Quinto: non uccidere. Le parole del Cristo

qumran1“Maledetto colui che con l’astuzia ferisce e distrugge le creature di Dio! Sì, maledetti i cacciatori, perché saranno cacciati, e per mano di uomini indegni riceveranno la stessa misericordia che hanno mostrato alle loro prede innocenti, la stessa!

Gesù di Nazareth (dalle pergamene del Mar Morto)

Il Quinto Comandamento, “Non Uccidere”, è essenziale nel discorso da noi intrapreso.

Pur essendo un comandamento semplice e diretto, raramente viene preso alla lettera. L’ebraico letterale dell’Esodo 20.13, che lo presenta, dice “lo tirtzach”. Secondo Reuben Alcalay, il termine tirtzachsi riferisce a “qualsiasi genere di uccisione”. La traduzione esatta, quindi, ci chiede di astenerci in toto dall’uccidere. E’ indubbio che un animale sia un essere vivente: nasce, cresce, si mantiene, si riproduce, invecchia e infine muore. Ciò che ha vita può essere ucciso, e uccidere vuol dire trasgredire un comandamento sacro quanto gli altri: “Perché Colui che ha detto “non commettere adulterio” ha detto anche “non uccidere”. Ora se tu non commetti adulterio, e tuttavia uccidi, diventi un trasgressore della legge” (Giacomo 2. 10, 11.)

Il Vecchio Testamento contiene molte affermazioni a sostegno del vegetarianesimo. Si potrà obiettare che i cristiani non necessariamente accettano la Vecchia Legge, ma seguono il Nuovo Testamento. Gesù in persona, però, ha detto di fare diversamente: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge, o i profeti: non sono venuto a distruggere ma a portare a compimento. In verità vi dico, finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.” (Matteo 5. 17, 19).

Forse la ragione principale per cui un cristiano “trasgredirebbe la legge”, nonostante l’ingiunzione biblica di astenersi dall’uccidere, è la credenza ampiamente diffusa che Gesù fosse carnivoro. Tuttavia Gesù era conosciuto come “Principe della Pace”, e i suoi insegnamenti difficilmente si conciliano con l’uccisione degli animali. Tuttavia, il Nuovo Testamento più e più volte cita esempi di Gesù che chiedeva carne, una realtà che i mangiatori di carne hanno adottato come sanzione della loro scelta alimentare. Uno studio del greco originale del testo, però, rivela che Gesù non chiedeva veramente “Carne”.

Sebbene la traduzione inglese del Vangelo menzioni “la carne” diciannove volte, i termini originali si traducono più correttamente con “cibo”: broma = “cibo” (usato quattro volte); brosimos = “ciò che si può mangiare” (usato una volta); brosis = “cibo, o l’atto del mangiare” (usato quattro volte); prosphagion = “qualsiasi cosa da mangiare” (usato una volta); trophe = “nutrimento” (usato sei volte); phago = “mangiare” (usato tre volte).

Così “Avete della carne?” (Giovanni 21. 5) si dovrebbe leggere: “Avete qualcosa da mangiare?” E quando il Vangelo dice che i discepoli andarono a comprare carne (Giovanni 4. 8), una traduzione più letterale direbbe semplicemente che andarono a comprare “da mangiare”. In tutti i casi il greco originale parla di “cibo” in generale e non necessariamente di “carne”. Il problema allora si sposta sull’interpretazione del materiale originale, sulle traduzioni e, a volte, sulle cattive traduzioni. Alcune traduzioni inesatte della Bibbia (“Mare Rosso” al posto di “Mare dei Canneti”) sono irrilevanti o perfino divertenti. Altre invece hanno conseguenze rilevanti, e nei casi in cui una versione inesatta è stata tramandata nei secoli, la troviamo a far parte integrante del canone della Bibbia. Se però analizziamo il contesto generale e il tenore di vita di Gesù, diventa difficile, se non impossibile, riconciliare la scelta di mangiare carne con la fede cristiana.

I cristiani carnivori lanciano una sfida: “Se la Bibbia incoraggia il vegetarianesimo, che cosa dite del miracolo dei pani e dei pesci?”

Alcuni studiosi della Bibbia, tenendo conto della natura misericordiosa di Gesù, suggeriscono che i “pesci” fossero una sorta di polpette, un tipo di cibo diffuso ancora oggi, fatto con una pianta marina conosciuta come pianta del pesce, che cresce in Oriente. Queste tenere piante marine vengono seccate al sole, poi ridotte in farina in un mortaio e infine cotte al forno come polpette. Nell’antica Babilonia le polpette di piante del pesce erano parte integrante dell’alimentazione, e molti giapponesi le considerano ancora oggi una delizia del palato. I musulmani le raccomandavano nell’alimentazione dei fedeli e, il punto più importante, erano un alimento noto ai tempi di Gesù. Esiste poi una considerazione di carattere pratico: nella cesta del pane era più probabile che si conservassero polpette cotte al forno piuttosto che pesce crudo, destinato in quel clima caldo ad andare a male molto rapidamente, rovinando qualsiasi altro cibo contenuto nella cesta.

E’ anche possibile che “pane e pesci” avesse un significato simbolico piuttosto che letterale, precedente non insolito nelle scritture sacre. Il pane è un simbolo cristiano del corpo di Cristo, o Sostanza Divina, e “pesce” era una parola in codice della Chiesa antica, quando i primi cristiani dovevano nascondere la propria identità per sfuggire alle persecuzioni. Ancora più importante, nei primi manoscritti del Vangelo non si fa menzione del pesce; il miracolo è descritto come pane e frutta.

La prima edizione del Nuovo Testamento a menzionare il pesce come parte del miracolo è il Codex Sinaiticus.

Nonostante tutto, ci sono alcuni che non riescono a prescindere dall’esempio tradizionale dei pani e dei pesci. A tali persone va fatto osservare che, se pure Gesù mangiò del pesce, egli non diede agli altri alcuna dispensa di fare altrettanto in suo nome.

L’agnello pasquale

L’agnello pasquale rappresenta un problema per i cristiani vegetariani. L’Ultima Cena è stata una Pasqua ebraica che Gesù e gli Apostoli hanno celebrato banchettando con la carne di un agnello?

I primi tre vangeli dicono che l’Ultima Cena era la cena della Pasqua ebraica, indicando così implicitamente che Gesù e suoi seguaci mangiarono l’agnello pasquale (Matteo 26. 17, Marco 16. 16, Luca 22. 13). Giovanni invece dice che l’Ultima Cena ebbe luogo prima: “Ora, prima della festa del passaggio (la Pasqua ebraica), Gesù, sapendo che era giunta la sua ora… si alzò da tavola e lasciò cadere i suoi vestiti, e prese un asciugamano e con esso si cinse la vita.” (Giovanni 13. 1-4). Se la sequenza temporale è stata diversa, allora l’Ultima Cena non è stata un banchetto di Pasqua.

Nel libro Why Kill For Food?, lo storico inglese Geoffrey Rudd analizza la questione dell’agnello pasquale nel modo seguente. L’Ultima Cena ebbe luogo un giovedì sera; la crocifissione, il giorno immediatamente successivo: venerdì.

Tuttavia, dal punto di vista ebraico, i due eventi avvennero lo stesso giorno, dato che la giornata ebraica comincia al tramonto della sera precedente. E’ naturale che questo abbia generato una certa confusione. Le capitolo 19 del suo vangelo, Giovanni dice che la crocifissione ebbe luogo il giorno della preparazione della Pasqua, che sarebbe il giovedì. Più avanti, nel verso 31, afferma che il corpo di Gesù non fu lasciato sulla croce perché “il giorno del Sabbath era un giorno sacro”. In altre parole, la Pasqua ebraica, che cade di Sabbath, cominciò al tramonto di quel venerdì, dopo la crocifissione.

Sebbene i primi tre vangeli contraddicano la versione di Giovanni, che la maggioranza degli studiosi della Bibbia considera un resoconto accurato, in altri punti la confermano. In Matteo 26. 5, per esempio, i sacerdoti dicono che non uccideranno Gesù durante la festa “perché potrebbe nascere un tumulto tra la gente”. D’altra parte, lo stesso vangelo di Matteo in un altro punto colloca L’Ultima Cena e la Crocifissione nel giorno della Pasqua. Bisogna notare, inoltre, che in accordo all’usanza talmudica era impensabile celebrare processi ed esecuzioni nei primi, i più sacri, giorno della Pasqua.

Poiché la Pasqua è altrettanto sacra del Sabbath, se fosse stata già cominciata gli ebrei non avrebbero certo avuto armi addosso (Marco 14. 43, 47), né avrebbero acquistato lino e spezie per la sepoltura (Marco 15. 46, Luca 23. 56). Infine, la fretta con cui i discepoli misero Gesù nella tomba conferma il loro desiderio che il suo corpo fosse tolto dalla croce prima che cominciasse la Pasqua.

In realtà, dell’agnello si nota soprattutto l’assenza: non viene mai neppure menzionato in relazione all’Ultima Cena.

Tutte le coincidenze indicano che l’Ultima Cena non fu un banchetto pasquale con l’agnello tradizionale, ma piuttosto una “cena d’addio” che Gesù condivise con i suoi discepoli.

Lo scomparso rev. Charles Gore, vescovo di Oxford, lo conferma: “Dobbiamo ammettere che Giovanni ha ragione quando corregge Marco riguardo alla natura dell’Ultima Cena. Non si trattò di un banchetto di Pasqua, ma di una cena d’addio che Egli celebrò con i Suoi discepoli. Inoltre, le descrizioni della cena non corrispondono al cerimoniale della cena di Pasqua.”

Conclusione

In base alle traduzioni letterali dei primi testi cristiani, non esiste circostanza in cui il mangiare carne sia ammesso oppure accettato.

Le successive giustificazioni cristiane del mangiare carne si basano su traduzioni inesatte o su interpretazioni letterali del simbolismo cristiano del tutto soggettive.

I primi Padri e le prime sette cristiane praticavano uno stretto vegetarianesimo. Così, l’insigne ordine dei Francescani, per esempio, celebrava l’unita della creazione sottolineandone l’origine comune. “Quando San Francesco considerava la fonte primordiale di tutte le cose – scriveva San Bonaventura – si sentiva colmo di ancora più abbondante pietà, e chiamava le creature, anche le più piccole, con il nome di fratello o sorella, perché sapeva che venivano dalla stessa fonte da cui anche lui veniva.” Un pensiero assai coerente.

LE PERGAMENE DEL MAR MORTO

“E la carne degli animali, uccisi nel suo corpo, diventerà la sua stessa tomba. Perché in verità vi dico, colui che uccide, uccide se stesso, e coloro che mangiano la carne degli animali uccisi, mangiano il corpo della morte.”

Vangelo Esseno della pace

Questa parte è dedicata a quello che oggi potrebbe sembrare una forma di cristianesimo “radicale”, basato sulle Pergamene del Mar Morto e su altre recenti scoperte dell’era cristiana. Questo capitolo non si propone di decidere se accettare o rifiutare le Pergamene del Mar Morto, Nag Hammadi o altri documenti di collocazione incerta. Il fine è scoprire quanto questi antichi documenti possano illuminarci sul ruolo del vegetarianesimo nella tradizione cristiana.

Il presente capitolo dà per assunto che la Bibbia sia stata manipolata. Infatti, molti studiosi affermano che al Concilio di Nicea (352 d. C.) sacerdoti e politici alterarono radicalmente i documenti cristiani originali, con omissioni e interpolazioni, per renderli accettabili all’imperatore Costantino che, a quei tempi, si opponeva ferocemente alle sacre scritture. Il loro scopo era convertire Costantino al cristianesimo e far così assurgere la loro religione a culto ufficiale dell’Impero Romano. “Alcuni non sanno – ha scritto Archdeacon Wilderforce – che, dopo il Concilio di Nicea, i manoscritti del Nuovo Testamento erano stati considerevolmente manomessi.

Il professor Nestle, spiega che le autorità ecclesiastiche nominarono degli studiosi particolari, detti “correttori”, ai quali fu commissionato di correggere il testo delle scritture sacre nell’interesse dell’ortodossia. Analizzando questo punto nella prefazione della sua traduzione di The Gospel Of The Holy Twelve, il rev. Gideon Jasper Richard Ousley dice: “I correttori eliminarono dai Vangeli, con accurata minuzia, certi insegnamenti di nostro Signore che non si proponevano di seguire, specificatamente quelli contro il mangiare carne e il bere bevande forti.”

Gli antichi testi

Le Pergamene del Mar Morto, manoscritti biblici che risalgono all’inizio dell’era cristiana, furono scoperte nel 1947 e depongono a favore della tesi che la Bibbia sia stata alterata, soprattutto per quando riguarda alcune regole come il mangiare carne. Il valore di queste pergamene consiste nella probabilità che si tratti di manoscritti autentici, inalterati che risalgono al tempo di Gesù. Gli unici manoscritti originali del Nuovo Testamento risalgono al IV secolo (i più antichi), e sono solo copie di copie. Ed è innegabile che i testi del Mar Morto contengano sottili, ma significative differenze rispetto ai manoscritti originali.

Alcuni storici respingono questi ritrovamenti archeologici, altri vi ripongono tutta la loro fiducia. Tra questi Martin Larson, Edmond B. Szekely, Millar Burrows, G. J. Ousley, John M. Allegro e Frank J. Muccie hanno dato un contributo sostanziale alla riscoperta di antichi testi cristiani.

Ousely, per esempio, ha redatto la traduzione di quelle che dovrebbero essere le spiegazioni dei Vangeli originali, conservati da membri della comunità essena (una setta religiosa i cui adepti vivevano nella regione del Mar Morto e che sono conosciuti per la loro disciplina e integrità morale). Ousely riferisce che il manoscritto è stato conservato in un monastero buddista tibetano, “dove era stato nascosto da alcuni membri della comunità essena perché si salvasse dalle mani dei contraffattori.”

Se fossero autentici, i manoscritti di Ousely sarebbero i più antichi e completi scritti cristiani esistenti: un testo aramaico originale rimasto inalterato fin dai tempi del suo impiego nella antica chiesa cristiana di Gerusalemme. Gli studiosi che ritengono il testo autentico concludono che si tratta del Vangelo originale su cui si sono basati i quattro Vangeli del Nuovo Testamento. Questo può essere vero o no, ma le informazioni che contengono sono innegabilmente a favore dell’ideale vegetariano. Come precauzione, nel 1904 Ousely trasferì a un suo amico fidato i diritti dell’opera, con la richiesta di “non farlo cadere in mano ai fanatici, né romani né anglicani”.

Il prezioso manoscritto di Ousely, intitolato The Gospel Of The Holy Twelve è sopravvissuto fino a oggi.

Secondo il manoscritto, prima della nascita di Gesù, l’angelo disse a Maria: “Tu non mangerai carne né berrai bevande forti, poiché il bambino sarà consacrato a Dio dal ventre di sua madre, e non dovrà assumere né carne né bevande forti.”

Il valore di questo messaggio celeste, se lo si riconosce come documento storico, è la conferma che Gesù era il messia della profezia del Vecchio Testamento: “Poi il Signore stesso vi darà un segno. Udite, una giovane donna concepirà e porterà in seno un figlio, e il suo nome sarà Emanuele. Mangerà burro e miele, per saper rifiutare il male e scegliere il bene” (Isaia 7. 14, 15). Il testo continua spiegando che la comunità in cui vivevano Giuseppe e Maria non uccideva l’agnello per celebrare la festa del Passaggio.

Questa descrizione della comunità in cui nacque Gesù sottolinea perché egli amasse gli animali e gli uccelli fin dall’infanzia: “E in un certo giorno il bambino Gesù andò in un luogo dove era stata preparata una trappola per gli uccelli e c’erano dei ragazzi. E Gesù disse loro: “Chi ha preparato questa trappola per le innocenti creature di Dio? Udite, in una trappola essi a loro volta cadranno.”

In questi testi ritenuti inalterati, non ci sorprende che Gesù predichi il rispetto per tutte le creature, non solo per l’uomo: “Siate rispettosi, siate gentili, siate compassionevoli, siate buoni, non solo verso i vostri simili, ma verso tutte le creature posto sotto la vostra tutela; perché voi siete per loro come dèi, a cui guardano per le loro necessità.”

Gesù continua spiegando che è venuto per mettere fine ai sacrifici di sangue: “Sono venuto a porre fine ai sacrifici e ai banchetti di sangue, e se non smetterete di offrire e mangiare carne e sangue, l’ira divina non si allontanerà da voi; proprio come accadde ai vostri padri nel deserto, che desiderarono la carne, e ne mangiarono a sazietà, e si riempirono di marciume e furono consumati dalla peste”.

Del miracolo dei pani e dei pesci, come già detto (vedi Quinto: Non Uccidere), non si ha traccia in questi antichi manoscritti. Si parla invece di un miracolo di pane, frutta e una brocca d’acqua. “E Gesù pose il pane e la frutta dinanzi a sé, e anche l’acqua. E loro mangiarono e bevvero, e furono sazi. E si meravigliarono, perché ognuno aveva avuto più che abbastanza, ed erano più di quattromila. E se ne andarono, ringraziando Gesù per quello che avevano sentito e visto.”

Questi antichi documenti dicono che Gesù seguiva un’alimentazione speciale, essenzialmente vegetariana: “E udendo queste cose, un certo Sadduceo, che non credeva nelle cose sante di Dio, chiese a Gesù: “Per favore, dimmi perché hai detto di non mangiare la carne degli animali. Forse che le bestie non sono state date all’uomo come cibo, proprio come i frutti e le erbe di cui parli?” Gesù gli rispose: “Guarda questo melone, il frutto della terra.” E Gesù aprì in due un melone e disse ancora: “Guarda con i tuoi stessi occhi il buon frutto della terra, la carne dell’uomo, e guarda i semi che contiene, e contali, perché un melone ne fa mille volte tanti e anche di più. Se pianti questo seme, mangerai dal vero Dio, perché non è stato versato sangue, no, niente dolore o grida hai sentito con le tue orecchie o visto con i tuoi occhi. Il vero cibo dell’uomo viene dalla madre della terra, perché lei trae doni perfetti dall’umile terra. Ma tu ricerchi ciò che Satana ha dato, l’angoscia, la morte e il sangue delle anime viventi a prezzo della spada. Non lo sai, tu, che chi vive della spada, muore poi della stessa morte? Vai per la tua strada allora, e pianta i semi del buon frutto della vita, e smetti di ferire le innocenti creature di Dio.”

Gesù condanna anche coloro che cacciano gli animali: “E mentre Gesù camminava insieme ad alcuni suoi discepoli, si imbatterono in un uomo che addestrava i cani a cacciare altre creature. Vedendo questo, Gesù disse all’uomo: “Perché fai questo lavoro sciocco?” E l’uomo rispose dicendo: “In questo modo mi guadagno da vivere; a che cosa servono queste creature? Sì, queste creature sono deboli e meritano di morire, mentre i cani, loro sono forti.” “E Gesù guardò l’uomo con espressione triste e disse: “A te mancano davvero la saggezza e l’amore superiori perché, guarda, tutte le creature cui Dio ha dato la vita hanno un proprio scopo e fine nel regno della vita, e chi può giudicare che cosa c’è di buono in esso? O quale profitto per te, o per l’umanità?

Perché non è tua competenza giudicare il debole inferiore al forte, dato che il debole non è stato dato all’uomo per fargli da cibo e da divertimento… Maledetto colui che con l’astuzia ferisce e distrugge le creature di Dio! Sì, maledetti i cacciatori, perché saranno cacciati, e per mano di uomini indegni riceveranno la stessa misericordia che hanno mostrato alle loro prede innocenti, la stessa! Abbandona questa folle attività di uomo malvagio, fai ciò che è buono agli occhi del Signore e sii benedetto, non essere la causa della tua condanna.”

Infine, in questi primi manoscritti leggiamo che Gesù in realtà rimproverò aspramente i pescatori, nonostante fossero i suoi maggiori sostenitori: “E un altro giorno, si pose nuovamente la questione del mangiare cose morte, e alcuni dei più recenti discepoli di Gesù si raccolsero intorno a lui e domandarono: “Maestro, in verità tu conosci tutte le cose e la tua saggezza della Sacra Legge è superiore a qualsiasi altra; spiegaci, dunque, mangiare le creature del mare è in accordo alla legge, come dicono alcuni?” “E Gesù li guardò con occhi tristi, poiché sapeva che erano ancora uomini ignoranti e i loro cuori erano induriti dalle false dottrine dei demoni, e disse loro: “Osservate i pesci dell’acqua, mentre stiamo sulla riva del mare e guardiamo le acque di molte vite. Sì, l’acqua è il loro mondo, proprio come la terra asciutta appartiene all’uomo; io vi chiedo, forse che i pesci vengono da voi a chiedere la terra asciutta o i suoi cibi?

No. E allo stesso modo non è in accordo alla legge che voi andiate in mare a chiedere cose che non vi appartengono; perché la terra è divisa in tre regni di anime: uno della terra, uno dell’aria e uno del mare, ognuno secondo il proprio genere. L’Essere Eterno ha disposto che in ciascuno di essi fosse lo spirito della vita e il Soffio Divino, e ciò che Egli ha dato liberamente alle Sue creature, né gli uomini né gli angeli possono riprendere o reclamare come proprio.” E’ interessante notare che, quando Gesù istruì i suoi discepoli, che erano ebrei, sulla nuova dieta (vegetariana) che avrebbero adottato, essi lo criticarono: “Tu parli contro la Legge”; evidentemente riferendosi alla permissione di mangiare carne, che compare in diversi punti dell’Antico Testamento.

La memorabile risposta di Gesù a tale riguardo è estremamente rivelatrice: “In verità, non parlo affatto contro Mosè, né contro la Legge, che egli ha concesso data la durezza dei vostri cuori. In verità vi dico, all’inizio tutte le creature di Dio traevano il loro nutrimento solo dalle erbe e dai frutti della terra, finché l’ignoranza e l’egoismo dell’uomo non li trasformò in ciò che era contrario alla loro abitudine originale; ma perfino loro torneranno al cibo naturale; poiché così è stato scritto dai profeti, e le loro parole non sbagliano.”

I PRIMI CRISTIANI E I CRISTIANI D’OGGI

“Non essere tra quelli che si inebriano di vino, né fra coloro che son ghiotti di carne!”

Proverbi 23. 20

Si sa poco (almeno ufficialmente) dell’alimentazione di Gesù.

Si sa, tuttavia, che i primi cristiani e i cronisti della tradizione cristiana che appoggiavano il vegetarianesimo erano molti, inclusi luminari come San Girolamo, Tertulliano, San Giovanni Crisostomo, San Benedetto, Clemente, Eusebio, Plinio, Papias, Cipriano, Pantaneo e John Wesley, per nominarne solo alcuni.

Molti testi affermano che i dodici apostoli erano vegetariani, e che i primi cristiani si astenevano dal mangiare carne.

Per esempio, San Giovanni Crisostomo (345-407 d.C.), uno dei più importanti esponenti letterari del cristianesimo del suoi tempi, scrisse: “Noi capi cristiani pratichiamo l’astinenza dalla carne di animali per sottomettere il corpo… mangiare carne è innaturale e impuro”.

Clemente d’Alessandria (160-240 d.C.), uno dei primi accademici della Chiesa, senza dubbio esercitò grande influenza su Crisostomo, infatti poco più di cent’anni prima aveva scritto: “Ma coloro che indugiano intorno a tavole di fiamme, nutrendo la loro stessa malattia, sono governati da un demone estremamente lussurioso, che non ho vergogna di chiamare il demone della pancia, il peggiore di tutti i demoni… E’ molto meglio essere felici che rendere i nostri corpi simili a tombe di animali. Di conseguenza, l’apostolo Matteo si nutriva di semi, noci e vegetali, niente carne.”

Il Clementine Homilies, scritto nel II secolo dopo Cristo, è considerato uno dei più antiche testi cristiani dopo la Bibbia, basato sulle predicazioni di San Pietro. Homili XII dichiara orgogliosamente: “Il consumo innaturale di carne è contaminante quanto la pagana adorazione dei demoni, con i suoi sacrifici e i suoi festini impuri, e quando vi prende parte l’uomo diviene un compagno di tavola dei diavoli”.

Chi siamo noi per contraddire San Pietro?

Non solo, si dibatte tra studiosi sulle pratiche alimentari di San Paolo, nonostante l’attitudine altezzosa dei suoi scritti nei confronti dell’alimentazione. Gli atti 24:5 parlano di Paolo come di un membro della setta dei Nazareni, setta che seguiva i principi degli Esseni, compreso il vegetarianesimo.

Inoltre, secondo quanto scrive Edgar Goospeed nel suo libro History of Early Christianity, è esistito un tempo un “Atto di Tommaso”, a cui facevano riferimento le prime sette cristiane. Il documento afferma che anche San Tommaso si asteneva dal mangiare carne.

Allo stesso tempo, veniamo a sapere dall’eminente padre della Chiesa Eusebio (264-349 d. C.), il quale a sua volta cita Hegesippus (circa 160 d. C.), che Giacomo, considerato da molti il fratello di Cristo, rifiutava di mangiare la carne degli animali.

Tuttavia, la storia riferisce che la cristianità organizzata gradualmente si allontanò dalle sue origini vegetariane, anche se i primi padri della Chiesa seguivano un regime senza carne. In tempi più recenti, anche la Chiesa cattolica aveva stabilito che i cattolici praticanti osservassero almeno alcuni giorni di digiuno e si astenessero dal mangiare carne al venerdì. Ma perfino questa restrizione (ridicola) è stata ridotta, quando nel 1966 la Conferenza Cattolica degli Stati Uniti ha deciso che è sufficiente che i cattolici si astengano dal mangiare carne il venerdì di Quaresima.

Molti dei primi gruppi cristiani sostenevano la scelta di vita vegetariana, segno evidente che gli insegnamenti di Gesù di Nazareth (vedi Quinto: non uccidere. Le parole del Cristo) fossero chiare ed inequivocabili, almeno all’epoca.

Gli scritti dell’antica Chiesa indicano che ufficialmente il consumo di carne non fu permesso fino al IV secolo dopo Cristo, quando l’imperatore Costantino decise che tutti dovevano adottare la sua visione del cristianesimo.

Una interpretazione della Bibbia a favore del mangiare carne divenne il credo ufficiale dell’Impero Romano, e i cristiani vegetariani dovevano seguire la regola in segreto, con il rischio di essere messi a morte per eresia. I cristiani del Medioevo vennero rassicurati da Tommaso D’Aquino (1225-1274 d. C) sul fatto che uccidere gli animali era sancito dalla divina provvidenza. Forse le abitudini perdonali di D’Aquino hanno influenzato la sua opinione, perché, pur essendo sotto molti aspetti un asceta, i suoi biografi lo descrivono come un goloso. D’Aquino inoltre era famoso per la sua dottrina sui vari tipi di anima che un corpo può possedere (altra bizzarra e inconsistente teoria). Gli animali, insegnava, non hanno l’anima. E’ da notare che, sempre secondo le farneticazioni di D’Aquino, inizialmente neanche le donne avevano un’anima! Poi, però, ricordandosi che la Chiesa si era addolcita e aveva ammesso che in realtà le donne hanno un’anima, d’Aquino a malincuore accondiscese che fossero un gradino più su degli animali, i quali certamente non l’avevano (malgrado nella Bibbia, Genesi 1. 30, Dio stesso affermi il contrario… ma evidentemente d’Aquino l’aveva dimenticato).

Comunque si vogliano interpretare gli insegnamenti successivi del cristianesimo, le sue espressioni più antiche (e molte delle sette ebraiche da cui derivavano) predicavano l’ideale vegetariano.

E’ tutt’altro che sorprendente dunque la loro attitudine generale nei confronti degli animali; Nazareni, Terapeuti, Ebioniti, Gnostici ed Esseni, tutti avevano scelto di vivere senza cibarsi di carne.

I Montanisti, un’altra delle prime sette cristiane, si astenevano dai cibi carnei, e così anche Tertulliano, uno dei primi padri della Chiesa. Origene (185-254 d. C.), forse il pupillo più noto di Clemente e uno degli scrittori più prolifici dei primi anni della Chiesa, aveva davvero colto nel segno parlando di coloro che avrebbero appoggiato il consumo di carne: “… credo che i sacrifici animali siano stati inventati dall’uomo come pretesto per mangiare carne”. (Stromata, “Sui Sacrifici”, Libro VII). Anche confessioni cristiane più recenti hanno sostenuto il vegetarianesimo. Ellen G. White, uno dei fondatori della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, era un ardente vegetariano, così come John Wesley, il fondatore del Metodismo. Sylvester Graham, il ministro presbiteriano, era un sostenitore dell’ideale vegetariano. Trappisti, Benedettini e gli Ordini Cathusian della Chiesa Cattolica Romana, così come altre organizzazioni cristiane quali il Movimento Gnostico Universale e i Rosa croce, tutti promuovono la scelta vegetariana.

San Francesco, nonostante le ingiustificate accuse di essere un vegetariano incoerente, era in realtà un convinto difensore degli animali, che amava e rispettava come se stesso.

Si tratta di coincidenze? O forse tutte questi gruppi, questi insieme di credenti erano in realtà pazzi? Non è forse “probabile” che seguissero semplicemente i precetti di Dio e rispettassero la natura?

E non è forse vero che l’uomo decise di sua spontanea volontà di ignorare i comandamenti del suo Dio solo per mangiare un piatto di carne saporita?

QUAL’E’ LA VERITA’ DELLA BIBBIA?

“Chi ha ucciso un bue è come se avesse ammazzato un uomo.”
Isaia, 66. 3

Molte sono le interpretazioni del messaggio della Bibbia, come molta è la confusione che esso ha generato, genera e genererà.

Chi mangia carne, sostiene che anche Cristo ne facesse uso.

Chi è vegetariano, sostiene invece che non solo Cristo non mangiasse carne, ma che Dio stesso ne proibisce l’uso, in tutti i casi.

Da quale parte si trova la verità? E’ ovvio – e su questo punto sono sicuro che tutti la pensino in egual maniera – che sia solo una la verità che la Bibbia intende comunicare ai suoi lettori.

E’ inammissibile e incoerente che possano coesistere due verità: una escluderebbe automaticamente l’altra.

Analizziamo alcuni passi della Sacra Bibbia, partendo dal Vecchio Testamento.

Il Vecchio Testamento è il punto di partenza migliore per intraprendere uno studio su cristianesimo e vegetarianesimo.

Il Vecchio Testamento parla soprattutto degli ebrei che ricevono le legge di Dio e che in seguito vengono puniti da Dio per averla infranta.

Senza dubbio, il passo più importante per chi sostiene la tesi vegetariana è questo:

Poi Dio disse: “Ecco, Io vi dò ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme; saranno il vostro cibo.

A Tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, Io dò in cibo ogni erba verde.”

E Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
(Genesi, 1. 29,31)

Sembra piuttosto chiaro il messaggio di Dio, il quale “dona” agli uomini e agli animali (posti sullo stesso piano, badate bene) ogni erba che produce seme ed ogni erba verde, così come ogni albero in cui c’è frutto che produce seme.

Non sembra affatto nelle sue intenzioni permettere agli uomini di fagocitare immotivatamente la carne degli animali.

Se Dio aveva considerato “molto buone” le sue prescrizioni originali riguardo al cibo, perché avrebbe aggiunto in seguito tante istruzioni sul mangiare carne?

Alcuni sostengono, infatti, che nella Genesi 9. 3, la Bibbia permette agli uomini di mangiare carne: “Ogni cosa vivente che si muove sarà cibo per te”.

Ma molti dimenticano – o vogliono dimenticare, per convenienza – che era in occasione del diluvio universale, quando a Noè veniva offerto un espediente per superare un momento particolarmente difficile, poiché tutta la vegetazione era stata distrutta.

Dio, quindi, diede senza dubbio a Noè il permesso – non il comandamento – di mangiare carne.

Infatti, nel verso immediatamente seguente – Genesi 9. 4 – dopo aver dato il permesso di mangiare tutto ciò che si muove, Dio ci ricorda ancora una volta che idealmente non dovremmo mangiare carne, o almeno non il suo sangue (che poi è la stessa cosa): “Ma non dovreste mangiare la carne, con la sua vita, cioè il sangue”. Inoltre, il verso successivo afferma con chiarezza che chi uccide gli animali sarà a sua volta ucciso da quelle stesse creature: “E io reclamerò la tua vita per mano di ogni creatura da te uccisa…”

In realtà alcuni studiosi osservano che quando a Noè viene concesso di mangiare qualsiasi cosa si muova, l’esatto termine greco impiegato dal Septuagint è herpeton, che letteralmente significa “rettile”. Quindi, in una situazione in cui non era possibile trovare altro cibo, Dio diede a Noè il permesso di mangiare crostacei e molluschi, come vongole, abalone, aragoste e lumache.

Questa puntualizzazione sembra più coerente con la Genesi 9. 4, che proibisce a Noè di mangiare animali con il sangue (gli era stato dato il permesso solo per animali a sangue freddo), e comunque solo come concessione temporanea.

I Cinque Libri di Mosè portano un altro esempio di quando Dio, come concessione temporanea, permise agli Israeliti di mangiare carne, ma anche allora si trattava di circostanze disastrose.

Dopo essere fuggiti dall’Egitto, gli Israeliti vagarono quarant’anni nel deserto. Dio provvide loro il cibo nella forma della manna (“il sostegno della vita”), una miracolosa sostanza vegetale che contiene tutti gli elementi necessari a sostenere la vita.

Gli israeliti però si stancarono della manna, racconta la Bibbia, così Dio fece in modo di dare ai figli di Israele della carne sotto forma di quaglie.

Perché quaglie? C’era forse qualche insegnamento nascosto che Dio voleva comunicare? Numeri 11. 18,34 contiene la risposta. Nel verso 20 Dio dice loro di “mangiare la carne finché vi uscirà dalle narici e ne sarete nauseati…”. Il verso 33 riferisce “prima ancora che avessero la carne tra i denti, una grave pestilenza li colpì”. Quindi è vero che cambiarono cibo come desideravano, ma è altrettanto vero che Dio era scontento della loro scelta, poiché Dio – com’è logico – poneva e pone uomini e animali sullo stesso identico piano, essendo entrambe “sue” creature, ed avendo entrambe il medesimo diritto di vivere serenamente l’intero arco di vita terreno.

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