Scie chimiche: la causa principale della crisi idrica

Absit iniuria verbis

Qual è la situazione idrica attuale in Italia? Non è rosea. E' vero: sono cadute piogge piuttosto copiose nel mese di ottobre in alcune zone della penisola, ma le tendenze climatiche devono essere considerate nel lungo e lunghissimo periodo. Non appena cadono due gocce di pioggia chimica, piena di veleni e di agenti patogeni, i soliti ciarlatani da fiera, la cui ignoranza è totale, affermano con spocchiosa sicumera che la siccità è un pericolo inesistente.

Questi cialtroni, che eccellono solo nella diffamazione, credono basti considerare delle precipitazioni circoscritte nel tempo per concludere che i livelli pluviometrici non sono diminuiti. In realtà, questi beoti, che si nascondono dietro sofismi pseudo-scientifici per provare a smontare le prove inoppugnabili sulle scie tossiche, sono contraddetti dagli stessi meteorologi di regime. Costoro, infatti, sebbene con mille infingimenti e tortuosità, ammettono che la crisi idrica è ormai imminente: tali ammissioni non sono dettate dal desiderio di lasciar filtrare una verità, ma sono volte ad abituare i sudditi a circostanze inedite, quali il razionamento e l'aumento delle tariffe dell'acqua. Lo stesso Giuliacci, qualche settimana fa, per consolare i telespettatori, che sono stati abituati ad odiare la pioggia, attraverso una propaganda inneggiante al “bel tempo”, ha sottolineato che le precipitazioni riempiono gli invasi.

Oggi vediamo campeggiare nelle strade di Taranto dei manifesti con cui si esortano i consumatori ad essere parsimoniosi nell'uso del prezioso liquido. Senza dubbio è necessario evitare sprechi cui gli Italiani, gli stessi che imprecano alla prima pioviggine, sono abituati, ma valutiamo vari fattori: molti acquedotti italiani sono pieni di falle sicché l'acqua che si perde lungo il tragitto sfiora anche il cinquanta per cento di quella trasportata; gli impianti delle centrali per la produzione di energia elettrica sono raffreddati con enormi quantità d'acqua: le centrali nucleari, in particolar modo, consumano quantità inimmaginabili.

“La 'Union of concerned scientists' ha anche pubblicato un'equazione che consente di calcolare di quanta acqua ha bisogno una centrale nucleare per il solo raffreddamento. Se ne deduce che un impianto da 1000 megawatt (Caorso era da 830 megawatt) richiederebbe per il raffreddamento quasi un terzo dell'acqua che scorre nel Po a Torino.

Forse non tutti sanno che l'elettricità prodotta da una centrale nucleare non viene generata direttamente dalla reazione atomica, ma da una convenzionale turbina a vapore. La fissione del materiale radioattivo produce un aumento della temperatura nel cuore della centrale: questa energia, sotto forma di calore, viene sfruttata per innalzare la temperatura di un'enorme quantità d'acqua. Il vapore generato aziona delle turbine capaci di produrre energia elettrica.

L'acqua è spesso usata anche come moderatore per evitare che il nucleo raggiunga temperature troppo elevate. La Francia nucleare è molto più ricca d'acqua rispetto all'Italia, ma ha dovuto più volte rallentare la produzione di energia elettrica delle proprie centrali per carenza di questa risorsa.
Stime indicano che in Francia il 40% di tutta l'acqua consumata è usata nelle centrali atomiche. Lo riferisce Jeremy Rifkin.

Infine servono 2.596.792 metri cubi di acqua al giorno, cioè 108.199 metri cubi d'acqua all'ora, 1.803 metri cubi d'acqua al minuto, 30,05 metri cubi di acqua al secondo. Quasi un terzo della portata del Po a Torino, appunto”. [1]

E' vero che l'acqua usata dalle centrali atomiche è per lo più immessa nuovamente nei fiumi o nei laghi da cui è captata, ma a temperature talmente alte da alterare gli ecosistemi fluviali e lacustri. Si causa quindi un inquinamento termico.

L'estate del 2003 fu una delle stagioni più calde negli ultimi due secoli. L’Italia scoprì, nel giro di poche settimane che la paura per la scarsità d’acqua poteva colpire anche uno dei bacini più ricchi del pianeta, la Pianura padana. Il Nord Italia è ancora ricco d'acqua di buona qualità che, però, è stata fortemente inquinata in passato e continua ad essere usata in modo dissennato oggi. Il Sud e le isole hanno risorse scarse, destinate a diminuire sempre più nei prossimi anni ed altissime percentuali di perdite nella rete degli acquedotti.

Il 2003 fu un anno in cui le operazioni chimiche furono massicce (non a caso è l'anno in cui fu siglato l'accordo Italia-Stati Uniti sullo studio dei cambiamenti climatici): all'origine, infatti, delle carenze idriche è la diffusione in atmosfera di composti igroscopici, con buona pace del meteorologo cicisbeo, della sua formuletta e dei vari pennivendoli che conoscono solo argomenti capziosi utili per abbindolare i grulli come loro, non certo delle persone di normale intelligenza.

Così, tra ingenti consumi in agricoltura, nell’industria, prosciugamento di falde per opera di diaboliche multinazionali che prelevano le acque minerali di proprietà del demanio, versando allo stato per questo sfruttamento indiscriminato una somma ridicola, per poi vendere la minerale imbottigliata in contenitori di plastica cancerogena, si comprende perché sia stato elaborato un progetto teso alla privatizzazione del prezioso liquido.

Nella “città dei fiori del male”, come in moltissimi altri centri, ingenti quantità di oro blu sono sprecate per irrigare aiuole e giardini (spesso obbrobriose) dove sono messe a dimora piante che potrebbero usufruire della pioggia, se cadesse.

Penuria oppure no, sia inquinata o no, il fine dei sinarchisti è chiaro: portare ad un incremento del costo dell'acqua per rivenderla ai cittadini a prezzi elevati, magari con la scusa che è un bene sempre più scarso, a causa dei fantomatici “cambiamenti climatici”.

Naturalmente nessuno rivelerà le vere cause della penuria idrica, ossia le scie chimiche, e tutti accetteranno, prima o dopo, di pagare bollette astronomiche, per usare un liquido sovente contaminato da agenti patogeni e pieno di metalli.

H2O o H2 NO?

[1] Autore non indicato, Quanta acqua usano le centrali nucleari, 2008

Fonte:

www.tankerenemy.com