Latte e latticini nella dieta: i danni

Latte e latticini nella dieta: i danni

Latte e latticiniGli esseri umani sono gli unici animali che consumano il latte di altre specie, e lo fanno anche dopo lo svezzamento.

Tre quarti degli adulti, nel mondo, sono intolleranti al lattosio, cioè sono privi dell’enzima (lattasi) necessario ad agire sullo zucchero che si trova nel latte (lattosio); questo impedisce loro di digerire adeguatamente il latte e conduce a malattie del sistema digerente più o meno serie.

Il profilo nutrizionale del latte è simile a quello della carne. Entrambi i cibi contengono un quantitativo simile di proteine e grassi saturi. Come la carne, il latte è completamente privo di fibra e delle centinaia di sostanze fitochimiche contenute nei cibi vegetali, che si sono rivelate fattori di protezione contro le malattie degenerative come la malattia coronarica e il cancro.

La produzione di carne e quella di latte sono strettamente collegate; l’una può essere considerata il sottoprodotto dell’altra. Gli effetti sulla salute di un aumentato consumo di latte e latticini sono simili a quelli provocati da un aumento del consumo di altri prodotti animali, come la carne e lo strutto. Anche se i latticini a basso contenuto di grassi possono sembrare più salutari, il grasso rimosso nella loro produzione non viene mai sprecato, ma viene consumato in forma di burro, panna, gelati o nei cibi confezionati, quindi il netto degli effetti positivi sulla salute pubblica è pari a zero.

Oggi sono ormai disponibili evidenze scientifiche del fatto che i latticini non portano alcun beneficio che non sia ottenibile in modo migliore da altre fonti, e che il loro consumo pone seri rischi che contribuiscono alla morbidità e alla mortalità .

Si crede comunemente che il contenuto di calcio del latte di mucca lo renda un cibo essenziale per prevenire il problema della ossa fragili, specie nei bambini. Il problema è che, anche se il latte può essere un modo efficiente per incamerare calcio dal cibo, ha anche molti svantaggi, in particolare un contenuto di grassi saturi molto alto. Come dichiara il prof. Walter Willett, “bere tre bicchieri di latte al giorno equivale a mangiare dodici fette di pancetta oppure un big mac e una porzione di patatine fritte”.

Latte e pus

Le mucche, negli allevamenti, sono costrette a produrre una quantità di latte pari a 10 volte l’ammontare di quello che sarebbe necessario, in natura, per nutrire il proprio vitello. Le mammelle enormi, quando in piena attività, possono produrre più di 40 litri di latte al giorno. Sono tese, pesanti, dolenti. Non sorprende che ogni anno un terzo delle mucche sfruttate nei caseifici soffra di mastite (una dolorosa infiammazione delle mammelle, che viene curata con antibiotici).

Ma non solo di questo soffrono le mucche: tutti gli animali d’allevamento sono animali poco sani, in quanto tenuti in condizioni di sofferenza, e matenuti “in salute” (si fa per dire) solo grazie alla gran quantità di farmaci e antibiotici mescolata ai mangimi. Il latte di mucca, quindi, e’ un liquido ben poco sano, che contiene:

  • farmaci di vario genere, che sono addizionati al mangime, e che si accumulano nelle loro carni, e nel loro latte;
  • erbicidi, pesticidi, usati per coltivare i mangimi per gli animali;
  • anche questi si accumulano nel corpo degli animali;
    sangue, pus, feci, batteri, virus.

Il pus passa nel latte assieme alle altre sostanze ed e’ stata stabilita una normativa comunitaria che definisce quanto pus può essere ammesso nel latte senza, secondo loro, avere danni alla salute. Secondo la direttiva, in un millilitro possono esserci fino a 400.000 “cellule somatiche” – il nome scientifico per indicare quello che comunemente e’ chiamato “pus” – e un tenore di germi fino a 100.000. In un litro quindi ci possono essere 400 milioni di cellule di pus e 100 milioni di germi.

Questi limiti sono indicati nella Direttiva Europea 92/46/CEE recepita dal DPR 14.01.1997 N. 54