Simulati al computer i quasicristalli

Il Giornale Online
Poiché i quasi cristalli non sono così rigidamente strutturati come i cristalli, si può raggiungere un compromesso strutturale, in cui i piccole zone allo stato liquido possono essere contenute nello stato solido.
I quasicristalli sono solidi i cui atomi non sono disposti in un reticolo regolare, come nel caso dei cristalli ma formano schemi complessi che trovano una loro utilità in campo tecnologico.

Una simulazione al computer effettuata presso l’Università del Michigan ha ora fornito nuove informazioni sul meccanismo molecolare che porta a questa unica classe di materiali.
Nel caso dei cristalli che si formano, per esempio, quando un liquido passa allo stato solido, la struttura microscopica si organizza intorno a un nucleo iniziale, a cui via via si aggiungono atomi fino a formare un reticolo di geometria regolare. Se gli atomi hanno formato già dei cluster di forma diversa, essi devono riarrangiarsi e adattarsi al “progetto di costruzione” complessivo.

Nel caso dei quasicristalli, invece, gli atomi che hanno già forme stabili lontani dal nucleo iniziale si legano a esso nella forma originaria, cioè senza andare incontro a una riorganizzazione geometrica.
“Nelle nostre simulazioni dei quasicristalli, abbiamo osservato che gli atomi si aggregano al nucleo iniziale in grandi gruppi”, ha spiegato Aaron Keys, che ha partecipato alla ricerca, il cui resoconto è ora pubblicato sulla rivista “Physical Review Letters”. Questi grappoli di atomi hanno già formato schemi localmente stabili, e il quasi cristallo in crescita li assimila con un riarrangiamento minimo.”

Poiché i quasi cristalli non sono così rigidamente strutturati come i cristalli, si può raggiungere un compromesso strutturale, in cui i piccole zone allo stato liquido possono essere contenute nello stato solido. Ciò consente ai quasi cristalli di riformarsi più facilmente dei cristalli regolari: essi si trovano in alcune leghe metalliche che resistono meglio alla corrosione, e sono utilizzate anche nei rivestimenti anti-adesivi.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/articolo/1325325