Melatonina, Cronobiologia e Cancro

Melatonina, Cronobiologia e Cancro

Melatonin-300x200Esperienza Clinica in Oncologia Medica per Cura con Melatonina, Sola o Associata ad Altre Terapie Anticancro Standard

 

Prof. Paolo Lissoni, Direttore Responsabile della Divisione Radioterapia ed Oncologia presso l’Ospedale San Gerardo di Monza

Dopo più di 20 anni di indagine nel ruolo che la ghiandola pineale ricopre nel cancro e di studi clinici del suo ormone, la melatonina, nel trattamento delle neoplasie umane, è giustificato affermare che l’accettazione dell’importanza della ghiandola pineale nei disturbi neoplastici richieda una sostanziale modificazione nella coscienza delle scienza umane. Lo scopo è attuare una rifondazione metafisica nell’oncologia medica, prendendo in considerazione le caratteristiche biologiche delle cellule tumorali e lo stato psico-neuro-immune dei pazienti, fondamentalmente modificato dalla ghiandola pineale stessa.

L’indagine sulla ghiandola pineale potrebbe favorire una nuova cooperazione tra la filosofia e le scienze biologiche. Numerosi studi hanno dimostrato come il progressivo declino della funzione della ghiandola pineale coincida con una più frequente alterazione endocrina nei pazienti affetti da cancro. Ciò potrebbe giocare un importante ruolo nella stessa prognosi della malattia, grazie alla ben documentata azione anticancro della melatonina e le altre qualità pineali.

La terapia dei tumori umani a base di melatonina è giustificata per almeno tre ragioni:

1) È una terapia endocrina sostitutiva per correggere la deficienza pineale correlata al cancro.

2) L’attività anti-cancro della melatonina dovuta all’azione anti-proliferativa (modulando l’espressione di oncogeni e anti-oncogeni ed i processi apoptotici), attivazione dell’mmunità anti-cancro (accrescendo in particolare l’attività e il rilascio dell’IL-2 dai linfociti TH1 e la stimolazione della secrezione dell’IL-2 da parte delle cellule dendritiche), e proprietà antiossidanti.

3) È una terapia palliativa, specificatamente per la cachessia, la debolezza e trombocitopenia collegate al cancro, per le proprietà anticachettiche e trombopoietiche della melatonina.

I 15 anni di storia clinica riguardante la terapia a base di melatonina nei neoplasmi umani possono essere così riassunti:

1) Terapia palliativa di neoplasmi solidi incurabili.

2) Terapia neuroimmune del cancro con melatonina più citochine (IL-2) per accrescere la sua efficacia, nei tumori resistenti all’uso del solo IL-2.

3) Terapia chemio neuroendocrina, con melatonina più chemioterapia; terapia radio neuroendocrina con melatonina più radioterapia, per ridurre la tossicità della chemioterapia attraverso la proprietà antiossidante della melatonina ed accrescere l’efficacia terapeutica, prevenendo danni ai linfociti causati dalla chemioterapia e radioterapia, incrementando inoltre il loro potere citotossico.

4) Terapia neuroendocrina con melatonina in aggiunta alle classiche terapie endocrine, che si basa sulla capacità della melatonina di accrescere la dipendenza endocrina del cancro. In tutti gli studi, la melatonina è stata somministrata oralmente una volta al giorno durante la fase oscura del fotoperiodo, in dosi che variavano dai 20 ai 40 mg al giorno.

In ricerche condotte su 1.440 pazienti, scelti a caso, con tumori solidi incurabili in stato avanzato, che hanno ricevuto solo melatonina o una cura di sostegno, la melatonina ha prolungato il tempo di sopravvivenza ed evitato la cachessia neoplastica, anche se una regressione oggettiva del tumore è stata rilevata soltanto nel 2% dei pazienti.

In termini di regressione tumorale, risultati più incoraggianti sono stati raggiunti grazie alla terapia neuroimmune con melatonina in aggiunta a dosi sottocutanee di IL-2 (3 millesimi di unità internazionale per litro), con un tasso di regressione del tumore del 16% in 400 pazienti affetti da tumori solidi incurabili ed in stato avanzato; una efficienza particolare si è riscontrata negli epatocarcinomi, nei tumori gastrointestinali, nel cancro polmonare non a piccole cellule e nei mesoteliomi.

In una ricerca effettuata su 450 pazienti, scelti a caso, con un cattivo stato clinico o con tumori resistenti alla chemioterapia, la melatonina sembra accrescere il tasso di reazione al tumore, prolungare il tempo di sopravvivenza rispetto alla sola chemioterapia ed evitare i danni collaterali causati da quest’ultima, quali: trombocitopenia, cardiotossicità, neurotossicità e astenia. Non sono stati rivelati effetti nella protezione da anemia, leucopenia e alopecia. La melatonia, associata al tamoxifene, sembra indurre un tasso di reazione del 29% in 14 pazienti con metastasi al seno, curati solo con tamoxifene; ed un tasso di reazione del 12% in 25 pazienti con neoplasmi avanzati, tranne tumori classici endocrino-dipendenti.

La melatonina può pertanto essere usata con successo in oncologia, sia da sola che utilizzata per armonizzare a livello biologico le tradizionali terapie anticancro tra cui: chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e terapia endocrina. L’applicazione della melatonina nella cura di neoplasmi umani potrebbe completamente modificare l’oncologia medica, in una direzione bio-modulatoria, ristabilire l’unità psicobiologica dei pazienti e ricostituire le reazioni psicoendocrine ed immunobiologiche contro il cancro. Ulteriori ricerche saranno necessarie per stabilire l’efficacia della melatonina rispetto alla manifestazione (rilascio) da parte delle cellule cancerose di recettori della melatonina ed alla produzione endogena della melatonina stessa.

Il cancro è una guerra biologica che distrugge l’unità della vita, e la cura a base di melatonina può aiutare a ripristinare nei pazienti affetti da cancro l’armonia a livello biologico. Questo è il contributo della ghiandola pineale a favore della pace, coinvolgendo tutti i popoli e tutte le tradizioni in uno sforzo comune per vincere il duello contro il cancro, sulla base di una nuova interpretazione filosofica della biologia umana.

(tradotto dagli atti del convegno del National Cancer Institute di Washington: “Melatonin, Chronobiology and Cancer”, disponibile in PDF )

Inviato da Fabio Branchesi

neuroscienze.net