Ripartire dalla nascita: intervista a Bruce Lipton

Ripartire dalla nascita: intervista a Bruce Lipton

dr-bruce-lipton nascitaAl convegno di Rimini dell’1 e 2 ottobre scorsi, Bruce LIpton ha concesso un’intervista esclusiva alla redazione di Scienza e Conoscenza. Nei due giorni di seminario, Bruce ci ha permesso di scoprire nuovi aspetti, inediti e emozionanti, della biologia umana.

Il sistema medico propone sempre più spesso alle donne il parto in analgesia e la stragrande maggioranza delle nascite avviene in questo modo: cosa pensi di questa “anestetizzazione”, sia fisica che emotiva, di un evento così cruciale?

La scienza deve imparare che la nascita è un processo naturale, non necessita di medicine. Le persone nascevano e hanno continuato a venire al mondo milioni di anni prima delle scuole di medicina. Quando togliamo la parte naturale della nascita e la rendiamo un processo medicalizzato, interferiamo con lo sviluppo della natura. Ciò assume, ora, molta importanza, perché sappiamo che quando un bimbo nasce sta già imparando. E quando viene al mondo con l’uso di medicine chimiche, con l’anestesia, con l’uso delle lampade che ci sono nelle sale, forzando la nascita in vari modi, ebbene, questo è contro natura. Dobbiamo tornare al processo naturale, che non vuole dire eliminare la medicina, la medicina deve essere alle spalle. Se c’è un problema, i dottori sono pronti a venire in soccorso, ma se non ci sono problemi nessun dottore deve essere coinvolto.

Il parto deve stare al passo con i tempi della donna, non possiamo forzare la nascita come usano fare in certi ospedali dicendo: “ti diamo un po’ di ormoni per far uscire più in fretta il neonato”. Questo si chiama interferire con la natura e quel che abbiamo imparato, a questo punto, nel nostro mondo, è che siamo talmente intervenuti nella natura, che stiamo distruggendo la civiltà umana. Una parte importante di tale distruzione deriva dall’aver reso la nascita un processo medico. Dobbiamo arrivare a comprendere l’importanza fondamentale di assecondare la natura, piuttosto che combatterla. Lasciamo che la natura faccia il suo corso, che siano le donne a far partorire, che non abbiamo bisogno di un dottore quando l’evento riguarda principalmente la donna. Questo è ciò che è naturale per il corpo e per la sua vita. È sempre stato così. E ritornando alla natura, magari, così, la terra tornerà a essere un posto più gioioso. Sappiamo, come dato di fatto, che quando i metodi occidentali di nascita raggiungono un nuovo paese, in un periodo molto breve c’è un crollo nella comunità, perché andiamo a interferire con il legame (bonding) naturale tra un infante e la madre, alla nascita. Interferendo con quel legame rompiamo ciò che chiamiamo comunità. Quello che dobbiamo veramente fare è onorare la madre e il bebè, e lasciare che sia la natura a guidare la nascita e a condurre lo “spettacolo”.

Pensi che il ritorno alla naturalità del parto e alla nascita in ambienti extra-ospedalieri possa contribuire a quel cambiamento della consapevolezza globale che auspichi nei tuoi libri?

Penso che la nascita naturale sia la cosa più importante per formare la comunità nel nostro mondo, perché è il primo legame tra la madre e l’infante a dare a quest’ultimo la visione della famiglia e della comunità. Quando iniziamo a interferire interrompendo il legame, rompiamo la natura fondamentale della comunità e perciò sento veramente che ritornare alla nascita naturale sia una delle parti più importanti per contribuire a una sana civilizzazione. Incoraggio quindi con forza le donne a farlo. Inoltre vorrei che la gente riconoscesse, come testimoniano molto donne, che la nascita non è cosi dolorosa come nei film, alla televisione o nelle opere teatrali. La nascita non deve essere temuta. Lo diventa perché molte donne giovani la vedono nei film e osservano tanto dolore, urla e strazio. Invece in una nascita naturale possono arrivare ad avere quasi un’esperienza estatica, per la donna può essere eccezionale e per il bebè anche. Ma, quando iniziamo a interferire, creiamo trauma, e il trauma è molto distruttivo. Quindi il miglior consiglio che posso dare è quello di considerare un parto naturale a casa, con la famiglia, la levatrice e le donne. Lasciate che siano le donne a gestire il parto, non la comunità medica.

So che nei tuoi scritti hai trattato anche il tema dell’educazione: nel tuo ultimo libro fai notare come tutti i programmi registrati dalla mente subconscia siano appresi dal concepimento ai sei anni. Che ruolo hanno i genitori in questo apprendimento? Quali riflessioni vuoi proporre ai genitori sul modo in cui rapportarsi con i bambini?

I genitori devono sapere che quando nasce un bimbo o durante il suo sviluppo, i pensieri e le credenze del genitore ne influenzano il comportamento e la genetica. Quello che dobbiamo riconoscere è che quando un bimbo impara non è conscio, voglio dire, non è critico verso le informazioni, prende quel che sente e lo mette nel subconscio. C’è una tendenza dei genitori a parlare ai figli perfino se sono bebè, come se il bebè potesse capire quello che dicono o, viceversa, non sentisse quel che dicono. Un infante impara perfino quando, nella stanza, c’è della musica. Se il padre parla al feto mentre si sta sviluppando, quando il bimbo nasce, riconosce che, quella, è la voce del padre. La prima cosa di cui prendere atto, quindi, è che i neonati registrano tutto come fa un registratore, per cui se siamo attorno a loro ne dobbiamo parlare come di esseri in salute, come bellissimi e pieni di forza, perché queste parole vanno nel subconscio.

Il bimbo cresce e sono queste parole che lui userà per governare la sua vita. Dobbiamo riconoscere l’effetto delle parole negative, perché vanno diritte nel subconscio, senza filtri, ed ora sappiamo che è da lì che scaturisce la maggior parte della nostra vita. Perfino quando è piccolissimo registra tutto, per cui è tempo che i genitori ne siano consapevoli, consci che quel che dicono, fanno e come si comportano è registrato dal bimbo. Questo li incoraggia a essere amorevoli tra loro e con il mondo che li circonda. Sono i veri insegnanti dei loro figli e questi diventeranno quello che sono i loro genitori. C’è molta responsabilità a essere genitore, perché egli determina quel che sarà il futuro della civilizzazione umana. Se abbiamo dei genitori che incoraggiano i figli, questi ultimi faranno un bel mondo per tutti noi. Il lavoro più importante su questo pianeta è essere un genitore conscio, per creare il futuro della civiltà umana.

Romina Alessandri e Marianna Gualazzi

Tratto da Scienza e Conoscenza 38
scienzaeconoscenza.it