Pioneer 10 ed 11 in modo tale da registrare eventuali variazioni nelle loro traiettorie che fornirebbero in tal caso indizi sulla origine della misteriosa forza perturbatrice.

[*]d) 30 dicembre 1983: pubblicazione del celebre articolo Mystery Heavenly Body Found by Infrared Orbiting Telescope, a firma di Thomas O’Toole, Washington Post; finalmente si ha un primo valore sperimentale, anche se controverso: a 50 milardi di miglia da noi sarebbe presente un oggetto celeste enorme, di tipo gioviano. Gli scienziati del team dell’IRAS non sanno di che cosa si tratti.

C’è un filo rosso che collega questi articoli di divulgazione scientifica, pubblicati su prestigiosi quotidiani statunitensi? Mi sembra palese che esso ci sia e possa essere individuato nell’indagine sull’origine delle misteriose perturbazioni orbitali riscontrate nei moti dei pianeti più esterni, perturbazioni attribuite al celebre Pianeta X a lungo cercato da Lowell. Questo spiegherebbe il progetto internazionale IRAS, finalizzato soprattutto a fare luce su un’anomalia che viene descritta dunque ad una forza di natura gravitazionale non ancora identificata. Il problema è capire se essa sia dovuta all’influenza di una nana bruna (una compagna oscura del Sole), di un corpo planetario dall’orbita molto ellittica, oppure sia il risultato di un’azione combinata di entrambi. La presenza di un potenziale buco nero non verrà più riesumata dagli studiosi, in seguito.

La clamorosa coincidenza nel valore di 50 miliardi di miglia (quasi che la sorgente infrarossa individuata dall’IRAS fosse già stata desunta se non otticamente, almeno sulla carta attraverso complessi calcoli di meccanica celeste), suggerisce che è molto probabile che il Sole faccia parte di un sistema stellare binario. La sua compagna avrebbe una massa gioviana ma non sufficiente ad innescare reazioni termonucleari di fusione: da qui si comprende la sua difficoltà ad essere vista nello spettro del visibile, non brillando di luce propria e trovandosi ad una remota distanza da noi, molto oltre le colonne d’Ercole del Sistema Solare (qui intese come le orbite dei pianeti più esterni: Nettuno e Plutone). »

Tratto da “The American Armageddon. From the Eisenhower’ s Secret to the Discovery of Planet X”, di L. Scantamburlo © 2006-2008 – inedito

È evidente che gli articoli di diffusione scientifica pubblicati su prestigiose riviste, sono solo alcune parti di un enorme enigma scientifico, il quale ha rilevanti implicazioni sia politiche che religiose. A questo punto credo che la ricerca di Andy Lloyd sia un altro tassello che può contribuire a risolvere il mistero:
Winged Disc: The Dark Star Theory” e “The Dark Star: The Planet X Evidence”, di Andy Lloyd, © Timeless Voyager Press, 2005.
A. Lloyd è un autore e chimico britannico che vive nel Regno Unito: negli ultimi anni ha studiato i libri di Sitchin e il problema della ricerca del Pianeta X.

In effetti, ci sono dati conosciuti, per quanto riguarda la ricerca del Pianeta X, pubblicati su The New Illustrated Science and Invention Encyclopedia da H.S. Stuttman Inc., Westport, Conneticut -1987-89 Edition, USA.

Alla pagina 2488 c’è una discussione relativa alle sonde Pioneer della NASA e al loro viaggio interplanetario (ora divenuto interstellare). C’è anche uno schema che mostra chiaramente la posizione di “Nemesis”, il nome comunemente usato per indicare l’ipotetica binaria del nostro sole: il riferimento riportato nel diagramma è “Dead Star – 50 billion miles” (“Stella morta – 50 miliardi di miglia”). In questo caso, naturalmente, quando parliamo di stella morta, probabilmente ci riferiamo ad una nana bruna. Ma la cosa più interessante è che la tabella fornisce la posizione approssimativa del Pianeta X, indicandolo come: “Tenth Planet – 4.7 billion miles” (“Decimo Pianeta – 4,7 miliardi di miglia”). Così farebbero parte del sistema solare, altri due importanti corpi celesti. Sfortunatamente non ci sono informazioni sulla fonte dei dati inclusi, né nel testo né nel titolo. È da ricordare che la data della prima pubblicazione di questa enciclopedia è 1987, mentre il primo oggetto della Cintura di Kuiper (K.B.O.) è stato scoperto solo negli anni seguenti (precisamente nel 1992), da David Jewitt e dal collega Jane Luu.
Comunque, durante gli anni precedenti, l’astronomo David Jewitt disse del Pianeta X:
«[…] Brevemente -non esiste una prova convincente per il Pianeta X ma l’assenza di prove, non è una prova»

Planet X, di D. Jewitt, ultimo aggiornamento Agosto 2005 – http://www.ifa.hawaii.edu/~jewitt/kb/planetx.html

Ora, è mio parere che i misteriosi dati forniti dall’enciclopedia americana sono informazioni filtrate dalla comunità scientifica statunitense. È possibile? Il primo dato, una possibile nana bruna oltre Nettuno e Plutone, a 50 miliardi di miglia, lo stesso riferimento fornito dal team IRAS, nel 1983 e riguardante un oggetto celeste misterioso.
Ma cosa dire riguardo al cosiddetto “Decimo Pianeta” e alla sua distanza di 4,7 miliardi di miglia? Bene, una risposta potrebbe essere nascosta in questa dichiarazione:
«Inoltre, il telescopio ha dato un ulteriore sguardo alla nostra galassia, la Via Lattea, rilevando molti nuovi oggetti misteriosi», tratto da un comunicato Nasa

(http://www.jpl.nasa.gov/releases/80s/release_1983_1038.html)

Hanno detto “molti nuovi oggetti misteriosi”: naturalmente nuovi asteroidi, comete…
Ed è possibile che IRAS abbia identificato un altro corpo celeste, di cui sia stata nascosta l’esistenza per motivi militari e politici? Cosa ne pensate della prassi che segue la divulgazione scientifica? Per esempio, lo scienziato Michael Brown (Caltech) ha scritto qualcosa relativa ai grandi corpi celesti scoperti nello spazio e circa le procedure di divulgazione al grande pubblico:
«[…] c'è una seconda ragione per la quale non annunciamo immediatamente oggetti ed è perchè sentiamo una responsabilità non tanto nei confronti dei nostri colleghi scienziati ma del pubblico. Sappiamo che queste scoperte suscitano molto interesse e vorremo avere la storia completa prima di procedere con un annuncio.»
fonte: “The Discovery of 2003 UB313, the 10th Planet”
di M. Brown, 2005 -www.gps.caltech.edu/~mbrown/planetlila/#paper

Il suo articolo è di 3 anni fa e, la nomenclatura astronomica menzionata nel titolo – 2003 UB313 – non è riferita al Decimo Pianeta ma a uno dei molti oggetti appartenenti alla K.B.O., ora conosciuto come Eris.
Ora, diamo uno sguardo a cosa sarebbe accaduto nello spazio all’inizio degli anni ’90, secondo alcuni scienziati.
Il 28 settembre del 1999, la BBC online fece un annuncio: “Old Spacecraft Makes Surprise Discovery“ (“Vecchia sonda fa sorprendente scoperta”), del dr. David Whitehouse. Questa notizia era relativa alla Pioneer 10, inviata dalla NASA nel 1972 verso Giove e oltre le frontiere del sistema solare e, al suo presunto incontro nello spazio profondo con un oggetto trans-nettuniano che sarebbe stato annunciato a dicembre del 1992. Nell’articolo, i ricercatori coinvolti nella scoperta sono alcuni scienziati del JPL (NASA, Pasadena) e uno scienziato italiano: dr. Giacomo Giampieri, dal Queen Mary and Westfield College, Londra, Regno Unito, disse alla stampa:
«siamo eccitati per il fatto che abbiamo scoperto. È un segnale molto preciso!»

Un breve passo dell’articolo:
«[…] l’8 dicembre 1992, quando la Pioneer si trovava a 8,4 miliardi di chilometri (5,2 miliardi di miglia), il suo corso è stato deviato per 25 giorni. Gli scienziati cercavano un tale riscontro da anni e attualmente stanno analizzando i dati con vari metodi per confermare i loro risultati.”[/size=12]

Sci/Tech; Old spacecraft makes surprise discovery
da BBC News Online Science Editor Dr David Whitehouse
Tuesday, September 28, 1999 Published at 21:23 GMT 22:23 UK

La NASA non ha mai negato e la notizia è stata riportata su molti siti istituzionali (NASA compresa), quali:

http://spaceprojects.arc.nasa.gov/Space_Projects/pioneer/PNStat.html – http://spacescience.com/headlines/y2000/ast02mar_1.htm – http://www.tsgc.utexas.edu/archive/characterizations/pioneer10_2.html

Il giovane astrofisico italiano Giacomo Giampieri nacque nel 1965 e si laureò in astronomia a Bologna (1988) con un dottorato in fisica teorica (Pavia, 1992), con la tesi: “Gravitational radiation background: theory and detection with Doppler tracking of interplanetary spacecraft”; successivamente andò negli USA dove lavorò al famoso Jet Propulsion Laboratory, prima di lavorare all’ Imperial College a Londra, nell’ultima parte della sua carriera. Sfortunatamente morì per un tumore a settembre 2006 a Los Angeles.
Cosa dire dei suoi colleghi e del suo precedente lavoro?
Di sicuro, il seguente articolo (1995) parla della loro scoperta:
Search for Kuiper-Belt Flybys Using Pioneer 10 Radio Doppler Data
di J.D.Anderson, G.Giampieri, E.L.Lau, & R.T.Hammond, pubblicato su Bull. Am. Astr. Soc. 187, # 42.07 (1995).

Alcuni anni dopo, nel mese di ottobre 1999, fu pubblicato un altro articolo: “Pioneer 10 Encounter with a Trans-Neptunian Object at 56 AU?
(“La Pioneer 10 ha incontrato un oggetto trans-nettuniano a 56 AU?”)
di G.Giampieri, J.D.Anderson, & E.L.Lau, Bull. Am. Astr. Soc. 31, # 26.04 (1999).

Non vedete nessuna relazione? Il riferimento a 56 AU (stimate e, questo perché c’è un punto interrogativo nel titolo dell’articolo) è simile al dato già accennato nell’enciclopedia: 4,7 miliardi di miglia sono 50,56 AU. Il nuovo dato – sperimentale – è 56 AU. Ho supposto che a quei tempi, qualcuno già conoscesse una posizione approssimativa del Pianeta X (agli inizi degli anni ‘80).
È quindi possibile che la Pioneer 10 abbia incontrato il Pianeta X?
Vediamo cosa John Anderson – un altro scienziato che lavorò con Giampieri – fece in passato: nel luglio 1987 John Anderson (JPL, NASA), con Robert S. Harrington (ma che coincidenza!) tenne una conferenza stampa in cui parlò della possibile esistenza del Decimo Pianeta. Tuttavia non ne ipotizzarono l’orbita cometaria. In Italia, la rivista Panorama, pubblicò un articolo intitolato “Ben trovato, mondo X, di Sandro Boeri.
Ma chi è John Anderson e cosa ha fatto come ricercatore? Prima di tutto, il dr. John D. Anderson fu Senior Research Scientist al Jet Propulsion Laboratory. Dottorando nel 1967, lavorò al Principal Investigator for Celestial Mechanics per varie missioni NASA (Mariner, Pioneer, e Galileo). Ricevette inoltre, un riconoscimento dalla NASA per il suo lavoro sulle sonde Pioneer 10 and 11. (Effettivamente!) Scrisse un articolo nel 1988:
Planet X – Fact or Fiction?
(“Pianeta X – fatti o finzione?”) – Planetary Report, vol.8, luglio-agosto, 1988, p.6-9
e il 19 giugno del 1982, pubblicò sul The New York Times, l’articolo già citato “Spacecraft May Detect Mystery Body in Space”

«[… ] Gli scienziati del centro di ricerca Ames dissero che, due sonde, pionieri 10 e 11, oggi già più lontane e, tutti gli altri oggetti artificiali potrebbero rilevare un oggetto misterioso oltre i pianeti conosciuti del sistema solare»

Spacecraft May Detect Mystery Body in Space
NYT, 19 giugno 1982

Questo significa che alla NASA qualcuno già stava tentando di rilevare cosa fosse responsabile delle «irregolarità persistenti nelle orbite di Urano e Nettuno», riporta l’articolo, anche prima del lancio dell’IRAS, avvenuto a gennaio 1983 dalla base aeronautica di Vandenberg.

È curioso cosa suggerisce l’articolo per spiegare le anomalie: a 5 miliardi di miglia un pianeta sconosciuto oltre il sistema solare, a 50 miliardi di miglia un oggetto tipo nana bruna, a 100 miliardi di miglia un buco nero. E il 30 gennaio 1983, il New York Times pubblicò un articolo intitolato:
Clues Get Warm in the Search for Planet X
(“Gli indizi ottenuti nella ricerca del Pianeta X”)

«[…] Inoltre, una nana bruna non emetterebbe sufficiente luce per essere rilevata, ha detto il Dr. John Anderson del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, Calif. »

Ma più significative sono le parole seguenti, provenienti sempre dall'articolo del NYT:

«Le relative forze gravitazionali, tuttavia, produrrebbero un’energia rilevabile dall’Infrared Astronomical Satellite […] , ha detto il Dr. Anderson, il quale è stato “abbastanza ottimista” sul fatto che il telescopio infrarosso potrebbe rilevarle e le Pioneer potrebbero stimare la massa dell’oggetto»

Fu il dr. Anderson a suggerire di estendere le missioni Pioneer? Probabile, dando uno sguardo a quello che John Anderson, con M. Nieto e Slava G. Turyshev, presentarono alla 35° COSPAR Scientific Assembly a Parigi, 18-25 luglio 2004; il loro report era:
”The Study of the Anomalous Acceleration of Pioneer 10 and 11”
(“Lo studio sull’accellerazione anomala delle Pioneer 10 e 11”)
Bene, alla pagina 8 del file pdf del loro lavoro (disponibile su internet), c’era scritto:
«Mid 1979 (Search for Planet X)», specificando «Search for unmodeled accelerations started (~ 20 AU)»

Qualcuno agli alti livelli della NASA – probabilmente già agli inizi degli anni ’70 – sapeva che ci sarebbe potuto essere un importante corpo celeste ancora sconosciuto, appartenente al nostro sistema solare. Alcune risposte possibili potrebbero essere celate nei testi e nelle tradizioni antiche, come gli studiosi Immanuel Velikovsky e Zecharia Sitchin hanno suggerito nei loro lavori.

Siamo pronti per l’inaspettato?

© Luca Scantamburlo

22 Febbraio 2008

Tradotto per AG da Nebula
[u]Traduzione dall'originale inglese a firma di AltroGiornale su gentile concessione di L. Scantamburlo (C) 2008[/u]

FONTE: http://www.angelismarriti.it/ANGELISMARRITI-ENG/REPORTS_ARTICLES/ScientificArticlesonPlanetX.htm

[color=#ff0000]ERRATA CORRIGE[/color]:

Nelle ultime settimane ho riletto con attenzione i miei scritti e mi sono accorto di un errore: la conversione che ho fatto da miglia a unità astronomiche (u.a.) l'ho eseguita considerando il miglio terrestre (statute mile); invece, credo, sarebbe stato forse più corretto utilizzare il miglio nautico (nautical mile, il knot). In tal caso non abbiamo più 50,56 unità astronomiche per le 4,7 miglia indicate dalla enciclopedia americana citata – dato riferito alla posizione del “Decimo Pianeta (Tenth Planet)” alla fine degli anni'80 – ma un valore di poco più di 58 u.a.

Questo dato di distanza sarebbe decisamente coerente con il dato di deflessione gravitazionale riferito alla Pioneer 10, a 56 u.a. (dicembre 1992), in seguito ad un incontro con uno sconosciuto oggetto transnettuniano, qualora si tratti dello stesso oggetto celeste di cui parla l'enciclopedia, e qualora esso fosse in avvicinamento al Sole.
L. Scantamburlo, 10 aprile 2008

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