Un ancestrale Misticismo: i Simboli della Saggezza

Il Giornale OnlineTratto dal numero 27 de I Misteri di Hera: Ma'aseh, storia e misteri dell'Ebraismo – Settembre 2008

di Giuseppe Ivan Lantos

Uno dei simboli più antichi della fede ebraica è la menorah, il candelabro a sette bracci usato nel Tempio di Gerusalemme.

Nel Santuario i sacerdoti accendevano la menorah ogni sera e la pulivano ogni mattina, rimpiazzando gli stoppini e aggiungendo olio d’oliva fresco e puro nelle coppe. Nel Libro dell’Esodo compare una descrizione molto dettagliata della menorah e alcuni Maestri, volendo darne una spiegazione sono giunti a conclusioni diametralmente opposte.

Per Abravanèl il significato di ogni particolare deve essere interpretato in chiave allegorica. La menorah simboleggia la ricompensa per la saggezza e il raggiungimento di un più alto livello spirituale.

Il lume del Signore è l’anima dell’uomo.

I sette bracci sono i sette gradi della saggezza che si trovano nella Legge Divina. Tutti i lumi sono rivolti all’interno verso quello di mezzo, verso il Santo dei Santi, per simboleggiare che la vera saggezza deve essere in armonia con i principi della Torah, contenuti nell’Arca. Il candelabro è d’oro puro perché la saggezza non deve essere inquinata da idee estranee e i calici, i boccioli e i fiori simboleggiano le varie scienze che si ramificano le une dalle altre.

Esso è d’oro massiccio, tutto d’un pezzo, perché tutte le scienze derivano da un’unica fonte. Per Maimonide, invece, soffermarsi sulle fattezze dell’oggetto non è di alcun interesse in quanto la menorà assolveva al compito di valorizzare la gloria e lo splendore del Santuario.
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Il Maghen David

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Questa raffigurazione conosciuta anche come la “stella di David” o più correttamente “lo scudo di David”, è formata da due triangoli equilateri opposti e intrecciati, e viene considerata il simbolo per eccellenza dell’Ebraismo. La Bibbia, però, non lo menziona ed esso non compare nemmeno nei reperti dei numerosi scavi archeologici compiuti in Israele a esclusione di un particolare della sinagoga di Cafarnao del II secolo dell’era volgare. A tale simbolo sono state date molte interpretazioni.

Per alcuni il triangolo con la base rivolta verso il basso rappresenta l’anelito dell’Uomo verso Dio mentre quello verso l’alto la ricerca dell’Uomo verso Dio. Il fatto poi di essere intrecciati tra loro starebbe a indicare la loro forza, il loro essere scudo.

Secondo lo studioso della Cabbalà, Gershom Sholem, il simbolo era già usato nell’età del bronzo in molte civiltà e regioni lontane come la Mesopotamia e la Britannia, mentre, nel periodo del Secondo Tempio, veniva utilizzato indifferentemente da ebrei e non ebrei come motivo decorativo.

La diffusione di questo segno nel XIX secolo sarebbe stata dovuta, sempre secondo lo studioso, al desiderio di assumere un simbolo che rappresentasse l’Ebraismo, così come la croce rappresenta il Cristianesimo. Tanto che sulle autoambulanze israeliane sostituisce la croce rossa. Durante la Seconda Guerra Mondiale la stella di David con la parola “Jude” (giudeo in tedesco) fu utilizzata dai nazisti per identificare gli ebrei che furono costretti a cucirla sugli abiti.

Questo obbligo fu esteso anche alle zone occupate con la sola variante della scritta “giudeo” in lingua locale. La “stella a sei punte” o “esagramma” è anche un simbolo molto diffuso nell’occultismo.

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Sefirot

Nell’interpretazione cabbalistica della creazione del mondo le Sefirot rappresentano i diversi stadi dell’emanazione e sono intermediarie tra l’Unità trascendente, Ein Sof, infinito, senza fine, Dio e tutte le cose create. Le Sefirot, contenute all’interno della divinità e archetipi di ogni cosa creata, vengono definite con nomi o attributi quali: Corona Suprema, Saggezza, Intelligenza, Grandezza o Amore, Potere, Giudizio, Bellezza, Compassione, Costanza, Maestà, Giusto, Fondamento del mondo, Regno, Diadema.

Tutte assieme formano “l’Albero dell’emanazione” detto anche “Albero delle Sefirot”. Dal XIV secolo viene solitamente rappresentato come un diagramma riportante i simboli specifici di ogni Sefirà, emanazione.

L’albero cresce verso il basso e dalla radice, la prima Sefirà, si sviluppano dapprima le Sefirot del tronco e, successivamente, quelle che formano i rami o la chioma. Le Sefirot sono anche associate alla figura umana: le prime tre Sefirot rappresentano la testa, la quarta e la quinta le braccia, la sesta il tronco, l’ottava e la settima le gambe, la nona l’organo sessuale e la decima è tutta l’immagine. L’Adam Kadmon, in riferimento al primo uomo avendo la testa in alto viene chiamato “albero inverso”.

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Mano

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Questo simbolo trasversale a molte culture, composto da una mano nel cui palmo si apre un occhio, esprime il legame tra due funzioni umane essenziali: il vedere, l’osservazione e il fare, l’azione. Insieme, queste due abilità rappresentano l’unione simbolica più efficace degli ideali dell’esistenza umana: l’onniscienza e l’onnipotenza. Il simbolo è diffuso in gran parte del mondo mediterraneo.

Nel mondo arabo ed ebraico, rappresenta un amuleto potente contro il malocchio, utile per scacciare la negatività. Viene dipinto sulle porte delle case come simbolo di buona fortuna. Nelle tradizioni popolari ebraiche ed arabe assume una funzione oltre che religiosa anche protettrice, taumaturgica ed è oggetto di riti e di frasi rituali.

Il simbolo della mano, in area magrebina, risale almeno all’8000 prima dell’era volgare, e come molti altri simboli preistorici è stato “assorbito” dalle religioni manifestatesi successivamente.

Fonte: http://www.heraedizioni.com/j_misteri/index.php?option=com_content&task=view&id=31&Itemid=1