Raggi bioinfrarossi – Nuove terapie grazie ai biofotoni

Raggi bioinfrarossi – Nuove terapie grazie ai biofotoni

Raggi bioinfrarossi - Nuove terapie grazie ai biofotoniScienziati giapponesi sono riusciti ad incapsulare l’energia infrarossa più salutare del sole in un materiale unico al mondo, che posto in contatto con il corpo umano porta notevoli benefici per la salute. Stiamo parlando del Photon BIP, una fibra di ceramica composta da una lega di platino, titanio ed altri materiali che aumenta la sua efficacia all’aumentare del calore, ed ovviamente questo avviene anche in una capsula individuale dal disegno all’avanguardia: la capsula Photon.

La tecnologia del XXI secolo da ragione a chi ormai da secoli afferma che il corpo umano può ottenere la salute o cadere in malattia in base allo scambio di energie invisibili con l’ambiente che lo circonda.

É la base di quella che alcuni conoscono come medicina Bioenergetica.

La luce che raggiunge la superficie terrestre è composta di luce visibile, raggi ultravioletti e radiazioni infrarosse. Circa il 37% della radiazione solare si presenta sotto forma di luce visibile, il 3% è ultravioletta e il restante 60% è infrarossa. I benefici dei raggi solari sulla salute sono conosciuti da più di 5000 anni dalla medicina tradizionale cinese.

Le antiche tradizioni orientali già dicevano che esporsi ai raggi del sole, in determinati giorni ed a determinate ore poteva essere salutare e chiamavano questi raggi “raggio della vita”. Nell’antica Cina Lingyan Tzu-Ming nel primo secolo d.C. durante la dinastia di Han, introdusse l’elioterapia. I Greci eseguivano molti esercizi ginnici a corpo nudo sotto i raggi del sole; i Romani esponevano in terrazze speciali dette “solaria” i corpi sani per fortificarli e quelli ammalati per guarirli.

Col fiorire del Rinascimento l’elioterapia, che fino allora rappresentava una pratica puramente empirica, acquistò veste scientifica. Già nel 1769 Lazzaro Spallanzani metteva in evidenza l’azione battericida del sole sugli esseri organizzati; nel 1815 lo Chauvin prescriveva le cure elioterapiche nelle affezioni debilitanti l’organismo e quasi nella stessa epoca Rikli costruiva presso Trieste il primo istituto elioterapico; nel 1853 T. Vanzetti guariva con le cure solari le artriti croniche e le osteoperiostiti tubercolari. Ma le basi scientifiche della fototerapia risalgono al 16°-17° secolo, quando Isaac Newton nel 1666 in Inghilterra rilevò la rifrazione dei raggi del sole nei suoi colori mediante un prisma e quando Christian Huygens nel 1678 in Olanda intuì la natura della luce in onde.

Pioniere della fototerapia moderna viene considerato il danese Niels Ryberg Finsen che nel 1903 fu insignito del premio Nobel per tale scoperta. In realtà la priorità di tale invenzione spetterebbe all’italiano Antonino Sciascia, medico e scienziato di Canicattì, che ne aveva dato comunicazione nel 1892 al XIII Congresso Oftalmologico di Palermo e nel 1894 a quello Internazionale di Roma con una relazione che aveva titolo: ”La fototerapia in medicina e chirurgia e la cura specifica della resipola”. Finsen solo nel 1897 aveva introdotto per la prima volta in lingua tedesca l’uso della fototerapia nella cura del lupus vulgaris prescrivendo gli stessi strumenti inventati e pubblicati da Sciascia 7 anni prima.

L’utilizzo della luce visibile ha trovato consenso nel trattamento dell’iperbilirubinemia indiretta sia negli itteri emolitici che in quelli non emolitici. Inizialmente la fototerapia fu introdotta per ridurre la necessità di exanguinotrasfusione, ma attualmente viene usata non solo a scopo profilattico nei neonati ma anche come salvavita in pazienti con forme severe della Sindrome di Cliger Najjar e rare malattie metaboliche. La fototerapia per il trattamento dell’ittero neonatale fu introdotta da Crener RJ e collaboratori nel 1958 ma trovò larga diffusione solo a partire dal 1968 quando Lucey J. fornì dati sicuri circa la sua sicurezza ed efficacia. La scoperta dell’efficacia della radiazioni luminose sulla riduzione dei livelli di bilirubina fu casuale.

Essa fu rilevata in seguito alla esposizione negligente di un campione di sangue alla luce del sole e da una fortuita osservazione di una infermiera. L’esposizione del campione di sangue portò alla scoperta che la bilirubina sierica viene ossidata a biliverdina e degradata a composti incolori quando esposta alla luce in vitro.

L’osservazione da parte della infermiera Sister J. Ward fu che la cute di un neonato itterico si schiariva se esposta al sole a differenza di quella non esposta. In tempi recenti anche i tedeschi, durante la seconda guerra mondiale, fecero intendere di conoscere gli effetti positivi di una parte dello spettro solare, la energia infrarossa, applicandola alla conservazione degli alimenti.

Dal canto loro un gruppo di ricercatori nordamericani, nel corso della ricerca sulle tecnologie spaziali, si concentrò nella fabbricazione di materiali che fossero capaci di isolare il corpo nello spazio e contemporaneamente di poterci permettere di beneficiare dei raggi termici infrarossi, ponendo così le basi per la successiva scoperta del Photon BIP.

E quindi fu solo successivamente a queste epoche, che le precedenti ricerche sui cosiddetti infrarossi lunghi o Bioinfrarossi dimostrarono scientificamente il loro enorme potenziale per la salute umana ed a partire da quel momento si realizzarono diverse sperimentazioni per consentirne l’utilizzo a livello domestico, il che portò alla fabbricazione di fibre di ceramica infrarossa con le quali si realizzarono tessuti e numerose altre applicazioni in altrettanti prodotti di uso individuale. In tempi ancor più recenti la tecnologia giapponese dette uno spunto decisivo alla creazione di una fibra di ceramica infrarossa che venne denominata Photon Platino, capace di emettere raggi infrarossi di adeguata frequenza e lunghezza d’onda i quali dimostravano di avere effetti più salutari dei materiali già ottenuti fino a quel momento.

Tessuti che contribuiscono alla salute, raggi infrarossi, fibra ceramica… qualcuno potrebbe pensare che siamo diventati matti. Però no, semplicemente siamo di fronte agli inizi di un nuovo modo di intendere la salute, anche se è così tanto antico come le millenarie tradizioni cinesi che già parlavano dell’influenza dell’energia dell’universo sulla nostra salute.

LA STORIA DI RAQUEL
Ma come è possibile che una cosa del genere non si conosca ancora nel nostro paese? Sicuramente alcuni dei lettori si faranno questa domanda. In realtà la divulgazione di questa conoscenza a livello europeo comincia con la storia di una donna spagnola, Raquel Gimeno, e con la sua continua ricerca di soluzioni per la patologia della quale soffriva e che la medicina convenzionale non era in grado di affrontare (come d’altronde accade nella maggior parte delle malattie). Ciò che scoprì la portò con il tempo a diventare la prima divulgatrice ufficiale della tecnologia Photon a Madrid. Raquel soffriva di intensissime nevralgie del trigemino che stavano trasformando la sua vita in un inferno al punto che i dolori insopportabili la fecero ricoverare in ospedale dove, sedata da potentissime droghe, passò giorni e giorni.

Si riteneva che si potesse trattare di un possibile tumore cerebrale… ma tutte le analisi condotte scartarono questa ipotesi. Successivamente si cercò nella psichiatria l’origine dei dolori ed un loro possibile trattamento… ma anche in questo caso non si ottennero risultati. Si trovava in quella drammatica situazione quando una sua amica con una grande intuizione la sorprese un giorno con un’affermazione particolare: “io credo che il tuo sangue sia intossicato da mercurio”.

Gli esami che a tal punto vennero svolti confermarono questa singolarissima diagnosi. Raquel aveva sofferto gravi problemi durante la sua infanzia che la portarono a perdere quasi completamente la dentatura, la quale dovette essere rimpiazzata con amalgama e supporti metallici. Il tempo finì per dissolvere parte del mercurio delle otturazioni in amalgama che in parte si riversarono anche nel suo corpo.

Ma saperlo non era di grande utilità poiché i medici, ancora una volta, le dissero che non c’era nulla da fare. Qualcuno addirittura le disse che doveva tenersi pronta per un’eventuale ma altrettanto inevitabile trapianto se il mercurio si fosse depositato in un organo vitale. Fortunatamente Raquel non fu d’accordo con quella che è poi la risposta medica abituale per buona parte delle malattie. Andò da un dentista, chiedendo che venissero tolte tutte le amalgama e tutti i supporti metallici che le erano stati messi in bocca e li fece sostituire con zirconio. Contemporaneamente, cominciò un lento ma progressivo processo di disintossicazione mediante l’omeopatia e altri trattamenti alternativi. Fino a che, ad un determinato momento, cominciò a constatare dei decisi miglioramenti.

Ostinata, continuò questo percorso cercando di capire come poter proseguire nella pulizia del suo sangue e venne a sapere che nella nota clinica statunitense Mayo stavano applicando con buoni risultati un trattamento al fine di disintossicare il sangue, trattamento che combinava calore ed una fibra di ceramica capace di emettere raggi infrarossi. Per pura casualità, e per chi crede in essa, accadde che le giunsero delle informazioni su una tecnologia giapponese che migliorava addirittura i risultati già ottenuti negli Stati Uniti. Moltissimi di noi, quasi tutti potremmo dire, investono del danaro, ed a volte anche molto, per comperare un bene che considerano estremamente prezioso: l’automobile. Per lei c’era qualcosa di enormemente più prezioso anche se il costo di questo bene per lei fondamentale era comunque importante, paragonabile a quello di un’auto.

Ma lei non ebbe indecisioni, e decise di acquistare una capsula giapponese che consisteva in una combinazione tra sauna individuale, anche se non veniva messa in esercizio con le alte temperature tradizionali ed abituali per le saune, e completamente rivestita di fibre di ceramica infrarossa e fece di tutto per poterla installare nel centro di terapie alternative che aveva aperto recentemente a Madrid con il nome di Kheter Salud Natural. Così facendo avrebbe potuto trattarsi da sé e dare anche l’opportunità ad altre persone di accedere a questo innovativo apparato tecnologico di avanguardia. Una volta installata, e continuando ad utilizzarla, divenne subito evidente che il suo sangue continuava a disintossicarsi sempre più.

E tutto quello che dovette fare per conseguire questo risultato fu sottoporsi ad una sessione di calore secco e di raggi infrarossi giornaliera. Ma come, suppongo che si starà chiedendo il lettore, funziona questa apparecchiatura? In cosa si basa la sua tecnologia? Per quali malattie è utile? Bene, cercheremo di rispondere a questa ed altre domande in una forma comprensibile.

LA ENERGIA BIOINFRAROSSA
Come è noto, l’energia solare che riceviamo in forma di fotoni può essere visibile – ovvero rilevabile da parte della nostra retina – o invisibile. Questa differenza dipende dalla diversa lunghezza d’onda delle radiazioni elettromagnetiche (ricordiamoci che le onde sono le forme di propagazione dell’energia all’interno ed attraverso di un elemento materiale o nel vuoto). È a tutti noto che ogni colore ha una diversa lunghezza d’onda che lo caratterizza. I nostri occhi hanno la capacità di captare solamente un determinato spettro di questi colori: dal rosso (700 nm di lunghezza d’onda, la più ampia rilevabile dalla nostra vista) fino al viola (la cui lunghezza d’onda è di circa 400 nm) passando attraverso l’arancione, il marrone, il verde, il blu e l’ indaco.

Tali colori – o, il che è lo stesso, tali lunghezze di onda – sono quelli che appartengono all’ambito di ciò che per noi è visibile (diciamo per noi, perché alcuni animali hanno la capacità di vedere uno spettro di colori ben più grande di quello che vediamo noi, molto più in là del rosso [il mondo dell’infrarosso] o del viola [la zona ultravioletta]). Pertanto dobbiamo comprendere che il fatto che se noi non siamo in grado di vedere determinate cose non significa che queste cose non esistano. Potrebbero trovarsi, semplicemente, al dà al di fuori del nostro spettro visivo. Detto questo dobbiamo aggiungere che l’energia ultravioletta che proviene dal cosmo è pregiudizievole per la vita e veniamo protetti da essa da una sottile fascia di ozono che si trova tutto intorno alla terra e che impedisce l’arrivo in superficie di tali radiazioni.

Per quanto concerne l’energia avente la maggior lunghezza d’onda, l’energia infrarossa, essa viene invece largamente impiegata del nostro pianeta, poiché, oltre ad essere la responsabile della fotosintesi clorofilliana, trova impiego, fra le altre cose, nei forni a microonde, nelle onde radio e nelle onde televisive, ecc.; ma non dobbiamo dimenticare che può essere pericolosa per la nostra salute. Dobbiamo quindi attuare una distinzione all’interno dei raggi infrarossi, che vanno da 0,7 a 1000 microns di lunghezza d’onda, ponendo la nostra attenzione su quelli cosiddetti “raggi infrarossi lunghi” ed in particolar modo quelli la cui lunghezza d’onda è situata tra 4 e 14 microns. Questi sono quelli che possono risultare benefici per la salute del corpo umano, ragion per cui vengono denominati bioinfrarossi. E quali effetti positivi provocano nel nostro organismo? Ad oggi si sono constatati i seguenti:

  • attivano le molecole di acqua del nostro corpo
  • migliorano i livelli di ossigeno
  • riscaldano ed in tal modo eliminano i grassi, i residui chimici e le tossine dal nostro sangue, riducendo il suo livello di acidità
  • migliorano il flusso sanguigno
  • migliorano il sistema nervoso
  • effetti che possono dare luogo a rilevanti benefici terapeutici in diverse patologie. Ed è il caso di una invenzione decisamente recente: la fibra di ceramica infrarossa.

Stiamo parlando di materiale bianco, di aspetto simile al feltro e di circa 3 mm di spessore che è composto da fibre che incorporano microscopiche particelle composte da diversi elementi capaci di emettere i raggi Bioinfrarossi partendo da un fatto fisico ben noto: qualunque oggetto è capace di emettere energia quando viene a sua volta stimolato da energia luminosa o da calore, dipendendo la sua lunghezza d’onda dal materiale del quale è costituito. In questo caso di un tessuto che sfrutta il calore emesso dal corpo umano grazie ai suoi processi metabolici, per poi restituirlo amplificato nella sola lunghezza d’onda del raggio Bioinfrarosso.

Le prime ricerche in tal senso le svolse un ricercatore nonché medico giapponese di nome Toshio Komuro, che dedicò diversi anni della sua vita all’ottenimento di un materiale che potesse triplicare gli effetti benefici dei raggi Bioinfrarossi.

Il risultato fu un sofisticato filo di ceramica prodotto attraverso la lega di 36 diversi elementi fra i quali anche il platino, il titanio e molti altri. Questi elementi vennero fusi ad una temperatura superiore ai 1000° centigradi e successivamente polverizzati attraverso un sofisticato procedimento coperto da segreto industriale, grazie al quale fu possibile ottenere minuscole particelle della dimensione di 40 armstrong (l’Armstrong è la 10.000ma parte del metro).

Successivamente una azienda spagnola, con sede a Santiago de compostela, la Photon Mundial S.L., continuando le ricerche in questa direzione, riuscì a migliorare questa tecnologia ottenendo particelle di dimensioni ben più ridotta, addirittura 10 Armstrong. In tal modo, con questo filo di ceramica, si possono creare i tessuti che oggi conosciamo con il nome di Photon Platino e che vengono utilizzati nella fabbricazione di indumenti intimi e sportivi, materassi, coperte, coperte termiche ed anche di ionizzatori d’acqua e capsule infrarosse.

IL “RAGGIO DELLA VITA”
Energie invisibili in grado di modificare il nostro stato di salute! È chiaro che, in realtà, il principio fisico non differisce molto da quello che sta dietro ad altre applicazioni delle onde corte, degli ultrasuoni o della tradizionale ipertermia. La grande differenza è che il Bioinfrarosso è considerato “il raggio della vita”. Ben lo descrive il professor Carlos Nogueira, consulente medico di Photon Mundial, facendo cenno alla tradizione orientale: “nel momento in cui lo spermatozoo e l’ovulo vengono a contatto si libera una scintilla, un rilascio di energia che coincide con quella necessaria a realizzare le divisioni cellulari dovute alla mitosi (tra 0,2 e 0,09 EV), la cui lunghezza d’onda è simile a quella dei raggi Bioinfrarossi ed a quella emessa dalla fibra di ceramica infrarossa. Si tratta pertanto di un lunghezza d’onda che è già presente nella memoria cellulare del corpo umano, e che è il nostro particolarissimo raggio della vita”.

Di fatto il corpo umano ha un’emissione di energia infrarossa tra 3 e 50 microns durante i suoi processi metabolici, la maggior parte dei quali emette energia a circa 9,4 microns. E la energia infrarossa di Photon, come abbiamo già detto, è una emissione tra 4 e 14 microns di lunghezza d’onda. È in forza di tale relazione che possiamo capire i vantaggi che questo tipo di infrarossi hanno per la nostra salute. Dobbiamo aggiungere che l’interazione fra la fibra emittente energia Bioinfrarossa e le cellule umane agisce in “partita doppia”: per risonanza cellulare e per impulso energetico.

Per meglio comprendere questo concetto basta pensare al cantante di opera lirica che nel momento in cui emette una determinata nota, capace di provocare da un lato la risonanza della struttura molecolare di determinati cristalli e, dall’altro, di generare una vibrazione capace di rompere i legami elettrofisici che legano le molecole, riesce a produrre l’impressionante effetto di far esplodere il cristallo.

Consideriamo che le cellule del nostro corpo hanno un diametro che oscilla tra 10 e 20 microns. In fisica è noto che la frequenza risonante di un oggetto è approssimativamente equivalente al suo diametro e la frequenza risonante per le normali cellule umane e nella banda degli infrarossi lunghi: i Bioinfrarossi. È la risonanza che serve alla cellula, secondo quanto ci spiega il dottor Nogueira, “per recuperare l’informazione trasmessa nel momento del concepimento alla cellula in merito suo comportamento, alla sua corretta vibrazione il che senza dubbio può contribuire in moltissime occasioni a migliorare il metabolismo cellulare”.

Il secondo ma non per questo meno apprezzabile beneficio dell’interazione tra le particelle dalla fibra emittente Bioinfrarosso e le cellule del corpo umano è costituito dall’impulso energetico che permette di “agitare”, o più precisamente far vibrare, le molecole d’acqua all’interno del nostro organismo.

È opportuno ricordare che il nostro corpo è costituito da più di 60 trilioni di cellule che formano un organismo composto da un 70% di acqua ed il cui sangue si compone addirittura di un 85% di acqua. Il biologo Roger Coghill, ricercatore di riferimento a livello internazionale sugli effetti dell’elettricità e del magnetismo su tutte le forme di vita (Bio-elettromagnetismo) è uno degli scienziati che ha lavorato sulla ricerca del Photon platino, e definisce in questo modo il suo effetto “shock”: “è nello “shock” provocato dall’energia Bioinfrarossa sulle cellule il segreto dell’azione di Photon platino, in quanto sue lievi radiazioni riescono a far vibrare le superfici delle cellule delicatamente per mezzo dalla risonanza.

E per quale motivo questo è positivo per le cellule? Per comprenderlo dobbiamo cercare di immaginare per un momento di essere una cellula. In quanto cellula organica non abbiamo una bocca, non abbiamo narici, non abbiamo occhi, membra o sistema digestivo. Tutto quello che ci circonda è semplicemente una doppia membrana. Attraverso di questa devono passare tutti i nutrienti di cui abbiamo necessità e sempre attraverso questa devono uscire tutti prodotti di scarto del nostro metabolismo. Che è come dire che questa membrana deve agire come occhi, orecchie, narici e lingua; i nostri sensori ci diranno cosa sta accadendo nel mondo esterno. Noi dobbiamo assolutamente permettere l’ingresso dell’ossigeno al nostro interno affinché noi si possa respirare e dobbiamo permettere l’espulsione dell’anidride carbonica per evitare di “annegare”.

Ora consideriamo che nell’attuale mondo altamente tecnologico abbiamo introdotto molti prodotti chimici nuovi per i quali le nostre celle organiche non sono state preparate dalla normale evoluzione. Prodotti chimici che si decompongono in soluzioni che penetrano nel nostro corpo.

Alcune di queste nuove molecole sono polari, ovvero hanno diversa carica elettrica alle loro estremità così come alcuni dei nostri aminoacidi e per questa ragione prodotti chimici assimilati possono attaccarsi ad altre molecole organiche od all’acqua che compone i nostri corpi (ricordiamoci che siamo per circa un 70% composti da acqua) procedendo in tal modo a formare molecole molto più grandi del normale.

L’effetto di questa contaminazione chimica è che rende più difficile per le cellule ottenere i nutrienti ed eliminare le scorie attraverso la membrana cellulare. Quindi, grazie alla sua delicata azione liberatoria, il raggio infrarosso emesso dal Photon platino aiuta la cellula a svolgere meglio le sue funzioni. Basicamente è questo il funzionamento”.

I CLUSTERS O SUPERMOLECOLE
Il “trucco” consiste, ancora una volta, nel comprendere l’importanza che ha l’acqua nelle nostre vite. Nella vita macroscopica, quando l’acqua è pulita e fluisce liberamente cresce la vita; quando tende a stagnare e si accumulano in essa residui contaminanti arriva inevitabilmente la morte.

Lo stesso accade con la nostra “acqua interna”. Da qui l’importanza del fatto che le nostre cellule siano correttamente circondate da acqua pura, “l’acqua madre” (per usare parole di Carlos Nogueira) dalla quale le cellule ottengono i componenti nutrizionali a loro necessari in forma ionica. Ogni cellula dispone di quelle che possiamo chiamare ‘porte fotovoltaiche’ attraverso le quali possono transitare elementi delle dimissioni di tre molecole di acqua accopiate, e ciò al fine di permettere l’arrivo delle sostanze nutrienti”.

È evidente che le molecole di acqua, per la loro peculiare costituzione atomica, possono convertirsi in magneti capaci di far aderire alla loro superficie le molecole dei prodotti contaminanti che continuamente ingeriamo. La parte positiva delle molecole attrae la negativa delle altre molecole viceversa e con questo meccanismo si formano grappoli di molecole di acqua denominati “cluster”. È a causa della presenza costante nei nostri organismi di gas, metalli e altri componenti tossici, sempre più presenti nella nostra vita quotidiana, che le molecole di tali composti finiscono per aggregarsi a questi grappoli rendendo sempre più difficile le nostre funzioni metaboliche. Da un lato, i componenti trasportati dall’acqua tendono a bloccarsi nel cluster, rendendo difficoltosa l’alimentazione e l’eliminazione delle scorie cellulari.

Dall’altro, i cluster sono macromolecole che non riescono a causa delle loro dimensioni a passare attraverso la membrana cellulare in modo fluido, ostacolando in tal modo l’interscambio degli ioni o di cariche elettriche e alterando funzioni bioelettrica cellulare. La formazione di un cluster da luogo ad un aumento del volume e ad una diminuzione della densità dell’acqua intracellulare, il che provoca una minore adesione del liquido interstiziale (l’acqua madre) alla membrana plasmatica e, conseguentemente, una diminuzione nel travaso del Ca++ (calcio) all’interno della cellula. Uno dei metodi più semplici per rompere i clusters e farli roteare, al fine di conseguire la loro frammentazione. Per ottenere questo effetto bisogna applicare, a livello atomico, un preciso impulso energetico.

Della molecola di acqua sappiamo, grazie alla fisica quantistica, che si producono continuamente al suo interno dei complessi movimenti di rotazione e vibrazione in diversi piani, responsabili delle sue caratteristiche fisico-chimiche. E che affinché si producano questi movimenti è necessario disporre di un’energia estremamente precisa. Possiamo misurare tale energia utilizzando la cosiddetta equazione di Planck, che ci indica che l’energia necessaria per ottenere questo effetto è quella irradiata ad una lunghezza d’onda che sta tra 4 e 14 microns. Esattamente la lunghezza d’onda Bioinfrarossa che emette la fibra di ceramica di Photon. In tal modo, l’acqua del nostro organismo, grazie allo shock prodotto da quest’energia, si disgrega in grappoli molecolari più piccoli aumentando in tal modo la sua fluidità e migliorando sostanzialmente gli intercambi extracellulari.

Nello stesso tempo si produce un’attivazione cellulare che rafforza il sistema microcircolatorio, fondamentale per un adeguato equilibrio metabolico. I nutrienti ingeriti che ci forniscono l’energia e sostengono la nostra vita vengono in tal modo sorbiti con maggiore facilità poiché il trasporto di nutrienti nel corpo dipende dalla corretta circolazione del sangue.

Quando il sistema circolatorio migliora sotto l’influenza dei raggi Bioinfrarossi, gli effetti risultanti a livello microscopico e dei quali stiamo parlando ed abbiamo parlato in precedenza, si trasformano in benefici visibili per la nostra salute.

BENEFICI BIOLOGICI
Dobbiamo chiarire che nulla di ciò che è in relazione con la rivoluzionaria fibra Photon afferma che questo materiale possa curare qualcosa. Ma senza dubbio è evidente, per gli studi scientifici realizzati fino ad oggi, che i benefici dei processi realizzati a livello molecolare sono moltissimi e che questi, e non potrebbe essere altrimenti, hanno la loro contropartita diretta in tutti i sistemi organici:

  • Il primo e più immediato dei benefici ottenuti è che viene favorita la fagocitosi nel nostro organismo, meccanismo grazie al quale il nostro sistema di difesa si disfa degli elementi indesiderabili che sono nostri parassiti e che vivono abitualmente racchiusi in grappoli molecolari.
  • Produce poi una marcata diminuzione degli acidi grassi rendendo più difficoltoso il deposito dei grassi nelle nostre arterie e migliorando la circolazione sanguigna, il che favorisce il recupero dalle malattie causate da difficoltà circolatoria.
  • Aumenta la temperatura corporea e permette al corpo umano di recuperare la temperatura superficiale rapidamente.
  • Migliora il flusso sanguigno delle estremità, favorendo i processi termoregolatori del corpo, aumentando o riducendo il calore degli organi con l’obiettivo di mantenere i livelli di pH ottimale per il corretto funzionamento cellulare.
  • Aumenta l’intensità dei ritmi cerebrali facilitando l’ingresso di glucosio nelle cellule e aumentando in tal modo l’energia disponibile per le cellule del cervello, requisito fondamentale per migliorare la sintesi delle molecole ATP (adenosina trifosfato), la molecola che trasporta l’energia all’interno del nostro organismo.
  • Favorisce l’espulsione di gas e materiale tossico dall’interno dell’organismo grazie alla frammentazione dei clusters di acqua. Questo produce una diminuzione dell’acidificazione sanguigna.
  • Migliora l’ingresso dei nutrienti all’interno della cellula favorendo l’adesione di gruppi di molecole maggiormente frammentati ed il loro passaggio attraverso la membrana cellulare. Rompendo i clusters favorisce un migliore contatto con la membrana cellulare.
  • Produce una eliminazione rapida dell’acido lattico dai muscoli, la cui accumulazione è quella che ci provoca la sensazione di stanchezza. Studi realizzati presso il centro studio di alto rendimento sportivo di Murcia dal dottor Villegas, e nella Facoltà di scienza dell’attività fisica e dello sport della Università di Granada dal dottor J.C. de La cruz, constatarono tali effetti mediante sperimentazione condotta in doppio cieco.
  • De la Cruz svolse una sperimentazione su due gruppi composti ognuno da 12 ciclisti professionisti confermando che quelli che avevano usato la fibra di Photon BIP avevano prodotto meno acido lattico e, pertanto, provavano una minore stanchezza: “abbiamo rilevato una differenza significativa nelle registrazioni della frequenza cardiaca e nella presenza di acido lattico nel momento in cui ciclisti indossavano abbigliamento Photon BIP, specialmente in termini di recupero. Le applicazioni di questi risultati nel campo dell’allenamento sono straordinariamente importanti poiché potrebbero modificare i piani di allenamento degli sportivi che vestissero tale abbigliamento e obbligherebbero a riconsiderare i livelli o le soglie di sforzo, i tempi di recupero, i carichi, il numero di sessioni e, ivi incluso, i test di applicazione specifica e il numero di competizioni alle quali uno sportivo potrebbe partecipare”. Tenendo presente che l’accumulo di acido lattico non è una caratteristica dei soli sportivi o di coloro i quali praticano l’esercizio fisico intenso ma di tutti quelli che sono esposti allo stress proprio dalla nostra civiltà le possibilità di tale tipo di abbigliamento sono evidenti.
  • Ha proprietà antinfiammatorie ed anche questo effetto viene dimostrato dei lavori effettuati dalla dottoressa Carla Diogo ad Oporto e dal dottor Carlos Nogueira in Spagna. Se utilizzato topicamente ha una capacità antinfiammatoria dovuta alla rottura dei cluster delle molecole di acqua, la conseguente diminuzione dei livelli di acidità dei focolai infiammatori e, altresì, grazie all’aumento della produzione di ossigeno attivo. Diminuendo l’infiammazione diminuisce anche la sensazione di dolore dacché si riduce la pressione che l’infiammazione esercita sulla terminazione nervosa. Migliora pertanto la percezione del dolore articolare e muscolare che risulta essere meno intensa nell’artrosi e dell’artrite.
  • Non si esclude che potrebbe avere effetti anticancerogeni in alcuni casi, grazie al fatto di essere in grado di aumentare le difese del sistema immunitario. Studi realizzati dal ricercatore giapponese Yuki Niwa hanno dimostrato che è in grado di far aumentare la presenza del calcio intracellulare rafforzando l’attività dei neutrofili, le cellule più numerose del nostro sistema immunitario. Lo studio, presentato nel 1990, venne realizzato su cellule di leucemia mieloide e sulla crescita di tumori maligni impiantati in ratti. I risultati furono molto promettenti. In aggiunta, secondo il dottor Niwa “i test clinici sperimentarono una marcata efficacia del trattamento di vari come l’artrite reumatoide, il PSS, la sindrome di Raynaud, la emiplegia seguita da apoplegia, ecc”.
  • Riduce notevolmente la sintomatologia nei processi di asma infantile. In più riduce contemporaneamente, anche se non la annulla, la necessità di terapia bronco dilatatoria. Il biologo Roger Coghill, che collaborò in uno studio su quest’argomento realizzato in Ucraina dal dottor Sergei Gerasimov, in una zona relativamente vicina a Chernobyl, dove esiste un’allarmante livello di asma infantile, si mostrò sorpreso dei risultati: “la valutazione globale delle magliette di Photon BIP da parte dei genitori indicava che per loro era responsabile di circa il 22% del miglioramento delle condizioni dei loro figli paragonato a circa l’11% del gruppo che utilizzava magliette placebo. I pazienti affermarono di assumere un minor quantitativo di broncodilatatori e la loro tosse, la loro sensazione di soffocamento ed i rantoli notturni diminuirono significativamente. Di conseguenza migliorò anche la qualità del sonno”.
  • Il Photon platino si comporta come un inibitore della crescita batterica, chiaramente grazie alla sua capacità di favorire la generazione di ossigeno attivo. Ed infine migliora l’attività delle cellule della pelle favorendo levigatezza e una migliore idratazione, riduce le contrattura muscolare, tonifica energeticamente l’organismo ed aiuta a eliminare il tessuto sub-cellulare sottocutaneo (obesità cellulite adiposi…). Da qui discende il suo attuale utilizzo nei centri di bellezza.

LA CAPSULA PHOTON
Arrivati a questo punto dobbiamo dire che, continuando a cercare risultati sempre più rapidi e spettacolari, i ricercatori giapponesi svilupparono una capsula che riunisce i benefici della sauna, ma senza arrivare alle alte temperature che il corpo umano normalmente sopporta dentro le saune tradizionali, e la emissione di raggi Bioinfrarossi.

Bisogna dire anche che se già i benefici del semplice contatto sono evidenti, anche se non immediati, e se la fibra di ceramica è capace di mettere più energia infrarossa man mano che aumenta la sua temperatura, miscelare queste due componenti in un solo strumento risulta straordinariamente importante anche riguardo la prevenzione così come per il trattamento di determinate patologie allo scopo di ottenere una migliore qualità della vita. La capsula Photon è una sauna una molto speciale.

In effetti i benefici dei bagni della “sauna di vapore” per disintossicare l’organismo si conoscono da moltissimo tempo. Il calore aumenta la temperatura della pelle e stimola la produzione di sudore. I vasi sanguigni si dilatano, migliora la circolazione, la resistenza dei vasi sanguigni periferici diminuisce (la pressione arteriale può anche diminuire) e i battiti cardiaci aumentano per mantenere la pressione nel limite normale. Il dottor Allan Lieberman, direttore medico del centro di medicina medioambientale e di malattie professionali di Charleston, Carolina del Nord (Usa), afferma: “la sauna disintossica il corpo aprendo i pori e permettendo anche la pulizia, per mezzo del sudore, di circa un 30% delle tossine accumulate dal che può derivare un miglioramento della chiarezza mentale, della stabilità emozionale e della sensazione di benessere “.

Senza dubbio è vero che uno dei maggiori inconvenienti delle saune convenzionali è la necessità di sottoporsi delle temperature molto più elevate di quelle alle quali siamo normalmente abituati. Qual è l’organismo che supporta abitualmente 90° centigradi? Proprio a causa di tali temperature i pazienti con patologie cardiache hanno la precisa proibizione di sottoporsi a saune. Ed ancora una volta la tecnologia fornisce la soluzione: il calore secco indotto dei raggi infrarossi lunghi di Photon BIP provoca una importantissima eliminazione di tossine ad una temperatura decisamente più bassa di quella di una sauna convenzionale.

La profonda traspirazione (da 500 a 1000 cc. per sessione) si ottiene in essa ad una temperatura media che va da 40° a 60° centigradi al massimo, permettendo di eliminare una importante quantità di impurità incrostate nei tessuti dermici e subdermici.

Il suo utilizzo permette di accelerare i benefici effetti sulla salute che abbiamo elencato precedentemente in particolar modo se la si utilizza bevendo un adeguato quantitativo di acqua avente determinate caratteristiche, mantenendo l’adeguato livello di minerali nell’organismo ed una buona qualità di sonno riparatore.

Certamente la capsula Photon BIP non è miracolosa, ed è controindicata in alcune patologie gravi od avanzate come i processi febbrili, gli infarti recenti, gli incidenti cerebrali vascolari, l’insufficienza renale acuta, la gravidanza .. ed è proprio per questo, così come per qualunque altro elemento influisca sulla nostra salute, che il processo viene sottoposto al controllo di professionisti che supervisionano i dati fisiologici fondamentali delle persone che si affidano a Photon, come pressione arteriosa, ritmo cardiaco, peso e temperatura corporea prima e dopo dal suo utilizzo.

In sintesi, la fibra di ceramica di infrarossa combinata con il calore di questa capsula pone la classe medica davanti a un dilemma che potrebbe far cambiare molte mentalità. Poiché se fino ad ora il modello di salute cominciava nei processi biochimici (molecolari, atomici, genetici) che incidono sui processi funzionali e questi a loro volta sullo Stato degli organi, la ricerca scientifica sta ponendo attenzione all’inizio della catena dei processi bioenergetici capaci di produrre alterazioni della biochimica.

Non c’è dubbio che si tratti di una porta difficile da aprire però riuscire a farlo darà alla medicina una dimensione assolutamente diversa creando intorno alla bioenergetica un corpo dottrinale nel quale i medici convenzionali e tradizionali potranno sentirsi “comodi” e convivere, per raggiungere i medesimi obiettivi.

Un po’ per le indiscutibili evidenze scientifiche già disponibili sulle energie invisibili, ed un po’ perché verrà finalmente riconosciuto il sapere ancestrale e attraverso parole romantiche nascondeva un’unica realtà, valida per le due forme di pensiero.