Piramidi in Toscana?

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piramidi toscanaEcco un bell’articolo tratto dal blog centro ricerche ufo liguria. il fatto che sempre più studiosi ipotizzino la presenza di complessi piramidali in varie zone del mondo,apre in modo inequivocabile (anche se l’articolo non ne fa menzione) all’ipotesi di una unica civiltà antidiluviana (10 mila a.c.). che la storia ufficiale ha cancellato.

In Italia, si sa, abbondano luoghi misteriosi, posti leggendari e monumenti carichi di storia e di racconti inquietanti ad essi correlati. Eppure, di recente si stanno diffondendo delle notizie che, per via della loro assoluta originalità, se confermate darebbero adito a una completa ristesura dei libri di archeologia.

Una di queste notizie ci è giunta da un nostro lettore, Stefano Menghetti, che di recente ci ha spedito delle foto, da lui scattate in Toscana, nei pressi di Pontassieve.

Nella mail, Menghetti ci faceva notare come, in un sito raggiungibile percorrendo la strada provinciale per Rosano (partendo da Firenze sud), ad un chilometro circa prima di Pontassieve, sul lato destro, si possano vedere queste tre colline dalla forma piramidale. Queste insolite ‘colline’ dalla forma piramidale, in effetti, sono di grandezza differente, a scalare, proprio come le tre famosi piramidi di Giza, in Egitto. Le strutture piramidali di Pontassieve, sono orientate di lato verso nord-est, con una angolazione quasi precisa di 45 gradi, contrariamente alle piramidi di Giza che sono invece orientate con il lato esattamente parallelo al Nord.

L’interessante mail di Menghetti ci spinse a condurre le prime verifiche del caso, e a studiarne la validità. Ecco cosa è emerso dalle nostre indagini.

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Come Prima cosa abbiamo verificato se esistesse una letteratura sull’argomento, che al momento ci risulta assente (se qualcuno avesse dei riferimenti bibliografici, saremmo grati della notifica). A quanto ci risulta, spesso nel mondo vengono segnalate possibili strutture piramidali, le quali però, se si esclude il Sudamerica e l’Egitto (o alcune zone particolari, come le isole Canarie), sono spesso di scarso rilievo. In Cina si è a lungo parlato della possibile origine architettonica di alcune colline a forma piramidale, o delle strutture piramidali subacquee di Yonaguni, in Giappone. Di recente, ha fatto molto scalpore un articolo della Pravda, che annunciava la scoperta di gigantesche piramidi, molto simili a quelle egiziane, scoperte nella zona di Lugansk. Gli scienziati russi sono giunti alla conclusione che circa 5000 anni fa, sul territorio dell’attuale Ucraina, viveva una civiltà fortemente sviluppata.

Ma in Italia di piramidi non se ne parla quasi mai, se si esclude delle piramidi di terra nel bresciano, che però sono di dimensioni ridotte, e sono visibilmente composte di pietra calcarea. L’unica piramide verificabile sul nostro territorio, a tutta prima, sembrerebbe proprio la piramide Cestia di Roma (all’interno della quale, a detta di alcuni archeologi, succederebbero eventi strani, come la misteriosa e inspiegabile apparizione, in determinati momenti, di una nebbiolina verdastra).

Abbiamo allora cercato di capire se esistevano civiltà antiche nella zona del Pontassieve. Con nostra sorpresa, abbiamo in effetti scoperto che, come risulta da numerosi reperti archeologici, il territorio di Pontassieve ha subito, prima dei Romani, anche il dominio degli etruschi. Il fatto di sorgere nel punto in cui Sieve e Arno confluiscono, infatti, sembra aver avuto importanza non solo strategica e militare, ma anche alchemica. Al centro di un crocevia importantissimo, tra Firenze, Arezzo e gli Appennini (con Ravenna e l’Adriatico appena dietro le montagne), Pontassieve oggi è famosa nel mondo per via dei suoi vigneti e ai suoi vini. Cercando bene, emerse che nei pressi di Pontassieve, non solo c’erano stati gli Etruschi: sembra addirittura che li si sia sviluppata una civiltà addirittura antecedente, quella dei ‘Ligures’ Magelli o Mugelli, che lasciarono tracce del loro passaggio.

Cercammo l’origine del nome “Mugello”, e scoprimmo che si perdeva nel tempo: tradizionalmente si fa riferimento ad un’antica tribù ligure di Magelli o Mugelli che vi si sarebbe insediata prima degli etruschi (Procopio da Cesarea ne “La guerra Gotica” cita il Mugello come il luogo dove si ritirarono i Goti scacciati dall’assedio di Firenze). Il nome (Mugiello, Mucello, Muciello, Mucale) fa la sua comparsa ed è usato in modo continuativo attorno al IX-X secolo. Esso non corrisponde sempre a confini precisi, vi si comprende, di volta in volta, San Godenzo, il Falterona, la Consuma (Mugello orientale), la Val di Sieve propriamente detta (basso Mugello); frequentemente è usato il termine “Alto Mugello” con riferimento ai tre comuni di Marradi, Firenzuola e Palazzuolo.

Cercammo dunque della documentazione sul misterioso popolo dei Mugelli, e scoprimmo che nella non lontana Bilancino (Barberino di Mugello, FI) nell’area destinata all’invaso artificiale, scavi condotti dalla Soprintendenza col finanziamento del Commissariato al Bilancino della Regione Toscana, avevano portato in luce resti di un vasto accampamento stagionale all’aperto abitato dai cacciatori del Paleolitico superiore datato col metodo del C14 a circa 25.000 anni da oggi. All’epoca il paesaggio – secondo quanto indicano le analisi dei pollini e dei carboni – era caratterizzato da praterie con scarsa copertura arborea ed in prossimità dell’accampamento erano presenti aree paludose.

Dell’insediamento, situato al piede della collina presso il fiume Sieve, si è conservato per un’estensione di circa 120 mq, un suolo d’abitato dove sono state individuate officine litiche (zone per la scheggiatura e/o per la lavorazione della selce e del diaspro) ed aree di combustione (focolari di struttura ed uso diversificati). I reperti consistono in strumenti litici ed abbondantissimi scarti di lavorazione in diaspro locale e selce: l’industria è riferibile alla fase culturale denominata “Gravettiano a Bulini di Noailles”, dal nome dello strumento tipico (un bulino su troncatura con incavo di arresto) e si distingue nel panorama culturale finora noto in Italia, trovando confronti puntuali solamente in siti coevi della Francia. Una piccola parte dei materiali è esposta al Centro di Documentazione Archeologica di S. Agata (Scarperia, FI).

Esisteva dunque una comunità nella zona fin dal Paleolitico, segno che evidentemente era possibile ipotizzare, nel sito in questione, la presenza di manufatti archeologici o addirittura strutture architettoniche molto antiche, paragonabili – come datazione cronologica – appunto agli egizi, o anche a civiltà precedenti. Abbiamo cercato allora se in Italia c’era qualche connessione con popolazioni più antiche e il culto delle piramidi. I Celti, così come gli Etruschi, avevano un grande rispetto per il sottosuolo, e i loro riti funebri erano molto complessi, ma non erano usi costruire strutture architettoniche titaniche, nè avevano la piramide come emblema sacro. Possibile che si trattasse di qualcosa di più antico dei Celti e degli Etruschi? Fu allora che ci imbattemmo nel caso delle piramidi di Montevecchia.

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