Reincarnazione, reincarnarsi

“Quanto maggiore è l’ignoranza, tanto maggiore è il dogmatismo.” – Sir William Ostler, medico

reincarnazione reincarnarsiReincarnarsi è una parola di origine latina che letteralmente significa “ritornare nella carne”. Alcuni teologi occidentali cercano di mettere in ridicolo l’idea della reincarnazione dicendo che si può ritornare sotto forma di zanzara o di scarafaggio. Ma non esiste alcuna PROVA che gli esseri umani ritornano se non sotto forma di esseri umani, come credono alcune sette orientali. Le informazioni trasmesse da alcune Intelligenze Superiori ci dicono che coloro che ritornano sulla Terra lo fanno soltanto sotto forma di esseri umani. Tali Intelligenze affermano che non c’è NESSUN passaggio di specie e che le evolute vibrazioni umane non possono regredire fino a quelle di specie inferiori.

Oggi, la prova obiettiva a favore della reincarnazione proviene dalla regressione a vite precedenti, dal ricordo spontaneo di esistenze precedenti, dalla trasmissione di informazioni dall’Aldilà, dalla teosofia, da Edgar Cayce e dalla recente trascrizione di alcuni testi in sanscrito. Tuttavia, per rimanere in linea con l’impronta scientifica data a questo libro, ci si concentrerà sulla regressione a vite precedenti e sul ricordo spontaneo di esistenze precedenti.

Alcuni di coloro che non accettano l’ipotesi della reincarnazione sostengono che le prove esistenti possono essere spiegate con la possessione o l’influenza spiritica. Potrebbe anche darsi.

Lo scopo di questo libro non è quello di sostenere o meno la tesi della reincarnazione – bensì semplicemente quello di presentare delle prove sorprendenti. Tuttavia, a prescindere dal fatto che si propenda per la tesi della reincarnazione o per quella della possessione spiritica, in ogni caso ci troviamo di fronte a prove che supportano con vigore la teoria della vita dopo la morte.

La regressione a vite precedenti

La regressione a vite precedenti consiste semplicemente nel porre una persona sotto ipnosi e chiederle di ritornare fino all’infanzia e oltre, fino a prima che nascesse. In molti casi la persona comincia a parlare di una o più vite precedenti, del modo in cui è avvenuta la sua morte e del periodo intercorso tra le vite, compresa la pianificazione della vita attuale.

La ragione principale per cui almeno alcune di queste affermazioni devono essere considerate prove è la seguente:

• spesso la regressione porta alla cura di un malessere fisico

• in alcuni casi la persona sottoposta a regressione inizia a parlare in una lingua straniera mai imparata

• in alcuni casi la persona sottoposta a regressione ricorda dettagli sorprendentemente accurati che, sottoposti a verifica, vengono confermati da storici altamente qualificati.

• l’intensità emotiva dell’esperienza è tale da vincere lo scetticismo di molti psichiatri abituati ad avere a che fare con le fantasie e le regressioni immaginarie

• in alcuni casi la presunta causa di morte della vita precedente è comprovata nella vita attuale dalla presenza di un segno di nascita.

Già intorno al 1950, la regressione a vite precedenti, grazie alla sua efficacia, venne accettata da alcuni medici che erano stati completamente scettici. Ecco cosa scrisse il Dott. Alexander Cannon:

“Per diversi anni la teoria della reincarnazione è stata un incubo per me e ho fatto del mio meglio per confutarla … Tuttavia, nel corso degli anni, un soggetto dietro l’altro mi ha raccontato la stessa storia nonostante le diverse convinzioni possedute dallo stesso allo stato cosciente. Adesso si è indagato su oltre un migliaio di casi e devo ammettere che esiste qualcosa come la reincarnazione” (citato da Fisher 1986: 65).

Gli psichiatri di tutto il mondo hanno scoperto che la regressione funziona.

Il Dott. Gerald Edelstein, psicologo:

“Queste esperienze (le regressioni a vite precedenti), per ragioni che non so spiegare, quasi sempre comportano un rapido miglioramento del paziente” (citato da Fisher 1986: 65).

La Dott.ssa Edith Fiore, celebre psicologa clinica statunitense, dice:

Se la propria fobia viene eliminata istantaneamente e permanentemente grazie al ricordo di un evento (della propria vita) precedente, ha un senso logico l’ipotesi che l’evento deve essere accaduto (citato da Fisher 1986: 65).

Il Dott. Gerald Netherton, cresciuto come Metodista fondamentalista, ha utilizzato con successo il metodo della regressione su 8.000 pazienti. Inizialmente era scettico, ma in seguito alla sua esperienza adesso è certo dell’efficacia della regressione a vite precedenti. I suoi pazienti, tra i quali ci sono anche preti e fisici, sono quasi sempre scettici all’inizio, ma questo non impedisce al metodo di funzionare.

Egli dice:

In seguito alla loro esperienza, molte persone se ne vanno credendo nella reincarnazione … Qual è la risposta logica? Che si è realmente verificata! (citato da Fisher 1986: 65).

Il Dott. Arthur Guirdham, uno psichiatra inglese, sostiene di essere stato scettico fin da quando, da bambino, veniva soprannominato “San Tommaso”. Ma dopo 44 anni di esperienza con l’ipnosi regressiva, egli afferma:

Se non credessi nella reincarnazione dopo tutte le prove che ho avuto, sarei mentalmente ritardato (citato da Fisher 1986: 65).

La Dott.ssa Helen Wambach era scettica finché, nel 1975, intraprese uno studio approfondito sulla regressione a vite precedenti per scoprire una volta e per tutte se c’era una qualche verità dietro alla reincarnazione.

Conducendo un’analisi scientifica sulle vite precedenti riferite dai suoi 10.000 e più volontari, la Wambach si è imbattuta in prove schiaccianti a favore della reincarnazione:

• il 50,6 % delle vite precedenti riferite apparteneva a soggetti di sesso maschile e il restante 49,4 % a soggetti di sesso femminile – esattamente in conformità con i fattori biologici.

• Il numero delle persone che riferiva di vite benestanti o agiate rientrava esattamente nelle proporzioni stimate dagli storici in materia di distribuzione tra le classi sociali per i periodi presi in considerazione.

• Il ricordo, da parte dei soggetti, del vestiario, delle calzature, del tipo di cibo e degli utensili usati era più accurato che nei libri di storia più diffusi. La Dott.ssa Wambach ha ripetutamente verificato che i suoi soggetti sapevano di più della maggior parte degli storici – quando si recava da esperti ignoti, immancabilmente scopriva che le affermazioni dei suoi soggetti erano corrette.

La sua conclusione è stata la seguente:

“Io non credo nella reincarnazione – Io so (che esiste)!” (Wambach 1978).

Il lettore può rimanere sorpreso dal fatto che perfino gli psichiatri russi ricorrono alla regressione a vite precedenti. La Dott.ssa Varvara Ivanova, stimata dagli scienziati e dagli scrittori sovietici, è soltanto uno dei tanti psichiatri che, a scopo terapeutico, si servono con successo della regressione a vite precedenti (Whitton e Fisher 1987).

Peter Ramster

Nel corso della ricerca che ho condotto per anni, tra gli ipnoterapeuti in cui mi sono imbattuto, quello che mi ha più sorpreso, per la sua capacità di dimostrare come la regressione a vite precedenti sia connessa alla reincarnazione, è stato l’australiano Peter Ramster, psicologo ed ex scettico originario di Sydney.

Le seguenti informazioni sono tratte dal suo importantissimo libro del 1990, In Search of Lives Past (Alla ricerca di vite passate), da un discorso che tenne il 27 marzo del 1994 all’Hotel Sheraton di Sydney in occasione della 9a Conferenza Nazionale degli Ipnoterapeuti Australiani, e dai film che ha girato sulla reincarnazione.

Nel 1983 Ramster produsse un sorprendente documentario televisivo nel quale quattro donne di Sydney, che non erano mai state all’estero, sotto ipnosi fornirono dettagli sulle loro vite precedenti. Quindi, accompagnate da una troupe televisiva e da testimoni indipendenti, esse furono portate all’altro capo del mondo.

Uno dei soggetti si chiamava Gwen MacDonald, e prima della regressione era fermamente scettica. Si ricordò di una vita nel Somerset (quella di una ragazza di nome Rose Duncan, n.d.t.) risalente al periodo 1765-82. Molti dei ricordi della sua vita nel Somerset, che sarebbe stato impossibile tirar fuori da un libro di storia, furono confermati di fronte a testimoni quando la donna fu portata sul luogo:

• Quando fu portata con gli occhi bendati in quella parte del Somerset, la MacDonald fu perfettamente in grado di orientarsi sebbene non fosse mai uscita dall’Australia.

• Fu in grado di localizzare correttamente, in tre diverse direzioni, i villaggi che aveva conosciuto.

• Fu in grado di guidare la troupe televisiva molto meglio delle cartine stradali.

• Conosceva l’ubicazione di una cascata e il posto in cui si trovavano le pietre su cui camminare. Gli abitanti del luogo confermarono che le pietre erano state rimosse quarant’anni prima.

• Individuò un incrocio in cui era certa che ci fossero state cinque case. Delle indagini confermarono la correttezza delle sue affermazioni, rivelando che le case erano state abbattute trent’anni prima e che una delle case era costruita in legno di cedro proprio come sosteneva la MacDonald.

• Conosceva esattamente i nomi che avevano i villaggi 200 anni prima, anche quelli che non esistevano più sulle carte geografiche moderne e quelli i cui nomi erano stati modificati.

• Si scoprì che le persone che la MacDonald sosteneva di avere conosciuto erano esistite veramente – una era inserita negli archivi del reggimento di cui lei sosteneva di avere fatto parte.

• Conosceva in dettaglio le leggende locali, confermate, poi, dagli storici del Somerset.

• Utilizzava correttamente oscuri termini obsoleti della zona occidentale del paese, non più presenti nemmeno nei dizionari, come, ad esempio, il termine “tallet” che significa abbaino.

• Sapeva che gli abitanti del luogo chiamavano “San Michele” l’Abbazia di Glastonbury – un fatto che venne provato solo grazie a un oscuro testo risalente a 200 anni prima e non disponibile in Australia.

• Fu in grado di descrivere correttamente il modo in cui un gruppo di druidi si recava, secondo un percorso spiraleggiante, sulla Glastonbury Hill per celebrare il suo rito di primavera, un fatto sconosciuto alla maggior parte degli storici universitari.

• Sapeva che sul suolo dell’Abbazia di Glastonbury c’erano due piramidi che non esistono più da molto tempo.

• A Sydney descrisse correttamente delle sculture presenti in una casa sconosciuta che si trovava a 6 metri da un ruscello, in mezzo a cinque case distanti circa 2,5 chilometri dall’Abbazia di Glastonbury.

• A Sydney fu in grado di disegnare in maniera dettagliata l’interno della sua casa di Glastonbury, descrizione che si dimostrò assolutamente corretta.

• Descrisse una locanda che si trovava lungo la strada che portava a casa sua. Lì fu trovata.

• Fu in grado di guidare la troupe televisiva fino alla sua casa che oggi è un pollaio. Nessuno sapeva cosa ci fosse sul pavimento finché non venne pulito. Tuttavia, sul pavimento venne ritrovata la pietra che la MacDonald aveva disegnato a Sydney.

• Gli abitanti del luogo venivano ogni sera a chiederle informazioni sulla storia locale – lei conosceva le risposte a tutte le domande che le venivano fatte come, ad esempio, il fatto che il problema della zona era una grossa palude nella quale erano spariti parecchi capi di bestiame.

Cynthia Henderson, un altro soggetto di Peter Ramster, si ricordò di una vita vissuta durante la Rivoluzione Francese (quella di una ragazza aristocratica di nome Amélie de Cheville, n.d.t.). Mentre si trovava in trance:

• Parlava in francese senza alcun accento.

• Comprendeva le domande che le venivano poste in francese e vi rispondeva.

• Utilizzava il dialetto del tempo.

• Conosceva i nomi delle strade, anche quelli che erano cambiati e che fu possibile rintracciare solo su delle vecchie mappe.

Peter Ramster possiede molti altri casi documentati di regressioni a vite precedenti, i quali, in maniera molto chiara, costituiscono tecnicamente prove a supporto dell’esistenza dell’Aldilà.

Ricordi spontanei di vite precedenti

Il caso internazionalmente noto di Shanti Devi è uno dei più spettacolari nella storia dei ricordi spontanei di vite precedenti. Si verificò in India nel 1930, molto tempo prima che il Dott. Stevenson iniziasse la sua ricerca. Tuttavia, egli riesaminò il caso in base alle abbondanti informazioni disponibili e dichiarò che Shanti Devi, sulla base dei suoi ricordi, fece almeno 24 affermazioni precise che furono confermate dai fatti (Reincarnation International, gennaio 1994, n. 1 Lon).

Nel 1930, all’età di quattro anni, a Delhi, in India, Shanti Devi iniziò a menzionare alcuni dettagli riguardanti vestiti, cibo, persone, eventi e luoghi che sorpresero i suoi genitori. In breve, Shanti fece le seguenti affermazioni che furono in seguito confermate:

• si identificò come Lugdi, vissuta a Muttra, distante 128 chilometri da Delhi,

• parlava il dialetto di quella zona senza averlo mai imparato,

• sostenne di avere dato alla luce un bimbo che era morto dieci giorni dopo il parto, fatti che in seguito vennero confermati come realmente accaduti a Lugdi.

• quando fu portata a Muttra riconobbe il marito della vita precedente, Kedar Nath, e parlò con lui di molte delle cose che avevano fatto insieme nella vita passata,

• a Muttra, poco prima di arrivare nella casa in cui viveva, fu capace di identificare con precisione una gran quantità di luoghi,

• fu in grado di dire con precisione dove si trovavano i mobili quando viveva nella sua casa,

• sapeva che nella sua vita precedente aveva nascosto 150 rupie in un angolo nascosto di una stanza per tenerle al sicuro. Il marito della vita precedente, Kedar Nath, confermò che i soldi non si trovavano più in quel posto perché lui li aveva presi.

• identificò correttamente i genitori di Lugdi in mezzo a una grande quantità di persone.

Per le autorità il caso fu talmente impressionante, che, per indagare su di esso, venne istituito formalmente un comitato di personalità di rilievo, che comprendeva un importante uomo politico, un avvocato e il direttore responsabile di un quotidiano (Pandit Neki Ram Sahrms, Tara Chand Mathur e Lala Deshbandu Gupta). Il comitato giunse alla conclusione che Shanti conosceva cose che non avrebbe potuto apprendere né con l’inganno, né con la frode né in qualunque altro modo. Nessuno dei componenti del comitato conosceva Shanti né aveva avuto con lei contatti di alcun genere. Il verdetto definitivo stabilì, in termini molto chiari, che tutte le prove supportavano in maniera decisiva la reincarnazione.

Il caso ebbe notorietà internazionale e attirò l’attenzione di moltissimi tra sociologi e scrittori. Ad esempio, negli anni ’50 del secolo scorso, lo scrittore svedese Sture Lonnerstrand si recò in India per incontrare Shanti Devi e continuare a indagare in prima persona sui fatti documentati. E anche lui giunse alla conclusione inconfutabile che il caso di Shanti Devi costituisce una prova esauriente a favore della reincarnazione (Reincarnation International, gennaio 1994 n. 1 Lon).

Arthur Guirdham e la Signora Smith

Un caso verificatosi in Inghilterra, capace di convincere molti esperti compreso lo psichiatra Dott. Arthur Guirdham, fu quello della Signora Smith, una normalissima casalinga perfettamente sana di mente, che da anni soffriva di incubi tremendi nei quali sognava di essere bruciata sul rogo (Guirdham 1970).

La Smith diede al Dott. Guirdham delle copie di disegni e di versi di canzoni che aveva scritto da bambina quando andava a scuola. Degli esperti di francese medievale confermarono che i versi erano scritti in lingua doc, l’idioma parlato nella Francia meridionale nei secoli XII e XIII.

Non finì di stupire gli esperti con la sua conoscenza dei Catari di Tolosa che erano stati perseguitati dall’Inquisizione. Nel 1944 aveva ricostruito, parola per parola, delle canzoni che furono rinvenute negli archivi solo nel 1967; conosceva dettagli storici che vennero alla luce solo dopo indagini molto impegnative; conosceva, ad esempio:

• le figure rappresentate su vecchie monete francesi, alcuni pezzi di gioielleria e la struttura di alcuni edifici

• particolari esatti sulla famiglia e sulle relazioni sociali di persone che non erano presenti sui libri di testo e che, alla fine, furono rinvenuti negli archivi dell’Inquisizione

• che la cripta di una certa chiesa veniva usata per rinchiudere i prigionieri religiosi

• dettagli di riti e abiti religiosi.

Il Prof. Nellie, il più esimio conoscitore di quel periodo, rimase talmente colpito da dire a Guirdham che “si sarebbe allineato con la sua paziente”, ogni qual volta, in futuro, vi fossero state delle discrepanze tra la visione storica predominante e i ricordi di quest’ultima.

In seguito, Guirdham scoprì molte altre persone di sua conoscenza che condividevano gli stessi ricordi, e documentò il tutto nel libro The Cathars and Reincarnation (I Catari e la reincarnazione). Pur essendo stato completamente scettico, tanto da essere soprannominato “San Tommaso”, mise in gioco la sua considerevole reputazione per istruire i suoi colleghi medici sulla “Reincarnazione e la Pratica della Medicina” (Guirdham 1969).

Il Dott. Ian Stevenson

La ricerca scientifica condotta sulla reincarnazione dal Dott. Ian Stevenson, Professore di Psichiatria presso la Scuola di medicina dell’Università della Virginia, è la più interessante. Egli indagò in maniera specifica su quelli che sono chiamati “ricordi spontanei di vite precedenti”.

Per un certo numero di anni, servendosi del metodo scientifico, il Dott. Stevenson intervistò, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Tailandia, a Burma, in Turchia, in Libano, in Canada, in India e in altri Paesi, oltre quattromila bambini che sostenevano di ricordare una serie di eventi accaduti in vite precedenti. La procedura dell’indagine scientifica prevedeva il controllo e l’esame (se pertinenti) di documenti, lettere, referti autoptici, certificati di nascita e di morte, referti ospedalieri, resoconti giornalistici e simili.

I referti medici sono importanti specialmente quando un bambino sostiene di essere stato assassinato in una vita precedente, visto che Stevenson scoprì che nei casi di morte violenta il bambino poteva presentare dei segni di nascita nel punto in cui era stato pugnalato, colpito da un proiettile o da qualunque altra cosa che ne avesse cagionato la morte.

• Tra i casi citati dal Dott. Stevenson in cui sono presenti segni di nascita, un esempio significativo è quello di Ravi Shankar. Questi ricordò con orrore che da bambino era stato decapitato da un parente che sperava di ereditare i beni di suo padre. Si scoprì che il bambino rinato aveva un segno di nascita tutto intorno al collo. E quando si indagò sulle sue affermazioni, si scoprì che la persona che egli sosteneva di essere era effettivamente morta in quella maniera.

• Un secondo caso riguardava un bambino turco che ricordava di essere un rapinatore che stava per essere catturato dalla polizia. Si suicidò sparandosi con un fucile appoggiato sul lato inferiore destro del mento. Il bambino che sosteneva di ricordare la sua vita era nato con un segno ben visibile sotto il mento. A seguito di ulteriori indagini, si scoprì che aveva un altro segno di nascita esattamente nel punto dal quale il proiettile sarebbe dovuto uscire. Mentre il Dott. Stevenson indagava in Turchia su questo caso particolare, un anziano lo informò che si ricordava dell’accaduto e fornì la sua testimonianza sulle condizioni del corpo del suicida.

Quel che occorre tenere a mente è che il Dott. Stevenson mise in ballo la sua reputazione quando presentò al mondo il suo lavoro scientifico attraverso le riviste psichiatriche di maggior prestigio, come il Journal of Nervous and Mental Disease (La Rivista della Malattia Nervosa e Mentale) nel settembre del 1977 e l’American Journal of Psychiatry (La Rivista Americana di Psichiatria) nel dicembre del 1979. Pubblicò diversi volumi sui ricordi di vite precedenti, e ogni volta che veniva pubblicato un volume si accumulavano ulteriori conferme ben circostanziate delle prove a favore della reincarnazione.

La ricerca scientifica di Stevenson riuscì a scuotere il mondo accademico dal suo solito compiacimento scettico. Fu una delle prime volte che uno scienziato con una solida reputazione nel campo delle scienze fisiche forniva la dimostrazione che, in base a tutti i criteri oggettivi, esistevano prove evidenti a favore della reincarnazione e, inevitabilmente, a favore dell’Aldilà.

Ovviamente ci furono coloro che tentarono di criticare la ricerca del Dott. Stevenson, ma i critici NON erano scienziati, né possedevano le competenze tecniche necessarie per valutare il metodo scientifico utilizzato dal Dott. Stevenson. Molti di questi critici di basso profilo appartengono a un particolare filone di pensiero intrinsecamente ostile alla reincarnazione.

Ci sono stati altri, che dovrebbero essere più esperti, che si sono limitati a ripetere le critiche rivolte a Stevenson senza prima esaminare in prima persona il suo lavoro scientifico. Ad esempio, nel libro di Paul Tabori e Phyllis Raphael del 1971, Beyond the Senses – a report on psychical research in the sixties (Al di là dei sensi – un rapporto sulla ricerca psichica negli anni ’60), George Medhurst, un ex membro di “alto profilo” della Society for Psychical Research, ammette, in risposta ad una domanda che gli era stata rivolta, di conoscere molto poco il lavoro del Dott. Stevenson, ma dice, e notate attentamente la palese e infondata ostilità nei confronti del lavoro di Stevenson, le seguenti parole:

So poco di queste ricerche (di Stevenson). So che sono state rivolte delle critiche ai risultati ottenuti … si dice … che Stevenson non abbia avuto il giusto rapporto con le persone con cui ha avuto a che fare (1971: 216).

In primo luogo, George Medhurst ammette la sua ignoranza tecnica in merito alla ricerca scientifica di Stevenson. In secondo luogo, si affida alle affermazioni di qualcun altro per criticare Stevenson. In terzo luogo, Medhurst non identifica questo qualcun altro, sempre ammesso che ci sia. Medhurst accetta come valide le critiche, altrimenti non le avrebbe ripetute. Questo genere di disonestà intellettuale e di inganno da parte di Medhurst sono un’indicazione del livello a cui si spingono gli scettici dalla mentalità chiusa pur di denigrare un lavoro scientifico di grande valore.

All’opposto, ci sono stati scienziati obiettivi dotati di reputazione a livello nazionale che hanno attestato la professionalità del Dott. Stevenson e l’assoluta credibilità del suo rigoroso rispetto del metodo scientifico.

Tra questi c’è il Prof. Dott. Albert J. Stunkard, Preside del Dipartimento di Psichiatria dell’Università della Pennsylvania. Fra le altre affermazioni positive, egli dice:

Tra coloro che operano in quel settore, il Dott. Stevenson è l’uomo più puntiglioso che conosca, e forse il più riflessivo, con un talento nell’ideare per le ricerche delle adeguate forme di controllo investigativo.

La Prof.ssa Dott.ssa Gertrude Schmeidler del City College della City University di New York dice, fra le altre cose:

Stevenson è una persona molto attenta e coscienziosa, dotata di grande abilità intellettuale e di elevate capacità professionali. Ha un approccio scrupoloso nei confronti della raccolta e dell’analisi dei dati grezzi.

Il Prof. Dott. Herbert S. Ripley, Preside del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Washington a Seattle, dice:

Ho un’ottima opinione di Stevenson. Lo considero preciso e onesto. Sento che siamo fortunati ad avere qualcuno dotato della sua abilità e della sua profonda integrità che indaga in questo ambito così controverso.

Il Dott. Harold Lief, sul Journal of Nervous and Mental Disease del settembre del 1977, tra le altre cose dice:

O sta commettendo un errore colossale … o sarà considerato come il Galileo del XX secolo.

Il Dott. Stevenson si interessò ai ricordi spontanei di vite precedenti quando, al culmine della sua carriera di psichiatra, scoprì che i rimedi tradizionali della psichiatria erano troppo limitati e non trattavano con efficacia i problemi dei pazienti. Si accorse di parecchi casi che non potevano essere spiegati in maniera soddisfacente né con i fattori genetici, né con le influenze ambientali, né con una combinazione dei due.

Marta Lorenz

Un caso molto convincente su cui indagò il Dott. Stevenson fu quello della brasiliana Marta Lorenz che, all’età di un anno, riconobbe un amico dei suoi genitori dicendogli le seguenti parole: “Ciao, papà”. All’età di circa due anni la bambina cominciò a fornire i dettagli di una vita precedente nella quale era stata la migliore amica della madre, la figlia dell’amico di famiglia che aveva riconosciuto. Molti dei dettagli non erano noti alla madre della bambina e dovettero essere confermati da persone diverse.

La Lorenz ricordava 120 particolari distinti e non connessi fra loro riguardanti la vita in cui era stata María de Olivero, compresi alcuni particolari che María aveva rivelato alla sua migliore amica immediatamente prima di morire – ossia che avrebbe tentato di rinascere come sua figlia e che non appena fosse stata abbastanza grande avrebbe riferito molti particolari della sua vita precedente (Stevenson 1974).

Imad Elawar

In Libano, senza avvertire, Stevenson si recò in un villaggio druso e chiese agli abitanti se conoscevano dei casi di bambini che parlavano di vite precedenti. Fu indirizzato – ancora una volta senza avviso – verso l’abitazione di Imad Elawar, un bambino di cinque anni che fin da quando aveva un anno parlava incessantemente di una vita precedente vissuta in un villaggio distante quaranta chilometri.

All’età di un anno le sue prime parole erano state i nomi “Jamileh” e “Mahmoud”; all’età di due anni aveva fermato per strada un estraneo e lo aveva riconosciuto come un precedente vicino di casa.

Stevenson intervistò il bambino e i genitori e appuntò più di cinquantasette affermazioni relative alla vita precedente. Quando Stevenson si recò con il bambino e suo padre al villaggio per indagare sulle affermazioni del piccolo, ci vollero diversi giorni per individuare la precedente casa del bambino. Non c’era stato alcun precedente contatto con i parenti. Tuttavia:

• Imad fu in grado di fare tredici affermazioni e identificazioni corrette riguardo alla sua vita precedente, compresa l’identificazione, in fotografia, di se stesso e del fratello.

• Riconobbe le fotografie del suo precedente zio Mahmoud e della sua precedente concubina, una prostituta di nome Jamileh.

• Fu in grado di riferire in dettaglio dove aveva conservato il suo fucile – un segreto di cui era a conoscenza soltanto la madre – e di come era stato allestito il suo letto durante la sua ultima malattia.

• Fermò un estraneo e chiacchierò a lungo con lui delle esperienze che avevano condiviso durante il servizio militare.

In totale, Stevenson ha calcolato che delle cinquantasette affermazioni che il bambino aveva fatto riguardo alla sua vita precedente, cinquantuno poterono essere verificate (Stevenson 1978).

Spiegazioni alternative

Quando vengono messi a confronto con queste prove assai convincenti a favore della reincarnazione, i critici cercano di fornire delle spiegazioni alternative. Sostengono che si è trattato di percezione extrasensoriale, di telepatia o di chiaroveggenza – “il bambino era in grado di entrare in sintonia con le persone che gli stavano intorno e assorbiva da loro tutte le informazioni che essi avevano riguardo alle circostanze”. In alternativa, gli scettici hanno sostenuto che si tratti di frode, criptoamnesia, possessione spiritica, fantasia, paramnesia, o di ricordi ereditati/inconscio collettivo. Esaminiamo, come fece Ian Stevenson, ciascuna di queste tesi, una dopo l’altra (Stevenson 1977).

Percezione extrasensoriale (ESP)?

In primo luogo, chiunque ipotizza che questi bambini stiano attingendo alla memoria di persone viventi riconosce l’esistenza della percezione extrasensoriale, nota anche come telepatia o trasmissione del pensiero. Questa concessione, da sola, è in grado di indebolire notevolmente la posizione degli scettici, visto che per decenni questi hanno sostenuto, e continuano a sostenere, che la percezione extrasensoriale e la telepatia non esistono! O la percezione extrasensoriale esiste oppure non esiste.

Inoltre, il Dott. Stevenson sostiene che, se i bambini possiedono poteri extrasensoriali, o li possiedono tutti o non li possiede nessuno. È semplicemente illogico e incoerente che gli scettici dicano che per certe cose una persona possiede la percezione extrasensoriale e per altre no, che i bambini possono avere delle percezioni extrasensoriali quando parlano delle loro presunte vite precedenti, ma non in tutti gli altri casi.

Stevenson prosegue spiegando che, in relazione a ciò che si sa a proposito della percezione extrasensoriale posseduta da medium e sensitivi, questi bambini dovrebbero possedere delle “super percezioni extrasensoriali”. Perché in alcuni casi i bambini forniscono quantità talmente significative di informazioni, da sbaragliare i limiti relativi a tutti i casi attualmente noti di percezioni extrasensoriali.

Nella maggior parte dei casi i bambini dovrebbero attingere ai ricordi non solo di una persona, ma di parecchie persone, perché le informazioni non sono possedute da una persona soltanto. Ciò comporterebbe la capacità di leggere nel pensiero di persone diverse, ciascuna delle quali possiede una parte delle informazioni. Stevenson dice che “tutte le informazioni note non sono presenti in una sola mente vivente”.

Nessuna percezione extrasensoriale è in grado di spiegare il cambiamento comportamentale di questi bambini. In molti casi i bambini assumono la personalità di coloro che sostengono di essere stati. Si tratta di qualcosa che non si può ottenere con l’utilizzo della percezione extrasensoriale. Stevenson spiega che, per un critico che non abbia piena conoscenza di questi casi, è difficile riuscire a comprendere la “portata di questi mutamenti di comportamento e personalità”.

Un’altra particolare difficoltà che incontrano i critici che propendono per la percezione extrasensoriale è data dal fatto che molto spesso i bambini rivelano com’erano le cose quando erano vivi e non come sono adesso. Avete letto il famosissimo caso di Shanti Devi, la quale sosteneva che nella sua vita precedente aveva nascosto 150 rupie nell’angolo di una stanza della casa in cui viveva. Quando gli investigatori scavarono nel posto indicato e il denaro non venne trovato, il marito ammise con vergogna di essere stato il responsabile della sua rimozione. Se avesse “attinto ai ricordi del marito”, Shanti sarebbe stata al corrente di questo fatto.

I segni di nascita e le malformazioni dei bambini vanno chiaramente al di là di ogni spiegazione basata sulla percezione extrasensoriale. Questi bambini, secondo il Dott. Stevenson, spesso indicano uno o più segni presenti sul loro corpo e spiegano che in quel punto furono colpiti da un proiettile o furono mutilati. I genitori confermano che quei segni erano presenti fin dall’infanzia. Altri bambini nati con delle malformazioni, con arti o dita mancanti, sostengono che queste malformazioni stanno ad indicare in che modo sono morti nella loro vita precedente. In un certo numero di casi, Stevenson ebbe la possibilità di accedere ai referti ospedalieri per verificare queste affermazioni. Di conseguenza, Stevenson riuscì ad individuare un legame tra i segni di nascita e i referti ospedalieri/autoptici nei quali era indicata la causa della morte.

Frode?

In primo luogo occorre prendere in considerazione le credenziali, la professionalità, il calibro e l’integrità di uno dei ricercatori scientifici più in vista degli Stati Uniti. Il Dott. Stevenson ha alle spalle una lunga carriera come ricercatore scientifico professionista, come psichiatra e come psicanalista. In più, anni di colloqui con migliaia di testimoni gli hanno dato la necessaria esperienza pratica per ricercare la verità. Ha scritto libri di testo sugli esami psichiatrici e sui colloqui diagnostici.

Stevenson sostiene che, con i suoi colloqui e i suoi esami incrociati di così tanti bambini e testimoni, sarebbe necessario uno sforzo erculeo per cercare di organizzare una messinscena, addestrando genitori, parenti, amici e testimoni – visto che a volte il numero di persone coinvolte è anche superiore a cinquanta.

Poi ci vorrebbe una drammatizzazione delle emozioni ogni qual volta si verifica un ricongiungimento del bambino con le persone care della sua vita precedente. E la drammatizzazione delle emozioni intense che si provano in queste situazioni è qualcosa che va al di là della capacità umana di recitare “su un palcoscenico”. Avendo intervistato migliaia di bambini “rinati”, il Dott. Stevenson aggiunge che “non è facile insegnare ai bambini molto piccoli a recitare dei ruoli che non risultano per loro naturali”.

Stevenson ha pubblicamente affermato di non pagare le persone coinvolte nelle sue ricerche e, coerentemente, applica la sua politica anche nei confronti dei testimoni, i quali non ricevono denaro per le loro testimonianze. Né viene fatta pubblicità per incentivare la collaborazione.

Il Dott. Stevenson era pienamente consapevole del fatto che le indagini scientifiche da lui condotte sarebbero state sottoposte al vaglio minuzioso di altri scienziati, degli estranei e di coloro che avevano interesse a che la sua ricerca non avesse successo. E sapeva anche che questi ultimi avrebbero cercato in ogni modo di denigrare e screditare le sue indagini scientifiche sull’Aldilà e sulla reincarnazione.

Criptoamnesia?

Significa semplicemente che il bambino rinato ha imparato in questa vita quello che sta raccontando a proposito della vita precedente. Si sostiene, cioè, che il bambino rinato ha letto le informazioni, ne è venuto a conoscenza o gli state comunicate, ma lui, consapevolmente o inconsapevolmente, lo ha dimenticato.

Il Dott. Stevenson chiarisce che una parte delle informazioni originali fornite da alcuni dei bambini rinati, specialmente da quelli di età inferiore o uguale ai due anni, non era nota a nessuno di coloro che stavano accanto a loro. In base alle osservazioni di Stevenson, quando il bambino impara a dire le prime parole, inizia a parlare della sua vita precedente. Ciò riduce di molto la probabilità che le informazioni possano provenire da altre fonti.

Ricordi ereditati/Inconscio collettivo?

Una delle tesi avanzate più frequentemente dai critici della teoria dei ricordi spontanei di vite precedenti è quella in base alla quale i presunti bambini rinati in realtà hanno dei “ricordi ereditati”. Chiaramente, questo significa che, invece di essere rinato, il bambino in realtà ricorda la vita di uno dei suoi antenati. Si sostiene, infatti, che i ricordi dell’antenato, impressi nella memoria del bambino, in qualche modo si siano trasmessi geneticamente.

In alternativa, i critici sostengono che il bambino attinge alle informazioni attraverso il cosiddetto “inconscio collettivo”.

Stevenson confuta queste tesi in maniera molto convincente spiegando che ciò che finora è stato registrato nell'”inconscio collettivo” ha un carattere molto generico. Ad esempio, ci si potrebbe ricordare di una grande alluvione verificatasi in una terra molto distante. Stevenson sottolinea che, sebbene ci siano dei casi isolati di “inconscio collettivo”, questi non possiedono la specificità e la minuzia dei particolari forniti dai bambini rinati.

La tesi della genetica, dei “ricordi ereditati”, ha delle pecche fondamentali. Se una persona si ricorda della vita di uno dei suoi antenati, ci dovrebbero essere delle correlazioni sia razziali che geografiche tra la vita ricordata e la vita degli antenati della persona. Tuttavia, molte persone si ricordano di vite precedenti in cui erano membri di popolazioni totalmente differenti. In archivio esistono parecchi casi di europei che ricordano vite in cui erano cinesi o negri.

Nella maggior parte dei casi, certamente nella maggior parte dei casi provenienti dall’Asia, Stevenson ha scoperto che i bambini ricordavano vite che erano terminate soltanto pochi anni prima che nascessero, ma che erano state vissute in famiglie e in villaggi diversi rispetto a quelli dei genitori e dei nonni.

In secondo luogo, come dice Stevenson,

Un genitore può trasmettere geneticamente alla sua prole soltanto i ricordi di quegli eventi che gli sono accaduti prima del concepimento. Ne consegue che in nessun caso è possibile ereditare il ricordo del modo in cui è avvenuta la morte di un genitore.

Com’è possibile che un genitore trasmetta geneticamente al figlio il ricordo di eventi che gli sono successi dopo che il figlio era stato concepito? Un genitore può trasmettere geneticamente soltanto cose che gli sono successe prima del concepimento del figlio.

Possessione?

Alcuni critici della reincarnazione hanno asserito che, quando un bambino sostiene di ricordare una vita precedente, in realtà accade che un’entità disincarnata, uno spirito, ha assunto il controllo della sua mente e le informazioni provengono dallo spirito e non dal presunto bambino rinato.

Il Dott. Stevenson nega questa tesi spiegando che la possessione dei bambini piccoli, in particolare di quelli di età prossima ai due anni, è estremamente rara, sempre ammesso che si verifichi. Nella maggior parte dei casi, i bambini fanno le affermazioni sulla “vita precedente” in maniera piuttosto spontanea, pienamente consapevole e assolutamente non in trance o in uno stato alterato di coscienza.

Chiunque abbia una certa familiarità con un medium in trance avrà notato il mutamento dello stato di coscienza nel quale la personalità del medium cambia considerevolmente. Ma in questi casi ciò non si verifica.

Un’altra ragione, dice Stevenson, è che il controllo spiritico del bambino non è in grado di spiegare i segni di nascita. Non è credibile immaginare che uno spirito imprima un segno di nascita mentre il bambino si trova nel grembo materno, o riesca a trovare una persona reale che sia morta tragicamente e che presenti gli stessi segni che mostra il bambino, allo scopo di raccontargli quella vita particolare.

E inoltre, come mai il bambino rinato si stupisce per il fatto che alcuni dei parenti che conosceva nella vita precedente adesso sono molto più anziani, hanno le rughe o hanno perso i denti? Se un qualche spirito si è impossessato del bambino, perché questo presunto spirito non riconosce l’ambiente e i parenti del bambino? E per quale ragione i ricordi del bambino riguardo ai parenti e all’ambiente esterno si interrompono esattamente al momento della morte della vita precedente?

Il Dott. Stevenson sostiene che il numero di coloro che ricordano una vita precedente è talmente elevato che è possibile individuare dei tratti specifici. E tali caratteristiche trascendono i confini nazionali e si presentano simili nelle diverse parti del mondo. Come ho detto prima, la teoria della congiura internazionale – in base alla quale tutte queste persone si sono accordate per per tramare una storia di questo genere – è troppo ridicola per essere presa seriamente in considerazione.

Quelli che seguono sono i tratti caratteristici rinvenuti da Stevenson nei casi di ricordi spontanei di vite precedenti su cui egli ha indagato. Un pregevole quadro riassuntivo di questi tratti è presente nel libro di Cranston e William del 1984 intitolato Reincarnation – a New Horizon in Science, Religion and Society (Reincarnazione – un Nuovo Orizzonte nella Scienza, nella Religione e nella Società):

• l’età alla quale affiorano i ricordi – solitamente compresa tra i due e i quattro anni

• l’età alla quale i ricordi svaniscono – quasi universalmente tra i cinque e gli otto anni

• comportamenti più tipici di un adulto che di un bambino

• un senso di estraneità nei confronti del proprio corpo

• eventi tipici ricordati nitidamente

• il verificarsi di una morte violenta in un’elevata percentuale dei casi

• fobia nei confronti degli oggetti e delle circostanze che nella vita precedente hanno provocato la morte

• l’individuazione, da parte del bambino, dei mutamenti intervenuti nelle persone e nell’ambiente esterno

• sogni, fatti dalla madre o da un familiare del bambino, che preannunciavano che il suo arrivo era una reincarnazione

• madri che riferiscono di desideri alimentari anomali o di strane preferenze o avversioni alimentari verificatesi durante la gravidanza e che corrispondevano ai gusti della persona nella sua vita precedente

• abilità possedute dal bambino senza che questi le abbia apprese o gli siano state insegnate

• segni di nascita o malformazioni.

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