MOTIVI E CONSEGUENZE DELLA GUERRA IN IRAQ IN UN'OTTICA PLEIARIANA

Il Giornale Onlinedi Andrea Bertuccioli

All'epoca, cioè due anni prima della prima guerra del Golfo, venne sconsigliata dagli extraterrestri la diffusione del testo, forse perché i suoi contenuti sarebbero stati prevedibilmente confusi con gli eventi bellici del 1990-1991 in Kuwait e in Iraq. Solo dopo il 1° gennaio del 2003 come indicato dai Plejariani, Meier iniziò a divulgare tali preziose rivelazioni e profezie nei Bollettini pubblicati dalla sua associazione, il FIGU. Eccone un estratto nella mia traduzione:

“(?) Se le cose non volgono al meglio (…), allora nell'anno 2006 sarà inevitabile un terza guerra mondiale, nel corso della quale periranno circa i 2/3 dell'umanità terrestre. La colpa principale di questa grave situazione che affligge il mondo va soprattutto attribuita a G.W. Bush, Yasser Arafat, Saddam Hussein e Ariel Sharon. Verranno impiegate le armi più mostruose e distruttive di tipo chimico biologico e nucleare. Si verificherà una catastrofe senza precedenti nella storia del pianeta.

Eppure può prevalere da parte dell'umanità la ragione, e i capi di stato violenti e criminali devono essere rimossi dalle loro cariche e sostituiti da persone coscienti e responsabili, che usano la loro posizione di leadership per affermare l'autentica pace e la vera libertà.

(1)

Meier sferrò quindi in una serie di appelli e comunicati speciali un duro atto d'accusa ai governi americano e britannico, ai loro capi Bush e Blair, ma anche ai leader mediorientali mettendo in luce fin da subito e con estrema chiarezza il carattere pretestuoso degli argomenti da loro addotti per giustificare l'intervento militare ed esponendo senza troppi giri di parole i veri motivi del conflitto, anche sulla scorte di una precisa valutazione dell'effettiva autonomia (autosufficienza) petrolifera della Terra e degli Usa fornitagli dagli amici extraterrestri. (2)

Come è noto il contattista svizzero fin dalla metà degli anni 70' è stato posto sotto stretta osservazione da parte dei servizi di intelligence, attratti dalla puntualità e precisione delle informazioni fattegli pervenire, molte delle quali nel corso degli anni si sono rivelate assolutamente attendibili.

Tra le accuse rivolte da Meier e dai Plejariani al governo Usa c'è la sua insopprimibile volontà di dominio mondiale, occultata e mascherata subdolamente dietro al pretesto della lotta al terrorismo e alla necessità di garantire la sicurezza internazionale. È una tesi che nel frattempo ha trovato larga eco, se si pensa solo alle recenti prese di posizione di Susan Sontag(3), Noam Chomsky e del giornalista John Pilger.(4) Ciò che invece finora analisti, critici, esperti di strategia militare e intellettuali non hanno colto nella sua reale portata e negli effetti a medio e lungo termine, sono i rischi reali e terribili per la sorte dell'intero pianeta che la politica americana della guerra infinita e dell'accrescimento indiscriminato delle aree d'influenza tramite guerre criminali comporta.

Ed è qui che la voce di Meier e dei suoi informatori extraterrestri si è fatta sentire con tutto il rigore e la forza possibili. Questa folle, cieca, disumana politica degli Usa e del suo presidente G.W Bush rischia infatti, se non fermata in tempo, di portare l'intero pianeta verso un immane terzo conflitto mondiale a sfondo religioso come profetizzato già più di 13.000 dal primo profeta della linea plejariana incarnatosi sulla Terra, Enoch di Uruk.

Purtroppo molte delle sue autentiche profezie si sono perse o sono state irrimediabilmente manipolate nel corso dei millenni, mentre quei pochi frammenti rimasti, noti come “Libro di Enoch”, (di cui esiste una versione etiopica e una slava) sono stati rimossi dalla Bibbia e dichiarati apocrifi fin dai primi secoli dell'era cristiana da parte della Chiesa. Tuttavia grazie all'intervento dei Plejariani ed in particolare di Ptaah e Quetzal, è stato possibile ricostruire e integrare quei saggi ammonimenti che si spingono fino ad un lontano futuro, focalizzando l'attenzione sulla parte che riguarda il terzo conflitto mondiale.

Se la profezia si verificherà, cosa che non è affatto scontata ed inevitabile – dato che le profezie, per loro natura, sono sempre modificabili tramite l'effettiva presa di coscienza del pericolo in esse prospettato e degli opportuni interventi riparatori e dei correttivi da parte degli uomini – avrà come scintilla scatenante o causa remota proprio l'intervento militare americano in Iraq e la catena di conseguenze sempre più drammatica che ne deriva.
Non si tratta perciò di farsi prendere dal panico, ma neanche di ignorare queste sagge parole profetiche, e di agire concretamente, ciascuno nei limiti delle proprie possibilità, con la parola, il pensiero e l'azione affinché essa sia scongiurata.

I primi due atteggiamenti nelle loro opposte polarità non fanno purtroppo che favorire l'avverarsi del messaggio profetico. Il secondo bollettino speciale (Figu Sonder Bulletin) del 2 febbraio 2003 si apriva con uno sconfortante e fino a quel momento sconosciuto calcolo eseguito dagli extraterrestri in contatto con Meier: secondo le loro stime negli ultimi 10.000 la Terra ha conosciuto in totale soltanto circa 250 anni di pace, mentre tutti i restanti anni sono stati caratterizzati da guerre, invasioni, genocidi, atti di vendetta e rappresaglia, massacri e rivoluzioni sanguinose.(5)

Nel caso di un secondo attacco all'Iraq (o seconda guerra del golfo) regolarmente previsto e annunciato dagli extraterrestri fin dal 1988, la profezia diceva che si sarebbe verificato uno scenario in cui il rischio di un terzo conflitto mondiale con uso di devastanti armi nucleari diveniva assai probabile in special modo nel 2006, anche se un'altra data critica sarebbe stata il 2011. Da questo punto di vista, l'intervento militare anglo-americano in Iraq potrebbe essere considerato come una causa scatenante di quella successione di eventi che potrebbe, se la profezia non dovesse essere scongiurata dagli uomini della Terra, portare allo scoppio definitivo del “terzo incendio del mondo” nel 2006 (Dritter Weltenbrand).

L'antica profezia di Enoch mette in guardia sul fatto che, nell'eventualità di uno scoppio effettivo della terza guerra mondiale, circa 2/3 dell'umanità perirebbero e parti consistenti del pianeta (in particolare l'emisfero settentrionale) diventerebbero completamente inabitabili, essendo devastate da intense radiazioni nucleari e in generale dagli effetti distruttivi delle potenti armi impiegate. Parte dell'Europa e soprattutto gli Stati Uniti perciò verrebbero completamente annientati, così come le loro popolazioni.

Le responsabilità di questa eventuale, sempre più probabile e tuttavia, lo ripetiamo ancora una volta, evitabile guerra mondiale ricadranno soprattutto sui potenti della Terra e in particolar modo su G.W. Bush o chi comunque in un prossimo futuro ricoprirà la carica di presidente degli Stati Uniti, così come su Blair, Arafat e Sharon, responsabili questi ultimi di un conflitto sanguinoso che se non risolto rischia di incendiare tutta l'area mediorientale.

Accanto agli Stati Uniti infatti, le cui indebite intromissioni negli affari di altri paesi e popoli e le cui mire espansionistiche potrebbero costituire la scintilla che appicca il terribile rogo (“l'incendio del mondo”), nella profezia sono indicati tra gli stati più pericolosi rispetto allo scenario indicato, la Gran Bretagna, da tempo ormai fedele vassallo degli USA, Israele, tradizionale alleato degli americani e la Palestina, in cui l'ottusa e irresponsabile leadership di Arafat non consente, anzi ostacola così come dall'altra parte la destra politica e l'ortodossia religiosa in Israele, l'avvio di un serio processo di pace che ponga fine al terrorismo suicida da una lato e all'occupazione militare dall'altro.

La legge pendolare di valore universale dell'azione e della reazione fa sì che ad ogni azione indebita, illegittima e violenta (e perciò turbatrice dell'equilibrio complessivo di un sistema) da parte di un soggetto, individuo, gruppo, etnia, stato, corrispondano reazioni a catena o effetti di ritorno verso il paese stesso o comunque l'entità scatenante, ciò che nel linguaggio dei servizi segreti è chiamato ritorno di fiamma o blowback, contraccolpo.

Questo aspetto è stato analizzato ampiamente e dettagliatamente, dallo studioso americano di strategia e geopolitica Chalmers Johnson, che aveva previsto come conseguenza delle numerose ingerenze e intrusioni da parte della politica estera americana, attentati come quelli che si sarebbero verificati l'11 settembre 2001.(6)

In quello stesso anno Meier aveva duramente condannato la guerra in Afghanistan, considerata un vile atto di rappresaglia, che come tutti gli atti di vendetta, avrebbe finito inevitabilmente per seminare nel mondo ulteriore odio, rancore e spirito di rivalsa, specie presso i popoli musulmani e in generale nel mondo arabo, nei confronti degli Usa e dell'occidente, ingenerando una spirale difficilmente controllabile di attentati terroristici (7). Soprattutto dopo la recente guerra in Irak anche questa previsione si è tragicamente avverata, come ha mostrato la sequela impressionante di attentati a breve distanza uno dall'altro, dalle Filippine al Marocco, passando per l'Arabia Saudita.

Veniamo ora all'andamento della guerra. Innanzitutto essa, al contrario di quanto falsamente annunciato dai comandi americani, è in realtà cominciata nella notte del giorno prima.(8)
Questa guerra poi, oltre che per assicurarsi il controllo dei giacimenti petroliferi irakeni – il secondo produttore mondiale, una parte considerevole delle cui risorse è ancora disponibile – è servita agli USA sia per distogliere l'attenzione interna dalla gravosa situazione economica che affligge il paese, che per testare nuove e sofisticate armi, alcune delle quali supersegrete, su innocenti cavie umane.

9.Tutto questo è stato ribadito in modo esemplare da Meier nel terzo bollettino speciale del 3 marzo 2003. Il complesso militare-industriale è negli Stati Uniti uno tra i maggiori e più influenti potentati, accanto a quello petrolifero, e il suo peso è aumentato negli scorsi decenni in modo considerevole. Il conflitto iracheno va inserito inoltre nel quadro più generale di vicende che dopo l'11 settembre vedono gli Usa impegnati in un tentativo funesto di “capitalizzare” su quella tragedia per ottenere sempre più un'influenza ed un'egemonia su scala mondiale, tale da impedire preventivamente la futura probabile ascesa economica e militare di superpotenze competitrici.

Da questo punto di vista si assiste ad una sorta di accerchiamento a livello geopolitico e geostrategico della Cina, la quale dopo le guerra in Afghanistan è stata letteralmente circondata di basi, in seguito alla presenza militare americana in Asia centrale, dal Tagikistan all'Uzbekistan allo stesso Afghanistan per non parlare dei vecchi presidi in Corea del Sud e Giappone. Inoltre la Cina è stata praticamente esclusa dal controllo dei grandi oleodotti che dal pacifico giungono al golfo persico passando attraverso l'Afghanistan.

Si consideri inoltre che solo con la violenza, le pressioni politiche, i ricatti economici e la corruzione di politici locali, gli Usa sono riusciti a mantenere le loro basi militari in vari paesi del mondo e dell'Europa, come testimoniano nel frattempo svariati documenti e analisi storiche. Tali massicce presenze militari sono spesso il risultato duraturo di guerre (come ad esempio la seconda guerra mondiale).

Gli USA una volta che si sono insediati in un territorio sono soliti rimanervi stabilmente, provocando così risentimento e frustrazione nella popolazioni locali per la loro arroganza e totale indifferenza verso le esigenze delle popolazioni locali, come ha testimoniato anche il caso italiano del Cermis. Così sta accadendo anche in Irak, destinato in base ai piani americani ad ospitare diverse basi militari, alcune delle quali trasferite dalla più insicura e inaffidabile Arabia.

Questo atteggiamento yankee da invasore ed occupatore favorisce, com'è già ora più che evidente, una saldatura tra componenti religiose e politiche un tempo ostili all'interno della popolazione irakena e più in generale del mondo musulmano. Si pensi agli sciiti, già traditi dagli americani in occasione delle ribellioni represse nel sangue da Saddam e seguite alla prima guerra nel Golfo, senza che vi fosse alcun intervento USA in loro difesa, dopo essere stati più volte incitati a sollevarsi contro il dittatore iracheno.

I sunniti, le vari fazioni tribali e le frange paramilitari e civili fedeli a Saddam, insiemi a gruppi di sciiti fanatici filoiraniani, tenderanno sempre più a coalizzarsi contro quella che percepiscono come una illegittima potenza occupante, sfruttatrice delle ricchezze e delle risorse del loro paese.

Non sarebbe strano se l'anarchia che ha regnato e in parte ancora regna in Irak dopo la fine della guerra vista rientrasse nel quadro di una subdola, ingannevole strategia mediatica tesa a dimostrare che senza il pugno di ferro e il diretto controllo militare americano l'Iraq del dopo Saddam è ingovernabile.

In realtà gli americani hanno lasciato volutamente libero corso a furti, saccheggi e vandalismi di ogni genere che hanno devastato Baghdad e l'intero paese, privandolo di buona parte del suo patrimonio storico, mussale e archeologico. Come hanno rivelato i Plejariani a Meier (si vedano i bollettini speciali n. 6 e 7) i saccheggi da parte della popolazione irakena sono stati preceduti da quelli ben più mirati e nient'affatto casuali dei soldati americani e britannici, che si sono arricchiti vendendo alcuni pezzi pregiati del museo di Baghdad alle grandi collezioni private, per poi lasciarlo intenzionalmente incustodito, esponendolo così a ogni sorta di saccheggio e atto di vandalismo da parte della furiosa popolazione locale.

Il patrimonio archeologico di quella che è considerata la culla della civiltà, la terra degli antichi sumeri e dell'epopea di Gilgamesh è così andato in gran parte perso. Quello che il pubblico tuttavia non sa, anche perché si fa di tutto per tenerlo all'oscuro, è che quando i primi ladri e saccheggiatori iracheni sono entrati nel museo, moltissimi grossi reperti e statue erano già state asportate in segreto dai soldati alleati.

10.In effetti, anche nel 1991 le cose andarono diversamente da come si crede o fu fatto credere dalla propaganda mediatica. Quella che fu presentata come guerra di liberazione per restituire l'indipendenza al Kuwait, fu in realtà una sottile strategia abilmente costruita per attirare Saddam in una trappola che legittimasse poi un intervento USA, secondo un consolidato modello alla Pearl Harbor.

11. farsi attaccare per poi attaccare.12 O comunque usare l'attacco provocato come casus belli per giustificare l'ingresso in guerra (l'intervento militare). Basti pensare che, com'è emerso di recente, pochi mesi prima dell'invasione irakena del Kuwait nel 1990, Bush padre aveva cancellato il fidato alleato anti-iraniano e importatore di armi USA Saddam dalla lista degli stati ostili o canaglia. Il pesante indebitamento del paese a causa della quasi decennale e sanguinosa guerra con l'Iran aveva spinto il dittatore a puntare all'impossessamento delle risorse di quella che considerava una ex-provincia ricchissima di petrolio, il Kuwait creato dagli inglesi, attraverso le quali avrebbe potuto rapidamente saldare i debiti di guerra.

Pare che l'ambasciatore americano in Iraq, sapendo o temendo le intenzioni del dittatore, avesse preso contatti con questi suggerendogli che in caso di invasione gli Usa non sia sarebbero immischiati e l'avrebbero considerata un problema interno mediorientale da cui si sarebbero tenuti fuori. Saddam, credendo in questa falsa neutralità americana, invase il piccolo emirato consentendo così agli USA, dopo una guerra vinta abbastanza facilmente, di allacciare rapporti commerciali stretti se non esclusivi con il piccolo paese del golfo in qualità di liberatori, oltre che garantire enormi guadagni nell'assegnazione degli appalti per lo spegnimento e la ricostruzione dei pozzi alle aziende vicine ai Bush o comunque legate al Pentagono.

L'obiettivo era naturalmente di cogliere due piccioni con una fava, e puntare al rovesciamento del regime irakeno in modo da controllarne le ingenti riserve di oro nero. L'alleanza composita abilmente costruita da Bush senior non permise tuttavia di portare a termine il piano, e nel corso degli anni il regime venne di fatto rafforzato dall'embargo e dai traffici illegali di petrolio con gli stessi Usa, in particolare con la Halliburton del vice presidente Cheney all'epoca presidente della società.

13.Le operazioni che la Cia – come è stato confermato in un recente libro dall'ex agente Baer – aveva pianificato per eliminare tramite azioni coperte il dittatore furono ostacolate costantemente dalla casa Bianca e dal Pentagono, gli agenti revocati e richiamati in patria. È evidente dunque che la presenza del dittatore apparentemente osteggiato faceva comodo alle alte sfere americane in quanto sarebbe tornato utile per montare una campagna che con il pretesto dell'eliminazione del suo regime mirava di fatto alla occupazione del paese, come è poi in realtà accaduto.

NOTE:
1) FIGU Bulletin NR 2, 9° anno, p. 5 del febbraio 2003, Wassermannzeit – Verlag, Schmidrueti ZH
2) QUETZAL: Dalla fine della prima guerra del Golfo, l'Irak non possiede più armi di distruzione di massa.
BILLY MEIER: Essi tuttavia cercheranno in ogni modo di far trovare armi di distruzione in Irak (elementi del governo, militari, servizi di intelligence) che saranno segretamente e in modo criminale importate di contrabbando dagli americani così da riuscire in qualche modo a giustificare l'intervento militare. (dal FIGU SONDER BULLETIN [“Bollettino Speciale”], N.6 pag. 2-3)
I Plejariani in contatto con Meier hanno inoltre già calcolato in 844 miliardi di tonnellate la quantità complessiva di petrolio e gas naturale prodotta dal nostro pianeta nei suoi 46 miliardi di anni di vita come corpo semisolido che diventano più di 600 se si considera la sua esistenza come ammasso gassoso A causa dello sfruttamento intensivo nell'ultimo secolo e mezzo sono già state prelevate circa 170 miliardi di tonnellate, per cui le riserve rimanenti a questo ritmo di estrazione garantiscono un'autonomia di circa 25-30 o, se si rallenta il ritmo e la quantità estratta, al massimo di 50 anni.

Si tenga conto che della quantità complessiva di petrolio prodotta dalla Terra solo un terzo può essere estratta, e che i circa 5000 esperimenti atomici sotterranei eseguiti negli ultimi 50 anni hanno contribuito ad annientare una quantità significativa delle riserve planetarie. Più di un decimo di queste risorse sono state asportate in meno di un secolo e mezzo.

Se il prelievo continuerà a questo ritmo, la Terrà impiegherà per rigenerare le risorse sottratte circa 118 miliardi di anni, ossia circa il doppio del tempo che ha impiegato per crearle.

Il quantitativo rimanente perciò ammonta a 50-60 miliardi di tonnellate, che vengono prelevate con una quota di estrazione annuale di 3,5 miliardi di tonnellate. Solo negli ultimi 25 anni sono state asportate dal ventre della Terra 25 miliardi di tonnellate.
Per sua natura, l'economia americana è dipendente come quella di nessun'altro paese al mondo dal petrolio, non avendo investito se non in misura marginale nella ricerca e nella produzione di energie alternative pulite e rinnovabili. Di qui la volontà di mettere le mani su un paese ricco di risorse petrolifere come l'Iraq per assicurarsi in modo spregiudicato un futuro energetico a breve termine.

“O siamo noi a controllare quelle risorse, oppure nessun altro lo deve fare” sembra essere il motto dell'amministrazione americana.
3) Vedi “La Stampa” del 11 aprile 2003 intervista di A. Elkann e del giugno 2003 titolo.

4) Autore del recente “I nuovi padroni del mondo” edito da Fandango, un'inchiesta accurata e coraggiosa che ricostruisce le trame del nuovo potere mondiale e riporta numerosi articoli pubblicati sul Guardian e altri quotidiani di denuncia in merito ai reali e inconfessabili obiettivi dell'amministrazione Bush.

5) Bollettino Speciale [SONDER BULLETIN] nr. 2, op. cit, p. 1

6) Nel libro “Gli ultimi giorni dell'Impero Americano”, pubblicato nel 1999, il quale ha avuto grande risonanza dopo i tragici eventi dell'11/9, Johnson analizzava quello che l'intelligence americana chiama “ritorni di fiamma” o “contraccolpi” dell'espansionismo militare prevedendo clamorosi attentati in territorio Usa.

Il terrorismo islamico, dice Johnson, è una risposta terribile agli errori della politica estera americana e non va interpretato come fatto inaspettato bensì inserito in una precisa catena di eventi dal crollo del regime Mossadeq in Iran nel 53' con l'apporto decisivo degli americani fino al sostegno di Saddam contro l'Iran e alla prima guerra del Golfo contro l'alleato di un tempo Saddam, nonchè l'installazione di basi nella terra sacra per eccellenza ai musulmani dell'Arabia saudita per non parlare del finanziamento dei mujaheddin in Afghanistan, i guerrieri di Dio che combattevano finanziati dalla Cia contro i sovietici. Il fatto stesso che gli alleati di un tempo Bin Laden e Saddam siano diventati gli acerrimi nemici degli USA non é perciò casuale.

7) Vedi http://it.figu.org alla voce Afghanistan (30.11.2002)

8) QUETZAL: Una visione del futuro ha mostrato che? in modo non ufficiale il crollo del regime comincerà già prima che gli americani entrino a Baghdad. (?) Sia gli americani che i britannici daranno a intendere in modo ingannevole di essere accolti con gioia e a braccia aperte dal popolo irakeno. Tutte le scene che dimostrano il contrario vengono considerate frutto di manipolazioni e falsificazioni e espressione di divisioni all'interno del popolo irakeno, una parte del quale è certamente contento della fine del regime sanguinario di Saddam.

Allo stesso tempo tuttavia saranno fin da subito preoccupati del fatto che gli americani e gli inglesi controllino il loro paese. La maggior parte della gente dell'Iraq non vuole che inglesi a americani si immischino nei loro affari per cui ben presto vi saranno sollevazioni, rivolte in cui soprattutto la confessione islamica degli sciiti farà molto parlare di sé.

Nei prossimi mesi a causa della guerra criminale delle forze alleate si farà sentire in modo sempre più crescente l'insofferenza verso le forze di occupazione. Saranno in particolare gli sciiti che vorranno instaurare in Iraq uno stato teocratico islamico di stampo fondamentalista simile a quello iraniano o a quello dei Talebani dell'Afghanistan, e ciò causerà grandi sofferenze alla popolazione. Nascerà una forte e inaspettata resistenza contro gli occupatori (le potenze occupanti) che arrecherà loro numerose perdite e fastidi.

Si formeranno gruppi armati di liberazione in Iraq e altri gruppi terroristici che si opporranno alle forze straniere di occupazione. E se gli sciiti dovessero riuscire ad arrivare al potere, allora i mullah e in genere i capi religiosi fondamentalisti detteranno legge e daranno vita ad una dittatura. I dissidi e i conflitti nel paese saranno sempre più diffusi per via della perdurante occupazione, con molti morti da entrambe le parti in conflitto. L'America agirà sempre più nelle vesti di potenza tesa a conquistare e allargare il dominio mondiale provocando in molti luoghi spargimenti di sangue, in particolare attentati negli stati islamici. (?)
(CONTATTO DEL 2 Aprile 2003 pubblicato nel FIGU SONDER BULLETIN [Bollettino Speciale] Nr. 6, anno 9, p.2)

9) (?) gli Stati Uniti hanno messo questa volta i loro artigli sopra un'immensa riserva di petrolio per assicurarsi approvvigionamenti a fronte della loro crisi economica ed energetica, che sperano di risolvere dando nuovo slancio all'industria militare anche tramite l'impiego e la sperimentazione di nuove armi in vista di futuri sporchi piani di guerra. Tali piani sono già stati ripetutamente eseguiti come mostra la lunga lista storica delle invasioni americane di paesi stranieri, sempre giustificate da pretesti costruiti ad hoc con metodi più o meno sporchi. (Da: FIGU SONDER BULLETIN Nr.6, p.5)

10) BILLY MEIER: Anche per ciò che riguarda i saccheggi in Iraq, essi non sono stati commessi in prima istanza dagli iracheni ma da ufficiali dell'esercito americano che hanno rubato tesori d'arte e archeologici preziosi e unici nel loro genere dai musei della capitale, per smerciarli poi in Usa e in altri mercati internazionali.
QUETZAL: Tali furti e altre macchinazioni hanno luogo sin dall'inizio della guerra, e vengono ovviamente tenuti occultati in tutti modi dalla truppe anglo-americane.
(dal FIGU SONDER BULLETIN [Bollettino Speciale FIGU] Nr. 6 p. 3)

“..i conquistatori hanno incendiato, distrutto, conquistato, occupato, rubato, ucciso, e hanno sottratto dai musei tutto ciò che non era fissato con chiodi alle pareti. Come anche alcuni passanti iracheni hanno confermato, è successo che prima gli occupanti alleati hanno depredato i musei dei pezzi più preziosi per spedirli e smerciarli in Inghilterra e America, e poi hanno lasciato entrare e dare libero sfogo ai saccheggiatori iracheni che hanno distrutto e messo a soqquadro i reperti rimanenti..” (dal FIGU SONDER BULLETIN – [Bollettino Speciale] Nr. 7 pag. 6)

11) Nel Bollettino Speciale Nr. 2 (pp. 8 e 14) si ipotizza anche se non direttamente da parte di Meier che governo e servizi segreti americani sapessero in anticipo degli attentati dell'11 settembre ma non abbiano di proposito fatto nulla per impedirli o prevenirli, in modo poi da accreditare l'idea dell'asse del male e di giustificare in seguito la guerra in Afghanistan prima e in Iraq poi con menzogne, inganni e tranelli. Allo stesso modo è noto che durante la seconda guerra mondiale gli americani sapevano in anticipo dell'attacco giapponese a Pearl Harbor e hanno sacrificato volutamente molti propri marinai e soldati onde avere così un pretesto per intervenire nel conflitto e invadere il Giappone, per poi usarlo in una sorta di esperimento sul campo per le bombe atomiche.

12) Si vedano “L'arte di farsi attaccare” di Georg Huygens http://www.clarissa.it/12l'artedifarsi.htm e Pearl Harbor il giorno dell'inganno di Robert Stinnet, Milano 2001

13) SONDER BULLETIN [Bollettino Speciale] NR. 7, PAG. 6-,12 (PRIMA GUERRA DEL GOLFO)
“Di fatto, era chiara fin dai tempi di Bush padre l'intenzione degli USA di scacciare o deporre Saddam e mettere in atto un'occupazione militare dell'Iraq, per poter realizzare un riordinamento dell'area sotto il comando americano e impadronirsi così delle enormi riserve petrolifere. Già nel 1998 c'era un progetto americano in questo senso accompagnato da un'analisi dettagliata della situazione.

Questo riguarda anche la risoluzione ONU che condannava Saddam per l'invasione del Kuwait. Dopo la cacciata degli iracheni dal Kuwait, fu imposto contro l'Iraq un embargo, oltre all'invio di ispettori per il controllo sull'eventuale riarmo da parte del dittatore. Né l'America né l'ONU si preoccuparono del fatto che a causa di quest'embargo tutta la popolazione irachena fu ridotta in condizioni miserevoli così come non si preoccuparono delle centinaia di migliaia di iracheni, soprattutto di fede sciita, fatti ammazzare da Saddam dopo essersi invano ribellati contro il regime nella totale indifferenza degli americani.

Durante l'invasione dell'Iraq accaddero molti fatti terribili, Saddam Hussein cadde in una trappola tesa dagli americani, anche se tutto questo è stato tenuto nascosto all'opinione pubblica. È certo che un invasore a suo tempo sconfitto e ricacciato indietro rimane una persona da condannare (per quell'atto), tuttavia si dovrebbero anche esaminare e rendere note le macchinazioni segrete degli americani e il motivo per cui il dittatore S. Hussein ha occupato il Kuwait.

Si pensi soltanto al fatto che il Kuwait è a sua volta un paese ricco di petrolio, anche se di ridotte dimensioni. Da ciò si evince che gli Usa volevano stabilirsi in quel paese, non importa come e attraverso quali inconfessabili modalità. È per questo motivo che l'America ha creato una vera e propria nuova religione della guerra e del terrore, così com'erano soliti fare da tempo immemorabile i potenti uomini di stato, criminali, megalomani, irresponsabili traditori e uccisori dei propri popoli.

Già dalla prima guerra del golfo nel 1991, quando le truppe multinazionali guidate dagli Stati Uniti massacrarono innumerevoli iracheni e provocarono molte devastazioni, dopo i primi controlli da parte degli ispettori delle armi fu evidente che né l'Iraq né tantomeno Saddam erano in grado di minacciare la pace mondiale e gli stati confinanti, così come non lo erano alla vigilia della seconda guerra del Golfo.

Di fatto Saddam fece solo la voce grossa con le sue minacce, ma in verità dietro si celava solo una strategia della dissuasione, priva di ogni sostanziale contenuto. Ciò era ben noto a G.W. Bush, per cui egli vide in ciò un'ottima possibilità per attaccare l'Iraq senza troppe perdite e di annetterlo in modo da detenere una nuova posizione di potere e influenza in Medio Oriente, oltre a impadronirsi delle fonti di petrolio. (?)

Se si guarda all'esito delle ultime ispezioni precedenti la criminale guerra degli Usa e della loro colonia britannica, emerge con estrema chiarezza quale enorme ingiustizia sia stata commessa nei confronti del popolo iracheno a causa della brama di guerra americana. Con il suo esercito e le sue armi sgangherate, è stato dimostrato che Saddam non poteva minacciare né il mondo né intervenire militarmente nella regione. Ciononostante da parte degli USA è stata costruita in modo menzognero e ingannevole la finzione per cui il disarmo dell'Iraq dovesse essere imposto con le armi “nell'interresse della sicurezza dell'America, della pace mondiale e della sicurezza internazionale”.

Tratto da: http://www.nexusedizioni.it/apri/Argomenti/Geopolitica/MOTIVI-E-CONSEGUENZE-DELLA-GUERRA-IN-IRAQ-IN-UN-OTTICA-PLEIARIANA-di-Andrea-Bertuccioli/