Malattia mentale ed energia psichica

Il brano che segue é tratto da: Alessandro Bardi – Malattia mentale ed energia psichica. Quanto contenuto nell’opera deve ritenersi espressione del pensiero di un non addetto ai lavori e non può ritenersi consiglio medico. Per avere il testo completo scrivete a: “jannarah@libero.it”

La psicoterapia

Nonostante tutto il tecnicismo parolaio la psicoterapia é basata sulla convinzione che le malattie nervose o mentali siano basate su “false opinioni”. I disturbi non sono radicati nella personalità, ne sono anzi estranei, ciò che il paziente pensa non ha alcuna relazione con essi che irrompono e possono sparire del tutto. Ma soprattutto sono indipendenti del tutto dalle vedute e dalla volontà del paziente. Se vi sono in essi rappresentazioni distorte, non é intervenendo su di essi che si possono modificare, perché si agisce solo sull’effetto e non sulla causa. Se si trattasse di opinioni errate il problema neppure esisterebbe, perché un’opinione falsa non opprime nessuno. Il punto é che, secondo quanto gli stessi psichiatri ammettono, da una vita il malato le critica e combatte senza risultati. Se i pazienti le sentono estranee é evidente che la critica già c’è. Alcuni disturbi vengono definiti “della personalità”: nemmeno una patologia ma qualcosa di connaturato!

La psicodinamica parte da una concezione meccanica della mente. Non esistono affatto leggi deterministiche per cui i comportamenti sono concatenati. Non siamo macchine, altrimenti non si spiegherebbe la coscienza e la volontà. Classificare, spiegare e prevedere comportamenti é impossibile. Le cause concepite in tal modo non possono esistere. E’ buffo che alcuni credano che la malattia nervosa sia solo un alibi per non affrontare sé stessi e la realtà. In tal modo si finisce per aggredire in modo fanatico una persona sofferente già di per sé. Del resto chi può essere tanto imparziale e perfetto da dire agli altri cosa pensare di sé e del mondo. Questo non é molto diverso dal fondamentalismo religioso! Arrivano a pensare che i problemi dipendano semplicemente dalle sue idee o da quelle dell’educazione o dell’ambiente e che in fondo il paziente “voglia” la patologia, che viene anche considerata una tattica. Trattare questi problemi con le banalità della psicologia é come sparare ad un jumbo con la pistola ad acqua. Non esistono cause profonde, né i sintomi fanno parte di un quadro più vasto. La terapia seria agisce sui sintomi e non cerca nessun vago “perché” che non esiste.

La psicologia cognitiva affronta il DOC come un approccio diretto al problema. In sostanza l’esposizione alla fobia che avrebbe generato i rituali di scongiuro si ricollega al concetto dell’accettazione delle emozioni. Ma io domando come si può dimostrare che le emozioni abbiano in qualche modo a che fare con questo disturbo, e non solo questo, e se questo non rifletta semplicemente l’ideologia irrazionalista dominante. L’emozione negativa é semmai l’effetto di qualcosa e non certo ciò in cui essa consiste. Anche se si tenta una sua traduzione più pratica, si tratta sempre di una interpretazione troppo filosofica dei problemi nervosi. Sempre sul piano filosofico la riduzione all’aspetto emotivo-istintuale é quanto di più basso si possa fare nei confronti dell’uomo.

Cercare spiegazioni “filosofiche” del disagio del paziente, invece che della malattia, porta non poco lontano dalla guarigione. Non é una terapia comportamentale nemmeno che può influire su ciò che é patologia. Purtroppo il concetto che si ha del malato nervoso sta tutto compreso nella riduzione di esso ad un degenerato o handicappato. Se é vero che la malattia esiste, non é però ragionevole identificare il malato nella malattia. Si ha la netta impressione che, in fondo, essi pensino che i malati di mente siano solo il frutto di una degenerazione dell’evoluzione. Gli psicofarmaci sono droghe propinate per stordire il malato, sono rozzi calmanti. Cessata la somministrazione cessa pure l’effetto sedativo. Inoltre gli effetti collaterali sono spesso invalidanti, la loro distruttività é nota. “Non sappiamo in che modo la relazione con la Serotonina possa porre rimedio alla depressione”. E’ un pò come dire che brancolano nel buio.

L’unico testimone é il paziente

E’ impossibile dall’esterno conoscere l’interiorità del paziente. Invece gli psichiatri non solo non fanno nessun affidamento a ciò che dice il malato, ritenendolo espressione patologica, ma ripongono fiducia nel modo più acritico nelle loro rappresentazioni ideologiche riconducibili ai temi dell'”irrazionale” (caso emblematico l’identificazione del disturbo ossessivo nella ricerca di ordine). Dappertutto vedono ansia e sensi di colpa, é il trionfo del pregiudizio e delle diagnosi “astratte”, un vero e proprio mondo parallelo quello della conoscenza psichiatrica. Senza arrivare al solito concetto relativista del tipo “non esiste la norma e nessuno la può definire” é però vero che gli psichiatri calcano spietatamente sulla posizione opposta.

1) deve esistere un AGENTE PATOGENO ESTERNO alla base della sintomatologia. Infatti vi é un contagio, QUALCOSA si trasmette. C’é da credere che vi siano una sorta di radiazioni psichiche che attaccano le persone. SI PENSI ALLE ALLUCINAZIONI DEGLI SCHIZOFRENICI I QUALI AFFERMANO DI RICEVERE DALL’ESTERNO QUESTE “VOCI”. Spesso si trasmette da persone con cui si é sempre in contatto. Potrebbe essere ereditario.
2) risentono dell’età
3) delle condizioni astrali come il sorgere e il tramontare del sole e le fasi lunari.

Le varie azioni ossessive servono ad allontanare un pericolo. Si tratta di mezzucci che il paziente si é creato col tempo, ma il problema in sé risiede nella paura di un fatto negativo. E’ come se si sapesse, ad esempio, che se non effettuerai il tale scongiuro non dormirai o ti capiterà qualcosa. L’ansietà é un effetto di questo e non il pensiero in sé. Da dove viene questo pensiero se il paziente stesso lo considera estraneo? E’ come se una forza esterna lo circuisse per tormentarlo. Una vera “ossessione” di medievale memoria. Ed il termine nasce lì. Oppure può manifestarsi una fobia senza azioni di scongiuro in cui la convinzione del pericolo é inattaccabile alle critiche ed estranea al pensiero del paziente.

Si deve trattare di una forza che infetta o contamina. Del resto sembra che essa sia sempre una forza irrazionale esprimentesi sotto forma di pensieri irrazionali o emozioni. Deve esistere una sorta di “campo psichico” in cui si manifestano queste emozioni e in qualche modo alcune persone ne vengono in contatto. Forse cose o persone ne sono portatori. I PENSIERI E LE EMOZIONI SONO OGGETTIVI E NON FUNZIONI CEREBRALI. Dunque essi possono intromettersi come agenti infettanti.

Alessandro Bardi autore de “La genesi ritrovata