Robot in azione a Fukushima

RobotHisanori Amano dell‘Istituto Nazionale di Ricerca degli Incendi e le Calamità in Giappone, Mitaka, Tokyo ha dichiarato: “i servizi antincendio e i soccorsi sono considerati una missione pericolosa. I vigili del fuoco si trovano di fronte a situazioni pericolose quando estinguono gli incendi e soccorrono le vittime; questo è un aspetto inevitabile del mestiere.

Contrariamente a ciò, un robot può funzionare da solo oppure essere controllato a distanza, il che significa che le attività dei vigili del fuoco e dei soccorsi potrebbero essere svolte senza mettere a repentaglio la vita dei vigili servendosi della tecnologia robotica. In altre parole, con i robot è meno necessario che i vigili del fuoco affrontino situazioni di emergenza”.

I robot dotati di dispositivi, sono progettati per resistere agli alti livelli di radioattività dei reattori nucleari: sono dunque ideali per penetrare materialmente negli ambienti proibitivi per gli esseri umani.

Entrando nei reattori, porteranno con sé telecamere e strumenti per misurare la radioattività. Il dramma giapponese è stato causato anche dalla mancanza della robotica che utilizza robot per applicazioni, come quelle d’ispezione e riparazione, che non richiedono tanto un’intelligenza per decisioni autonome quanto una guida a distanza per spostamenti e azionamenti.

Negli impianti di Fukushima i tecnici nucleari stanno usando robot radiocomandati per poter operare nelle zone in cui il livello di radiazioni è troppo elevato per gli esseri umani e telecomandati a distanza per interventi complessi e video.

Potrebbe sembrare paradossale per un Paese come il Giappone, all’avanguardia per la realizzazione degli androidi, ma a Fukushima hanno atteso i robot da altri Paesi.

La loro missione: contribuire a riportare alla normalità i reattori della centrale nucleare danneggiata dal terremoto. Possiamo parlare di una reale ‘multinazionale’ di robot in aiuto dei tecnici che stanno lavorando alla centrale di Fukushima: oltre a quelli sviluppati in Giappone, anche dagli Usa, dalla Francia e dall’Australia sono arrivate macchine in grado di spingersi in luoghi dove le radiazioni impediscono l’accesso alle persone.