Una misteriosa incisione del Coran dèla Panéra

Il Giornale Online
Di Zret, socio USAC

A sud ovest di Cevo, borgo montano in provincia di Brescia, situato a 1070 metri di altitudine, si aderge una grande rupe denominata Coran dèla Panèra, non distante dal punto panoramico del Dosso dell’Androla. Sono luoghi suggestivi della media Val Camonica, la valle della Lombardia che, solcata dal fiume Oglio, si snoda per 90 kilometri circa tra il passo del Tonale ed il Lago d’Iseo. La valle, fiancheggiata per tutta la lunghezza dalle Alpi Orobie ad ovest, dal gruppo dell’Adamello ad est, è nota per le numerose e sovente enigmatiche incisioni rupestri che risalgono ad un periodo compreso tra il Neolitico e l’età del ferro.

I graffiti comprendono il repertorio tipico dell’arte rupestre, con figure geometriche, armi, scene di caccia, di culto etc. e furono incisi dai Camuni, un antico popolo di origine incerta, forse ligure o retica (Strabone) o euganea (Plinio il Vecchio). I Camuni erano dediti alla caccia, alla pastorizia ed all’agricoltura. Plinio il Vecchio cita tale popolazione nella sua enciclopedia, Historia naturalis libri XXXVII, come una delle tribù euganee sottomesse dai Romani alla fine del I sec. a. C.(1)

Gli studiosi Silvano Danesi e Lorenzo Cervelli ci forniscono interessanti informazioni sulle testimonianze artistiche del Coran. Riporto un estratto di una loro ricerca. “Nella parte a sud dell'Androla, nei pressi del Coran dèla Panéra, sono state scoperte una roccia variamente incisa, ancora in fase di studio e l'incisione di una figura antropomorfa, inscritta in un triangolo con la punta rivolta verso il basso, rinvenuta su una roccia nei pressi della prima.

Circa la prima, possiamo supporre si tratti di una planimetria del luogo. I segni a zig zag, che compongono losanghe, potrebbero indicare corsi d'acqua ed il quadrato attraversato da varie linee potrebbe, ragionevolmente, indicare un villaggio. Meno comprensibile è la disposizione delle numerose coppelle. Tuttavia, alcune incisioni riportate da Priuli, come quelle denominate la roccia del Druido e dello Stregone, danno del disegno geometrico a zig zag una possibile interpretazione cultuale. Nelle due incisioni, infatti, le figure antropomorfe portano addosso disegni a forma di losanga ripetuta.

La losanga (mâcle, maglia), evidente simbolo della Dea Madre, evoca la forza vitale universale; è una maglia della Grande rete sumera, che si estende a tutto l'universo ed è lo schema della forza vitale universale. L'agrenon (“rete” in greco) rappresenta l'espansione che si compie al tempo stesso in tutte le direzioni. La rete si trova incisa sulle pietre onfaloidi e nella cultura celtica è equivalente alla spirale. Alla rete di losanghe si accosta anche la scacchiera, sulla quale siede Lug (2), composta di quadrati bianchi e neri, ad indicare le polarità della manifestazione.

Per quanto riguarda la figura antropomorfa inscritta in un triangolo con la punta rivolta verso il basso, essa sembra appartenere, stando alla tipologia dell'arte camuna introdotta da E. Anati, al Neolitico. Potrebbe trattarsi di un orante, con la particolarità che il triangolo con la punta verso il basso è simbolo femminile.

Proseguendo sul sentiero si arriva in prossimità del Molinello, dove un'antica porta litica (la Strøta), ora distrutta, introduceva ad una vasta area sacra, con probabili funzioni cultuali, di guarigione e di osservazione astronomica.

Una leggenda indica il luogo come punto di incontro e di svolgimento di antichi riti”.(3)

La descrizione degli archeologi, nel suo taglio erudito, sembra risentire di un approccio alle figurazioni preistoriche ormai, in parte, obsoleto, approccio imperniato su riflessioni a volte nebulose ed elusive inerenti a non meglio definiti significati simbolici e cultuali. È, invece, ormai pressoché assodato che tali incisioni sono da ricondurre ad esperienze sciamaniche: gli stregoni, dopo aver assunto sostanze psicoattive contenute in funghi o in piante, vedevano patterns geometrici, immagni entottiche, teriantropi…(4) L’antropologo David Lewis-Williams è il sostenitore dell’ipotesi neuropsicologica circa l’arte delle caverne: egli reputa che i disegni intagliati sulle pareti rocciose di santuari montani e di grotte siano la riproduzione di visioni ricevute durante la trance.(5)

Alla luce della teoria sciamanica formulata dall’antropologo sudafricano, è possibile forse rileggere i segni zigzaganti. Considerando inoltre alcune congetture concernenti le conoscenze acquisite da genti protostoriche e dell’antichità, il valore delle linee a zig zag potrà essere ridefinito e collocato in un ambito interpretativo senza dubbio eterodosso, ma verso cui convergono gli studi più recenti di biologi, paleontologi, archeologi, studiosi di paleoastronautica.

Ad un’attenta osservazione, il segno a forma di zig zag appare come una spirale, anche se piuttosto squadrata: l’ignoto artista preistorico effigiò sulla roccia, in modo stilizzato, la doppia elica del D.N.A.? D’altronde, gli stessi Danesi e Cervelli, involontariamente sfiorano questa conclusione, nel momento in cui accennano alla “rete incisa sulle pietre onfaloidi che nella cultura celtica equivale alla spirale”. Dubito pertanto che le linee zigzaganti rappresentino corsi d’acqua e che il quadrato delinei un villaggio: le prime potrebbero essere un’icona del D.N.A., il poligono, invece, un’immagine entottica. Entrambe le forme potrebbero essere comunque, anziché rappresentazioni di qualche oggetto o emblemi dall’oscura valenza, proprio percezioni mentali o visioni di un’altra realtà.

Il significato sciamanico dell’arte preistorica e, talora di quella antica, ed il frequente adombramento del D.N.A. nelle culture del passato, (6)adombramento connesso al vissuto magico-religioso dei medicine men, come ho notato nell’articolo I draghi di Michael Harner(7), meritano una maggiore attenzione col fine di ricostruire la storia umana secondo coordinate eccentriche, ma suscettibili di fornire riposte più plausibili e precise, rispetto ai risultati ora dogmatici ora fumosi della scienza accademica.

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*1-N.H. III, 133-134. Il testo pliniano concorda con l'iscrizione del Trofeo delle Alpi (Tropaeum Alpium), un monumento romano eretto presso la città francese di La Turbie che celebra l'imperatore Ottaviano Augusto (27 a.C.- 14 d.C.) per la vittoriosa campagna militare condotta dai suoi generali, Druso maggiore e Tiberio, il futuro principe, contro i Reti ed i Vindelici, tra il 16 e il 15 a.C.. Fra le quarantasei popolazioni alpine assoggettate sono menzionati anche i Camuni. Sui Camuni vedi Enciclopedia dell’antichità classica, Milano, 2004, s.v. inerente
*2- Lug è la divinità celtica che Cesare assimila a Mercurio. A Lug erano dedicate due delle feste più importanti del calendario religioso. Il suo nome è fra i più ricorrenti nella toponomastica (da Lug-dunum, ad esempio, deriva Lione). Vedi J. De Galibier, I Celti, Aosta, 1998
*3-S. Danesi, L. Cervelli, Il sentiero etrusco-celtico
*4-Le immagini entottiche sono figure geometriche generate dal cervello in particolari condizioni, specialmente sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Onde, stelle, losanghe, segmenti paralleli, punti, curve, linee serpeggianti, zig zag, ovali, elementi ad U… sono allucinazioni entottiche molto frequenti. I teriantropi sono figure metà uomini, metà animali. Vedi G. Hancock, Sciamani, Milano, 2006. Nel suo corposo volume Hancock ricorda che sciamani ed occasionali consumatori di sostanze psicotrope scorgono, quasi sempre, figure geometriche, serpenti, esseri bassi macrocefali, astronavi. L’autore opina che l’assunzione di sostanze psicotrope, particolari forme di danza, la deprivazione sensoriale ed il digiuno possano permettere di accedere ad un’altra realtà popolata di enigmatiche creature.
*5-D. Lewis-Williams, The mind in the cave Consciousness and the origin of art, 2004. Vedi anche A. Marcianò, I draghi di Michael Harner, 2007
*6-Cfr A. Marcianò, Dal simbolo del caduceo ad i fenomeni elettromagnetici nell’ambito dell’Ufologia, 2005
*7-Vedi nota 4