Prevedere i terremoti con il Gps

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Il sistema dell'Ingv serve a misurare i movimenti della crosta terrestre

Prevedere i terremoti non è ancora scientificamente possibile, ma i ricercatori stanno mettendo a punto un sistema per iniziare a fiutarli. Un team di scienziati italiani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sta infatti compiendo i primi passi per capire i segnali dell’arrivo di un sisma, grazie allo sviluppo di una fitta rete Gps realizzata dall’Ente guidato da Enzo Boschi. Si tratta di una rete geodetica, con la quale gli scienziati dell’Ingv sono riusciti per ora a misurare e registrare i movimenti della crosta terrestre nell’Italia centrale.

Ma ora i ricercatori puntano ancora più in alto. Perchè disporre molte stazioni di osservazione ben distribuite, dicono, servirà a prevedere, un giorno, l’avvicinarsi di un terremoto. Ecco come. «Con questa rete di Gps ci fa capire come si deforma la crosta terrestre e questo ci consente di fare ipotesi, dopo numerose osservazioni, anche sulla dinamica legata al verificarsi di un terremoto» spiega Marco Anzidei, primo ricercatore dell’Ingv ed uno degli autori della ricerca di recente pubblicata sulla rivista scientifica «Quaderni di geofisica».

«Certo -sottolinea Anzidei- ci vorranno anni di studio, vanno consolidate le ipotesi attuali con dati sempre più attendibili, ma l’obiettivo è ambizioso, è puntare a capire se quesi segnali dicono che sta arrivando un terremoto». Ed i primi studi con le prime reti geodetiche gli scienziati dell’Ingv li stanno realizzando nell’Appennino centrale.

«L’Appennino Centrale, compreso tra le regioni del Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, si muove con un tasso medio di circa 1-3 mm l’anno. Questa zona è animata da un movimento orientato Nord Est-Sud Ovest» riferisce Anzidei che spiega così perchè è stato importante conoscere più a fondo la dinamica dell’Appennino.

«I nuovi risultati relativi alla dinamica della crosta terrestre nell’Italia centrale sono stati raggiunti -continua Anzidei- grazie ad una fitta rete Gps realizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che consiste in alcune stazioni in monitoraggio continuo, integrate da altre 125 stazioni discontinue, distanti tra loro dai 3 ai 5 km».

«L’obiettivo di questa rete geodetica Gps, che nasce anche dalla esperienza maturata in occasione dei terremoti umbro marchigiani del 1997, battezzati come i terremoti di Colfiorito, è quello -continua il ricercatore dell’Ingv- di rilevare con precisioni millimetriche i movimenti della crosta terrestre sia durante la fase intersismica, cioè nell’intervallo di tempo tra il verificarsi di due terremoti, che cosismica, cioè durante il terremoto stesso».

FONTE: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=651&ID_sezione=243&sezione=News