Riscaldamento globale: verità e fantasie

Il Giornale Online
di Bruno Carli, Head of Earth Observation CNR,
Paolo Saraceno, INAF

In questi giorni sono comparsi sui giornali numerosi articoli in cui si annuncia la fine della “teoria” del riscaldamento globale. Gli articoli raccolgono le testimonianze di numerosi scettici, tutti concordi nel sostenere che la scienza sbaglia e che la morsa di gelo, che ha colpito l’Europa nei giorni dell’epifania, mostra che la terra si sta raffreddando e non scaldandosi.

Prese di posizione di questo tipo compaiono di tempo in tempo sui giornali e nascono dal grossolano errore di confondere la Meteorologia con la Climatologia, di confondere quello che succede giorno per giorno, con medie annuali che tracciano l’evoluzione del clima. Per un climatologo un’estate o un inverno caldo non sono la prova del riscaldamento globale, tanto meno lo sono le estati o gli inverni più freddi del solito.

Tra gli articoli fantasiosi di questi giorni alcuni addirittura sostengono che i ghiacci polari sono tornati ai valori del 1979, affermazione non vera, come mostra la figura qui riportata per l’emisfero nord dove c’è stata la maggiore variazione. Il fatto che un minimo del 1978 coincida con un massimo del 2008 (riga rossa), significa solo che abbiamo avuto un inverno più freddo di quelli che lo hanno preceduto, ma non che si sia riformata la spessa banchina polare che c’era in passato, così come non basterà il freddo di questo inverno a riportare i ghiacciai alpini ai livelli di 30 anni fa. L’effetto climatico importante è il lento e sistematico cambiamento evidenziato dalla curva blu.

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Figura: Estensione dei ghiacci nell’emisfero nord. La decrescita si accentua a partire dal 2000. Da http://arctic.atmos.uiuc.edu/cryosphere/, sito del Polar Research Group, dell’Università dell’Illinois che contiene dati e animazioni sui ghiacci polari a partire dal 1979.

Il motivo che ha portato gli scienziati a parlare di variazioni climatiche come di un fatto e non di una teoria è l’aver misurato, nell’ultimo secolo, la crescita di quasi un grado della temperatura media della terra. Un incremento notevole, se consideriamo che tra le temperature medie registrate, dai carotaggi dei ghiacci polari, durante le glaciazioni e i massimi di temperatura dell’ultimo milione d’anni la differenza è di soli 5 gradi.

È questa “piccola” variazione di temperatura media, questo grado in più, che ha avuto gli effetti secondari di cui si parla di continuo: lo spostamento verso nord di molte specie, la crescita dei tifoni e degli uragani (quasi triplicati negli ultimi 20 anni), la riduzione dei ghiacciai alpini e polari. Anche se lente, le variazioni climatiche hanno forti influenze sulle specie che abitano la terra e sono la sola causa accertata delle estinzioni di massa avvenute in passato (anche quella dei dinosauri è avvenuta per variazioni climatiche in quel caso causate dall’impatto di un meteorite).

L’uomo avverte poco le variazioni climatiche perché su scala annuale sono piccole; spesso anzi non le percepiamo neanche perché viviamo in ambienti artificiali dove il caldo e il freddo sono molto mitigati. Gli animali e le specie vegetali, che invece vivono all’esterno, hanno colto da tempo questi cambiamenti e molte specie (non tutte gradevoli, come la zanzara tigre) si sono spostate a nord e molti migratori hanno da tempo cambiato le loro abitudini.

Il riscaldamento globale è quindi un fatto che su basi scientifiche non può più esser messo in discussione. Si può invece sostenere che l’uomo non ne sia responsabile e che l’aumento dei gas serra che si osserva è una conseguenza e non la causa del riscaldamento globale (anche un aumento di temperatura dovuto ad altre cause provoca un aumento dei gas serra per degassamento dei mari). Non esiste infatti, oggi, una misura che permetta di affermare oppure negare con certezza che la causa prima del riscaldamento globale siano i gas serra emessi dall’uomo.

Anche se non ci sono prove certe, le evidenze sono a favore della responsabilità umana in particolare ci sono due fatti che la “certificano”: il primo è che la temperatura ha cominciato a crescere quando l’uomo ha aumentato l’emissione dei gas serra; la seconda che, in tanti anni, non si è ancora identificata una causa diversa dai gas serra antropici che possa giustificare il riscaldamento che si osserva (la radiazione emessa dal sole, ad esempio, misurata con precisione da 50 anni, oscilla di un qualche punto per mille attorno a un valore costante e non giustifica quindi la crescita di temperatura che si osserva).

La prudenza dovrebbe quindi suggerire di ridurre le emissioni dei gas serra almeno sino a quando non si riuscirà a dimostrare che esiste una causa diversa dall’uomo. Sarebbe drammatico avere tra qualche anno la conferma della responsabilità umana e scoprire che è troppo tardi per intervenire (i fenomeni climatici hanno inerzie lunghissime, e potrebbero essere necessari millenni per ripristinare le condizioni iniziali). Anche nell’improbabile ipotesi che si scoprisse l’esistenza di una causa esterna, non è neanche sensato dare, con i gas serra prodotti dall’uomo, un altro contributo al riscaldamento globale aumentando il rischio di catastrofe.

Sia l’uomo, o altro, il principale responsabile del riscaldamento globale, il problema che ci si dovrà presto porre è come fermarlo. Per cui è probabile che in futuro non si dovranno solo ridurre le emissioni di gas serra, ma anche cercare di capire come rimuovere dall’atmosfera quelli emessi nei secoli scorsi.

Fonte: http://www.energiaspiegata.it/2009/01/il-riscaldamento-globale-tra-verita-e-fantasie/