Il ministro della guerra, Ignazio La Russa, ha “risposto” lo scorso gennaio 2009 all'ultima interrogazione dell'onorevole Sandro Brandolini sulle scie tossiche. Ne diamo conto solo oggi, perché de minimis non curat praetor. Il titolare del dicastero in oggetto, altresì responsabile della spaventosa ed inaccettabile militarizzazione della Sicilia (si legga l'articolo di Antonio Mazzeo, Inizia la lotta contro la maxi-antenna in Sicilia, 2009), ha balbettato le solite stramberie pseudo-scientifiche (scopiazzate dai siti di disinformazione) sulle scie di condensazione, affermando che le contrails si formano anche a temperature superiori allo zero (Sic!). Siamo ben distanti dai 42° Celsius sotto lo zero termico, necessari, in concomitanza con elevati livelli di umidità relativa (almeno il 70%) affinchè si possa solo formare una scia di condensa. La Russa è incompetente o in malafede? Qualunque sia la risposta, il soggetto si rivela del tutto inadatto al ruolo istituzionale che ricopre.
Le altre “spiegazioni” ammannite dal ministro sono le solite sciocchezze di cui abbiamo già dimostrato decine di volte la totale infondatezza. Ignazio La Russa ha studiato la lezioncina e, da zelante scolaretto, l'ha ripetuta, suscitando più che indignazione ilarità.
Nella sua sgangherata e menzognera risposta, l'onorevole La Russa ha negato che sia mai stato stipulato un accordo tra Italia e Stati Uniti circa lo “studio” dei cosidetti cambiamenti climatici. Tale intesa, siglata nel 2003 da Silvio Berlusconi e da George Walker Bush, prevede anche la sperimentazione in situ di aerosol per “simulare” condizioni ambientali estreme e per verificare le conseguenze sui biomi di questi interventi: insomma una legalizzazione, dietro un linguaggio tecnico, delle operazioni chimico-biologiche con la fattiva collaborazione del C.N.R. e di altri enti governativi.
Purtroppo per La Russa, il documento menzionato esiste. Sebbene qualcuno si sia affrettato ad eliminarlo dal sito del ministero (Orwell docet), prevedendo una mefistofelica azione del genere, provvedemmo a suo tempo a salvare il testo. Circa la partecipazione dell'Italia agli esperimenti, è possibile trovare sul sito del Ministero dell'interno solo la prima pagina relativa alla discussione avvenuta in parlamento, le altre… sono inaccessibili. L'informazione gemella sul sito dell'ambasciata statunitense è stata completamente rimossa. Queste rimozioni dimostrano il machiavellismo di certi “uomini politici”, la loro improntitudine, ma anche la loro dabbenaggine. E' proprio il caso di concludere nel modo seguente: “Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi”.
Risposta scritta pubblicata giovedì 15 gennaio 2009
nell'allegato B della seduta n. 115
All'Interrogazione 4-01193 presentata dall'onorevole
SANDRO BRANDOLINI
Risposta. – Nel premettere che il fenomeno delle scie chimiche, attese le molteplici implicazioni, non investe profili di esclusiva competenza della Difesa, devo rilevare che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha già fornito un'ampia risposta ad un atto di analogo contenuto (n. 4-00280), pubblicata il 5 settembre 2008, da cui si evince, fondamentalmente, che «dall'esame della letteratura scientifica internazionale e dal contenuto dei siti web specialistici, non è possibile confermare l'esistenza delle scie chimiche» (Sic!).
Allo stesso tempo, è emerso che «i siti specialistici degli osservatori delle scie chimiche, in particolare, risultano carenti dal punto di vista scientifico» (Sic!).
Mi limito, pertanto, a fornire, per quanto di specifica competenza della Difesa, alcuni elementi conoscitivi relativi ai velivoli militari.
In primo luogo, le indagini svolte hanno consentito di escludere il coinvolgimento degli aeromobili dell'Aeronautica militare nella generazione o emissione di scie differenti da quelle normalmente dovute alla condensazione del vapore acqueo.
L'Aeronautica militare, inoltre, non ha in dotazione aeromobili adibiti allo spargimento di sostanze chimiche, né si hanno evidenze relative ad aeromobili militari che, operando a bassa quota sul territorio italiano, abbiano disperso o irrorato sostanze chimiche, così come descritto nell'ambito dell'atto in esame (Sic!).
In particolare, le ricerche ed analisi effettuate in ambito militare hanno confermato che il fenomeno delle scie si riferisce alla condensazione di vapore acqueo che normalmente viene rilasciato dai motori a combustione interna.
Ciò si manifesta generalmente a basse temperature (quali non si sa, n.d.r.) ed a quote normalmente superiori ai ventimila piedi. Peraltro, il combustibile usato dai velivoli militari è analogo a quello usato dai vettori civili e l'impatto ambientale, in relazione alla concentrazione di idrocarburi, è risultato molto minore di quello normalmente rilevabile nelle comuni aree urbane (Falso! Si legga STADIS, l'ingrediente non tanto segreto).
Per quanto concerne la permanenza delle citate scie, occorre aggiungere che a temperature appena superiori allo zero (Sic!), il vapore acqueo contenuto nell'atmosfera, all'impatto con una superficie quale ad esempio la fusoliera di un aereo, può congelarsi all'istante per effetto dell'improvvisa variazione di pressione e dare quindi quell'impressione gelatinosa alla quale si fa riferimento nell'atto in esame.
Inoltre, in assenza di vento, la permanenza delle scie così prodotte può protrarsi anche per diverse ore (Sic!).
In tal caso, l'incrocio delle rotte di più velivoli che, in contemporanea o successivamente, vengono ad intersecarsi, possono dare origine a figure geometriche.
In ultimo, l'Aeronautica militare, che nel 2003 non ha sottoscritto alcun accordo con gli Stati Uniti sulla specifica problematica, non ha – come erroneamente affermato – «triplicato i voli militari», ma, al contrario, ha ridotto, dal predetto anno ad oggi, l'attività di volo dei propri aeromobili del 15 per cento circa.
Il ministro della difesa: Ignazio La Russa.
Piano dettaglio – Accordo Italia U.S.A. sul Clima
A Pagina 38 si legge:
WORKPACKAGE 10: Esperimenti di manipolazione degli ecosistemi terrestri
Questo Workpackage ha come obiettivi:
1. lo sviluppo di nuovi sistemi per la realizzazione di esperimenti di manipolazione dell'ecosistema che permettano di esporre la vegetazione a condizioni ambientali simili a quelle attese in scenari di cambiamento globale;
2. lo studio, l'analisi e la comprensione dei principali meccanismi di risposta della vegetazione e degli ecosistemi mediterranei ai diversi fattori di cambiamento (temperatura, precipitazioni ed aumento della concentrazione di CO2 atmosferica);
3. la quantificazione degli effetti complessivi del cambiamento sulla produttività e sulla vulnerabilità degli ecosistemi (fertilizzazione da CO2, variazione della disponibilità idrica ed aumento di temperatura).
In dettaglio le attività saranno:
1. l'esecuzione di attività di ricerca eco-fisiologica su diversi siti sperimentali italiani dove vengono modificate artificialmente le condizioni ambientali a cui è esposta la vegetazione
2. l'approfondimento e la migliore conoscenza dei meccanismi di risposta delle piante attraverso la misura diretta dello scambio gassoso in condizioni di pieno campo
3. la verifica in campo di ipotesi sviluppate nell'ambito di esperimenti di laboratorio
4. la progettazione di tecnologie per la manipolazione delle condizioni ambientali con particolare riferimento al controllo della temperatura e della concentrazione atmosferica di CO2.
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