Paola Harris: La mia prima intervista con l'ex astronauta Clark C. McClelland

Il Giornale Online
Da “Connecting the Dots: Revised Version”
La mia prima intervista con Clark McClelland
Capitolo 4

The Secrets Of NASA and Mars
Clark McClelland
Exposing A Legend in The Shadows
www.stargate-chronicles.com

Subito dopo la morte di Mchael Wolf nel Settembre 2000, sono passata in un periodo in cui non volevo affrontare alcun argomento dell'UFOlogia per un momento. Ero stanca di divenire amica e di supporto per queste fantastiche persone e quindi perderle. Continuavo a chiedermi, “Perchè non posso vivere una vita normale come le altre persone, leggendo riviste, girando per centri commerciali e lasciare questo ambito?” A quel punto ho ricevuto una insolita e-mail dalla Florida. L'astronauta del gruppo di terra (ndt. ground crew) della NASA, Clark McClelland, è stato colpito dal mio articolo sul Dr.Michael Wolf, pubblicato nella rivista Nexus. Mi ha voluto parlare per questa storia e mi sono trovata coinvolta di nuovo.

Sono andata sul sito web di Clark e ho scoperto che aveva molte informazioni sulla connessione NASA-UFO. Mi interessava il fatto che avesse conosciuto e parlato a Wernher von Braun, che disse di essere stato a Roswell e non credo che si trovasse lì per raccogliere palloni metereologici. Von Braun era interessato in tutti gli aspetti dello spazio e non solo nella missilistica, come ho scritto nella sezione sulla connessione psichica. Clark mi ha detto di essere stato per anni al MUFON. Ha parlato in origine con Donald Kehoe, perchè aveva avvistato degli UFO, persino a Cape. Credeva che questo lo avesse portato a perdere il contratto con la NASA come ingegnere. Clark sa pienamente del ruolo che ha giocato nella storia della esplorazione spaziale ed è amareggiato per il modo in cui è finita la sua carriera da quando ha perso molto denaro nella causa. In qualche modo abbiamo bisogno di trattare i ritirati così come i pionieri dello spazio, con maggiore dignità di quella data a qualcuno come Clark McClelland. Sono felice di aggiungerlo alla mia lista personale di eroi coraggiosi.

Ho fatto corrispondenza con Clark per sei mesi ed è mia politica incontrare questi testimoni rivelatori di persona, così ho atteso. La sua storia suona troppo valida per essere sorvolata, così ho deciso di incontrarlo. Avevo bisogno di verificare da me dove venivo portata.

Sembrava nervoso durante la mia visita in Orlando nel 2001, ma stavo iniziando a capire che il mio modo semplice di trattare le persone le portava ad aprirsi e a dire più di quanto avrebbero detto ad altri giornalisti.
Le persone sembravano fidarsi di me. Nel caso di Clark mi è stato detto più di quanto avrei potuto stampare, perchè rispetto il “materiale sensibile”, se qualcuno mi chiede di tenerlo in confidenza, io lo faccio. Ho cercato di calmarlo e gli ho chiesto di fidarsi del mio giudizio. Ho collaborato con Clark, che ha approvato questa intervista. Gli sono stata molto grata, perchè mi ha regalato un giro estremamente nostalgico e personale di Cape Kennedy.

Paola Harris (PH): Clark, nello stare seduti qua a Cape Kennedy, posso vedere che hai molti momenti di nostalgia. Raccontami come è iniziata la tua carriera.

Clark McClelland (CM): Sono arrivato a Cape Canaveral negli anni '50 al vero inizio della gara per lo spazio con l'ex Unione Sovietica. Mio padre Clyde, mia madre Betty e mio fratello Robert sono arrivati all'area dello spazioporto molti mesi prima di me e mio padre lavorava già sul posto. Lui venne educato come progettista strutturale nell'ex capitale d'acciaio di Pittsburg, Pa, cosa che lo ha portato più a fondo nel programma spaziale (ndt.fledgling). Il suo primo compito è stato quello di assistere la progettazione e la costruzione delle importanti torri di servizio missilistico. Ogni missile sotto sviluppo richiedeva una torre di servizio e la Guerra Fredda aveva portato alla concentrazione sullo sviluppo dei missili IRBMs e ICBMs da parte dell'Unione Sovietica e degli USA.

PH: Cosa mi dici degli UFO e dei missili lanciati? Cosa ne sai? Ha osservato il tavolo fissandolo per un momento.

CM: Beh, Paola, dopo il mio arrivo, ero più che un ingegnere. I miei colleghi erano preoccupati per la mia esperienza nella U.S. Navy ONI (Ufficio dell'Intelligence della Marina) e alla mia connessione con il Comitato di Investigazione Nazionale sui Fenomeni Aerei (NICAP) di Washington D.C.. Sono certo che puoi capire che questa era l'agenzia civile di investigazione scientifica maggiore in merito alle visite aliene sulla Terra in quei tempi.

PH: Il Direttore, Mag. Donald E.Keyhoe, ti assegnò a Cape?

CM: Si, ero un associato del maggiore, il suo direttore associato, Dick Hall, di Stuart Nixon e altri. Si, mi assegnò la responsabilità di creare il primo (e solo) subcomitato NICAP a Cape Canaveral. Non mi mandò alla base di lancio. Paola, ho servito anche per una assegnazione di due anni come Assistente del Direttore di Stato della Florida per il Mutual UFO Network (MUFON), per creare e dirigere la loro unità di investigazioni al Kennedy Space Center nei prima anni '90. Non credo che altri abbiano mai lavorato come direttori del NICAP e della Unità del MUFON al KSC da quel periodo.

All'inizio, esitai ad accettare tale responsabilità al NICAP, perchè compresi che poteva causare un conflitto con i miei compiti aerospaziali e per i livelli top-secret sotto i quali altri membri di tale unità di trovano per i vari compiti assegnati a Cape. Quella di Cape era una Base USAF di alta sicurezza e in altre aree, la Marina USA e l'Esercito USA avevano autorità nelle loro stazioni di sviluppo per i lanci. Chiesi specificamente al Mag. Kehoe e al suo staff di non rivelare alcuno dei membri della mia Unità in qualsiasi documento, libro, newsletter, rapporto, ecc.. Lui accettò e menzionò solo la nostra Unità 3 una volta nel suo libro, Aliens from Space. Il libro venne pubblicato nei primi anni '70. La parola, UFO era un taboo a Cape. Più tardi il mio coinvolgimento col NICAP, col APRO e con la Unità MUFON, finì per colpirmi.

PH: E' ovvio che rischiavi di accorciare la tua carriera per la connessione col NICAP.

CM: Assolutamente. Alla fine ha distrutto la mia carriera nel 1992.

PH: Cosa accadde?

CM: Al tempo ero stato assegnato ad un'area top-secret del quarto piano del LLC (Centro di Controllo del Lancio) come responsabile, con circa sei membri nel gruppo, per la monitorizzazione di tutte le attività per i voli dello space shuttle e per altre attività orbitali speciali. Noi sentivamo e vedevamo tutto quello che accadeva in orbita. Ho visto incidenti mai rilasciati pubblicamente. Il diventare membro del team educato in astronomia e consapevole dei misteri UFO, mi ha reso un raro esperto nel LLC. Mi trovavo lì durante la missione STS-48URAS che è divenuta famosa per gli strani oggetti filmati nel lasciare l'atmosfera della Terra. Molti nei ranghi della NASA e alcuni fuori da tali ranghi, sono stati citati nel dire che quegli oggetti non erano altro che pezzi di ghiaccio. Ti dico qua e ora, Paola, che non erano ghiaccio.

PH: Cos'erano, Clark?

CM: Diciamo che non erano cristalli di ghiaccio per ora. Ok? Aggiungerò una nota. Hai mai sentito di cristalli di ghiaccio che viaggiano tra le 70000 e le 100000 miglia per ora? Oppure di cristalli di ghiaccio che scappano da armi SDI che operano nel tentativo di distruggere cristalli di ghiaccio?

Questa fu una favolosa affermazione da un testimone credibile. Cos'altro sapeva Clark? Abbiamo lasciato la pausa pranzo al centro e abbiamo iniziato un giro dei campi missilistici tramite il display. Clark fece dei commenti su di essi e mi raccontò del suo coinvolgimento con ogni singolo razzo. Il Saturn 1-B, L'Atlas Mercury, L'Explorere I Redstone, il Jupiter C, il Titan Gemini, il Thor Delta, ecc.. Ho osservato o lavorato su ogni programma spaziale sviluppato dagli Stati Uniti, incluso la Stazione Spaziale Internazionale ora in orbita. Credo di essere stato parte della sua storia.

PH: Con quali altri incidenti UFO sei stato coinvolto?

CM: Ne sono avvenuti diversi nei primi giorni, fino a quando ho lasciato la base nel 1992. Uno di questi che mi impressionò, fu quando un oggetto si trovava in sospensione ad una altitudine significativa, quasi sopra un razzo Saturn che si trovava nei suoi ultimi minuti di conto alla rovescia. Io e altri colleghi lo abbiamo visto. Sembrava una sfera o un disco. La dimensione era impossibile da determinare, perchè non c'erano oggetti vicini con cui confrontarlo. Ho chiamato la Base Aeronautica di Patrick, la loro Stazione Meteo di Cape Canaveral, centro di controllo meteo per tali lanci. L'ufficiale USAF disse che non stavano tracciando alcun oggetto sconosciuto nelle vicinanze del lancio. Ero un pò confuso, perchè era ovviamente lì.

Appena il Saturn raggiunse “T meno 0” nel suo conto alla rovescia, si accese e partì dalla piattaforma di lancio 34. L'oggetto sparì quasi istantaneamente. Dove finì e cosa fosse rimane un mistero. Tutto quello che posso dire è che si trovava in cielo sopra Cape e che è sparito. Era alieno? Era un'arma segreta USA? Non abbiamo potuto determinarlo. Però era lì! Nei primi anni '60, la Marina USA stava provando i missili Polaris IRBM che sarebbero poi stati piazzati sopra i sottomarini nucleari. Uno venne lanciato e nel sollevarsi sulla sua nuvola, un oggetto discoidale di origine sconosciuta venne catturato dai sistemi di tracciamento telescopico in volo a fianco del Polaris. Ho parlato con molti del personale per il tracciamento che hanno seguito l'incidente e hanno verificato il fatto che è stato tracciato e osservato e non si trattava di immaginazione. Era reale!

Nel giugno 2001, Clark mi disse qualche altra storia, inclusa una sua incredibile esperienza di avvistamento, ma mi chiese di non rivelarla, perchè le stava tenendo per un libro su cui si è appassionato. Desidera descriverne molte altre. Come molti del personale militare e di intelligence che ho intervistato, Clark è estremamente patriottico, estremamente fiero del suo servizio alla NASA e ama il suo paese. Però sa che “Non siamo soli” e invita i lettori a vedere il suo sito web. Mentre mi trovavo in Florida ho notato che la NASA spingeva molto per andare su Marte. Vorrei tanto credere che sia per motivi di “esplorazione”, ma la storia della Guerra Fredda mostra che molta esplorazione spaziale fu e continua ad essere fatta per propositi militari. Penso anche che si faccia molto per propositi commerciali, per il marketing spaziale della NASA.

Fonte: http://www.paolaharris.com/mcclellandint_08032008.htm

Tradotto da Richard per Altrogiornale.org

Vedi: https://www.altrogiornale.org/news.php?item.3236.10 , https://www.altrogiornale.org/news.php?item.3234.10