Meteoriti e mattoni della vita

Il Giornale Onlinedi Claudio Elidoro
Tratto da: Carnegie Institution for Science

Anche chi mastica poco di chimica o di biologia sa che gli amminoacidi sono composti organici che stanno alla base delle proteine, le sostanze che giocano un ruolo fondamentale in ogni organismo vivente. Si ritiene che proprio la produzione di proteine abbia costituito uno dei primi stadi dell'avventura della vita sul nostro Pianeta. Uno stadio che i più ritengono sia stato favorito e reso possibile da particolari condizioni ambientali, ma che qualcuno ritiene possa anche aver avuto un'imbeccata decisiva dallo spazio esterno.

Si comprende bene, dunque, come lo scoprire una cospicua presenza di amminoacidi in un meteorite possa diventare un elemento molto importante per chi invoca lo spazio quale ambiente che ha dato il la al faticoso cammino della vita. Una notevole scoperta in questa direzione è quella effettuata da un team internazionale – lo studio verrà prossimamente pubblicato su Meteoritics and Planetary Science – che ha rilevato in due condriti CR scoperte negli anni novanta in Antartide una presenza di amminoacidi notevolmente superiore a quella finora registrata in analoghi meteoriti.

L'analisi dettagliata di tre di questi meteoriti, attualmente conservati presso il NASA Johnson Space Center a Houston (Texas), ha permesso di scoprire che, mentre in uno di essi la percentuale di amminoacidi era in linea con altre misurazioni effettuate su analoghi meteoriti, cioè si registrava una concentrazione di amminoacidi pari a circa 15 ppm (parti per milione), ben differente era la situazione negli altri due. In essi, infatti, la concentrazione risultava di 180 e 249 ppm, dunque da dieci a quindici volte superiore alla media. Le analisi dei rapporti tra gli isotopi di carbonio hanno rimosso ogni sospetto che si possa trattare di un effetto dovuto a contaminazione terrestre, confermando che l'origine di quegli amminoacidi debba essere ricercata al di fuori della Terra.

Quegli amminoacidi, insomma, grazie all'abbondanza di ammoniaca, acqua e altri elementi chimici presenti nella nebulosa solare, si sarebbero formati su un corpo celeste che, come era tutto sommato normale nel caos dinamico che caratterizzava i primi vagiti del neonato sistema planetario, sarebbe poi andato in frantumi. Ci avrebbe poi pensato il gioco delle dinamiche orbitali a condurre quei frammenti non solo verso la Terra, ma anche verso gli altri pianeti cosiddetti terrestri.

Certo, da qui a dire che la vita è piovuta sulla Terra dallo spazio ce ne corre, ma la scoperta è di quelle che senza alcun dubbio contribuiscono a far volare alta l'immaginazione.[/size=12]

1 aprile 2008
FONTE: coelum.com