L’Universo Intelligente: tra Scienza e Fede

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Le ultime ricerche che stiamo sviluppando sono volte alla connessione tra vari settori della matematica quali la teoria dei numeri del genio indiano Srinivasa Ramanujan e diversi settori della fisica teorica e della cosmologia. Sviluppando le equazioni dei vari lavori che stiamo analizzando, risultano in maniera ricorrente le note soluzioni, di cui già abbiamo discusso in alcuni precedenti articoli, le quali si identificano con quello che abbiamo definito intervallo aureo. I numeri di cui parliamo sono il rapporto aureo, zeta(2) che è uguale a Pi greco al quadrato diviso sei e da 1.65578 che è uguale alla radice 14ª di una class invariant calcolata da Ramanujan il cui risultato è 1164.2696. La cosa più importante che vogliamo evidenziare è che tali numeri sono alla base di innumerevoli forme, sia nel macrocosmo sia nel microcosmo.

Sembra quindi che vi sia dietro di essi una sorta di progetto. A tale proposito, ricordiamo che un buco nero anche se evapora emettendo radiazione (la cosiddetta radiazione di Hawking) non perde le informazioni, ed esse potrebbero costituire i semi di un universo che prende forma da un buco bianco che, al contrario di un buco nero emette energia, che è situato all’estremo opposto del buco nero che evapora. Se l’universo, secondo l’ipotesi ciclica, alla fine di un ciclo è destinato a divenire un buco nero massiccio di dimensioni molto grandi, le informazioni in esso contenute, passeranno attraverso quello che viene definito un “wormhole”, cioè un ponte di Einstein-Rosen e costituiranno i mattoni fondamentali su cui prenderà forma l’universo successivo.

Siamo quindi di fronte ad un universo ciclico che in fasi estremamente lunghe passa da una singolarità, ad un universo esteso come quello che noi osserviamo e che alla fine di ogni ciclo diviene un buco nero dalla cui estremità opposta, attraverso una sorta di Big Bang (scontro fra Brane, secondo la Teoria delle Stringhe) ha inizio un nuovo universo e un nuovo ciclo. Si ha quindi una successione di buchi neri (fine del ciclo di un universo) e buchi bianchi (inizio di un nuovo ciclo di universo).
Ma è possibile parlare di inizio, se inizio e fine nello spazio senza tempo, non esistono? L’inizio esiste per noi che siamo “limitati” ma per l’infinito esiste soltanto l’Io Sono. È possibile che tutto ciò che da sempre esiste, è racchiuso nel circolo senza fine di un anello, di una sorta di cerchio. Meglio ancora: al di là del continuum n-dimensionale, inizio e fine, come passato e futuro non esistono. Può l’universo, una sorta di “occhiello temporale”, un circolo senza fine, creare se stesso?

Penso sia questa l’ipotesi più vicina alla verità… se così la si può definire: nello spazio senza tempo… Noi possiamo soltanto cercare di capire, e dobbiamo farlo per evolverci, ma non potremo mai comprendere l’infinito… Lo spazio senza tempo si identifica con il Superspazio. Una frase del mio amato maestro Prof. Antonio Grablovitz, era: “l’eternità è un attimo ed un attimo è l’eternità e qui è racchiuso tutto…”. Aveva perfettamente penetrato il mistero dell’universo, disseminato di buchi bianchi, buchi neri e di n-dimensioni! Pensiamo alle infinite frazioni che passano da un numero all’altro: sono infinite. Così da un istante all’altro passano infinite frazioni di secondo: il tempo quantistico della scala di Planck, eternità-attimo=attimo-eternità. Per l’Eterno presente, ovvero il senza tempo, l’eternità è un attimo che non finisce mai. Ricordiamo la dilatazione del tempo, come previsto dalla relatività di Einstein, ma questa volta all’infinito ed eterna. Quindi, un istante può divenire un miliardo di anni a quella scala quantistica. Dieci minuti possono divenire un’eternità e il nostro universo, non sarebbe altro che una “stringa” di un Multiverso infinito. Noi siamo paragonabili a dei piccoli “quanti” di energia, di fronte all’immensità ed infinità del Cosmo armonioso e ricolmo di frequenze che creano infinite forme ed i matematici, sono gli esploratori di questo infinito e chi crede in un Intelligent Design comprenderà la frase del genio matematico Srinivasa Ramanujan :” Per me un’equazione non ha significato, se non esprime un pensiero di Dio”.

di Michele Nardelli e Antonio Nardelli