Se cade il tabù del nucleare

Il Giornale Online
Prima Casini, poi D’Alema. Ora anche i prodiani

Sono piccoli, forse ancora impercettibili passi che sembrano smentire l’immobilismo in cui ristagna la politica italiana. E sono qualcosa di molto diverso dai soliti giochi di sponda tra schieramenti opposti che si mandano l’un l’altro ambigui segnali di fumo, o dai trasversalismi obliqui e poco trasparenti che inquinano e rendono opaco il fragile bipolarismo italiano. Ma qualcosa si muove in modo meno limaccioso se da parti opposte della politica italiana si comincia a sfidare il tabù del nucleare, ad affrontare un tema confinato nel recinto dell’indicibilità dopo il grande ripudio referendario di vent’anni fa, sull’onda della psicosi di Cernobyl.

E se comincia a farsi timidamente strada un atteggiamento meno ostile verso un argomento apparentemente impopolare e ostico come il ruolo del nucleare come possibile risposta alla cronica, strutturale penuria energetica italiana. Eppure l’impensabile prende lentamente forma. Dall’opposizione Pier Ferdinando Casini ha chiesto di avviare, almeno avviare, un ripensamento sull’uso del nucleare e di non lasciare l’Italia fuori dal circuito di ricerche, tecnologie, investimenti che sono un patrimonio di molti Paesi industriali che non hanno conosciuto il nostro furente rigetto antinucleare del passato. Da Nuova Delhi, come ha riferito Maurizio Caprara sul Corriere di ieri, il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, ha dichiarato che, pur non essendo attualmente nella nostra agenda, tuttavia l’energia nucleare civile è destinata a un revival per via dei cambiamenti climatici.

di Pierluigi Battista

Fonte: http://www.corriere.it/editoriali/07_ottobre_12/battista_nucleare.shtml