“Tesla: lo scienziato contro” di Edoardo Segato – 3 di 8

Edoardo Segato

Edoardo Segato– Parte terza –

Le rivalità con Einstein

Sin dalle prime pubblicazioni di Albert Einstein, Tesla si trovò costretto a schierarsi contro le assunzioni della teoria della Relatività. Fin qui niente di strano, viste le asserzioni iniziali del fisico tedesco riguardo l’etere. Einstein, una volta gettate le basi della sua teoria, si trovò tra le mani una struttura talmente diversa da come se l’aspettava, talmente dinamica rispetto al modo di pensare a cui tutti erano abituati, da faticare ad accettarla egli stesso. Dovette inserire al suo interno un coefficiente d’errore per preservare la possibilità di un universo che fosse ancora stabile e immutabile. Tesla ebbe da dire che: «gli scienziati odierni hanno sostituito gli esperimenti con la matematica, vagando di equazione in equazione, costruendo in fondo una struttura che non ha nessuna relazione con la realtà.»[16] «Lo spazio non può essere curvato per la semplice ragione che non può avere proprietà. Sarebbe come dire che Dio ha delle proprietà. Non ne ha, ha solo attributi che noi stessi gli attribuiamo. Si può parlare di proprietà solo per quanto riguarda la materia che riempie lo spazio. Dire che in presenza di grandi corpi lo spazio s’incurva è come dire che qualcosa agisce sul nulla. Io per primo, mi rifiuto di sottoscrivere un tale punto di vista.»[17]

È chiaro che Tesla avesse in parte frainteso il concetto di spazio-tempo einsteiniano, ma resta il fatto che concepirlo come una geometria immobile diede ad Einstein molte gatte da pelare per farsi tornare i conti con le distorsioni gravitazionali. In effetti il termine “curvo” è sempre stato piuttosto azzardato dato che uno spazio-tempo dotato di curvature si avvicina più ad un medium bidimensionale, o comunque tridimensionale, come effettivamente si usa oggi con l’analogia della sfera su un telo teso. Il mezzo perfetto sarebbe invece un fluido in movimento, un superfluido in cui la quadrimensionalità del cronotopo possa esprimere una fluttuazione invece che una curvatura, per aggiungere alla sfericità, anche un movimento dinamico nel tempo.

Robert B. Laughlin, premio Nobel in fisica della Standford University pensa che sia «ironico che il lavoro più creativo di Einstein, la teoria della relatività generale, debba ridursi a concepire lo spazio come un mezzo quando la sua premessa originale era che tale medium non esistesse. (…) La parola etere ha un’accezione estremamente negativa nella fisica teorica a causa della passata associazione con l’opposizione della relatività. (…) Il concetto moderno di vuoto spaziale, confermato empiricamente ogni giorno, è un etere relativistico. Ma non lo chiamiamo così perché è tabù.»[18]

Frank Wilczek, altro Premio Nobel per la Fisica lavora da anni nel tentativo di riscrivere le equazioni di Einstein. Nel primo lavoro sulla relatività infatti Albert non scrisse E=mc2 bensì m=E/c2, che è considerata la sua seconda legge, cioè quella che noi oggi interpreteremo come descrittiva del fatto che la massa si crea quando l’energia si stabilizza ad una certa velocità costante (quella della luce). Wilczek, nel suo “La leggerezza dell’essere – l’etere, la massa e l’unificazione delle forze” spiega: «come vedete è l’equazione sbagliata. Differenti formulazioni della legge suggeriscono cose diverse.»[19] «E=mc2 è una legge che si applica solo a corpi in quiete ed isolati; è un peccato che l’equazione della fisica più nota al grande pubblico, in realtà sia piuttosto scadente!»[20]

Il 10 settembre del 1958, durante la Conferenza dell’atomo a Ginevra, Il Nobel per la fisica Hidaki Yukawa esternò quanto fosse necessario prendere le distanze dalla teoria della relatività di Einstein e dalla teoria dei quanti di Planck, oggi ormai vecchie di cent’anni. Secondo loro solo così sarebbe possibile spiegare la vera natura delle particelle sub-atomiche e i loro comportamenti. Di fronte a una platea composta dai fisici più eminenti del mondo, lo scienziato citò anche il prof. R. Hofstadter, e la sua dimostrazione che le particelle sub-atomiche non sono unità elementari inscindibili ma strutture, facenti parte di una sostanza fluida avente densità costante, che ruotano su se stesse a velocità maggiori di quella della luce. Sono in tanti a pensare che la Relatività debba essere superata e così quella sorta di terrore che accalappia tutti quando si parla di velocità superluminali, come nei neutrini dell’esperimento OPERA. Nel libro “Trent’anni che sconvolsero la Fisica” George Gamow uno dei fondatori della fisica quantistica, ricorda la scoperta sua e di Uhlenbeck sugli elettroni, che non solo avrebbero moto rotatorio ma anche uno spin di 1,37 volte la velocità della luce.

Gamow chiarì che questa scoperta non violava nessuna legge quantistica, ma solamente il principio di Einstein per cui nulla può viaggiare più veloce della luce. Paul Dirac assegnò un numero “i” al suo spin così che potesse tornare all’interno delle formulazioni di Einstein e vinse il Nobel per questa incredibile impresa intellettuale. Questo fatto però è stato ormai dimenticato e la fisica si sta evolvendo senza tenerne conto, felice della propria furbizia e ancora più desiderosa di andare a riesumare il cervello di Einstein per poterlo studiare.

– Lo Scisma della Fisica

Il Congresso dei Premi Nobel svoltosi in Germania nel giugno del 1958 confermò la necessità di staccarsi dalla relatività attraverso le parole di Werner Heisenberg: «La scienza si trova nella necessità di abbandonare la teoria di Einstein, perché le sue contraddizioni con i risultati sperimentali non possono essere sanate con un semplice artificio matematico.»[21] Lo scienziato tedesco aggiunse inoltre che «i corpuscoli subatomici sono forme diverse di un’unica materia, sono cioè sfere di spazio fluido in rapidissima rotazione su se stesse, come previsto da Todeschini sino dal 1936.»[22]

E da Tesla, aggiungiamo noi. Marco Todeschini, fisico italiano amico e collaboratore di Enrico Fermi e di altri scienziati della metà del Novecento, si distaccò a sua volta molto nettamente dalla Teoria della Relatività affermando di aver dimostrato nelle sue formulazioni matematiche e nei suoi esperimenti idrodinamici come lo spazio alla base della realtà, che anch’egli identificava con l’etere, fosse un fluido in movimento, che dava origini a tutti i fenomeni naturali,  scontrandosi coi nostri organi sotto forma di cariche elettriche. Proprio lo stesso principio Olografico di cui parlò Walter Russell e di cui si discute tanto oggi.

«Tutti i moti dell’Universo, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, nascono da un’etere universale, in perenne moto vorticoso, capace di influenzare sia la materia che gli esseri viventi e il loro Spirito.»[23]

Questi punti erano alla base della teoria Psicobiofisica o Teoria delle Apparenze di Todeschini, riconosciuta da più di venticinque accademie, italiane e internazionali, soprattutto francesi e considerata dall’autore come la “Fisica del Terzo Millennio”.

Todeschini, era in contatto con molti scienziati dell’epoca che avrebbero fatto la storia della fisica ufficiale, tra cui Olinto De Pretto, ingegnere che nel suo saggio “Ipotesi dell’etere nella vita nell’universo” fece un diverso uso della famosa formula che a lungo si pensò di origine einsteniana. La formula di De Pretto, E=mv2, v sostituiva c come valore variabile invece che costante (come è la velocità della luce per Einstein). Per questo non c’era costanza ma solo varianza, a seconda del mezzo di riferimento. La formula però si riferiva alle particelle di etere invece che all’energia, con un uso diverso perciò da quello che ne fece Einstein due anni dopo, e da tutti quelli che precedentemente avevano trattato matematicamente la relazione massa/energia.[24]

Einstein e tutti i relativisti caddero e continuano a cadere in inganno riferendosi spesso all’energia come ad una forma “pura” non creata, altro concetto questo che era motivo di gran disappunto per Tesla. Invece di dire che l’energia è uguale alla massa infatti, come nella classica teoria della relatività, egli credeva che la forza (lavoro) creasse la materia, lasciando l’energia nella sua natura di puro potenziale.

Fig. 4 Marco Todeschini
Fig. 4 Marco Todeschini

«È importante tener presente che nella fisica odierna, non abbiamo alcuna conoscenza di cosa sia l’energia.»[25]

E a dirlo fu Mr. Richard Feynman in persona. Maxwell nelle sue trattazioni della Teoria Elettromagnetica osservò che in certi casi all’interno di un conduttore non c’è una vera e propria corrente ma solo energia di spostamento, che anche nella teoria del gas di elettroni liberi di Sommerfeld è definibile come corrente di spostamento, perciò onda longitudinale. Nel 2009 un gruppo di fisici della Yale University ha misurato per la prima volta un fenomeno che era stato previsto un paio di decadi prima. All’interno di un minuscolo anello (cerchio) di metallo ordinario (non superconduttivo) hanno potuto rilevare la presenza di una corrente “persistente” di elettroni, senza l’applicazione di alcun voltaggio esterno e di difficile percezione, dato il grado di confinamento dell’effetto. Infatti neanche l’accuratissimo interferometro quantistico SQUID poté dare una mano nell’impresa, per cui dovettero usare dei sensibilissimi cantilever (travi a sbalzo) MEMS (Micro-Electro-Mechanical Systems) grazie ai quali poterono percepirne le risonanze e le linee magnetiche. Secondo il portavoce del team, la natura di questa “corrente” perenne sarebbe la stessa che permette agli elettroni di orbitare all’infinito intorno al nucleo dell’atomo.[26]

– Superfluidità longitudinale?

Secondo Tesla nei suoi esperimenti «oltre l’aria, è presente un altro mezzo” e tutti questi elementi “implicano la presenza di un mezzo di struttura gassosa, cioè un mezzo composto da portatori (vettori) indipendenti capaci di muoversi liberamente.»[27]

Questo fluido, che secondo le sue testimonianze e quelle di altri, possedeva varie caratteristiche a seconda dei parametri di generazione (come luminescenza spontanea, superfluidità, alterazione di coscienza etc..). Secondo le sue descrizioni il fluido elettrico che emanava dai suoi speciali trasformatori, somiglia inequivocabilmente alle caratteristiche assunte solitamente da un condensato di Einstein-Bose. Un superfluido, che segue la statistica dei sistemi di Einstein-Bose, è un fluido che non segue le leggi della gravità, né della viscosità solita dei fluidi. Inoltre possiede conducibilità termica infinita.

Il fuoco come tutti i plasmi, consuma energia per combustione, creando entropia. La Superconduzione invece avviene in uno stato di temperatura estremamente bassa. Idem la Superfluidità, che inoltre non produce entropia. Il vuoto spinto sarà sempre più efficiente se congelato. Quando ciò succede manifesta strane proprietà comportamentali e un’insolita generazione di energia.

L’unico modo conosciuto per potere creare artificialmente un superfluido o un condensato di Einstein-Bose è portando un fluido quantistico al disotto di una certa temperatura critica, prossima agli zero gradi Kelvin. Eppure nel 2010 dei ricercatori pubblicarono su Nature la loro esperienza di creazione di un condensato di fotoni in una micro-cavità risonante, senza dover utilizzare temperature ultra-critiche.[28] Nel dicembre del 2013 l’Università tedesca di Wuppertal ha realizzato in collaborazione con l’IBM un condensato di Bose-Einstein per pochi picosecondi a temperatura ambiente, tramite un polimero luminescente posto tra due specchi ed eccitato con luce laser.[29]

“Onda longitudinale” significa movimento intrinseco di un mezzo. Ciò che Tesla riuscì a far fuoriuscire dalla super-corrente delle sue bobine, era quindi una sorta di manifestazione energetica di quel mezzo che è l’etere. Più volte egli attestò di poter meglio comprendere questo fenomeno tramite l’analogia coi fluidi ma non specificò mai che usava le leggi dei fluidi per descriverli matematicamente. Essi infatti si comportavano diversamente, cioè con viscosità, interazione gravitazionale e conduttività diverse.

I trasformatori di Tesla non erano dispositivi elettromagnetici, essendo basati sull’uso di specifiche onde d’urto radianti che producevano puro voltaggio, senza corrente di elettroni. Visto che con l’applicazione di una forza precisa ogni trasformatore originava un impulso di durata specifica, il disgregatore doveva essere “sintonizzato” sullo stesso intervallo di tempo. Quando variando la lunghezza dell’arco magnetico ogni trasformatore veniva regolato sulla giusta frequenza gli impulsi potevano fluire liberi attraverso il sistema, come un gas in un tubo. Sfruttando ancora queste analogie Tesla poté azzardare molte previsioni sui comportamenti delle scariche di fiamme bianche. Le considerava come una manifestazione gassosa della forza elettrostatica. Gli impulsi attraversavano la superficie del secondario come gas sotto crescente compressione. Sino a quando non raggiungevano l’estremità libera della bobina, questi impulsi gassosi scorrevano sulla superficie del rame invece che attraversarla. Tesla continuò a riferirsi a questo fenomeno specifico come all’effetto pelle, probabilmente per analogia fenomenologica.

Di nuovo però si appropriò di un termine senza specificarne la sostanziale differenza che lo distingueva da quello scoperto da Lord Kelvin. Nella versione “tesliana” la scarica somigliava molto di più al movimento dei gas sopra una superficie. Per di più, ogniqualvolta una punta metallica veniva collegata al terminale superiore di uno dei suoi trasformatori, il vapore si direzionava, comportandosi proprio come una corrente d’acqua in un condotto. Quando il flusso bianco tremolante veniva indirizzato verso le piastre di metallo distanti, produceva cariche di elettroni, che in sede di ricezione potevano finalmente essere misurati come un amperaggio di corrente reale. Durante il transito però tale amperaggio non esisteva! Appariva solo quando veniva intercettato. D’altro canto nel modello plasmonico del gas di elettroni liberi dell’idrodinamica quantistica, Arnold Sommerfeld, il cui lavoro Tesla evidenziò più volte come conferma delle sue scoperte,[30] disse che gli elettroni interessati sono considerati totalmente liberi e costituiscono un vero e proprio gas ideale di elettroni. Come nel caso ipotetico di un tale gas, l’interazione tra due elettroni è completamente trascurata.[31]

A pensarci bene sembrerebbe una soluzione ideale anche per spiegare il comportamento degli elettroni in alcune particolari soluzioni, come nei superconduttori, in vece della strana teorizzazione di Cooper della coppia di elettroni, che prevede un fenomeno piuttosto esotico per descrivere l’accoppiamento degli elettroni.

“Nel 1976 veniva comunicato (LE SCIENZE n.98, ottobre 1976, articolo di Gordon A. Thomas) che elettroni intrappolati a bassa temperatura nel reticolo di un cristallo di germanio si erano coagulati, formando delle “goccioline”, che furono dette di “elettricità liquida”. (…) Nell’articolo sull’elettricità liquida la violazione della barriera elettrostatica da parte degli  elettroni è sanata con l’originale espediente di combinare gli elettroni, negativi, con “vuoti carichi positivamente” (testuale), al fine di non ammettere che si sono agglomerati tra loro (titolo dell’articolo: Un liquido composto da elettroni e buche).[32]

Fig 5. Nikola Tesla
Fig 5. Nikola Tesla in uno dei pochi scatti che lo ritraggono nei corso degli esperimenti di generazione di fenomeni luminosi transienti.

Nella prima metà degli anni ’90 Tesla ipotizzò che i campi radianti, le sue “onde sonore elettriche” fossero dei flussi di etere dello stesso ordine di quello naturale preesistente e anzi, che fosse riuscito a produrne delle oscillazioni artificiali con i suoi macchinari innovativi, separando l’energia eterica in forma pura dal flusso di elettroni, grazie al circuito progettato per produrre impulsi unidirezionali di breve durata. Nel 1908, dopo più di quindici anni di studio e sperimentazione con questa nuova corrente, Tesla affermò che «ogni atomo ponderabile è differenziato da un tenue liquido che riempie tutto lo spazio con un moto rotatorio di prodigiosa velocità, come vortici d’acqua in un lago calmo. Messo in movimento, questo fluido, l’etere, diviene materia grezza. Cedendo forza, il movimento cessa e la materia scompare, tornando alla sua sostanza primaria.»[33]

Nel meccanismo di Higgs, il campo relativo all’ultra-nota particella, che permeerebbe tutto l’universo, fornisce la massa a quelle particelle che ancora non ne hanno, ponendosi così alla base delle quattro forze fondamentali conosciute. Nell’evoluzione della Teoria delle Stringhe chiamata “Spazi anti-de Sitter e Teorie di Campo Conforme” (AdS/CFT) il Campo di Higgs, che è un campo scalare, conferendo la massa produrrebbe la gravità come struttura geometrica del campo di formazione. La forza gravitazionale sarebbe perciò interpretabile come una proprietà plastica del vuoto di cui il Campo di Higgs è un elemento fondante, una “radiazione” indotta come conseguenza di un fenomeno ancora più fondamentale. È incredibile notare la somiglianza tra la descrizione di Tesla e la formulazione del Campo di Higgs e della funzione della particella di Dio, postulata dall’omonimo scienziato ed osservata al CERN nel 2012.


[16] Nikola Tesla, Radio Power Will Revolutionize the World, Modern Mechanics and Inventions, Luglio 1934.
[17] Nikola Tesla, New York Herald Tribune, 11 settembre 1932.
[18] Laughlin, Robert B. (2005). A Different Universe: Reinventing Physics from the Bottom Down. NY, NY: Basic Books. pp. 120–121.
[19] bu.edu
[20] La leggerezza dell’essere, la massa, l’etere e l’unificazione delle forze, Frank Wilczek, Einaudi, 2009.
[21] Heisenberg, Yukawa, Todeschini, a cura di Fiorenzo Zampieri.
[22] Ibidem.
[23] Marco Todeschini, Psicobiofisca- Scienza Unitaria del Creato, Centro Internazionale di Psicobiofisica, Bergamo, 1977.
[24] The Origin of the Equation E = mc2; vedi anche: Dual origin of E=mc2
[25] Richard Feynman, La fisica di Feynman, vol I, pp. 4-1.
[26] Physicists Measure Elusive ‘Persistent Current’ That Flows Forever, Ania Bleszynski-Jayich, William Shanks, Bruno Peaudecerf, Eran Ginossar, Leonid Glazman, Jack Harris, Felix von Oppen, University of Standford, University of Colorado, Freie Universität Berlin, 2009. Vedi anche: Study of ‘Persistent Currents’ Finally Verifies Theory
[27] Nikola Tesla, On the dissipation of the electrical energy on the Hertz resonator, The Electrical Engineering, 21 Dicembre 1982. Si veda anche: tfcbooks.com
[28] Bose–Einstein condensation of photons in an optical microcavity, Jan Klaers, Julian Schmitt, Frank Vewinger, Martin Weitz, Nature, 468, pp. 545–548, 25 Novembre 2010, Pubblicazione web 24 Novembre 2010.
[29] Bose-Einstein Condensation of Atoms in a Uniform Potential, Alexander L. Gaunt, Tobias F. Schmidutz, Igor Gotlibovych, Robert P. Smith e Zoran Hadzibabic, Phys. Rev. Lett. 110, 200406, Pubblicato il 16 Maggio 2013; Si veda anche: Laser-cooled Bose–Einstein condensate is a first
[30] Tesla Describes his Efforts in Various Fields of Work, Electrical Review, New York, 30 Novembre 1898, pp. 344, 345. Si veda anche: Rediscovering the Zenneck Surface Wave
[31] Modello di Sommerfeld
[32] renatopalmieri.com
[33] Nikola Tesla, Man’s Greatest Achievement, The New York Times, 21 Aprile 1908; vedi anche: New York American, 6 Luglio 1930.


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                   Tesla
        Lo scienziato contro

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11885324_993906997299123_342900139766678794_nEdoardo Segato studia Musica e Nuove Tecnologie al Conservatorio G. Verdi di Milano. Fa parte di Officine Tesla, società che intraprende percorsi di ricerca, sviluppo e produzione in vari settori culturali e tecnologici. Con i colleghi La Gare e La Belvert ha realizzato concerti in Europa, Israele, Bosnia e Inghilterra, una colonna sonora teatrale a Milano, uno spettacolo di letture e musiche inedite sul Novecento storico italiano e molte altre attività che spaziano dal sound design alla semiotica alla mitologia. Nel 2015 ha pubblicato il suo primo libro con Hoepli, “Tesla, lo scienziato contro“.