L'Antartide in un dipinto del 1500?

A 35 km da Cuneo, nel castello della Manta, un affresco dipinto su un soffitto raffigura il globo terrestre con un anello che lo circonda e un nastro con la scritta: “Spiritus intus alit”, lo spirito soffia interiormente. Ma la cosa che colpisce l’attenzione è la raffigurazione sul globo delle terre emerse. Come in tutte le mappe, col blu sono identificati i mari e in verde la terraferma. Tra le terre emerse, oltre la raffigurazione pressoché esatta delle coste sul Pacifico (cosa che meraviglia comunque, visto che i dipinti sono stati realizzati nel 1500), si nota un particolare incredibile: l’estrema propaggine della costa del Sud America, tocca quasi il lembo di una terra verde che occupa l’esatta posizione del continente antartico. L’Antartide in un dipinto del 1500?

Fonte http://centroufologicotaranto.wordpress.com/

Come è possibile? Chi ha affrescato una mappa completa del mondo, prima che il mondo venisse “scoperto”?

Notate bene: tutti gli affreschi del castello della Manta furono eseguiti tra il 1418 e il 1430 (anche se alcuni vennero realizzati nei primi anni del 1500). E, quindi, ufficialmente, Cristoforo Colombo non aveva ancora scoperto il Nuovo Mondo, Pigafetta non era ancora tornato dalla prima circumnavigazione della Terra e il primo mappamondo della storia, quello costruito da Martin Behaim, era molto meno preciso e dettagliato di quello dipinto in questo soffitto.

Il castello venne ristrutturato da un poeta, Tommaso III di Saluzzo, che scrisse un poema cavalleresco dal titolo Le Chevalier Errant. Tommaso era scrittore curioso: uno di quegli studiosi che riescono a procurarsi libri e pergamene da ogni parte d’Europa. Era l’equivalente trecentesco di un autore di romanzi di avventura: leggeva, sognava, scriveva.

Il segreto, se di segreto si tratta, riposa probabilmente nelle pergamene che Tommaso III consultò per scrivere il suo poema cavalleresco.
Nulla, quindi, ci impedisce di immaginare i nobili di Saluzzo che, passeggiando nel bel giardino pieno di piante esotiche che circonda il castello, si passavano di mano in mano una mappa che ritraeva queste terre. Una mappa perduta, dimenticata. Una mappa “che non è mai esistita”.

Fonte http://www.sapere.it/tca/MainApp?srvc=dcmnt&url=/tc/scuola/percorsi/Clessidra/manta.jsp