Psicologia, filosofia e teologia in tetraedro

Tetraedro

tetraspin (Tetraspin)

L’antropologia, normalmente (in molti corsi universitari, almeno in Italia) è divisa o comunque fa riferimento a tre dimensioni fondamentali, costitutive della persona umana. Queste tre dimensioni sono la corporeità, la razionalità e la spiritualità. Nel contesto accademico l’aspetto spirituale è spesso associato alla dimensione emotiva, se non proprio alle emozioni perfettamente intese come moti dell’anima (in realtà, come potremo vedere più avanti , volendo indicare la capacità spirituale per eccellenza sarebbe più corretto far riferimento alla libera capacità di volere, anziché riferirci direttamente alla dimensione emotiva). Mentre, per quanto riguarda la razionalità, essa è fatta equivalere al pensiero, la logica, il calcolo, la comparazione. Invece, la corporeità o fisicità rappresenta l’aspetto materiale così com’è analizzabile e analizzato ad esempio dalla biologia.

CORPO sensazione (estetica)
MENTE pensiero (razionalità)
ANIMA volontà (spiritualità)

Un altro problema importante da tenere presente a proposito delle tre dimensioni fondamentali è il fatto che queste si riferiscono ad un ente che in fin dei conti è unitario, un organismo, una persona. Sorge a questo punto la necessità di comporre le tre dimensioni costitutive in quella che dovrebbe rappresentare la struttura umana, per l’appunto, unitaria. Si potrebbe raffigurare, ad esempio, l’unità della persona umana come un cerchio. Questo è forse il modo migliore. Il problema è che non possiamo aggiungere nient’altro, è quasi una tautologia nel momento in cui, di fatto, non ci dice nulla a proposito del dove o come inizi una dimensione e finisca l’altra. Dunque, dal punto di vista razionale, per quanto riguarda un discorso che possa com-porsi , anziché solo ‘porsi’ (si pensi al cerchio quale raffigurazione assoluta o finale di un’unità contenente di per sé tutte le dimensioni della persona umana ma che nulla dice a proposito di come tale composizione sia strutturata o strutturabile), potremmo pensare ad un triangolo, rappresentando così sia il concetto di unità data dal poligono che quello di composizione a proposito delle tre dimensioni fondamentali quali lati del triangolo stesso.

tetraphil1A proposito di tale visione più lineare o “ragionabile” (triangolo) più che “intuibile” (cerchio), possiamo individuare idealmente il lato della dimensione fisica, il lato della dimensione del pensiero o razionalità, ed il lato della dimensione spirituale. Volendo portare avanti il discorso e, allo stesso tempo, ancorarlo a riferimenti il più possibile solidi, a proposito della natura umana abbiamo quindi un individuo (corpo fisico) capace di intendere (pensiero razionale) e di volere (libero arbitrio o volontà).

Infatti, stando sempre all’antropologia e in particolar modo a quella occidentale, nell’uomo esiste una dimensione capace di pensiero e volontà. I tribunali stessi fondano l’esercizio della giustizia in virtù del fatto che l’essere umano è un soggetto (corpo) imputabile in quanto capace d’intendere e volere, ossia, a parte ciò che intende e che può essere calcolato razionalmente, può agire liberamente (dunque anche ingiustamente/irrazionalmente). In altre parole, l’esistenza della magistratura può essere una via indiretta alla dimostrazione del fatto che , a parte l’esistenza di razionali leggi universali tali che l’acqua evapora a cento gradi e non è colpa di nessuno così come l’essere umano muore per vecchiaia e non è colpa di nessuno, esistono anche fenomeni che possono avvenire per colpa di qualcuno. Questa può essere una sorta di dimostrazione indiretta circa l’esistenza della dimensione spirituale dell’essere umano “dimensione della libera capacità di volere” parallelamente alla capacità di intendere. A questo punto è possibile capire in che senso l’emotività, nonostante possa essere concretamente collocata nella dimensione estetica o “lato corpo” (emozione come percezione attraverso il corpo di ormoni e neurotrasmettitori appartenenti al corpo stesso, emotività come esperienza estetica), l’emotività possa essere associata anche alla dimensione spirituale. Infatti, la capacità di volere (spiritualità) è sia la libertà di porsi attivamente rispetto all’ambiente (ad esempio parlare, proiettare) che la libertà di porsi passivamente e verso qualcosa (ad esempio ascoltare qualcuno, percepire qualcosa).

Le emozioni sono reazioni interne dell’individuo ad una data esperienza che può essere sia puramente soggettiva (ricordi, immaginazione) che oggettiva (mangiare un gelato materialmente esistente). Sembrerebbe, pertanto, che siamo capaci di percepire volontariamente le emozioni piuttosto che realtà fisiche (impossibilità della materializzazione di realtà fisiche anche volendolo), ma questo non può portarci a confondere in modo perfetto il significato di spiritualità con quello di emotività (l’emozione si sente e può anche essere sentita volontariamente (spiritualmente), mentre la spiritualità è la capacità libera di sentire e che per questo viene ancor prima di ciò che si vorrà o potrà sentire attraverso di essa). Chiarito questo, è possibile ammettere una relativa libertà dell’individuo non solo in merito al “sentire” emozioni che sono frutto di moti puramente interni (ad esempio l’immaginazione) bensì anche in merito al sentire emozioni che possono essere collegate all’esperienza di realtà ‘esterne’ concretamente esistenti. Su tale principio di libertà emotiva anche in riferimento a realtà esterne è fondata gran parte della fenomenologia nel momento in cui è chiarita la capacità della coscienza umana di poter operare volontariamente la risignificazione dei significati, o in altre parole, l’esistenza del “punto di vista” nonché della capacità umana di adottarlo volontariamente(spiritualmente). Un’esemplificazione banale ma certamente a tema potrebbe essere Il classico bicchiere riempito a metà e la possibilità di valutarlo come mezzo pieno o mezzo vuoto.

Una volta chiarita o almeno rappresentata l’idea di unità della persona umana contemporaneamente alle sue tre dimensioni fondamentali attraverso il triangolo, sorge il problema di capire quale sia, se non la forma, la disposizione dei tre lati. Essendoci serviti di un triangolo non possiamo negare ora di avere a che fare, tra le altre cose, con il concetto di base. Da qui sorge il problema della disposizione dei lati o più precisamente dell’individuazione della base. Si potrebbe porre il lato corporeità come base: ciò starebbe a dire che alla base di tutto c’è la natura materiale a partire dalla quale si sviluppa in altezza (evoluzione) un organismo materiale divenuto capace di intendere e volere. In realtà nessuno ci assicura che le cose stiano necessariamente così e che dunque è esattamente il lato corpo la base. Infatti, si potrebbe prendere anche la ‘razionalità’ a base: significherebbe dire che alla base di tutto c’è la matematica, una sorta di astratta ragione universale a partire dalla quale è rappresentabile anche un individuo materiale autocosciente e libero. Oppure si potrebbe porre la libertà di volere(spirito) come base a partire dalla quale è stato liberamente creato un individuo materiale capace di intendere (e magari anche di volere, a discrezione della volontà creatrice che, così intesa, risulta tanto libera quanto assoluta). Insomma, il problema è che ognuna delle tre dimensioni fondamentali potrebbe essere presa a base e generare discorsi razionali o almeno empiricamente constatabili. Esistono casi in cui a partire da una variazione del corpo fisico si determina un incremento o decremento delle funzioni del pensiero piuttosto che l’inclinazione della volontà (alterazioni fisiologiche cerebrali).

Analogamente esistono casi in cui a partire da una variazione del pensiero (modelli educativi come schemi di pensiero) si determina una specifica fruizione del corpo o sintomatologia del corpo. Inoltre, esistono anche casi che dimostrano l’evidenza o ragionevolezza di poter assumere anche la dimensione “volontà” come base. Infatti è possibile, volontariamente, agire sul proprio corpo fisico per modificarlo o per usarlo in un determinato modo così come di operare sul proprio modo di pensare (solitamente immettendo o modificando dati e collegamenti tra dati). Dunque, ognuna delle tre dimensioni fondamentali potrebbe essere presa a base ma il problema è che nel momento in cui ne adottiamo una escludiamo le altre due. Nel corso del tempo molti degli scontri tra diverse scuole di pensiero a proposito dell’uomo sono nati a causa di questo problema. Tale problematica o limite della base triangolare nel sistema bidimensionale , con l’andare del tempo, s’è dimostrato essere piuttosto un problema o un limite della coscienza umana circa la comprensione del significato stesso di “base”.

Lo schema strutturale fin qui costruito è di fatto una rappresentazione bidimensionale, piatta. Il problema è risolto (o almeno superato) adottando l’informazione “triangolo” attraverso le sue potenzialità nel sistema tridimensionale, e quindi assumendo come base il triangolo stesso anziché uno dei suoi lati. Più che decidere quale segmento sia la base , si ha a che fare con una base triangolare (una convinzione che si va sempre più consolidando anche nel campo prettamente scientifico se si pensa al concetto di olismo, ai sistemi complessi, alle dimensioni frattali, alle logiche aperte, etc..).

A questo punto, assunto il triangolo come base e intese le tre dimensioni fondamentali come lati della base triangolare, è possibile fare un altro passo avanti interessandoci dei vari dualismi che interessano il “lato corpo”, il “lato pensiero” ed il “lato spirito”. D’altronde, la stessa raffigurazione triangolare della base mette in luce le dualità A-B, B-C e C-A dei tre lati o aspetti costitutivi della persona umana.

tetraphil2Volendo approfondire la questione inerente i dualismi, si potrebbe partire esaminando il “lato corpo” e in particolare individuando le varie polarità concettuali come ad esempio il dualismo tra fisicità personale del proprio corpo e la fisicità esterna di altri corpi, oppure il dualismo tra inconscio (pulsioni biologiche) e super-io (condizionamento esterno dell’ambiente). Analogamente, per quanto riguarda il “lato pensiero” è possibile far riferimento al dualismo vero-falso, oppure anche al dualismo zero-uno se si pensa alle applicazioni del pensiero a contesti più strettamente tecnico-pratici. Invece, per il “lato spirito” (libera capacità di volere che, anima a parte, potrebbe essere intesa anche ‘solo’ come dimensione etica o responsabilità etica in quanto corpi liberi di volere) possiamo far riferimento al dualismo bene-male che, come già accennato tra parentesi, può essere preso già a partire nel significato ontologico di unione (bene come volontà di unione o comunione) o separazione (male come volontà di separare/separarsi). Infatti idee quali la partecipazione o il bene comune ruotano per l’appunto attorno a queste strutture di significato.

Inoltre, al di là del semplice discorso inerente la visione olistica dell’unità della persona umana attraverso la raffigurazione di una base triangolare, ed al di là delle visioni dualistiche suggeriteci dalla figura bidimensionale circa i tre “lati” costitutivi della persona umana, oggi, soprattutto grazie alle scoperte (in molti casi rivoluzionarie) della scienza e dei relativi progressi della tecnologia, abbiamo la possibilità di fare ancora un passo in più rispetto alla raffigurazione piatta e all’inesorabilità dei dualismi, accedendo così a una sorta di tridimensionalità dei concetti di psicologia, filosofia, teologia. Detta “tridimensionalità” dell’informazione, così come l’attività di trascendere o ascendente i dualismi, in realtà era già (in parte) nota da tempo ad esempio nel campo della teologia. Si pensi a nozioni quali l’unione mistica dell’estasi come una sorta di superamento della perfetta separazione bene-male attraverso l’amore. Perché l’amore di per sé può sottolineare un amato e un amante, ossia sottolinea come possa esserci unione nella divisione (si pensi alla molteplicità piuttosto che alla divisione, attraverso un passaggio fluido di un essere dinamico “a frequenza amore”) nel momento in cui l’amato può essere amato anche non essendo a sua volta amante. Quest’idea è presente già nel De Trinitate di Sant’Agostino nel momento in cui egli stesso dice che Dio è trino in quanto Amore, amato, amante(1). Tuttavia, non sarebbe stato possibile parlare di tridimensionalità dell’informazione (o almeno della struttura informativa) interessandoci esclusivamente del lato spirituale a proposito della volontà, lasciando da parte il “lato fisico” della faccenda così come il “lato razionale” o più semplicemente logico.

Non sarebbe stato possibile appunto in virtù del fatto che l’essere umano non è una spiritualità disincarnata bensì anche un ente fisico che è in armonia con le leggi razionali e calcolabili. Sembrerebbe più che altro una prerogativa del terzo millennio la possibilità di avere una comprensione ‘tridimensionale’ anche del lato fisico e di quello razionale (comprensione superiore di dualismi logici e ontologici in merito all’uomo). Questo perché, dal mondo della scienza è partita una rivoluzione, ossia la seconda rivoluzione scientifica, la nascita della fisica quantistica così come della fotonica o ottica quantistica, dell’informatica quantistica, e delle altre branche scientifiche e tecnologiche in particolar modo connesse ai progressi di questa scienza dell’infinitamente piccolo. Il pensiero, al di là del dualismo vero-falso, trova una terza possibilità ufficialmente rappresentata dall’indecidibile a partire dal 1931, grazie al logico e matematico Kurt Gödel , o più precisamente attraverso i suoi Teoremi di incompletezza volti a dimostrare l’inconsistenza della matematica, incapace, in poche parole, di dar conto di se stessa (auto fondarsi). Gödel ha avuto un forte impatto, oltre che sul pensiero matematico e informatico, anche sul pensiero filosofico del XX secolo, proprio perché i suoi teoremi di incompletezza giungevano ad ammettere, al di là di vero-falso la dimensione indecidibile (dimensione che se da una parte non permette la pre-determinazione assoluta in quanto indecidibile, dall’altra, non essendoci fissità pre-determinata, risulta aperto uno squarcio in più verso la possibilità-di-determinare (o almeno influenzare) una dimensione in cui non si può più parlare di impossibile ma al massimo di improbabile), dimensione che così intesa dal punto di vista esistenziale sembra sottolineare al filosofo il valore della libertà, la possibilità della scommessa o più in generale la capacità di azione.

Dunque, a proposito del pensiero, il dualismo è accettato, la filosofia puramente analitica in campo analitico in quanto analizzabile, in alcuni gradi di densità, di grandezza, di isolamento, risulta vera, ma non sempre o in assoluto per tutto. D’altronde, la fase puramente analitica (dualista) del pensiero oltre ad essere accettata logicamente è risultata anche necessaria per effettuare tanto le scoperte della seconda rivoluzione scientifica quanto, in fin dei conti, per la realizzazione della tecnologia quantistica. Il dualismo non solo non viene negato, ma viene messo proprio a servizio, diventando uno strumento per nuove osservazioni scientifiche e per la costruzione di nuove strumentazioni tecnologiche. Questo “passaggio” è avvenuto proprio grazie allo sviluppo del ragionamento e della tecnologia del pensiero duale (1/0) che, raggiunte le sue massime potenzialità (si pensi all’evoluzione dell’elettrotecnica in elettronica e relativi limiti dell’elettronica) è divenuta così uno strumento anziché il criterio del pensiero. Sempre a proposito del confronto tra tecnologia puramente elettronica e tecnologia fotonica un altro esempio potrebbe essere fatto in campo informatico tenendo presente il fatto che il dualismo vero-falso del pensiero è associato anche al dualismo 0/1 in informatica mentre, a partire dalla creazione del computer quantistico si può parlare ora anche di Qbit (un unità che può assumere contemporaneamente sia il valore 1 che 0).

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Oltre all’evoluzione del dualismo spirituale bene-male attraverso l’amore, ed all’evoluzione del dualismo logico vero-falso attraverso la dimensione dell’indecidibile, è possibile far riferimento anche al “lato corpo” e più precisamente al superamento dei riduzionismi che hanno preteso di dare una chiave di comprensione universale dell’essere umano attraverso un riferimento per lo più parziale qual’era quello esclusivamente pulsionale, o che voleva fratturare perfettamente l’essere umano in un dualismo perfetto costituito da una parte dalle pulsioni dell’inconscio e dall’altro dalle influenze o costrizioni della cultura dell’ambiente esterno. Il dualismo inconscio-ambiente(super io) è stato superato e allo stesso tempo ripreso e fatto confluire nella dimensione dell’io (autocoscienza che pur se influenzata e influenzante sia nei confronti dell’inconscio che della realtà esterna, resta comunque una terza dimensione rispetto al dualismo perfetto inconscio-cultura). Il problema del dualismo perfetto inconscio-cultura, se preso per buono, porterebbe a dover riconoscere di non avere libertà, ossia, di essere piuttosto il frutto di una data composizione di pulsioni e situazioni ambientali tali che “non poteva che andare così”, dunque non sarebbe neanche più possibile parlare di imputabilità e tutte le azioni umane risulterebbero giustificate da un naturale determinismo universale o estensione universale dell’incapacità di volere che dir si voglia. In altre parole, come direbbe il dottor Roberto Cavallaro “la coscienza (io) esiste ma non è estrapolabile dalla mia umanità che è fatta del mio corpo e del mio mondo. La coscienza è un fenomeno che esiste nella mia esperienza umana ed è inseparabile. Secondo me non dobbiamo avere dubbi sul fatto che la coscienza non sia l’accensione di circuiti cerebrali. Ho detto invece che ogni atto, ogni esperienza, ogni aspetto della mia umanità ha certamente sempre un aspetto neurofisiologico, elettrofisiologico”(2).

Note le ascensioni dei tre dualismi fondamentali di corpo, pensiero e volontà, a memoria quasi della necessità di partire e giungere sempre a una struttura il più possibile coerente rispetto all’idea di unità della persona umana, sembra possibile fare ancora un passo avanti verso una rappresentazione capace di unificare “io”, “indecidibilità” e “amore”. Questa ulteriore idea di rappresentare una relazione, se non addirittura l’unificazione “io-indecidibilità-amore”, essendo questa una relazione o unificazione di valori rappresentanti di per sé una dimensione trascendente o ascendente rispetto ai dualismi della figura tridimensionale piana, sembra corretto immaginare un quarto punto in relazione con la base triangolare ma in un sistema che viene a configurarsi ora nella tridimensionalità. L’immagine è quella del tetraedro.

Tetraedro

A questo punto sembra anche più sensato parlare di base, che appunto risulta base di qualcosa. Adoperando una lettura di tipo esistenziale è possibile intendere il significato di “indecidibile” come sinonimo di “libero” (l’uomo può dirsi indeciso proprio perché è libero di decidere).

Infatti “girando attorno” all’apice del tetraedro è possibile ritrovare, se non addirittura comprendere, diverse affermazioni del pensiero umanistico circa la trascendenza dell’essere umano.

A proposito del carattere trascendente dell’essere umano, gran parte del pensiero religioso, in particolar modo quello cristiano, afferma ad esempio che l’uomo è creato per amore a immagine e somiglianza del creatore (IO-LIBERTA’-AMORE). Giocando con la successione di tali significati è possibile dire anche “IO sono LIBERO dall’AMORE” nel senso che, in quanto libero, posso decidere anche di non amare, altrimenti “IO sono LIBERO di AMARE”. Si potrebbe continuare evidenziando anche la possibilità della formulazione “IO non posso DECIDERE(indecidibile) i limiti dell’AMORE”, “la vera INDECISIONE per l’UOMO è se AMARE o meno” etc..

Inoltre, restando in tema di letture esistenziali, la composizione stessa del tetraedro a questo punto sembra mettere in luce il messaggio cristiano per eccellenza “ama e non giudicare”, motivando il non giudicare in virtù del fatto che i rapporti umani figurano come rapporti tra dualismi (ascensione di dualismi e dualismi in ascensione) tali che non si può dire di essere il punto perfetto di equilibrio di ogni dualismo e ogni persona, si può piuttosto andare verso l’equilibrio perfetto (io-libertà-amore). E’ così evidenziato quello che per alcune culture è il percorso dell’illuminazione, o più semplicemente del perfezionamento, iniziando a interagire con gli opposti (sia personali che altrui) in direzione di equilibrio ed evoluzione, ossia, andando dalla base verso il vertice. Tale indicazione di marcia, è data in fin dei conti dalla natura stessa delle cose e del mondo nonché dalla possibilità di tenere presente il punto del vertice del tetraedro in senso regolativo anziché costitutivo, come orizzonte, finalizzazione, in tensione asintotica (in altre parole, anche volendo limitare il nostro progetto tetraedro ad un prodotto di falegnameria, ingrandendo sempre più ci accorgeremo in realtà di non riuscire mai ad avere materialmente il vertice del tetraedro perfettamente “appuntito”, ci si renderà conto di avere a che fare sempre con dualismi e relativa possibilità di tendere concretamente sempre di più verso la perfezione, il punto, proprio attraverso il lavoro sul dualismo.

A proposito di ciò, è possibile notare come lo stesso progresso di scienza e tecnologia abbia generalmente migliorato le condizioni di parecchi enti ed eventi attraverso l’unificazione delle loro parti e funzioni, ad esempio, nell’unità di una formula matematica. Tuttavia, lo stesso raggiungimento della formula matematica se da una parte risolve il dualismo (sapere – non sapere) di ciò che fino a quel momento era stato osservato, dall’altra, almeno nella maggior parte dei casi, pone nuovi interrogativi e quindi nuovi possibili dualismi della struttura attraverso ordini ‘superiori’ del discorso o eventualità anomale (A proposito di anomalia si fa riferimento al “comportamento emergente”, ossia una situazione nella quale un sistema esibisce proprietà inspiegabili sulla base delle leggi che governano le sue componenti prese singolarmente. A causa di interazioni non-lineari tra le componenti stesse(3)).

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Infine, volendo approfondire ulteriormente le potenzialità esplicative della struttura tetraedrica così costruita in riferimento all’uomo, è possibile individuare anche delle convergenze (di base) “bene-inconscio”, “vero-ambiente” e “falso-male”. A proposito della convergenza “bene-inconscio”, alla luce della comprensione del fatto che la dinamica inconscia della pulsione consiste di per sé in una spinta dell’organismo verso il soddisfacimento immediato del piacere dell’organismo stesso: è possibile notare come la persona umana in virtù della sua stessa natura incarnata vive già a partire dal livello istintivo (materia-individuale animale, non autocosciente) la volontà animale (facoltà appetitiva) di soddisfare immediatamente (o istintivamente) il piacere del proprio corpo fisico. In altre parole, già a partire dalla base fisiologica dell’essere umano c’è convergenza tra il bene e la volontà. Anche nel pensiero di San Tommaso la tendenza della volontà verso il bene è necessaria e naturale(4).

In tal senso anche il malvagio compie le proprie gesta “malvagie” per il bene, precisamente per il suo bene individuale, sia pure a discapito di quello comune(Sommo bene o bene universale ) e degli altri. La convergenza “vero-ambiente” esprime la verità normalmente già evidente circa l’esistenza di una realtà esterna e intersoggettiva in quanto popolata da persone altre da noi (di contro al solipsismo infantile o all’idealismo assoluto e favore d’una ontologia relazionale dell’uomo). Tale convergenza “vero-ambiente”, a partire dalla base naturale dell’uomo, è possibile intenderla anche come “vero-super io” li dove il super io sta proprio ad indicare il condizionamento esterno rispetto alle pulsioni interne dell’individuo (In tal senso, il condizionamento esterno può essere inteso anche nel suo aspetto repressivo rispetto alle pulsioni individuali tale da poter intendere la convergenza “vero-ambiente” anche come “vero-dolore”. E’ possibile collocare qui l’affermazione hobbesiana homo omini lupus, e per certi versi anche il modello sartriano di inferno). La convergenza “falso-male” presente come convergenza di base (ontologica) sembra fornire un preciso spunto di riflessione circa l’unità o assolutezza dell’essere, così come, ad esempio, Sant’Agostino stesso se ne è servito per confutare il dualismo manicheo attraverso l’argomento della privatio boni (come anche è accaduto nel pensiero di filosofi della Grecia antica come Platone e Aristotele) e dunque affermando che il male, essendo l’esatta antitesi del Bene e quindi dell’essere, non ha consistenza autonoma e si configura come una privazione di essere o come il non-essere stesso.

Note:

1- “In verità vedi la Trinità, se vedi l’amore” (Agostino, De Trinitate, 8, 8, 12). “Ecco sono tre: l’Amante, l’Amato e l’Amore” (ib., 8, 10, 14).

2- Il 4 maggio 2011 ha preso avvio un ciclo di incontri presso il Centro Culturale di Milano intitolato “Neuroscienze, determinismo o libertà”? Al primo appuntamento hanno partecipato Roberto Cavallaro, psichiatra, responsabile “Centro Disturbi Psicotici” del Dipartimento di Scienze Neuropsichiche dell’Ospedale S.Raffaele, docente presso l’Università S. Raffaele di Milano e ricercatore in psicofarmacologia clinica, neuropsicologia, riabilitazione neuropsicologica e biologia molecolare

3- P.Bridgman, The Logic of Modern Physics, The MacMillan Company, New York 1927; citato in P.Magrassi, Difendersi dalla complessità, Franco Angeli 2009, pag. 51

4- “Voluntas nihil facit nisi secundurn quod est mota per suum obiectum quod est bonum appetibile” (De Ver. q. 14, a. 2).

Umberto De Palma

E-mail: umberto.de.palma@email.it

Baccalaureato presso la Pontificia Università Lateranense, laureato in filosofia (LUMSA) e specializzato in Scienze Filosofiche presso l’Università Degli Studi Di Bari.