L’intelligenza collettiva non è una cosa banale

L’intelligenza collettiva non è una cosa banale

intelligenza collettivaLa intelligenza collettiva, detta in inglese “collective intelligence” non è una cosa banale. Non è una cosa banale per tante ragioni, provo di esporne alcune:

a) “moltitudine”:
necessita non essere solo nella modalità di elaborare e non tutti si fidano di dire le loro idee agli altri a sua volta per molte ragioni. Le principali sono la paura di perdere potere e che altri possano accedere alle risorse al nostro posto e lasciare noi indietro, magari emarginati, laddove proprio da noi era nato lo spunto per “primeggiare”.

b) “copyright”:
una musica, un eureka!, una invenzione, un nuovo software, un romanzo, una nuova teoria matematica, una idea nell’economia, una qualunque innovazione, è vista come un diritto alla “competizione”. Ossia io avrei diritto di esistere perché ho inventato -ad esempio- il sistema operativo per computers “windows” e ogni computer del mondo mi dovrà dare i diritti di autore, per qualunque numero di copie si stampino, senza un limite di ricapitalizzazione, né limiti nello spazio e nel tempo, un diritto alla espansione infinita su un pianeta a risorse limitate, in pratica una follia.

c) “ambiente”:
nei due punti precedenti la “moltitudine” rappresenta il “tutto” & il “copyright” i diritti del singolo. Nella logica formale si studia che ci si sposta tra il particolare (il singolo) e l’universale (il tutto) e le modalità principali con cui ciò è possibile sono la modalità deduttiva anche detta top down (se si va dal generale -> al particolare) modalità induttiva anche detta bottom up (se si va dal particolare all’universale). Ma in questa teoria dei modelli astratti si trascura il concetto di eco-sistema che è il problema vero della crisi in cui siamo dentro più di qualunque epoca in cui sia stato chiamato in passato il genere umano.

Se la specie umana è riuscita ad eccellere su tutte le altre specie viventi, è stato a causa della sua capacità di astrazione, ossia di farsi una idea, un modello semplificato della realtà e elaborare le cose prima che le cose, i fatti, accadano. Quindi se un dinosauro o un grosso animale passava sempre su un sentiero e si vedevano le orme del passaggio perché magari andava ogni giorno alla sorgente a bere .. si poteva immaginare di scavare una buca e farlo cadere dentro sebbene l’animale in uno scontro diretto sarebbe stato vincente grazie alla maggiore forza e grandezza fisica. Nella semplificazione dei modelli però non si può andare in delirio di omnipotenza! Perché se ad esempio tagliamo tutti gli alberi delle noci di cocco prima di accorgerci di avere devastato tutto l’ambiente in cui vivivamo .. abbiamo poche alternative:

-o andiamo a distruggere un altro habitat sperando che ci siano ancora habitat incontaminati da distruggere (visto che non sappiamo cosa sia la eco-sostenibilità);
-o proviamo a capire che serve anche il concetto di equilibrio di consentire all’habitat di non essere distrutto ma di avere i tempi di rigenerarsi senza introdurre cause di inquinamento e dannose per coloro che vorrebbero viverci in armonia.

Se ora esaminiamo le parole che ci trasferiscono i mezzi di info, troviamo le parole “crescita” (sottointeso illimitata) e “competizione”. Queste due parole non sono la soluzione del problema della crisi, ma le cause principali della crisi di un qualunque sistema a risorse limitate. Non è fisicamente possibile, infatti, una crescita ad libitum in un qualunque sistema limitato. Che invece avrà uno stato di saturazione in cui non riesce più a crescere almeno per problemi di esaurimento dello spazio o delle risorse. Sul tema della competizione, infine, si trascura che la diversità è ricchezza, e spesso i maggiori scienziati della storia del genere umano sembravano persone con gravi problemi di salute fisica o mentale: basterebbe citare che Einstein non eccelleva in matematica, ma in fisica e che Nash non eccelleva se non nella teoria dei giochi, proprio perché gli era stato impedito di giocare da bambino, ma la lista potrebbe continuare.
Abbiamo bisogno di parlarci e ciò può fare cose diverse e ben maggiori di ciò che può fare ciascuno di noi da solo.

A cosa può portare la rinuncia al dialogo in un video breve.

Ing. Lino Tufano

6viola.wordpress.com