Stesso gene, stessa proteina… o quasi

Il Giornale Online

L'mRNA media la possibilità da parte di un gene di produrre isoforme differenti di una stessa proteina.

Fino a pochi anni fa si pensava che le proteine prodotte da un gene fossero tutte identiche, a meno di casi statisticamente poco significativi. Solo recentemente ci si è accorti che le cose non stanno proprio così e ora uno studio pubblicato su “Nature” mostra che in realtà quasi tutti i geni umani, ben il 94 per cento, genera più di una forma del proprio prodotto proteico.
Il fenomeno, noto come splicing alternativo, è legato all'inclusione o esclusione di alcune sequenze di RNA messaggero. “Ancora un decennio fa, uno splicing alternativo era considerato insolito, esotico… ma ora è chiaro che si tratta di una caratteristica quasi universale dei geni umani”, ha detto Christopher Burge del Dipartimento do bioingegneria del MIT, che ha diretto lo studio.

Burge e colleghi hanno scoperto che nella maggior parte dei casi l'mRNA prodotto dipende dal tessuto in cui il gene è espresso, aprendo la strada a studi sul ruolo delle proteine alternative nei diversi tessuti, inclusi quelli cancerosi.

I ricercatori hanno anche scoperto che il cervello di persone diverse spesso differisce per l'espressione di isoforme di mRNA ottenuto per splicing alternativo. I geni contengono svariati “esoni”, ossia sequenze di DNA che codificano per gli amminoacidi che devono andare a costituire la proteina, e il gene può produrre una molteplicità di sequenze proteiche a seconda degli esoni che include nell'mRNA trascritto, che funge da messaggero delle istruzioni di costruzione della proteina.

Due forme diverse di una stessa proteina, due isoforme appunto, possono avere funzioni differenti, anche opposte. I ricercatori hanno scoperto che il tipo di isoforma prodotto è spesso fortemente tessuto-dipendente e che alcune isoforme di una proteina, frequenti per esempio nel cuore, sono molto rare nei tessuti cerebrali, per cui l'esone alternativo funziona come una sorta di “interruttore” molecolare. Le cellule inoltre sembrano anche esprimere isoforme differenti nel corso dello sviluppo embrionale e nei diversi stadi della differenziazione cellulare.

In particolare lo studio ha permesso di scoprire che che uno di questi “interruttori” molecolari coinvolge un enzima metabolico che consente alle cellule cancerose di bruciare grandi quantità di glucosio e di crescere molto rapidamente.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it

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