L'investigazione scientifica sulle scie chimiche

Vale la pena investigare scientificamente e scie chimiche? E se ne vale la pena, come va eseguita tale investigazione?
In questo articolo cercherò di rispondere a queste domande.

Come forse non tutti sanno, nel corso degli ultimi anni la questione delle scie chimiche è arrivata in Parlamento. Non solo in quello Italiano, ma anche in quello Europeo, nel Parlamento Greco e nel Consiglio Regionale della Sardegna [1], [2], [3].

Qualche giorno fa ho letto il testo dell’interrogazione parlamentare sulle scie chimiche presentata dal Senatore Nieddu il 13 giugno 2006 e la relativa risposta del Ministro Pecoraro Scanio del 13 Novembre 2006 [4].

In tale interrogazione il senatore Nieddu dice, riassumendo, che sui cieli della Sardegna sono state notate da parte della popolazione residente, creando una forte preoccupazione, scie conseguenti ad un intenso traffico di aerei non identificati i quali percorrono rotte non convenzionali. Queste scie, ricorda il senatore, generano una sorta di reticolati, che non si dissipano subito ma che si allargano e lentamente si espandono formando un manto nuvoloso.

Come ha risposto il Ministro Pecoraro Scanio a tale interrogazione? il Ministro dice, in sintesi, che dall’esame della letteratura specifica e dal contenuto dei siti specializzati non è possibile dimostrare l’esistenza delle scie chimiche. Il ministro ricorda che tali siti in particolare risultano carenti da un punto di vista scientifico. L’interpretazione più plausibile del fenomeno, conclude, e che i presunti episodi di scie chimiche siano in realtà comuni scie di condensazione che sono durate più a lungo ed hanno assunto forma peculiare per effetto delle condizioni metrologiche.*

Vediamo di discutere questa risposta.

Il concetto di fondo di tale risposta è che l’esistenza delle scie chimiche non può essere dimostrata in base all’esame della letteratura di riferimento.

Per comprendere tale concetto, dobbiamo avere chiaro come si fa a dimostrare un fenomeno in ambito scientifico. Un fenomeno dimostrato scientificamente e' un fenomeno descritto da uno o più ricercatori, la cui descrizione è stata esaminata e ritenuta corretta da altri ricercatori esperti della materia. Di norma tale processo avviene con la pubblicazione dei risultati della ricerca su un giornale scientifico. Un ricercatore raccoglie dei dati e li riassume in un articolo che propone a una rivista scientifica. L’editor della rivista valuta in primo luogo se l’articolo è idoneo per quella rivista. Se lo ritiene idoneo, lo invia a 2 o 3 esperti della materia che, anonimamente (in certi casi solo se lo desiderano) e senza essere pagati, giudicano il lavoro. Questi esperti, o referee, evidenziano errori, incongruenze ed esprimono alla fine un giudizio di idoneità o meno per la pubblicazione, suggerendo talvolta ulteriori esperimenti o prove da fare per validare il risultato proposto dal ricercatore.
Un ricercatore, tuttavia, può decidere di pubblicare i propri risultati o le proprie teorie su un libro o anche su un sito internet, senza passare per una rivista scientifica. Se le teorie del ricercatore risultano fondate, forti e inconfutabili, la comunità scientifica le accetterà. Si veda il caso del matematico russo Grigory Perelman che ignorando le più prestigiose riviste del settore, aveva preferito presentare su Internet la sua soluzione alla congettura di Poincarè, uno dei problemi matematici più difficili che da cent’anni resisteva a qualsiasi tentativo di soluzione [5].
D'altro canto, un articolo pubblicato su una rivista con referaggio non implica che esso sia un dogma. E' successo che un articolo sia stato “ritirato” dopo la pubblicazione su una prestigiosa rivista scientifica perché un lettore attento si era accorto di incongruenze nella ricerca.
Ad ogni modo, una pubblicazione su una rivista scientifica con referaggio ha il suo indiscutibile peso.

Quindi, riguardo alla carenza scientifica, intesa come assenza di pubblicazioni con articoli sottoposti a referaggio, il Ministro ha ragione: gli articoli pubblicati sui siti specializzati in scie chimiche non subiscono il processo di referaggio anonimo testé descritto, e nelle riviste scientifiche dove gli articoli sono invece sottoposti a tale referaggio, non troviamo lavori che descrivono il fenomeno delle scie chimiche. Se ad esempio mettiamo la parola chemtrails (scie chimiche in lingua inglese) nel motore di ricerca della banca dati scientifica PubMed [6] non troviamo nessuna entry, a differenza della parola contrails (scie di condensa) che riporta tre articoli sull'argomento. Se ripetiamo la stessa ricerca nella banca dati Web Of Science [7] troviamo una entry per la parola chemtrails, un articolo dal titolo “Chemtrails conspiracy” [8], e 206 entries per contrails.

Tuttavia, il fatto che un fenomeno non sia ancora stato descritto in un giornale scientifico non significa assolutamente che quel fenomeno non sia reale. Può essere che nessuno abbia tentato di dimostrarlo o può essere che qualcuno lo abbia dimostrato ma non abbia presentato tale dimostrazione ad alcun giornale (vedi il caso del matematico russo).
Di conseguenza, la mancanza di pubblicazioni scientifiche sulle scie chimiche non implica affatto che esse non esistano. A conferma di ciò, il Ministro dice che l'esistenza delle scie non può essere dimostrata, non che esse non esistano.

Risulta quindi chiaro che nella questione scie chimiche il problema di fondo è quello di dimostrare scientificamente che le scie chimiche esistono. Produrre cioè delle prove che vengano accettate dalla comunità scientifica.

Nella risposta del Ministro, comunque, non si considera la possibilità che lo Stato si prenda l'onere di dimostrare se le scie chimiche esistano o meno.
Come mai? Da cosa dipende questa scelta?
Il decidere se investigare scientificamente o meno sul fenomeno scie chimiche dipende essenzialmente, come per ogni scelta, da una valutazione del rapporto rischi/benefici che tale scelta comporta.

Nel caso delle scie chimiche, l'effettuare ricerche scientifiche vuol dire rischiare di spendere soldi e tempo per niente nel caso si dimostri che le scie chimiche non esistano, ma vuol dire anche “salvare” popolazione e pianeta nel caso le scie chimiche esistano. Se vogliamo, possiamo considerare anche un altro elemento da aggiungere ai rischi che l'investigazione comporta: investigare su un argomento come le scie chimiche vuole dire andare incontro a scherno e derisione, e a possibile perdita di credibilità e di status, visto lo scenario da fantascienza, difficilmente accettabile, che la teoria delle scie chimiche prospetta.

Non effettuare ricerche scientifiche sulle scie chimiche vuole dire invece rischiare di non fare nulla per bloccare il lento avvelenamento della popolazione e lo sconvolgimento climatico prospettati dalla teoria delle scie chimiche, nel caso in cui le scie chimiche esistano davvero, ma vuol dire anche non “buttare via” soldi e tempo ed evitare di fare una pessima figura nel caso che le scie chimiche non esistano.

La relazione rischi-benefici/investigazione-non investigazione è riassunta nella seguente figura.

Ora, il rischio di non fare niente per tutelare la salute del pianeta e della popolazione è ovviamente un rischio terribile. Il rapporto rischio beneficio è quindi molto più alto nella scelta di non effettuare indagini scientifiche.
Tuttavia tale rischio non ha pesato nella scelta del Ministero** . Perché?

Evidentemente perché la possibilità che le scie chimiche esistano è stata ritenuta una non-possibilità o una eventualità remotissima. Se escludiamo che le scie chimiche possano esistere, azzeriamo istantaneamente il rischio principale, e così la scelta è presto fatta.

Ma tale assunzione è giusta? Siamo sicuri che le scie chimiche non esistano?
Al momento quello che sappiamo è che nessuno ha pubblicato su giornali scientifici prove della loro esistenza, che è altra cosa. Quindi, a mio avviso, non possiamo escludere la possibilità che le scie chimiche esistano. E se non possiamo escludere tale possibilità, decidendo di non investigare sulle scie chimiche ci assumiamo un rischio molto alto.

In base a queste considerazioni, la cosa a mio avviso più giusta da fare è quindi investigare.

Per questo motivo, molte persone nel mondo hanno deciso di investire un po' del loro tempo libero e qualche soldino per verificare se c'è qualcosa di vero nella teoria delle scie chimiche.

Vediamo ora di discutere come andrebbe effettuata la ricerca scientifica sulle scie chimiche.
E' già stato raccolto molto materiale che proverebbe l'esistenza delle scie chimiche e altro ne può essere raccolto se il fenomeno continuerà. Come dovrebbe essere utilizzato tale materiale?
Alla luce di quanto detto sin'ora, risulta chiaro che pubblicare indagini scientifiche senza che esse siano sottoposte a referaggio, anche se serie e ben fondate, non produrrà risultati utilizzabili in sede di confronto politico. Come abbiamo visto, in sede governativa contano le pubblicazioni scientifiche.
Bisogna anche considerare che una indagine pubblicata su una rivista scientifica non deve più essere dimostrata. Ha già superato questo passaggio, che spesso non è un passaggio indolore. Una indagine senza referaggio deve invece essere necessariamente giudicata, e non sappiamo quale sarà il giudizio. Utilizzare quindi in un ipotetico confronto sull'esistenza delle scie chimiche una prova che potrebbe essere ritenuta non valida, è un rischio.
Infine, proporre una ricerca ai referee presenta ulteriori vantaggi: permette di riconoscere eventuali errori di cui non si era tenuto conto e di ricevere importanti consigli.

Quindi, se riteniamo di avere prove che dimostrino la veridicità della teoria delle scie chimiche e vogliamo che la questione sia presa in considerazione a livello politico, è necessario che le nostre ricerche vengano pubblicate in riviste scientifiche sottoposte a referaggio anonimo. In questo modo esse assumeranno un aspetto che le renderà ancora più forti: l'ufficialità.
Tali ricerche dovranno presentare dati relativi ad osservazioni di fenomeni anomali nelle scie, aerei, nuvole, acqua piovane, terreni, ed essere condotte con metodo (osservazioni ripetute, controlli positivi e negativi, analisi della letteratura del settore). Alcune riviste a cui inviare manoscritti relativi a prove della esistenza delle scie chimiche potrebbero essere ad esempio: Journal of Aircraft, The international Journal of Meteorology, Journal of Climate, Journal of the Atmospheric Sciences.
Un'impresa impossibile? Forse, ma bisogna tentare.

Vediamo infine a cosa può portare questa investigazione scientifica.

Le ricerche potrebbero anche non portare a niente. Potrebbe risultare impossibile dimostrare scientificamente l'esistenza delle scie chimiche e si rimarrebbe nel dubbio per sempre.

Oppure, potrebbe venir dimostrato che ci sono aerei che passano sulle città spargendo porcherie di tipo chimico-biologico. Immagino che a quel punto verrebbero presentate nuove interrogazioni parlamentari, questa volta ricche di pubblicazioni scientifiche referate. Lo Stato si renderebbe conto dell'operazione di irrorazione in atto e, ovviamente, la bloccherebbe, impedendo con ogni mezzo agli aerei chimici di sorvolare le irrorare e città. Immagino che verrebbero anche tirate le orecchie a spruzzatori e mandanti.

Se invece venisse dimostrato che le scie chimiche non esistono, non succederebbe proprio niente di male. Anzi, per quel che mi riguarda, durante le ricerche sulle scie chimiche ho imparato tante cose interessanti su argomenti complessi e affascinanti come nuvole, aerei, fenomeni atmosferici, per cui se anche si dimostrasse la non esistenza delle scie, io avrei comunque guadagnato qualcosa in termini di nuove conoscenze.

Per concludere, è importante, per il bene di tutti, investigare scientificamente sulle scie chimiche allo scopo di verificare se esse esistono. Se verrà dimostrato che le scie chimiche esistono, i risultati delle ricerche andranno pubblicati su riviste scientifiche sottoposte a referaggio, affinché tali risultati possano essere utilizzati in sede politica come prove degli avvenuti sorvoli chimici .
Un’interrogazione parlamentare che riporti dati di anomalie nei cieli pubblicati su riviste scientifiche nazionali o internazionali sottoposte a referaggio anonimo non potrebbe, necessariamente, ricevere la stessa risposta che ha avuto la lodevole interrogazione del senatore Nieddu.

Note

*Il Comitato regionale di sensibilizzazione sulle scie chimiche di Nuoro (http://www.sciesardegna.it/) ha pubblicato una replica alla risposta del Ministro (http://www.sciesardegna.it/docs/061124rispcom.pdf).

**Anche la risposta della Commissione Europea all'interrogazione scritta di Erik Meijer (GUE/NGL) non prevede interventi per verificare se le scie chimiche esistono [2].

Bibliografia

[1] Perché tanti interventi istituzionali, politici e mediatici, italiani ed europei sulle Scie Chimiche aeree?

[2]http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2007-2455+0+DOC+XML+V0//IT

[3] http://sciechimiche-zret.blogspot.com/2007/08/unione-europea-interrogazione.html

[4] http://www.sciesardegna.it/docs/060613iparl.pdf

[5] http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/info/NOTIZIE/Perelman/Perelman.htm

[6] http://www.pubmed.org/

[7] http://scientific.thomson.com/products/wos

[8] Hanson D. Chemtrails conspiracy (2005). Chemical & Engineering News. 83 (15), 64-64 . N.B. Questo articolo non risulta presente nel database della rivista Chemical & Engineering News. Nella rivista, a firma Hanson D, sono presenti vari articoli ma non l'articolo citato da Web Of Science.

Fonte: http://sciemilano.blogspot.com/