PEC 215 – E’ ancora lotta per i popoli indigeni del Brasile

Foto Valter Campanato - Agência Brasil
Foto Valter Campanato – Indio, Brasile

Ancora una volta il “progresso economico a tutti i costi” nega i diritti individuali e collettivi umani di intere comunità. Scelte politiche di paesi sottomessi agli interessi di grandi corporazioni dell’economia e della finanza, un “format” ormai applicato a gran parte del territorio mondiale e che non risparmia i popoli indigeni del Brasile.

Nello specifico parliamo del PEC 215 del 2000 (Proposta di emendamento costituzionale), del PLC (Progetto di legge complementare) 227/2012, e del progetto del senatore Romero Jucá che pretende di modificare il paragrafo 6 dell’articolo 231 della Costituzione federale che definisce e sancisce i diritti dei popoli indigeni, ovvero, aree indigene già demarcate che saranno revocate.

In altre parole i settori dell’agro-business, imprese minerarie e della grande edilizia, cercano di imporre i loro progetti di legge ed i loro emendamenti alla Costituzione federale del Brasile con l’intento di sottrarre le aree attualmente assegnate alle popolazioni Indio e Quilombola, sotterrando ogni loro diritto e possibilità di sopravvivenza fisica e culturale, per fini esclusivi di lucro.

Quilombola sono comunità – “quilombo” – formate, un tempo, da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri del periodo coloniale del Brasile, oggi dai loro discendenti.

tentativo di sterminio del popolo indigeno
Striscione in una manifestazione di protesta che arreca la scritta: PEC 215 – tentativo di sterminio del popolo indigeno.

Si sta compiendo, dunque, un vero e proprio crimine intriso di illegalità e corruzione. Per questo motivo da anni e ripetutamente si lanciano petizioni a sostegno della lotta per amplificarne la risonanza a carattere mondiale. Il “sasso di Davide” contro i giganti delle multinazionali e della finanza ma, a volte, con risultato vincente per desistere a priori.

In un documento di denuncia intitolato: “PEC 215 Minaccia ai diritti dei Popoli Indigeni, Quilombola e preservazione dell’Ambiente“, queste le parole conclusive:

Esse é um crime para nós.
Sofremos e vamos sofrer mais com essa PEC.
Volto para Roraima para mobilizar o meu povo”,
Jeci Makuxi, da TI Raposa Serra do Sol (RR)

“Questo è un crimine per noi. Soffriamo e soffriamo di più da questo PEC.
Volto a Roraima per mobilitare il mio popolo”, Jeci Macushi, Raposa Serra do Sol (RR)

Sull’osservazione del fenomeno: la previsione per i popoli indigeni Indio e Quilombola è allarmante considerando che la tendenza del governo brasiliano è quella di continuare a programmare favorendo mercato, economia e sfruttamento delle risorse naturali, in nome di qualcosa che definisce “di interesse comune” anziché “di bene comune”.

Conseguentemente in funzione di questo scenario, i dettami costituzionali, le norme e i trattati internazionali, soprattutto per quanto riguarda la consultazione prioritaria che deve essere fatta agli indio, non saranno rispettati.

Se salvaguardare i diritti dei popoli indigeni, sarebbe già un motivo sufficiente per opporsi alla PEC 215, non và in ogni caso ignorato che la minaccia intrinseca a questa manovra non si limita solo a questo. La minaccia va estesa a tutta la popolazione del Brasile ed oltre. Non è difficile immaginare con chiarezza che, superato questo ostacolo, si spiani la strada alla devastazione di un eco-sistema a favore della più bieca speculazione nello sfruttamento del territorio. Conosciamo già il modus operandi: depauperamento che, dopo esser stato esaurito e aver portato profitti nelle mani di pochi, lascerà a tutti noi e alle future generazioni il costo della devastazione.

Un prezzo troppo alto fatto di deforestazioni, contaminazioni di fiumi e conseguente collasso del sistema idrico, che non può non influire a livello planetario. Iniziamo forse a comprendere che non si tratta di qualcosa di isolato e che riguarderà un lontano futuro ma di qualcosa di drammaticamente reale già da adesso. In un pianeta già largamente devastato, non saranno i nostri nipoti a viverne le assurde conseguenze, ma i nostri figli e già ora noi stessi.

Le rivendicazioni ed instancabili manifestazioni di questi ormai 16 anni, portate avanti da indio e quilombola contro la PEC 215, è un palese esempio che ci mostra che non si può lasciare la garanzia dei diritti costituzionali e umani, e la salvaguardia dell’ambiente, esclusivamente nelle mani di politici o governanti.

PEC 215 I leader dei popoli indigeni si incontrano con il ministro della Giustizia, Presidente della FUNAI e il procuratore generale dell'Unione
I leader dei popoli indigeni si incontrano con il ministro della Giustizia, Presidente della FUNAI e il procuratore generale dell’Unione.

Tuttavia, nonostante la violenta repressione governativa su più fronti sociali, specialmente quelli riguardanti la difesa delle aree ma anche della sanità gratuita e di qualità, educazione, lavoro e cittadinanza, i leader indigeni hanno ottenuto una straordinaria vittoria contro la PEC in termini di unione, anche spirituale, dei popoli indigeni di oltre 1500 comunità.

La loro vera “arma” è la sincera convinzione che, attraverso la lotta e l’unione, sia possibile superare ostacoli che a volte sembrano invincibili, ed a questa convinzione di cuore ci uniamo a sostegno. Questo breve articolo è il nostro piccolo contributo di denuncia per informare e non tacere questi crimini e devastazioni.