Nuovo allarme per il peperoncino rosso, contaminato dal Sudan I (scarlet red)

Il Giornale OnlineDopo oltre un anno dalla prima allerta sulla presenza del pericoloso colorante in alcune partite di peperoncino, scatta di nuovo l’allarme. Forse è il caso di iniziare a parlare di rintracciabilità e tracciabilità

Nel maggio 2003 la Francia ha notificato attraverso il sistema di allarme rapido per gli alimenti ed i mangimi la presenza dell’azocolorante di sintesi Sudan I in peperoncini rossi provenienti dall’India. In realtà, nei peperoncini e derivati (tra cui il curry) sono state trovate anche altre sostanze come il Sudan II, il Sudan III ed il Sudan IV (scarlet red).

Tutte le sostanze citate oltre ad essere coloranti il cui uso non è autorizzato nel settore alimentare, sono state classificate nella categoria III delle sostanze cancerogene dallo IARC; il Sudan I è una molecola cancerogena genotossica, in grado di danneggiare il DNA, per il quale non è possibile stabilire una dose giornaliera tollerabile. Il colorante ´può anche provocare reazioni di sensibilizzazione per via cutanea o per inalazione.

Vista la grave minaccia per la salute, in data 20 giugno 2003, la Comunità europea ha adottato la decisione 460/2003 (seguita quest’anno dalla Decisione 92/2004): al fine di tutelare la salute pubblica, le partite di peperoncino rosso e dei prodotti derivati, importati nella Comunità in qualsiasi forma e destinati al consumo umano, devono essere accompagnati da una relazione analitica presentata dall´importatore o dall´operatore del settore alimentare interessato, dalla quale risulti che la partita non contiene il colorante Sudan rosso 1.
Per la stessa ragione gli Stati membri effettuano campionamenti aleatori ed analisi su partite di peperoncini e di prodotti derivati in fase d´importazione o già presenti sul mercato.

Le partite adulterate devono essere distrutte informandone la Commissione europea.

In Italia, i controlli per individuare la presenza di Sudan nelle partite di alimenti erano già stati effettuati lo scorso anno da parte dei Nas, su incarico del procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello: la presenza fraudolenta del micidiale colorante del peperoncino era stata rilevata in una trentina di prodotti alimentari.

Ma l’allarme non è ancora cessato: recenti indagini, effettuate dalle autorità sanitarie sul territorio nazionale, hanno evidenziato come risultino contaminati dal 15 al 30% degli alimenti al peperoncino sottoposti a controllo, tra questi olio, formaggi, salse, pasta, sughi, salumi,zuppe.

Lo scorso aprile, la Procura della repubblica di Ascoli Piceno, su segnalazione dell’Asl di San Benedetto del Tronto, ha portato al sequestro di 15 mila chilogrammi (8.000 in polvere e 7.000 frantumato) di peperoncino edulcorato con il colorante ´Sudan rosso 1´, normalmente impiegato nell´industria tessile. La spezia contaminata sarebbe stata importata dall´India da una ditta di Pescara che ha oltre 500 clienti diretti, sparsi sull´intero territorio nazionale, tra ditte di catering, di trasformazione e catene di distribuzione alimentari. In questo modo, il peperoncino tossico sarebbe finito in 1.100 quintali di cibi pronti surgelati e sughi, anche di note marche alimentari.

Molte le aziende italiane che negli ultimi tempi sono state indagate ed hanno dovuto ritirare dal mercato partite di prodotti, per aver utilizzato involontariamente peperoncino contaminato anche per una carente informazione da parte del Ministero della Salute. L’attivazione di una campagna di controlli mirata è quindi fondamentale in modo da individuare il peperoncino contaminato ancora presente nel nostro paese.

Nel secondo trimestre 2004 il Ministero dell’Ambiente – Direzione Generale Sanità Veterinaria e degli Alimenti ha riscontrato 220 irregolarità a causa di contaminanti chimici: il sudan è stato rilevato 37 volte con una frequenza del 16,8%.

Nel 2003 il Ministero della salute ha ricevuto 122 notifiche sulla presenza di colorante Sudan 1 attraverso il sistema CIRCA della Commissione Europea. Alcune di queste notifiche hanno riguardato prioritariamente i prodotti nazionali. Sulla base di queste notifiche e addendum, complessivamente i prodotti italiani risultati positivi al colorante Sudan 1 sono 49.

Le derrate alimentari di origine italiana trovate contaminate nel territorio UE sono le più disparate: miscele di spezie, sugo all’arrabbiata, sughi all’arrabbiata con peperoni, sughi pronti ai funghi olive e capperi, sugo al peperoncino, salsa in pesto rossa, salsiccia calabra piccante, salsa tapenade, capocollo piccante stagionato, pasta fusilli tricolore, pasta tarall’oro,salsiccia tipo napoli, sugo all’amatriciana con vongole, salsa di pomodori piccante, sugo di pomodoro con aglio e cipolle, pasta all’aglio e peperoncino, pesto piccante, alicette al peperoncino.

Comunque i prodotti alimentari trasformati trovati contaminati provengono non sono solo italiani : 23 prodotti notificati di origine britannica, 15 dall’India, 8 dalla Germania, 4 dalla Francia, ecc. con salsa di arissa, tandoori masala, masala cutty, tabasco.

Rintracciare il fornitore della materia prima contaminata è stato possibile solo in alcuni casi. Purtroppo queste situazioni evidenziano come tutti gli anelli della filiera alimentare devono essere controllati e la necessità di seguire un alimento per tutto il suo percorso a partire dalla materia prima e la possibilità di ricostruire l’origine di un prodotto (rintracciabilità).

Fonte articolo: http://www.laleva.org/it/2004/10/sudan_colorante_cancerogeno_in_molti_alimenti_in_commercio.html