Richard Hoagland, "Dark Mission" e i segreti della NASA

Dark Mission: La Storia Segreta della NASA

di Richard C. Hoagland e Mike Bara

Il Giornale Online

Richard Oagland ha fatto più di qualunque altro ricercatore per attirare l'attenzione sulla devastante possibilità che le rovice di antiche e sconosciute civiltà possano risiedere sulla superficie di Marte de della Luna. Nonostante le sue opinioni e la sua meticolosa presentazione delle prove siano state derise da molti scienziati, egli ha continuato per molti anni a costruire la sua versione e a presentarla all'opinione pubblica, attirando l'attenzione su quelli che egli ritiene essere cover-up e fraintendimenti dei fatti da parte della NASA (l'Amministrazione Nazionale per lo Spazio e l'Aeronautica degli Stati Uniti). L'ultimo libro di Hoagland, bestseller del New York Times, “Dark Mission: La Storia Segreta della NASA”, è divenuto un evento editoriale da quando è stato pubblicato negli Stati Uniti nell'Ottobre 2007 e parla apertamente a quei molti Americani che sempre più credono che il loro governo menta loro abitualmente. Ben lontana dalla sua limpida immagine di infallibilità tecnologica, dice Hoagland, la verità è che la NASA è nata nella menzogna, e ha raggiunto vette impensabili per nascondere i fatti delle sue origini occulte e le sue sensazionali scoperte sulla Luna e su Marte.

Poche persone sanno che la NASA fu fondata come agenzia di difesa nazionale aggiunta e potenziata per poter custodire informazioni classificate e segrete e celarle al grande pubblico. E anche meno persone sono a conoscenza del fatto che società segrete dominano silenziosamente la NASA, con politiche molto più allineate alle scuole misteriche dell'occulto e delle religioni antiche piuttosto che al lume razionale della scienza che l'agenzia governativa ha promosso con così tanto successo nel mondo negli ultimi cinquant'anni.

Perchè l'amministrazione Bush pressa per tornare sulla Luna il più in fretta possibile? Quali sono le ragioni dell'attuale “corsa spaziale” con Cina, Russia e persino India? Notevoli immagini riprodotte in questo libro e consegnate agli autori da alcuni impiegati NASA dissidenti, forniscono le prove del perchè, includendo anche spettacolari informazioni sulle scoperte lunari e Marziane.

L'ex-consulente della NASA e della CBS News, Richard C. Hoagland, e l'ingegnere della Boeing, Mike Bara, offrono informazioni straordinarie riguardanti la storia segreta della NASA e le straordinarie scoperte che essa ha nascosto per decadi. Il co-autore Mike Bara è un ingegnere che ha lavorato per la Boeing e altre società aereonautiche.

La bandiera Massonica mostrata sulla copertina fu portata sulla Luna dal 32° astronauta Buzz Aldrin, e successivamente mostrata in maniera cerimoniale nel quartier generale del Rito Scozzese a Washington D.C.

La NASA che abbiamo conosciuto per oltre 50 anni è stata una menzogna.

Il mio nome è Richard C. Hoagland. Ero un consulente NASA al Goddard Spaceflight Center nell'era post-Apollo, ed ero anche Consulente Scientifico per Walter Cronkite e CBS News, Eventi Speciali, supportando la CBS scientificamente riguardo le missioni NASA sulla Luna e su Marte, durante il Programma Apollo. Attualmente porto avanti una sorta di società-sentinella che monitora la NASA e funge anche da gruppo di ricerca, la Enterprise Mission, che tenta di scoprire quanto di quello che la NASA ha scoperto nel sistema solare nei precedenti 50 anni è stato attualmente e silenziosamente nascosto sottoforma di materiale classificato, e quindi totalmente sconosciuto alla gente in America.

Il mio amico e collega Mike Bara e io tentiamo l'impossibile nel nostro libro “Dark Mission: La Storia Segreta della NASA”. Descriviamo, e quindi documentiamo attentamente, cosa è realmente accaduto con la NASA in termini di tale materiale classificato. Non è un compito facile.

La predisposizione di molti Americani – anche dopo i disastri del Challenger e del Columbia e una serie di altre navicelle “scomparse” – è quella di mettere la NASA al pari di Madre Teresa in termini di confidenza e credibilità pubblica. Questo avviene, per la maggior parte, a causa dell'impossibilità da parte dell'Americano medio (per non citare i media…) di immaginare una sola ragione per cui la NASA – dichiaratamente e candidamente un'Agenzia scientifica – possa mentire. La NASA genera, dopotutto, i nostri ultimi grandi eroi, gli astronauti. Voglio dire, cosa ci sarà mai da nascondere riguardo rocce lunari, crateri e radiazioni spaziali?

Se abbiamo ragione, c'è molto da nascondere.

Tuttavia, anche il più piccolo indizio che la NASA – o, più precisamente, la sua leadership – abbiano portato avanti ogni sorta di attività segrete negli ultimi 50 anni viene, nel migliore dei casi, recepito con incredulità. La maggioranza dei quasi 18.000 impiegati full-time della NASA è, in base alla nostra analisi, innocente riguardo la cattiva condotta dei pochi che descriveremo a breve.

Anche solo per iniziare a capire la straordinaria faccenda che presentiamo con Dark Mission, per apprezzare appieno ciò che la NASA ha piuttosto coscientemente, deliberatamente e metodicamente nascosto alla gente Americana e al mondo per tutti questi anni, dovete iniziare con il passato turbolento della NASA – e in particolare con un racconto delle sue origini nella sempre più geopoliticamente pericolosa situazione in cui gli Americani furono gettati nel pieno della Seconda Guerra Mondiale.

L'istituzione governativa nota come NASA è u dipartimento della Branca Esecutiva, che ultimamente fa capo solo al Presidente degli Stati Uniti, un'Agenzia creata attraverso il National Aeronautics and Space Act del 1958. La NASA è notoriamente “una agenzia civile che esercita controllo sulle attività aereonautiche e spaziali sponsorizzate dagli Stati Uniti”. (Enfasi aggiunta).

Ma contrariamente alla percezione del pubblico comune e dei media che la NASA sia un'istituzione scientifica aperta e strettamente civile, c'è il fatto legale che l'Agenzia Spaziale fu fondata silenziosamente come una diretta aggiunta al Dipartimento della Difesa, incaricato di assistere specificatamente la sicurezza nazionale degli Stati Uniti nel bel mezzo di una Guerra Fredda contro il suo più grande avversario geopolitico, l'Unione Sovietica. È detto esattamente questo nella Carta originale della NASA:

“Sez. 305…L'Amministrazione [Nazionale per l'Aereonautica e lo Spazio] sarà considerata un'agenzia di difesa degli Stati Uniti in base al Capitolo 17, Titolo 35 del Codice degli Stati Uniti” [Enfasi aggiunta]

In un'altra sezione dell'atto, questa ampiamente discussa responsabilità di difesa viene espressa con chiarezza:

“Sez. 205… Nessuna informazione [NASA] che sia stata classificata per ragioni di sicurezza nazionale verrà inclusa in alcun rapporto fatto sotto questa sezione [dell'Atto]…” [Enfasi aggiunta]

Risulta quindi chiaro, da questa e da altre imposizioni di sicurezza incorporate nell'Atto, che ciò che il Congresso, la stampa e i cittadini Americani arrivano a conoscere dei risultati delle attività NASA – incluse le immagini non ritoccate e i dati riguardanti cosa ci sia davvero sulla Luna, su Marte o da qualunque altra parte nel sistema solare – è totalmente dipendente dalla decisione del Presidente degli Stati Uniti (e/o dei suoi surrogati legali nel Dipartimento della Difesa e nella comunità dell'intelligence) di classificare o meno queste informazioni. Questo è diametralmente opposto a tutto quello che ci hanno indotti a credere riguardo la NASA negli ultimi 50 anni.

Dopo che la NASA fu fondata, quando era ancora fresco l'inchiostro del suo Statuto (che, tra molti altri dettagliati obiettivi, comprendeva anche “l'impostazione di studi ad ampio spettro sui potenziali benefici da guadagnare, le opportunità e i problemi derivanti dall'avvio di attività aereonautiche e spaziali per scopi scientifici e pacifici”), la NASA commissionò uno “studio futuro” sugli effetti proiettati sulla società Americana dalle sue molte attività pianificate (incluse quelle di copertura).

Condotto come un formale contratto NASA con la Brookings Institution – un noto serbatoio di idee con base a Washington D.C. – lo studio del 1959 era ufficialmente intitolato “Studi proposti sulle Implicazioni di Attività Spaziali Pacifiche per gli Affari Umani”. I risultati di questa investigazione multi-disciplinare furono sottoposti all'attenzione dell'amministratore Nasa alla fine degli anni '60 e, dopo che l'Amministrazione Kennedy fu eletta, anche del Congresso nell'Aprile del 1961.

Un'area di insolito interesse trattata nel rapporto – facilmente snobbata nel mezzo delle montagne di interminabili statistiche ed analisi – era una silenziosa affermazione della quasi certezza di una scoperta da parte della NASA di vita extraterrestre intelligente:

“Mentre un incontro faccia a faccia con essa [vita extra-terrestre] non avverrà che entro i prossimi 20 anni (a meno che la tecnologia sia più avanzata della nostra, permettendogli di visitare la Terra), artefatti lasciati in un determinato periodo di tempo da queste forme di vita potrebbero essere scoperte attraverso le nostre [della NASA] attività spaziali sulla Luna, su Marte o su Venere.” [Enfasi aggiunta]

Questa sotto-sezione inserita silenziosamente nel rapporto Brookings si sta rivelando su più livelli, e costituisce la base documentata della nostra inchiesta – cioè che la NASA “che pensavate di consocere” in realtà non esiste, e che la NASA ha nascosto deliberatamente e ha classificato le sue più importanti scoperte per ragioni di “sicurezza nazionale”.

Il rapporto Brookings affermava ufficialmente le aspettative della NASA di volare su pianeti vicini del nostro sistema solare, e che sarebbe quindi stata in grado fisicamente, per la prima volta, di affrontare “extraterrestri” proprio a casa loro.

Gli scettici sapevano dell'esistenza di questo documento ufficiale, prima che noi lo rendessimo pubblico nel 1996? Come vedrete documentato in “Dark Mission”, iniziando nella metà degli anni '60 con navicelle automatizzate e senza esseri umani a bordo, la NASA scoprì effettivamente i suoi tanto attesi artefatti alieni – ma poi l'Agenzia non ce ne ha mai parlato.

La NASA avrebbe clandestinamente confermato con queste prime sonde robotiche, e in seguito nascosto, i primi affascinanti resti di una civiltà aliena tecnicamente avanzata sulla Luna, che un tempo era stata straordinaria e si espandeva in tutto il sistema solare – esattamente come il rapporto Brookings aveva predetto. Quattro anni dopo, il programma Apollo sarebbe entrato in funzione a pieno regime, e gli astronauti lunari stessi avrebbero personalmente avvistato e documentato in maniera estensiva, con decine di migliaia di foto ad alta qualità, sia dall'orbita lunare che dalla superficie, straordinarie strutture “simil-vetro” sulla Luna! Lo staff Apollo avrebbe riportato nei laboratori NASA non solo rocce, ma anche esemplari di antica tecnologia che avrebbe recuperato – destinati a tentativi altamente classificati di “retro-ingegneria”.

Qui sotto c'è giusto un esempio delle antiche rovine lunari in simil-vetro fotografate di persona dagli astronauti dell'Apollo, e nascosti (da un ex-dipendente NASA) in un archivio privato per più di 30 anni. In “Dark Mission”, vengono trattati molti più dettagli di queste rovine lunari in-situ – e vengono presentate e analizzate in dettaglio anche altre fotografie Apollo di queste estensive strutture, oltre a fotografie di alcuni dei veri artefatti riportati sulla Terra.

Uno scettico potrebbe ben chiedere, a questo punto, come potete essere in grado di presentare immagini ufficiali NASA valide di rovine nascoste e tecnologia aliena se l'Agenzia ha speso così tanto tempo ed energie negli ultimi 40 anni per tenerle segrete?

La risposta è che dopo due generazioni, alcune immagini mancanti, come quella precedente – che mostrano dettagli incredibili di antiche strutture lunari che si inarcano, così come artefatti alieni che sono stati riportati indietro – sono iniziate a comparire su internet, sui siti ufficiali della NASA!

Una piccola cerchia di leali dipendenti della NASA che furono testimoni di ciò che in realtà accadeva, concordarono di tenere segrete queste informazioni in quel particolare momento, per ragioni di sicurezza nazionale. Alcuni di questi impiegati NASA, apparentemente, hanno infine “visto la luce” – ovvero che questa continua menzogna, a prescindere dalle implicazioni di qualunque ragione legale o di sicurezza nazionale, era fondamentalmente anti-Costituzionale. Grazie a questi veri eroi della NASA, la vera storia spaziale sta per iniziare, di nuovo.

In base alla nostra analisi così com'è presentata nel libro, è nostra opinione anche il fatto che l'intero programma di esplorazione lunare della NASA – culminato con l'incredibilmente riuscito Progetto Apollo con astronauti umani – era stato pianificato con cura, dall'inizio, come una sorta di “ricognizione aliena” seguita da un programma di “recupero di artefatti alieni”.

Ancora una volta, l'intenzione di fare esattamente questo era chiaramente esposta nel rapporto Brookings. Noi ora crediamo che questa sia la ragione per cui il Presidente John F. Kennedy – bollato come “totalmente disinteressato allo spazio” – fu silenziosamente convinto ad annunciare la sua decisione storica di “mandare l'uomo sulla Luna…e riportarlo sano e salvo sulla Terra…entro una decade” nel Maggio del 1961. Questo veniva largamente interpretato, allora come adesso, come lo sforzo di Kennedy di dimostrare al mondo intero la supremazia del sistema Americano, opposto al comunismo Sovietico.

Tuttavia, nell'incontro delle Nazioni Unite il 20 Settembre 1963, il Presidente all'improvviso presentò un invito pubblico ai Sovietici appena due anni addentro alla “corsa” del programma Apollo per la Luna: un'offerta di una “spedizione cooperativa, tra USA e USSR”.

Ovviamente, se ci fosse stato una “agenda segreta” per il programma Apollo, questa mossa avrebbe rivelato che l'obiettivo primario non era sconfiggere l'Unione Sovietica, ma di trovare segretamente e riportare sulla Terra esemplari dell'incredibilmente avanzata tecnologia lunare che ha atteso sulla Luna per eoni…e quindi condividerli con i Sovietici! Curiosamente, neanche due mesi dopo l'avvio della proposta di Kennedy alle Nazioni Unite, il Presidente fu ucciso.

Gli entusiasti artefici del continuo cover-up NASA-Brookings, in parte, sono gli stessi eroi che siamo stati incoraggiati ad idolatrare come alcuni dei principali pionieri della nostra era tecnologica. I loro nomi sono sinonimo di conquiste Americane nella scienza dello spazio e nell'ingegneria missilistica. In molti casi, essi sono persone con passati torbidi – Tedeschi, Egiziani, Inglesi e Americani, uomini al servizio del pensiero razionale e della saggezza convenzionale. Questi personaggi, quindi, sono divisi in tre grandi categorie dentro l'Agenzia, almeno per quanto possiamo dire al momento. Per gli scopi di questo libro, li chiameremo “Maghi”, “Massoni” e “Nazi” – e ci occuperemo di ciascun gruppo separatamente.

Ogni “setta” è guidata da prominenti individui, e supportata da meno noti giocatori. Ciascuno di essi ha un programma ben preciso riguardo il nostro programma spaziale, con modalità indelebili ma tracciabili. E ciascuno, in maniera inequivocabile, è dominato da una dottrina segreta o “occulta”, che è più allineata con “antiche religioni e misticismo” piuttosto che con il lume razionale della scienza e il freddo empirismo che questi uomini promuovono all'opinione pubblica come un mantra della NASA.

Usando software astronomici e di meccaniche celesti disponibili commercialmente – programmi come il famoso “Red Shift” (che usa come suo database le effemeridi ufficiali del JPL) – siamo stati in grado di stabilire un pattern comportamentale da parte della NASA che punta a qualcosa di davvero inspiegabile ed esotico: una bizzarra ossessione interna all'Agenzia con tre “dèi” e “dee”, derivati direttamente dall'antico Egitto – Iside, Osiride e Horus.

Sono gli stessi tre dei Egiziani (la cui storia mitica è stata documentata da molti Egittologi e autori, inclusi Christopher Knight e Robert Lomas, nel libro “The Hiram Key”), che sono anche chiavi per comprendere appieno la storia dell'Ordine Massonico. Come mostriamo in “Dark Mission”, è la stessa mitologia che è alla base dei sistemi di credenze dei “Maghi” NASA e anche dei Nazi. Questo simbolismo rituale Egizio, praticato segretamente dalla NASA in queste ultime cinque decadi, si mostra pubblicamente solo nelle sue ripetute e altisonanti scelte di semplici loghi per i progetti delle missioni.

Ad esempio, se si osserva il logo ufficiale del Programma Apollo (sotto), armati della nostra precedente “scoperta” riguardante il bizzarro interesse della NASA su tutte le cose “Egiziane”, diventa elementare collegare la “A” (di “Apollo”) come una vera rappresentazione di “Asar” – il termine Egiziano per “Osiride”. Questa vincente decodificazione del significato Egizio nascosto nel logo Apollo viene ripetutamente confermata – perchè “Asar / Osiride” non è nient'altro che la familiare costellazione Greca di “Orione” – che è, ovviamente, la costellazione sullo sfondo del logo stesso.

Nel caso pensiate che tale simbolismo rituale sia una specie di aberrazione storica temporanea, confinata solo al Programma Apollo e agli anni '60, ripensateci bene; quando la NASA ha recentemente selezionato il design del logo per la sua nuova navicella “CEV”, che probabilmente rimpiazzerà lo Shuttle – e infine riporterà astronauti Americani sulla Luna – date un'occhiata a ciò che la NASA ha scelto ancora una volta (sotto).

In “Dark Mission” presentiamo una storia documentata di queste continue ed inesplicabili manipolazioni di “società segrete” all'interno della NASA – non solo del suo personale, ma anche delle sue alte sfere – che, di fatti, sono andate avanti sin dalla sua formazione Congressuale, e tutte con questa inspiegabile “passione Egizia”.

Investighiamo inoltre gli scopi dietro questi rituali apparentemente ripetuti e identifichiamo i giocatori-chiave che li hanno condotti silenziosamente.

Potrete leggere anche altro, riguardante le prove accumulate di corruzione diffusa, usurpazione della legge e rivalità spicciole all'interno dell'Agenzia – che hanno permesso a queste pratiche religiose e irrazionali di continuare indisturbate.

La prova che la NASA sia “qualcos'altro piuttosto che la benevola istituzione scientifica e civile che pretende di essere”, è tanto pressante quanto disturbante.

Negli anni successivi all'assassinio di JFK, quando il programma Apollo divenne finalmente una realtà ingegneristica, furono condotte solo nove missioni riuscite del programma Apollo verso la Luna e dalla Luna; solo sei di queste furono effettivamente atterraggi lunari.

Quindi (apparentemente), un numero critico di varie tipologie di artefatti lunari furono giustamente identificati, e riportati sulla Terra dallo staff Apollo – a quel punto l'intero Programma Apollo fu bruscamente terminato con Apollo 17.

Nel nostro modello, fu questo vincente completamento della missione segreta dell'Apollo, e non i tagli al budget da parte del Congresso, la vera ragione per questa brusca interruzione degli storici viaggi Americani sulla Luna, e la ragione principale per cui nessuno si sia avvicinato alla superficie lunare per i successivi 30 anni.

Tutto ciò si ricollega all'improvviso annuncio del Presidente George W. Bush di un nuovo programma Casa Bianca / NASA “per tornare sulla Luna entro il 2020”, fatto nei Quartier Generali della NASA il 14 Gennaio 2004, così terribilmente intrigante. Cosa sa l'attuale Amministrazione Bush, 30 anni dopo il termine delle missioni Apollo, riguardo ciò che attende sulla Luna il ritorno di esseri umani? Ed è per questo che l'Amministrazione ha montato un programma in stile-Apollo “sugli steroidi” – come il nuovo Amministratore NASA, Mike Griffin, appuntato dallo stesso Presidente Bush a capo del nuovo programma lunare – ama definire?

L'improvviso interesse nel tornare sulla Luna è effettivamente uno sforzo della NASA per ritornare il più in fretta possibile finchè il budget glielo permette, prima che un gruppo di altri paesi faccia lo stesso? Paesi che hanno, indipendentemente e improvvisamente annunciato i loro piani di andare sulla Luna – paesi come Cina, India, Giappone e Russia, e persino l'Agenzia Spaziale Europea? Stiamo assistendo ad una nuova corsa allo spazio appena nata? Una corsa non fine alla mera propaganda questa volta, ma una corsa molto più importante, tra un più ampio spettro di giocatori, per il solo accesso ai segreti scientifici che il programma Apollo deve inevitabilmente contenere, e riguardanti strutture lunari sopravvissute – che, per coloro che decodificheranno vittoriosamente le loro scoperte questa volta, potrebbe significare il dominio finale sulla Terra?

Appena qualche anno più tardi dell'inizio delle missioni Apollo, altre straordinarie rovine del sistema solare furono osservate su Marte – iniziando con le immagini e altre scansioni strumentali inviate indietro dal primo orbiter Marziano della NASA, la navicella automatizzata Mariner 9, nel tardo 1971.

Questa prima conferma robotica dell'esistenza di qualcosa di “anomalo” anche su Marte aprì la strada ad osservazioni più estensive quando i primi orbiter e lander Viking arrivarono mezza decade più tardi. Di nuovo, i dettagli di queste osservazioni e scoperte critiche – e la loro documentazione – sono trattate in “Dark Mission”.

Il fato critico qui è che, in diretta contraddizione con qualunque cosa a cui furono spinti a credere gli Americani e la stampa circa il modo di operare della NASA – trasparenza del programma, diatito scientifico aperto, libertà di pubblicazione – l'Agenzia silenziosamente e metodicamente tenne nascoste le più incredibili meraviglie che avesse scoperto.

Molti sociologi consulenti della NASA e antropologi del Brookings (come il dottor Margaret Meade, con cui ho avuto il privilegio di lavorare negli ultimi anni, al New Yotk's Hayden Planetarium) avevano avvertito la NASA, anche mentre il Brooking veniva sviluppato e assemblato, dell'”enorme potenziale per l'instabilità sociale” se l'esistenza di extraterrestri in buona fede – o anche solo le rovine che si erano lasciati dietro – fosse stata rivelata nell'ambiente sociale repressivo e pesantemente religioso degli anni '50.

Con queste prime immagini del Lunar Oriter prese sulla Luna, ogni cosa – la realtà delle rovine, la loro grandezza straordinaria, la loro ovvia presenza su più di un mondo nel nostro sistema solare, la scomparsa dei loro costruttori – era improvvisamente troppo reale.

C'era stata una potente, avanzatissima, straordinaria civiltà nell'intero sistema solare che era semplicemente scomparsa, solo per essere riscoperta dalle primitive sonde iniziali della NASA. Una civiltà che, si sarebbe scoperto poi, era stata spazzata via da una serie di cataclismi avvenuti in tutto il sistema solare.

La parte più disturbante del rapporto “Brookings” per le alte sfere, tutavia – anche prima che tali sconvolgenti scoperte fossero verificate – era la sua autoritarietà leggermente velata circa quel che sarebbe potuto accadere alla nostra civiltà se le previsioni NASA degli anni '50 sugli “ET” fossero state confermate:

“I documenti antropologici contengono molti esempi di società, sicure del loro posto nell'universo, che si sono disintegrate quando hanno dovuto confrontarsi con società precedenti non familiari che esponevano idee diverse e diversi stili di vita; altri che erano sopravvissuti a questo tipo di esperienza solitamente pagavano il prezzo dei cambiamenti dei valori e dei comportamenti…” [Enfasi aggiunta]

La disintegrazione letterale di una società – semplicemente sapendo che “non siamo soli”.

La discussione del Brookings sulle implicazioni di una scoperta così cruciale comprendevano anche un problema critico di secondo livello: Cosa fare se l'Agenzia, ad un certo punto nel futuro, avesse realmente confermato una cosa così importante e cruciale per il cambiamento del mondo, ovvero l'esistenza di un'intelligenza extraterrestre nostra vicina? O anche solo delle loro rovine e artefati sopravvissuti.

L'interesse della NASA verso questi prolemi prima che si verificassero – e le tremende misure che stava valutando di adotare – è piuttosto esplicito:

“Gli studi potrebbero essere utili ad organizzare programmi per incontri e aggiustare le implicazioni di tale scoperta. Le domande a cui si potrebbe voler rispondere con questi studi includerebero: Come potrebbe questa informazione, sotto quali circostanze, essere presentata o nascosta al pubblico, in che termini? Quale potrebbe essere il ruolo degli scienziati scopritori e altra gente con potere decisionale riguardo il rilascio del fato della scoperta?” [Enfasi aggiunta]

Seguendo il tumulto politico e l'eccitazione per le prime positive missioni Apollo di aterraggio sulla Luna, la Casa Bianca e la NASA camiarono drasticamente direzione per l'intero programma spaziale – con la scusa della mancanza di interesse pubblico e fondi insufficienti.

L'Agenzia abbandonò rapidamente la pretesa di proseguire il Programma Apollo con basi permanenti sulla Luna, e rimandò indefinitamente tute le discussioni e i piani di andare su Marte.

Invece, sotto l'ormai nota menzogna di sviluppare un sistema economico, affidabile e riutilizzabile di trasporto spaziale, e un laboratorio “mondiale” di ricerca spaziale per fungere da supporto – ad esempio, lo Shuttle, e la Stazione Spaziale Internazionale – la NASA collaborò con la Casa bianca ad un decisivo set di decisioni nei primi anni '70 che avrebbe costretto gli astronauti Americani a girare attorno alla Terra per decadi, mentre la Luna – con incredibili rovine e frammenti di una miracolosa e preservata tecnologia, orbitanti ad un quarto di milione di miglia più lontano – fu completamente ignorata.

Il 15 Febraio 2001, la Fox Television mandò in onda un ben pubblicizzato show intitolato “Teorie Cospirative: Siamo mai aterrati sulla Luna?” Con questo programma, la Fox ha rimosso l'ultimo debole anello nella catena dell'abitudine della NASA lunga 40 anni di nascondere le informazioni.

È nostra opinione che questa storia della “balla Lunare” fu attentamente costruita come un elegante pezzo di disinformazione professionale – come una sorta di distrazione disperatamente richiesta per la VERA cospirazione lunare qui documentata, che stava iniziando ad essere disseppellita seriamente già nel 1996. Per questo, posso testimoniare personalmente di essere stato presente agli inizi della “balla Lunare”, molto prima dello Speciale Fox del 2001 – nel lontano 1969, e nel cuore della NASA stessa!

L'occasione fu l'indimenticabile ed epico viaggo sulla Luna nell'estate dell'Apollo di Neil Armstrong e Buzz Aldrin – l'incredibile atterraggio di Luglio dell'Apollo 11. Io, ovviamente, ero stato profondamente immerso in tuti gli aspetti della copertura per la CBS dell'imminente missione Apollo 11 per mesi, come ufficiale consulente scientifico per il capo corrispondete della CBS News Special Events Walter Cronkite.

Per quanto riguarda il vero volo di Apollo 11, fui assegnato (dietro mia espressa richiesta) alla struttura di Downey, in California, appartenente al primo finanziatore dei Moduli Apollo Command e Service, North American Rockwell. Ero lì per supervisionare di persona la costruzione e l'utilizzo degli effetti speciali della mia creatura, il progetto per il nostro programma non-stop della CBS “Lunar Landing Day” – una “passeggiata” attraverso il sistema solare messa in piedi dai tecnici della North American specificatamente per me e per la CBS all'interno di un enorme hangar affollato. Fu in questa versione ricreata in miniatura del nostro sistema solare che proposi vittoriosamente a Walter Cronkite di intervistare via satellite importanti ingegneri, project manager e “ospiti speciali” – quelli che avevano costruito la navicella Apollo al North American o avevano qualche conoscenza speciale nel campo della storia e dello spazio – per commentare la storica eredità del volo Apollo 11.

Uno dei luminari che ero fiero di presentare davanti alle telecamere, per chiacchierare con Walter a New York riguardo la straordinaria natura degli eventi accaduti quella storica notte, era Robert A. Heinlein, il baluardo della fantascienza Americana. Decadi prima, Bob aveva collaborato alla stesura della sceneggiatura di “Destinazione Luna”, uno dei primi film tecnicamente accurati che rappresentavano il viaggio lunare che si dipanava allora davanti a miliardi di persone su tutto il pianeta Terra. Come autore di successo di una serie pionieristica di racconti di fantascienza “giovanili” che, per la prima volta, introducevano un viaggio spaziale e dei concetti ingegneristici reali ad un'intera generazione di futuri scienziati ed ingegneri NASA, Robert Heinlein aveva, quasi completamente da solo, “ispirato la forza-lavoro” per l'intero programma spaziale.

Devo ammetterlo, avevo una certa dose di soddisfazione quella sera, mentre guardavo Bob Heinlein vagare nel “sistema solare” e predire con enfasi a Walter e letteralmente al mondo intero, via satellite, che “d'ora in avanti, questa notte – il 20 Luglio 1969 – passerà alla storia come 'l'inizio della vera storia dell'umanità'”.

Dopo gli importanti eventi di quelle indimenticabili 32 ore – l'atterraggio; gli strani EVA, completi di spettrali scene televisive “dal vivo dalla Luna”; e poi, dopo che lo staff si era riposato per alcune ore per la prima volta sulla Luna, il vincente decollo del Modulo Lunare “Eagle” e l'incontro con il Modulo di Comando “Columbia”, ancora nell'orbita lunare – la CBS aveva spostato la nostra unità per strada, verso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) di Pasadena. Da lì ci saremmo occupati del resto del volo, arrivando al JPL pochi attimi dopo che i tre astronauti dell'Apollo 11 si dirigevano a casa verso la Terra e ammaravano nel Sud Pacifico, tre giorni dopo.

La ragione era che la NASA aveva un'altra missione in cantiere durante “l'epico viaggio dell'Apollo 11” – il sorvolo di due navicelle automatizzate Mariner su Marte, per la seconda volta nella storia della NASA.

Con solo una “Unità Eventi Speciali CBS” in California, per coprire TUTTE le attività spaziali della NASA sulla West Coast in quegli anni, era compito del nostro piccolo gruppo a Los Angeles – un produttore, un corrispondente, un paio di cameraman, forse un paio di tecnici, un truccatore ed io – per sovrapporre la nostra continua copertura dell'Apollo 11, che adesso si svolgeva dal Von Karman Auditorium al JPL, alla nuova copertura commentata della seconda missione NASA senza esseri umani su Marte.

Il Mariner 6 doveva navigare oltre Marte il 31 Luglio – registrando immagini televisive, effetuando speciali scansioni dello spettro, conducendo misurazioni atmosferiche remote, ecc. – a soli dieci giorni da quando il “Columbia” aveva lasciato l'orbita lunare, dirigendosi verso l'Oceano Pacifico.

Il nostro arrivo al JPL nel pomeriggio del 22 Luglio, in preparazione per questo volo del Mariner 6 era roa pesante per un consulente del network di soli 23 anni, dato che questo sarebbe stato il mio primo tour “in persona” per coprire una vera missione dal vivo.

Le circostanze del mio primo volo dal vivo al JPL sono marchiate a fuoco nella mia mente, se non altro perchè rappresentarono il momento in cui andai in TV per la prima volta. Una mattina il nostro Produttore Esecutivo, Bob Wussler, decise improvvisamente di mettermi in onda sull'intero network televisivo CBS per spiegare l'imminente volo del Mariner all'intera nazione!

Come potrebbe dimenticarsi qualcuno il momento della sua prima apparizione professionale in TV – e la sua prima telecronaca ufficiale per una missione NASA su marte? Ma davvero non riesco a ricordare una sola parola che dissi quella matina. Mi ricordo che mi feci prestare letteralmente da qualcuno dello staff una giacca sportiva e una cravata per la mia prima apparizione su un network televisivo.

E mi ricordo una scena bizzarra che avvenne solo un paio di giorni prima al JPL, appena arrivati.

Era una bolgia controllata. Insieme a migliaia di reporter della stampa, corrispondenti televisivi, tecnici, VIP, così come a metà dello staff del JPL stesso, si tentava tutti quanti di prenotarsi per i (relativamente) limitati posti a sedere nel piccolo Von Karman Auditorium – che era stato il teatro di tutta la copertura network delle stravaganti vicende al JPL sin da quando Explorer 1 era stato messo in orbita da un team congiunto Esercito / JPL una notte di gennaio del 1958.

In questo caldo pomeriggio di Luglio, solo undici anni dopo, semrbrava che fossero tutti impazziti – simultaneamente – per registrarsi nella lobby specificatamente messa in piedi per i membri della stampa, cercando di accaparrarsi uno dei limitati press kit sulla Missione, per poi inchiodarsi alla sedia nell'Auditorium alle spalle.

Fu in quel momento, mentre vagavo attorno al Von Karman, tentando di individuare dove fosse posizionata la postazione della CBS, che notai qualcosa di strano.

Anche ai miei occhi non allenati, sembrava essere fuori posto: un uomo, vestito con jeans e impermeabile chiaro (fuori c'era il tipico clima di Los Angeles – quindi, perchè l'impermeabile?). Quest'uomo, che portava uno di quei larghi impermeabili da cowboy usati nei vecchi film Western, completo di una borsa di pelle scura appesa ad una spalla, stava lentamente e metodicamente posizionando “qualcosa” su ciascuna sedia del Von Karman.

Quando si avvicinò, realizzai che fosse accompagnato da un rappresentante del JPL vestito in maniera più convenzionale: senza impermeabile, con camicia bianca e cravatta nera – la seconda figura era, in fati, nient'altro che il capo dell'ufficio stampa del JPL, Frank Bristow.

Nel mezzio di tutta la confusione, perchè Bristow – ancora una volta, il capo dell'ufficio stampa del JPL – accompagnava PERSONALMENTE questo strano e fuori posto personaggio nell'Auditorium?

Allora, come se non ci fossero già abbastanza misteri, Bristow iniziò a muovere il tizio con l'impermeabile fuori dall'area affollata dalla stampa, verso l'ingresso con vetrata dell'Auditorium. Lì, in un ufficio dove corrispondenti spaziali, come Walter Sullivan (New York Times), Frank Pearlman (San Francisco Chronicle), Jules Bergmann (ABC), e Bill Stout (il nostro uomo della CBS sul posto) attendevano, preparavano la loro scaletta e trascrivevano ogni annuncio formale per la stampa dato nel Von Karman stesso, il gruppo di reporter veniva presentato da Bristow al “tizio in impermeabile”. Perchè il capo dell'ufficio stampa del JPL stava facendo questo?

Ebbi subito la mia risposta.

Sotto lo sguardo compiaciuto di Bristow, il suo “ospite” procedeva a consegnare a ciascun reporter disponibile una copia di questa cosa che precedentemente aveva messo sulle sedie dell'Auditorium.

Quando aprii il fascicolo, qualcosa di giallo e argentato cadde sul pavimento. Era una bandiera Americana lucida, di circa quatro pollici in lunghezza, fatta di alluminio. Sfogliai le pagine e iniziai a leggere – non potevo credere ai miei occhi.

La data era quella del 22 Luglio 1969. I tre astronauti dell'Apollo 11, Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Mike Collins – due dei quali erano da poco riusciti a metere piede sulla “maledetta Luna” e non sarebbero ammarati nel Sud Pacifico prima di altri due giorni – erano ancora a metà strada tra la Terra e il “Mare della Tranquillità”. Tuttavia qui, qualcuno con degli evidenti “agganci” nel JPL stava distribuendo un volantino mimeografato a tutti i VERI reporter…affermando che “la NASA ha appena messo in scena l'intero atterraggio dell'Apollo 11 sulla Luna…in un teatro del Nevada!”

E, come se non fosse già abbastanza strano, questo individuo era personalmente scortato nel Von Karman da nientemeno che il capo dell'ufficio stampa del JPL stesso in persona!

Feci quel che vidi fare agli altri veterani: gettai le due pagine nell'immondizia con nonchalance e tenni la piccola bandiera lucente nel mio block notes. Ma i semi ormai erano stai piantati.

Guardando al passato, in base alla nostra difficilmente guadagnata conoscenza du ciò che c'è davvero “la fuori” nel sistema solare, e avendo sperimentato di persona le vette che la NASA è disposta a raggiungere per mantenere il “segreto”, ora posso mettere insieme i vari pezzi del puzzle.

Questa era un'operazione ufficiale – Il compito di Bristow era di assicurarsi che tutti i reporter nazionali che si occupavano della NASA dessero almeno un'occhiata al volantino quel pomeriggio, compresa la bandiera lucente che fungeva da strumento mnemonico per attivare il ricordo di ciò che era contenuto nel depliànt anche dopo molto tempo. Prima o poi, una percentuale di queste persone che l'avessero letto quel pomeriggio al JPL ne avrebbero scritto – come di un lato oscuro della versione ufficiale un po' troppo stringata della storia dell'Apollo 11.

In questo modo, sarebbe divenuta un'operazione mnemonica naturalmente riprodotta – “un'unità di informazione culturale, come una pratica culturale o un'idea, che viene trasmessa verbalmente o garzie all'azione ripetuta da una mente all'altra” – che è esattamente ciò che la NASA intendeva apparentemente piantare quel pomeriggio al JPL. “Infettare” deliberatamente la cultura Americana con la storia che “l'atterraggio sulla Luna fosse tutto un falso!”.

Era una sorta di “piano di riserva” preventivo se, in un determinato momento del futuro, sarebbe emerso il perchè gli astronauti fossero davvero andati sulla Luna?

La FOX, il network “onesto e bilanciato”, ha attivato l'operazione mnemonica nel 2001 – con la trasmissione speciale “Siamo davvero atterrati sulla Luna?”. Lì, in attesa e ben confezionata c'era una “teoria cospirativa” vecchia di 30 anni, perfettamente assemblata per coloro che finalmente iniziavano a non credere più alla NASA. Una “inoculazione” ufficialmente indotta contro la gente scomoda che da un giorno all'altro avrebbe messo davanti ad un gruppo di reporter un set di imbarazzanti fotografie ufficiali della missione Apollo, ponendo la cruciale domanda: “Cos'ha DAVVERO trovato la NASA durante le sue missioni Apollo sulla Luna?”.

Links:

http://www.hq.nasa.gov/alsj/frame.html

http://www.apolloarchive.com/apollo_gallery.html

http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/ap15fj/index.htm

http://www.spacearchive.net/

Fonte: http://www.grahamhancock.com/forum/HoaglandR1.php?p=1

Traduzione: AXE