Ufo o Esperimento Militare ? Dopo 50 anni resiste il Grande Mistero dei nove morti della Spedizione degli Urali.

Il Giornale Online
E' una incredibile storia, quella che ebbe per teatro i Monti Urali agli inizi del 1959, una vicenda che da 5 decenni appassiona gli esperti, e gli ufologi di tutto il mondo. E che in questi giorni ha ritrovato una piena attualità, dopo anni nei quali, a causa anche delle reticenze sovietiche, si erano perse le speranze di arrivare ad una verità.

di Gordon Francis Ferri

La storia merita di essere ripercorsa per intero, e lo facciamo grazie ad un recentissimo articolo apparso su Moscow Times, e ripreso dall'agenzia Ansa. Leggiamo:

In nove fuggirono seminudi dalla tenda che li riparava dai meno trenta gradi centigradi dell'esterno, verso una morte per assideramento, accompagnata pero' per alcuni di loro da misteriose lesioni interne: a 49 anni dalla tragedia, non ha ancora nessuna spiegazione la strage di giovani sciatori verificatasi nel febbraio del 1959 in una zona sperduta degli Urali, nei pressi dei monti di Otorten.

In epoca sovietica, ricorda oggi il quotidiano in lingua inglese 'Moscow Times', gli inquirenti dovettero chiudere il caso come strage “dovuta a una misteriosa forza irresistibile”, e tutti i documenti legati all'inchiesta vennero classificati segreti. Con la parziale apertura degli archivi negli anni '90 sono usciti fuori dettagli che non hanno fatto che aumentare il mistero.

La vicenda e' stata riesaminata venerdi' scorso a Iekaterinburg, capoluogo degli Urali, in una conferenza organizzata dalla fondazione Igor Dyatlov (lo vedete nella foto che ho pubblicato in testa, ndr), che prende il nome dal ventitreenne capo della sfortunata spedizione.

Era il 2 febbraio del 1959 quando nove giovani sciatori dell' Istituto politecnico degli Urali, sette uomini e due donne, tutti sperimentati nello sci di fondo e nelle escursioni invernali, piantarono la loro tenda su un'altura del monte Kholat Syakhl. A quella data si fermano i loro diari: una notte in cui, stando ad altri escursionisti non lontani dalla zona, apparvero su quell'altura strane sfere luminose. Le ricerche dei nove iniziarono ufficialmente il 20 febbraio, oltre una settimana dopo la data prevista dagli escursionisti per il loro ritorno.

Ma stando a Iuri Iudin, un compagno di corso che era dovuto restare indietro a causa di una malattia e che da allora ha sempre cercato di fare luce sulla vicenda, un'inchiesta parti' ben prima, il 6 febbraio.

Di fatto, il 26 febbraio i soccorritori – erano stati mobilitati anche gli elicotteri – ritrovarono la tenda dei nove, squarciata dall'interno e semisepolta sotto la neve. Dentro, l'equipaggiamento e gli abiti caldi dei ragazzi, e attorno le impronte di una fuga frettolosa in calzini o addirittura a piedi nudi. I primi due corpi vennero ritrovati al limitare del vicino bosco, a circa un chilometro dall'accampamento, con addosso la sola biancheria e nessun segno di ferite. Accanto, i resti di un fuoco e qualche ramo spezzato a suggerire che uno dei due aveva cercato di arrampicarsi per guardare verso la tenda.

Altri tre corpi vennero ritrovati sepolti nella neve fra gli alberi e l'accampamento. Uno presentava una frattura cranica, comunque non sufficiente a ucciderlo secondo i patologi. Gli ultimi quattro vennero recuperati giorni dopo in un crepaccio, sepolti dalla neve: erano un po' piu' vestiti dei compagni, e sembra anzi che avessero preso da loro qualche indumento. Due presentavano diverse fratture ossee, ma nessun segno esterno di colpi.

Secondo Iudin, che assistette ai funerali, tutti i cadaveri erano stranamente abbronzati, e gli indumenti presentavano tracce radioattive. Si ipotizzo' che la spedizione fosse rimasta vittima di una esercitazione missilistica: ma nessun lancio, stando al ministero della difesa, venne fatto quella notte, e nessuna traccia di esplosioni venne trovata nella zona. Per tre anni dopo la strage, l'area venne proibita agli escursionisti.

I partecipanti alla conferenza di Iekaterinburg, sei ex soccorritori e 31 esperti indipendenti, propendono comunque per l'ipotesi di una esercitazione militare top secret: ma, si legge in un comunicato finale, “Mancano ancora molti documenti, e chiediamo al ministero della difesa, all'agenzia spaziale e ai servizi segreti di consegnarceli, per ottenere un quadro completo”.

Intanto, il pendio sul quale venne piantata la tenda della tragedia e' stato ribattezzato col nome del capo della tragica spedizione, Dyatlov.

qui il sito di Moscow Times:

http://www.themoscowtimes.com/indexes/01.html

qui il sito russo con la ricostruzione e le bellissime foto della misteriosa vicenda:

http://perevaldyatlova.narod.ru/fotos.html

fonte:mysterium.blogosfere.it