Roberto Di Matteo, Feng Shui

Roberto Di Matteo, Feng Shui

Feng ShuiStabilire una relazione tra Feng Shui e Naturopatia, significa restaurare l’antico rapporto tra due arti-scienze, l’architettura e la medicina, che da sempre ha permeato il pensiero nell’antichità.

Un tempo tutte le conoscenze medico-astrologiche, tecnico-costruttive, cosmologico-religiose, convergevano nell’Architettura per costruire il “tempio”, espressione del profondo bisogno dell’uomo di unire la “terra” al “cielo”. Ogni luogo era caratterizzato per un suo “centro”, una zona sacra, imitazione su scala umana dell’“asse del mondo” (Axis Mundi), ossia il “centro dei centri”, il punto dell’universo che unisce Dio all’uomo, rappresentato materialmente con la costruzione in quel luogo di grandi opere architettoniche, sintesi appunto di cielo e terra, umano e divino.

L’architettura, espressione di simboli e di archetipi universali, fondata sulla comprensione delle leggi della natura e delle energie cosmo-telluriche, genera una grande influenza “sottile” che pervade l’anima umana, diventando uno strumenti terapeutico per una vita più armoniosa.

In questa ottica, con la fusione della conoscenza tecnica, armonica e simbolica si può parlare di una “medicina dell’architettura” o di “architettura terapeutica”, per cui l’edificio può diventare un equilibratore fisico, psichico e spirituale. L’architettura del Movimento Moderno ha perso queste connotazioni. Fatta propria l’idea forte della modernità, che era la necessaria emancipazione dai luoghi in favore di una progressiva industrializzazione delle costruzioni (in nome di un affrancamento dalla povertà rurale e dalla mancanza di case delle nuove masse urbane), ha sancito un definitivo distacco dell’uomo dalla natura, imponendo tramite la tecnologia un dominio senza limiti su di essa.

Infatti, con la rivoluzione industriale, l’impetuoso sviluppo della tecnologia ha favorito la pericolosa illusione che nulla possa sfuggire al suo controllo. Vittima di una sorta di mania di onnipotenza e preda di un “fanatismo tecnologico”, l’uomo manipola la natura, vuole comandarla, per stabilire la propria supremazia. Ma, come sosteneva Bacone, “la Natura si può comandare solo ubbidendole”. Solo comprendendo le sue leggi e rispettandole, possiamo davvero operare dei cambiamenti utili alla nostra vita e alle generazioni future.

Il considerare la natura come qualcosa di estraneo all’uomo, che non gli appartiene, da sfruttare a suo piacimento, ha determinato delle profonde alterazioni dell’ecosistema Terra, un degrado ambientale sempre più evidente, con gravi ripercussioni sulla salute umana.

Questi segnali, come i sintomi della malattia, ci hanno costretto a riflettere sulle nostre scelte, sulla nostra vita e su quella del pianeta. Ecco che negli ultimi decenni nasce una nuova tendenza nel pensiero occidentale, che vede un crescente interesse per le filosofie orientali, anche come riscoperta delle proprie radici culturali, una concezione olistica, globale, che gli appartiene, ma che ha dimenticato.

Questo nuovo atteggiamento considera la natura non come un insieme di parte da sfruttare in modo indiscriminato, ma una complessa unità vivente in cui ogni parte e strettamente correlata all’intero e quindi all’uomo stesso. Su questa scia, negli ultimi anni, nasce l’architettura bioecologica che punta ad una maggiore attenzione all’uomo, all’ambiente in cui vive, alle sue reali esigenze, e accoglie al suo interno la pratica orientale del Feng Shui, l’antica arte cinese di costruire in armonia con le energie del luogo, con una visione olistica della natura e dell’uomo.

La fortuna del Feng Shui, nasce proprio dall’esigenza dell’attuale pensiero ecologico, rispecchiato nell’architettura, di confermare il concetto di ecosistema come interazione tra ambiente naturale e organismi viventi, e dalla crisi del rapporto con il luogo e le forme.

La bioecologia ha come primo scopo quello di recuperare il valore della natura e di difenderla. Così si è potuto notare che in altre culture, in particolare quella cinese, essa era degna di osservazione e di rispetto per tutte le sue forme, perché associate al concetto di energia e quindi collegate in una rete di relazioni che si manifestano a livello fisico ma anche psichico.

Il fenomeno di estraneamento dal luogo, e quindi il rifiuto di esso, tipico della degradazione urbanistica delle nostre città, trova dunque nel Feng Shui un valido contributo alla sua soluzione, per ristabilire l’equilibrio tra uomo e natura attraverso l’intervento costruito.

Anche la medicina occidentale moderna ha utilizzato lo stesso modello materiale- meccanicistico, cartesiano e newtoniano dell’universo, che ha segnato il declino della filosofia ippocratica di guarigione e cura naturali, prevalsa per duemila anni. L’organismo umano viene concepito come una macchina, con un insieme di organi separati, con sintomi isolati, avulso dal contesto, dove la mente è separata dal corpo ed ha solo il compito di controllarlo.

Dopo la scoperta dei microrganismi da parte di Pasteur e Koch, è prevalsa la concezione della malattia come risultato di agenti aggressori esterni che vanno combattuti e, con l’avvento dell’industria chimica, la farmacologia ha potuto consolidare il suo trionfo a scapito di altri approcci medici.

Sebbene il progresso scientifico e tecnologico secondo tale modello abbia portato la medicina occidentale a dei successi nel campo della chirurgia, nella più ampia comprensione dell’anatomia e della fisiologia del corpo umano, e nella sconfitta delle epidemie del passato (ma in quest’ultimo caso hanno giocato un ruolo determinante le migliorate condizioni igieniche in virtù dello sviluppo socio-economico), bisogna altresì registrare i suoi fallimenti.

Il numero delle malattie degenerative e croniche è in continuo aumento; la terapia si basa sull’accanimento contro il sintomo senza cercarne la causa, per cui non vi è una vera guarigione della malattia; è disumana nei confronti del paziente, che viene identificato col suo organo malato, e con in quale il medico non ha più nessun tipo di rapporto se non attraverso i suoi strumenti diagnostici.

I progressi della fisica hanno abbondantemente superato la semplice visione meccanicistica, ma la maggior parte della medicina ufficiale è tuttora ancorata alla vecchia concezione.

Ormai questo modello non è più sufficiente a fornirci le risposte di cui abbiamo bisogno, e per tale motivo un numero crescente di persone, anche in ambito medico, rifiuta l’approccio riduttivo della medicina allopatica, per cercare sistemi di cura alternativi, dalla concezione più aperta, olistica, come ad esempio la Medicina Tradizionale Cinese, l’Ayurveda indiana e l’Omeopatia.

In questo nuovo paradigma si inserisce a pieno titolo la Naturopatia occidentale, sviluppatasi negli Stati Uniti nei primi anni del novecento ad opera di alcuni capiscuola di origine tedesca. Il termine fu diffuso dal celebre naturopatia Benedict Lust, per definire la scienza e arte terapeutica che si avvale di un insieme di tecniche e rimedi naturali per il mantenimento dello stato di salute e la prevenzione delle malattie.

Benché come disciplina organica sia recente, le sue radici filosofiche risalgono ai principi ippocratici della Vis medicatrix naturae e del primum non nuocere, che ancora oggi sono i cardini del suo corpo teorico e applicativo. La naturopatia è dunque vitalistica, perché ritiene che la forza vitale intelligente dell’organismo tende sempre alla salute, ed è compito del naturopata sostenerla nel processo di autoguarigione. Se ne deduce che essa valuta lo stato energetico individuale quale causa di alterazioni o squilibri, considerando l’aspetto costituzionale e diatesico, l’alimentazione, lo stile di vita, lo stress, ecc. Quindi la naturopatia tende a scoprire le cause all’origine delle malattie, che possono avere una componente organica, psicologica, sociale, e non semplicemente ad eliminare i sintomi. Questo è il concetto di medicina olistica, che considera l’uomo nella sua interezza fisica, emotivo-relazionale, mentale-spirituale.

Ma la naturopatia è soprattutto l’arte della prevenzione.

La medicina ufficiale si interessa alle malattie, non alla persona malata. Reprime i sintomi, che identifica con la patologia, senza cercarne la causa, determinando in questo modo l’insorgere delle malattie croniche; e quando i sintomi non sono clinicamente accertabili, il disturbo non esiste. L’allopatia non possiede la base concettuale per attuare misure preventive, né gli strumenti di cui dispone, la farmacologia e la chirurgia, sono utili allo scopo.

La naturopatia, invece, ha in sé le conoscenze e gli strumenti per fare prevenzione, dal momento che l’indagine può essere svolta sul soggetto in buona salute. Infatti attraverso l’iridologia, metodo peculiare di tale disciplina, il naturopata riesce a valutare il ”terreno”, le tendenze costituzionali e diatesiche, ovvero la predisposizione a squilibri funzionali e patologie organiche, con la possibilità di applicare misure preventive atte a mantenere l’equilibrio psico-fisico, evitando l’instaurarsi della malattia.

Da queste considerazioni è facile intuire che il Feng shui e la Naturopatia rappresentano un nuovo modo di concepire l’architettura e la medicina secondo una visione olistica integrata della natura e dell’uomo, dalla quale non si può prescindere per prevenire o curare la principale malattia della società moderna: la disarmonia tra l’uomo e il suo ambiente.

Roberto Di Matteo